Di Filosofi e di Condottieri

Dopo questo concerto ho cominciato a vedere genealogie ideali ovunque – successioni di varia natura che sviluppano idee o forme artistiche attraverso i secoli.

Questa volta, anziché di arte, parliamo di filosofia con risvolti politici, coprendo una fetta di storia e pensiero greci dal principio del V Secolo fin verso la fine del IV.

Socrate.jpgCominciamo da Socrate che, tra un simposio e l’altro, elabora non solo idee, ma un metodo di pensiero, una logica dei problemi che, sotto l’apparenza svagata e conversevole, è destinata a diventare la base del modo di pensare occidentale. In realtà forse la maieutica non era così rivoluzionaria in sé, ma nessuno prima ne aveva davvero analizzato il meccanismo. E’ sempre sconcertante scoprire la ferrea disciplina che governa quelle pratiche apparentemente spontanee – e di conseguenza il modo in cui quella disciplina può essere usata. O manipolata. Non a caso, Socrate beve la cicuta fatale perché Atene lo considera un empio e un corruttore della gioventù.Platone.jpg

Segue il suo allievo Platone, che mette per iscritto e sistematizza in forma dialogica il pensiero di Socrate, e poi procede per conto suo a svilupparne i principi in varie direzioni. Platone non è un personaggio pittoresco ed allarmante come Socrate: è di buona famiglia, di molti talenti (oltre che filosofo, i biografi lo vogliono soldato, pittore, poeta, atleta e matematico, secondo un ideale molto greco), e la sua Accademia, dove s’impara discutendo, è considerata un’istituzione non solo perfettamente rispettabile, ma prestigiosa.

Aristotele.jpgTra i suoi allievi si distingue Aristotele, che sviluppa metodo e pensiero a gradi di raffinatezza estrema, e li applica ad ogni possibile campo dello scibile, dall’etica all’astronomia, dalla letteratura alla scienza della conoscenza. Anche lui fonda una scuola in cui si passeggia e si discute, e il suo prestigio è tale da farne il precettore ideale per un figlio di re.

L’ultimo rampollo di questa discendenza lo trovo proprio nel Grande Alessandro, che assorbì per un paio d’anni le teorie di Aristotele e poi traghettò il mondo greco dall’Età Classica all’Ellenismo, camminando sui cocci della vecchia città-stato verso l’idea imperiale e aprendo il mondo verso Oriente. Ad Aristotele non poteva piacere troppo la politica di Alessandro, ma la progressione verso Est della piccola e rude Macedonia, e il suo germogliare in imperi al contatto con altre civiltà più sofisticate, conservano – o almeno a me pare – un andamento logico per botte e risposte, azioni e reazioni e domande, infinite domande in cerca di risposta. Non amo alla follia Pascoli, ma il suo Alexandros, che piange davanti al “Fine, l’Oceano, il Niente”, e rimpiange i giorni in cui aveva ancora spazio per la sua Cerca, mi sembra rappresentare bene l’aspetto filosofico della faccenda – e il dramma di una mente cercatrice giunta al confine delle sue possibilità. AristoteleAlessandro.jpgWhy, persino la parabola biografica di Alessandro segue un arco narrativo degno della Poetica di Aristotele.

Insomma, nel giro di due secoli scarsi, l’onda lunga (e indiretta, se vogliamo) della maieutica di Socrate ha finito col portare alla luce un mondo nuovo – quello ellenistico. Potrei ancora notare che mentre l’Atene repubblicana comminava la cicuta a Socrate per le sue idee empie e corruttrici, Alessandro si liberava di Parmenione per la sua avversione ad abbandonare il vecchio ethos greco. Potrei ricordare il Robespierre che cita Platone per giustificare la condanna a morte di Chenier: “Anche Platone bandiva i poeti dalla sua Repubblica”. E potrei finire con Napoleone, cui pareva che Alessandro avesse fatto un gran bene a liberarsi dello stupido e immobilista Parmenione.

Discorsi da romanzieri, lo so, non da filosofi. Ma ai romanzieri piace tanto guardare il propagarsi delle onde lungo le generazioni, i secoli e i millenni.

Di Filosofi e di Condottieriultima modifica: 2010-11-01T07:58:00+01:00da laclarina
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2 Commenti

  • Per esempio c’è la splendida leggenda greca di Euripide che assiste da bambino a una tragedia di Eschilo in cui recita Sofocle…

    …e quel racconto di Borges in cui un papà fiorentino del XIII secolo porta il figlio Dante a vedere un infelice leopardo in gabbia allo zoo lo conosci, si?… 😉

  • Il Borges che dici mi manca… recupero al volo, grazie della segnalazione.