Promessi Sposi, Capitolo VI

Il capitolo VI dei Promessi Sposi è una lezione di story-telling.

Oh, d’accordo: non solo il VI… ma siccome oggi pomeriggio introduco il VI alla UTE, lasciate che mi concentri su quello.

Tanto per cominciare, il capitolo precedente è terminato con un cliffhanger, vale a dire costringendo il lettore a voltar pagina, a iniziare il capitolo successivo benché siano le tre e venticinque del mattino… In effetti, se ci pensate, quand’è che mettete giù un libro? A fine capitolo. Ebbene, se la fine del capitolo vi lascia con il fiato sospeso, la tentazione di dare una sbirciatina alla pagina successiva è forte. E una volta data quella sbirciatina, una volta cominciato un altro capitolo… chiunque abbia passato la notte in bianco su un libro sa di  che cosa sto parlando.

Ebbene, il capitolo V, dopo una consistente seconda parte dedicata a far montare la tensione fra Don Rodrigo e Padre Cristoforo, s’interrompe nel momento in cui i due passano in un’altra sala per parlare da soli. A questo punto sappiamo che il signorotto è sovreccitato e di cattivo umore, che il cappuccino ne ha dovute mandar giù abbastanza da far perdere la pazienza a un santo…

Verrà un giorno....gifInizia il capitolo VI, così in medias res che di più non si potrebbe, con Don Rodrigo che, in tutta insolenza, chiede a Padre Cristoforo che cosa voglia. E qui comincia una delle scene celebri del romanzo, un dialogo turbolento, inframezzato dai pensieri dei due contendenti, ma specialmente del frate, in un crescendo che culmina nel celebre “Verrà un giorno…”. Scena scura, mossa, quasi concitata.

Subito dopo, il nostro frate esce dal castello, ma non prima di avere scambiato qualche parola in segreto con il vecchio servitore: sussurri, misteri, dubbi, e qualcosa che non si può dire, non ancora… il servitore verrà domani. Sospensione, visto?

Intanto, rapido cambio di scena: eccoci a casa di Lucia, dove Agnese pontifica ed espone la sua ultima brillante idea. Anche qui si congiura, ma il tono è ben diverso. Una congiura casalinga, semplice e piena di scrupoli, tra una madre che vuol essere scaltra ad ogni costo, un giovanotto impetuoso e una ragazza così integra che non par nemmeno vera… Colori chiari.

Poi via, prima a casa di Tonio, con la famiglia riunita attorno alla polentina bigia, e dopo all’osteria. Nuove congiure all’acqua di rose, tra un Renzo determinato e un Tonio cui non par vera la sua buona sorte: lui, che ha avuto in sorte anche l’intelligenza del fratello, che è in credito di bugie con la moglie, saprà aiutare Renzo proprio a puntino. Il lettore sorride.

Di nuovo chez Lucia, dove arriviamo sulla coda di una discussione madre/figlia. Lucia non si smuove, ma Renzo e Agnese supplicano, rimbrottano, perfezionano il loro piano… forse ci siamo? Forse la ragazza cede? Toc-toc! Si bussa alla porta, e chi arriva è… Padre Cristoforo! Prima di aprire, Agnese sussurra alla figlia di tenere la bocca chiusa, e il sipario si chiude. Se ne starà zitta Lucia? Che dirà Padre Cristoforo (il quale, noi sappiamo, non porta buone notizie)? Procederanno lo stesso i nostri congiurati? E come andrà a finire? Fingete di non avere letto i PS a scuola, ed ecco che avete un altro cliffhanger.

Insomma: ritmo, alternanza di toni e colori, manovre differenti che s’incrociano… aggiungete che ogni tratto di caratterizzazione dei personaggi muove la trama in avanti (l’ostinazione e l’orgoglio di Don Rodrigo, l’ingenua furberia di Agnese, le remore di Lucia, il debito di Tonio…), e si capisce che gli autori dei manuali di scrittura non hanno inventato nulla.

 

 

Promessi Sposi, Capitolo VIultima modifica: 2009-12-02T08:23:00+01:00da laclarina
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2 Commenti

  • Cliffhanger, adesso so come si chiama quella cosa a cui devo una diottria 😀
    Chissà perché, per me “far finta di non aver letto i PS a scuola” è stato estremamente semplice ;). Recentemente ne ho comprato una copia nell’edizione Hoepli (il “minuscolo hoepliano”) per puro feticismo libresco. Gli ho dato una sbirciata e poi sono stato costretto a leggerlo tutto – urgh- su quelle pagine minuscole.

  • Uno crede (e a scuola, devo dire, fanno del loro meglio per confermare questa leggenda) che Don Lisander sia vecchiotto, noioso, con lieve sentore di muffa… Poi lo riprendi in mano quando non hai più quattordici anni e la testa piena di tutt’altro, ed è lì che casca la diottria. 🙂
    E sì: ho sempre pensato che la Hoepli avesse una joint venture con l’Unione Internazionale Medici Oculisti…