Mar 12, 2010 - scrittura    4 Comments

Cataclisma

Siege_constantinople_bnf_fr2691.jpgE così viene il giorno in cui, dopo avere lavorato per tre mesi nel tentativo di rendere fluido il passo di un romanzo scritto secoli fa, devi arrenderti all’idea che proprio non ci riesci. Non se devi tenerlo in qualche ragionevole vicinanza del limite di 90000 parole. Però c’è di buono che, insieme a questa nigerrima rivelazione, viene anche il colpo di fulmine, l’istante di chiarezza cosmica che ti mostra il dannato motivo per cui non ci riesci. Non ci riesci, per la cronaca, perché il supposto romanzo non è un romanzo. No: è due romanzi. Allora siedi sul tappeto in mezzo a un diluvio di pagine stampate, post-it e note di revisione, e hai molta voglia di fare harakiri con una matita, perché con buona parte degli ultimi tre mesi di lavoro, questa sera, puoi accenderci il fuoco.

Tutto questo t’induce a prepararti una tazza di cappuccino fasullo, quello in bustina, e giusto per calcare la mano, c’intingi dentro non uno, non due, ma tre biscotti, quelli americani con tanto burro e tanto cioccolato da stendere una zebra. Ti metti alla finestra in atteggiamento semi-byronesco, guardi senza vederlo il giardino (e dove diavolo è finita la tempesta di neve dell’altro ieri?), mastichi vendicativamente i biscotti, lacrimi sulla schiuma del cappuccino e, ogni tanto, sogghigni di te, dell’arte, del mondo in generale e dei tre mesi che hai sprecato.

Ma.

C’è un dio per gli scrittori: a metà del terzo biscotto, cala su di te un secondo istante di chiarezza cosmica, mostrandoti l’ovvio motivo per cui, forse, puoi smettere di piangere nel cappuccino.

Forse.

Pianti la tazza lì dov’è e torni a precipizio al tuo macello di carte sparse. Fiuti, razzoli, frughi, sottolinei, cancelli, aggiusti, tagli, sposti, mugugni, rifiuti di andare a cena, mugugni ancora, rinunci, riprendi daccapo. Forse…

Alle due del mattino lo studio sembra un campo di battaglia. Tu attacchi alla porta un post-it che dice NON TOCCATE NIENTE!! e barcolli verso il letto. Non sai se funzionerà, ma invece di avere un romanzo da buttare, forse nei hai due scritti a metà. Forse. Mentre sali le scale al buio, cerchi di ricordarti qualche esempio di dilogia (is it even a word?) in letteratura. Deve pur essercene qualcuna. Non te ne viene in mente nessuna, ma per il momento fa lo stesso. Per il momento, l’importante è che il romanzo è vivo.

Diviso in due, ma vivo. Forse.

 

Cataclismaultima modifica: 2010-03-12T08:47:00+01:00da laclarina
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4 Commenti

  • dilogia: il colore della magia e la luce fantastica di pratchett valgono?

  • Pratchett… sì, forse sì, credo di sì, ma certo che sì! Grazie 🙂

  • Non funziona… Colour of Magic e Light fantastic sono i primi due romanzi del ciclo di Rincewind, che conta credo ormai sette o otto titoli.
    E naturalmente sono i primi due volumi della serie del Discomondo, che conta ormai una trentina di titoli.
    E anche a voler barare, e dire che si tratta della serie di Duefiori, allora tocca metterci anche Interesting Times…
    Comunque la giri, non è una dilogia/dittico.

    (sì, lo so, sono pedante, odiatemi)

    Ci sarebbe il ciclo di Caramonde, del compianto Brian Daley… Starfollowers of Caramonde e Doomfarers of Caramonde.
    Romanzi molto belli, tra l’altro.

    Ah, e i due romanzi del dittico di Everness, di John C. Wright – assolutamente splendidi, poi l’autore ha avuto una conversione improvvisa, è diventato teocon ultra-ortodosso e ha rinnegato tutta la letteratura del diavolo scritta fino a quel momento (oltre a sostenere cose tipoi l’eutanasia per gli omosessuali…)
    Imbarazzante.
    Ma Last Guardian of Everness e Mists of Everness sono meravigliosi, e vale davvero la pena leggerli.

  • Oh… per la prima manciatella di paragrafi, lo riconosoco, un filino di delusione l’ho provata…
    Ma poi devo dire che hai offerto ottimi rimedi. Quel che importa è che le dilogie/dittici/bitomi – o quel che sono – esistono!