Ott 3, 2009 - grilloleggente, grillopensante, scrittura    Commenti disabilitati su Cose che non sapremo mai

Cose che non sapremo mai

In teoria, la fedeltà alle fonti storiche è il primo articolo del mio credo di autrice. Voglio dire: in un mondo perfetto, il mestiere del romanziere storico consisterebbe nel ricreare quello che non sappiamo sulla base ed entro i limiti di ciò che sappiamo.

Il mondo non essendo perfetto, alle volte il confine tra ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo è un tantino confuso, e anche ciò che sappiamo non è poi così certo.

Il mondo non essendo perfetto, inoltre, i romanzieri storici hanno una certa tendenza a non razzolare tanto bene quanto predicano. O almeno io ce l’ho. Sia chiaro: faccio sempre del mio dannato meglio per non contraddire nessuna fonte certa, per attenermi ai fatti, per essere tanto precisa quanto posso con date, luoghi e persone…

E tuttavia, se esistono versioni differenti, fonti che riportano diversamente lo stesso avvenimento, la stessa battaglia, lo stesso personaggio? Non è colpa mia, giusto? E succede, sapete? Forse non avete idea di quanto spesso succeda… E che cosa può fare in questi casi una povera ragazza? *makes cocker spaniel eyes*

Be’, questa povera ragazza ha raggiunto un compromesso con se stessa e con la Storia: in caso di fonti non uniformi o contrastanti, sceglie sempre la versione che le fa più comodo dal punto di vista narrativo…

Sì, sì, questa ragazza sa perfettamente che esistono gerarchie delle fonti e criteri per stimarne, se non proprio stabilirne, l’affidabilità affidabilità, ma al tempo stesso, ringrazia spesso il Cielo che, per le sue vie e ragioni imperscrutabili, l’ha condotta a scrivere narrativa anziché saggistica.

Piccolo esempio illuminante: visitando il palazzo dell’Ajuntament a Barcellona, ci si ritrova a un certo punto nel Salò des Cròniques, dove nel 1929 Josep Maria Sert ha dipinto un ciclo di affreschi che narrano le vicende di Roger de Flor, cavaliere senza macchia e senza paura, che dopo aver generosamente salvato l’Impero Bizantino da qualche tipo di Turchi, viene ricompensato con l’inganno, il tradimento e l’omicidio. Che pessima gente sono questi Bizantini… Ebbene, più guardavo gli affreschi, più mi sembrava che ci fosse qualcosa di strano. Ero certa di avere ricordi in proposito: i nomi erano quelli, il secolo era quello, eppure la storia non quadrava. Poi, folgorazione! Ma certo, Roger de Flor, ex Templare, pirata e capitano della Compagnia Catalana, una delle più costose, pericolose e celebri compagnie mercenarie del XIII secolo! A sentire i bizantinisti anglosassoni (gente come Norwich e Runciman), il suo “generoso aiuto” veniva ad un prezzo astronomico, che comprendeva, tra molte altre cose, la mano di una principessa imperiale), e una volta respinti i Turchi, i Catalani si erano rivelati il classico rimedio peggiore del male, scatenandosi in saccheggi, incendi, stupri e distruzioni miste assortite in giro per l’Impero… E allora i Bizantini, che non andavano tanto per il sottile, avevano adottato la sperimentata tecnica tradimento-assassinio. Quando si dice a mali estremi… con quel che segue.

Rogerelaprincipessa.jpgInsomma, due storie diametralmente opposte. A sentire Norwich, Roger era un pessimo soggetto; i Catalani hanno l’aria di pensarla diversamente. A Barcellona c’è una Calle Roger de Flor. Ci sono monumenti, hotel, istituti intitolati a lui. Ci sono siti web celebrativi… Una rapidissima ricerca su Google rivela almeno una trilogia di romanzi storici che ha Roger e i suoi Catalani, o Almogàvares, per eroi, ma non mi stupirei se ce ne fossero altri.

E tuttavia, se io volessi scrivere un romanzo i cui protagonisti ed eroi fossero gli Imperatori Paleologi, Andronico II e Michele, intenti a salvare il loro impero da quello stormo di cavallette, gli Almogàvares, capitanati dal crudele, esoso ed infingardo Roger? Il bello è che potrei! Anzi, non sono nemmeno certa che qualcuno non l’abbia già fatto – di sicuro le fonti lo consentirebbero senza eccessivi patemi d’animo.

La morale di tutto questo è varia. In primo luogo, un romanziere storico può fare pressoché di tutto anche conservando una coscienza decente; e questo è cosa buona e giusta per la letteratura, se non proprio per il fegato degli storici. In secondo luogo, ma in realtà questo è il punto fondamentale, non da oggi penso che la Storia abbia un quid d’inafferrabilità. I contemporanei la narrano con un’ottica deformata dalla loro posizione al suo interno; i posteri la interpretano da distanze cronologiche e culturali che non possono non essere deformanti a loro volta. Aggiungiamo a questo che i documenti vanno perduti, o sopravvivono in modo parziale, o vengono trascurati, e che il peso relativo dei fattori di valutazione cambia attraverso i secoli… E’ inevitabile: come dice Gianni Granzotto nel suo Annibale, “ci sono cose che non sapremo mai. Cose che non sappiamo più”.

E questo è forse uno degli aspetti più affascinanti della Storia. Per gli storici, sono vuoti da riempire cercando e ricercando, e per i romanzieri è un’iridescenza (o un’opacità, a seconda dei casi) da raccontare ancora e ancora, da ricreare, da immaginare. E non sempre nello stesso modo, anzi.

Alla fin fine, la forza vitale di tutte le cose risiede sempre in ciò che ancora non sappiamo.

 

Cose che non sapremo maiultima modifica: 2009-10-03T13:11:00+02:00da laclarina
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