Mag 30, 2011 - considerazioni sparse, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Le Liste Di Torino

Le Liste Di Torino

Salone del libro di torino, centocinquantesimo, centocinquanta grandi libri, unità d'italiaUn po’ in ritardo scopro che, in onore del Centocinquantesimo, al Salone del Libro di Torino hanno stilato tre liste: i centocinquanta libri, uno per ciascun anno italiano, che “ci hanno resi un po’ più italiani”, i quindici personaggi “il cui pensiero… è diventato matrice dell’identità di noi italiani d’oggi” e quindici “Superlibri… I totem. I must, i testi fondativi su cui l’Italia si è formata e si è lacerata, si è unita e si è divisa.”

Cominciamo subito col dire che in fatto di Personaggi sono abbastanza d’accordo. Immagino che ci sarebbero stati altri candidati possibili, ma non si può negare che tutti e quindici gli eletti abbiano lasciato segni profondi nella cultura italiana intesa nel senso più lato.

Qualche riservetta in più potrei avere in merito ai Superlibri – ma nulla di enorme: la motivazione chiarisce debitamente che la lista non comprende “necessariamente capolavori di bello scrivere.” Piuttosto, gli estensori hanno cercato di individuare “i libri che, al loro apparire, hanno rappresentato un punto fermo, una svolta, un cambio di passo. Libri che hanno trasformato la rappresentazione del nostro Paese agli occhi di sé e del mondo.” Non sono del tutto sicura che il Pasticciaccio brutto o Il Nome della Rosa siano stati proprio così miliari, ho la sensazione che l’inclusione di Pinocchio si basi su considerazioni retrospettive e credo che sia ancora troppo presto per investire definitivamente Gomorra del ruolo di svolta epocale, ma nel complesso capisco i criteri e vedo qualche coerenza nella loro applicazione.

Dove invece ho delle remore è con la lista dei Centocinquanta Grandi Libri. Vi dirò, ci ero arrivata seguendo la segnalazione di questo articolo, in cui ci si stracciano le vesti per l’esclusione di Manzoni e (presumo) dei Promessi Sposi dal novero dei libri “che ci hanno resi un po’ più italiani”. In realtà, come d’altronde nota la blogger stessa, c’è un ottimo motivo per l’esclusione, visto che la lista conta solo libri pubblicati dal 1861 in qua e, fino a prova contraria, l’ultima edizione dei PS è la Quarantana. Per cui Manzoni non c’entra, e so far so good. Più di traverso mi va il fatto di non riuscire a individuare un criterio che spieghi l’insieme delle scelte. Valore letterario? Allora, perdonatemi se storco il naso davanti a Tamaro, D’Orta, Terzani e Faletti – quanto meno, ma potrei continuare ancora un po’. Splash editoriale? Vendite? Popolarità? E come la mettiamo allora con l’assai specialistico Ascoli, o con De Roberto, i cui Vicerè faticarono tanto a trovar fortuna? Estrema italianità per autore o per contenuto? Qualcuno mi spiegherà allora la presenza del pontefice polacco o di Magris proprio con Danubio. Immedesimazione da parte dei lettori? Non me ne voglia l’ombra del Professor Ascoli se lo tiro in ballo una seconda volta, ma ho difficoltà a immaginare schiere di Italiani che s’immedesimano nel Proemio all'”Archivio Glottologico Italiano” – o nei Saggi Critici di Debenedetti, se è per questo. Carattere defining dell’Italianità in senso lato? E allora che ci fanno Baricco e Giordano, per citarne due?

“O tonta,” mi si dirà. “Ma la lista è chiaramente, ovviamente, lapalissianamente basata su una combinazione di tutti i criteri che hai citato!”

Fort bien, ma allora spiegatemi meglio il peso relativo dei criteri e la loro applicazione, spiegatemi che cosa ha portato un criterio a prevalere sugli altri in ciascun caso, spiegatemi l’ottica ultima della faccenda. Spiegatemelo perché, lo confesso arrossendo, da sola non ci arrivo del tutto.

Voi che ne dite?

 

Le Liste Di Torinoultima modifica: 2011-05-30T08:47:00+02:00da laclarina
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