Feb 17, 2010 - Genius Loci    Commenti disabilitati su Bloomsberries: la Londra scintillante di Virginia Woolf

Bloomsberries: la Londra scintillante di Virginia Woolf

Virginia.jpgTorniamo a Londra, ma è un’altra Londra. Niente più orfanotrofi, vicoli bui, nebbia e acque torbide del Tamigi, thank you very much. E d’altra parte, Virgina Woolf née Stephen non è una giornalista che scrive romanzoni melodrammatici con l’ansia di catturare il pubblico settimana dopo settimana, ma una sperimentatrice senza patemi economici, presa tra cene letterarie e balli, una bipolare di buona famiglia con tendenze suicide.

Siamo in un altro mondo.

Un mondo che comincia con il quartiere bene di Kensington, dove Virginia nasce nel 1882 da una famiglia d’intellettuali tardo-vittoriani collocata, dice Quentin Bell, sul gradino più basso della classe medio-alta. la famiglia è numerosa e molto agiata, le ragazze vengono educate privatamente e la casa, tutta legni scuri, tende di velluto e tappezzerie scarlatte, è frequentata da un bel mondo fatto di relitti vittoriani. Tra un tè delle cinque e una passeggiata a Kensington Park, ecco le note buie: una sorellastra demente*, un fratellastro dedito agli abusi sui piccoli di casa, e poi i lutti. Prima la madre, poi la sorellastra, poi il padre, e intanto Virginia, la brutta e ostinata Virginia, che vuole studiare Greco e Storia, passa di esaurimento in esaurimento.

E’ nel 1904, dopo la morte del padre, che Vanessa, la sorella maggiore, raccoglie Virginia e i fratelli e si sposta dalla sicurezza bon ton di Kensington nelle acque inesplorate di Bloomsbury. group_plane_picture.jpgIn termini di proprietà sociale, Bloomsbury è terra di confine, con le sue pensioni, le sue botteghe e il suo tono bohémien, ma è proprio quello che i giovani Stephen vogliono: basta con le porcellane e le tradizioni, basta con la compassatezza e le convenzioni. “Eravamo pieni di esperimenti,” scriverà Virginia molti anni più tardi. “Intendevamo fare senza tovaglioli, e bere il caffé alla sera, anziché il tè alle cinque.” Curioso concetto di ribellione. Ma non è tutto. Nella casa di Gordon Square** gli Stephen cominciano a riunire settimanalmente gruppi di amici e compagni di studi, giovani intellettuali e artisti altrettanto pieni di sacro entusiasmo. E’ la nascita del Gruppo di Bloomsbury.

Bizzarro gruppo, i Bloomsberries (come li si chiama con intento non proprio benevolo***), eccentrici assetati di genialità: contano tra loro nomi come Virginia, E.M. Forster, John Maynard Keynes, e Roger Fry, ma la loro influenza come movimento intellettuale, come gruppo, è difficile da discernere. La stampa contemporanea e i membri di altri gruppi li descrivono come una clique di squilibrati orribilmente snob, intenti ad osannarsi o coprirsi d’insulti secondo le circostanze, presenziare a tutte le feste possibili e a trasgredire tutte le regole per il gusto della trasgressione. In effetti, è difficile seguire le girandole dei loro amori****, e molti di loro sembrano alternare storie extraconiugali e obiezione di coscienza con pari e indiscriminata disinvoltura.

londdockarial1961.jpgIn quest’aria effervescente e livorosa, Virginia scrive e sperimenta. Il suo primo romanzo, La Crociera, esce nel 1915, con un successo limitato. Ci vorranno i racconti di Notte e Giorno, e poi La Stanza di Jacob e soprattutto la Signora Dalloway e Gita al Faro per affermarla. E intanto Virginia affina le sue sperimentazioni, a metà tra il flusso di coscienza e una visione caleidoscopica: l’occhio si sofferma sugli oggetti, ne coglie un frammento, un colore, un contorno, un gioco di luce, e ricompone queste tessere scintillanti come un mosaico. Spesso, a subire questa decostruzione è Londra. Saggi e romanzi ce la mostrano in perpetuo movimento, con le sue folle, i suoi mercati, i parchi, le luci notturne, le bancarelle chiassose di Oxford Street, i fiumi di volti illuminati dai lampioni, le terrazze di Mayfair, gli omnibus a Piccadilly. Virginia ama Londra e la percorre spesso a piedi. “Londra di per sé mi attrae sempre, mi stimola,” scrive nel suo diario,” mi offre drammi, storie, poesie, senza che debba disturbarmi a fare altro che muovere le gambe per la strada… Non c’è riposo più grande che camminare da soli per Londra.”

Purtroppo per lei, gli psichiatri ritengono che la frenesia cittadina non giovi ai suoi nervi, e così Leonard Woolf, suo marito dal 1912, la trascina in campagna a Richmond al minimo accenno di crisi, vale a dire piuttosto spesso. Ma Virginia non può stare lontana da Londra, dove pulsa “la vita vera”. Londra è il suo palcoscenico, il suo ambiente, il suo campo di esplorazione. E’ a Londra che cerca le sue ispirazioni e mette in scena i suoi personaggi, la Londra delle feste e delle pensioncine d’affitto, dei parchi e dei negozi. 

london_political.gifLa Signora Dalloway e Gli Anni, i suoi romanzi più londinesi, disegnano una sorta di geografia sociale della città. Il mondo di Clarissa Dalloway è circoscritto tra Westminster (il centro del potere e della politica), Regent Park, i negozi raffinati di Oxford Street, le strade signorili e quiete di St.James, e poi di nuovo a casa, chiudendo il cerchio. Il resto di Londra fa soltanto capolino: a Bloomsbury alloggiano di passaggio Peter Walsh, l’amore di gioventù che Clarissa non ha voluto sposare perché non era abbastanza, e Septimus Warren Smith, il veterano traumatizzato che si ucciderà la sera del ricevimento; mentre un autobus per lo Strand e l’Army&Navy Store costituiscono il limite cui si spinge la ribellione della figlia di Clarissa. Ne Gli Anni, invece, la famiglia Pargiter parte da Kensington, proprio come gli Stephen, e poi si disperde. Gli spostamenti di ciascuno coincidono con una traiettoria interiore e sociale. Il figlio più piccolo diventa avvocato a Chelsea, zona un poco audace, ma abbastanza alla moda: accettabile per uno scapolo che non sente ragioni e non vuole mettere la testa a posto; una cugina sposa un lord e conseguentemente vive a Mayfair; una sorella, malmaritata a uno straniero squattrinato, finisce nella parte buia di Westminster, gli alloggi da pochi soldi all’ombra dell’Abbazia; la cugina Sara, anima perduta, si prostituisce in uno degli innominabili quartieri sulle rive del Tamigi. Significativamente, la sorella sposata in Irlanda torna a Londra e organizza una riunione di famiglia in quello che rimane della vecchia casa di Kensington, la parte che non è stata venduta e trasformata in uffici…oxford_street.jpg

Anche Virginia avrebbe voluto richiudere il cerchio, tornare al “grembo materno” di Kensington? Forse. Invece i suoi problemi mentali peggiorano, gli amici si disperdono o muoiono, la guerra incombe, le bombe tedesche divorano bocconi della sua Londra, vie, case e palazzi, mentre la sua biografia dell’amico Roger Fry non incontra successo…

Virginia s’incupisce e si estrania fino a quando, un giorno di marzo del 1941, esce dalla casa di Richmond “per una passeggiata”, e si getta nello stagno con le tasche piene di sassi.

Forse a Virginia pareva di no, ma a noi della sua Londra resta molto. Possiamo girare la città con i suoi romanzi e i suoi saggi come guida, raccogliendo di pagina in pagina impressioni, scorci, lampi di colore, l’accendersi di un lampione, un riflesso sull’acqua, e “[a]llora si vede Londra nella sua interezza… Londra affollata, fatta a pezzi e ricomposta, con le sue cupole a sovrastare la città e le sue cattedrali a vigilarla; i suoi comignoli e le sue guglie; le sue gru e i suoi gazometri; e quella fuliggine perenne che né primavera né autunno riescono a spazzare via.”

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* Sir Leslie Stephen aveva sposato in prime nozze l’ultima figlia di William Makepeace Thackeray (La Fiera delle Vanità, Le Avventure di Barry Lindon…), che però era morta dopo avergli dato una figlia con un grave handicap mentale. Julia Stephen era a sua volta vedova, con tre figli di primo letto. Leslie e Julia ebbero poi quattro figli: Vanessa, Thoby, Virginia e Adrian.

** E’ solo la prima di una lunga serie. In una frenesia di nomadismo urbano, gli Stephen/Bell/Woolf e i loro amici migreranno negli anni, non solo di civico in civico attorno a Gordon Square, ma per tutta Bloomsbury: Tavistock Square, Fitzroy Square, Mecklemburg Square e Brunswick Square…

*** Il gioco di parole è difficile da spiegare in Italiano. Bloom significa germoglio oppure fioritura (to bloom, fiorire), mentre berry significa bacca. Di conseguenza, Bloomsberries diventa qualcosa come fiorin di fragola, o fragolette in fiore, o qualcosa di altrettanto ironico.

**** A un certo punto Vanessa, la sorella di Virginia, viveva con il marito separato Clive Bell, i loro due figli Julian e Quentin, la nuova compagna di Clive, Duncan Grant (amante di Vanessa), Angelica Bell (figlia di Vanessa e Duncan, ma riconosciuta da Clive) e l’amante (uomo) di turno di Duncan… Come dire? Tutti insieme appassionatamente?

Bloomsberries: la Londra scintillante di Virginia Woolfultima modifica: 2010-02-17T08:43:00+01:00da laclarina
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