Il Piccolo Principe E Io

il piccolo principe, antoine de saint-exupéryCi sono libri da cui è difficile stare lontani.

O forse sarebbe il caso di dire che certi libri non vogliono starsene lontani – senza un’ombra di riguardo per i nostri sforzi in materia.

Avevo quattro anni quando qualcuno, in un malguidato moto di affetto e zelo, mi regalò una versione illustrata de Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry. Immagino che dovesse sembrare una buona idea al momento – e in effetti mia madre mi dice che si trattava di una bellissima edizione*, con una buona traduzione del testo integrale e illustrazioni molto raffinate.

I miei ricordi in materia sono molto più nebbiosi e molto meno lusinghieri. Ricordo, per esempio,  mia madre che fa qualche tentativo di leggermi la storia – circostanza significativa in sé, perché a quattro anni sapevo leggere e tendevo a fare per conto mio. Ricordo anche un’antipatia per l’ansia di addomesticamento della Volpe. E, per quanto riguarda le raffinate illustrazioni, ricordo il disegno cappelliforme del serpente che ha mangiato un elefante. E soprattutto ricordo una generale impressione che storia e raffinate illustrazioni fossero deprimenti come una domenica pomeriggio di pioggia. il piccolo principe, antoine de saint-exupéry

E quindi, quando in prima media ritrovai il PP nella biblioteca scolastica, mi sentii autorizzata a considerarlo già letto. A dire il vero, gli avrei dato a wide berth anche se non mi ci fossi sentita – cosa che ebbi la cattiva idea di dire, lasciando perplessa un’insegnante di Lettere che si era aspettata di meglio da me… 

Ma se credevo di avere finito con il PP, era chiaro che il PP non aveva finito con me. Dovevo avere dodici o tredici anni quando, un’estate in cui il lavoro non consentiva loro di assentarsi da casa, i miei genitori mi spedirono in montagna con l’Azione Cattolica Ragazzi. Ho un ricordo indelebile dell’istante in cui, sbarcata dal pullman insieme a una cinquantina di altri ragazzini, mi ritrovai davanti al cancello della casa che ci avrebbe ospitati. Tra i pilastri era appeso uno striscione bianco. E sullo striscione bianco era scritto in lettere rosse “Ci guadagno il colore del grano!!” Con due punti esclamativi. Dovete capire: già il fatto di trascorrere due settimane in compagnia di tanti estranei non mi entusiasmava affatto, ma la prospettiva di due settimane di PP era del tutto ghastly. Se avessi potuto, sarei tornata a casa all’istante. Non potevo, e mi toccò indossare magliette con il dannato motto, cantare canzoni in tema, partecipare a infinite riflessioni sulla candida saggezza del PP, l’aridità dell’Uomo d’Affari e la futilità della vita del Geografo, essere zittita ogni volta che provavo a obiettare, giocare a versioni piccoloprincipesche di ogni gioco conosciuto all’umanità animante e animata, scorrazzare per i pendii impersonando baobab e stelle dorate… Poi, come piacque al cielo misericordioso, un sacerdote più dissennato della media condusse l’intera tribù a dissetarsi in un ruscello a valle di un gruppo di case. Essendo figlia di un Alpino, sapevo che era cosa da non farsi – ma nessuno mi diede retta quando lo dissi. L’indomani le cuoche e io eravamo le sole persone in piedi e senza problemi intestinali. Brusca interruzione del campo scuola con cinque giorni di anticipo, precipitoso rientro a casa e, se non altro, mi fu risparmiata la serata finale con canzoni attorno al fuoco e recita, in cui avrei dovuto fare la parte della Volpe – e chiedere istericamente di essere addomesticata, per favore.

il piccolo principe, antoine de saint-exupéryE tuttavia ero molto giovane e dovevo ancora imparare che il Fato è beffardo e capriccioso, e quando concede di questi near escapes, poi si compiace di esigere il conto in tempi e maniere inaspettati. Magari nella forma di una giovane insegnante di Francese che, con un sorriso di quelli che interferiscono con la navigazione aerea, annuncia a una Quarta Ginnasio: Mais j’ai de bien bonnes nouvelles pour vous! Savez-vous ce que nous allons lire? Le Petit Prince!! E i due punti esclamativi non erano scritti da nessuna parte, ma erano evidenti nel tono. La signora doveva avere un’adorazione per il libro, perché per buona parte dell’anno scolastico ce ne sorbimmo in quantità industriali, scrivemmo riassunti e dialoghi, speculammo sulle motivazioni dei personaggi e sulla profondità del messaggio… Credo che, attorno a Natale, persino le mie compagne cui il principastro piaceva dovessero averne fin sopra le orecchie. Io ero idrofoba – e a maggior ragione perché guai ad avanzare dubbi sulla bellezza, profondità, saggezza e generale perfezione della dannata storia…

Ecco, superata la prima adolescenza, posso dire che non mi sono più capitate massicce esposizioni al PP. Naturalmente non è un titolo che, con il suo status di capolavoro universale e le sue legioni di adoratori, si possa evitare del tutto – ma c’è di buono che, se non altro, ero equipaggiata per discuterne. Equipaggiata per sostenere che si tratta in fondo di una graziosa favoletta dal tono di predica, dalla sconsolante ovvietà e dalla marcata tendenza a sbattere il Messaggio in testa al lettore. Son tesi che ho sostenuto molte volte e spesso sostengo – anche perché, lo confesso, trovo divertenti le reazioni che ottengo facendolo.

Se è impossibile leggere due righe del PP senza immaginare un narratore con l’indice levato e gli occhi tondi e scintillanti di zelo pedagogico, è impossibile anche dar voce ai propri dubbi sul PP senza che qualcuno inorridisca. Ma come? Non ti piace il Piccolo Principe? Ma come può non piacerti il Piccolo Principe? Ed è implicito che dobbiate essere persone dal cuore cinico e duro…

Che posso dire? È interamente possibile che sia fornita di un cuore cinico e duro – ma non è affatto impossibile che troppo PP nei miei più teneri e impressionabili anni abbia avuto la sua parte nell’indurimento. Non il PP in sé, perché in fondo è irragionevole biasimare un libro perché è quel che è. A rendermi cinica è stato il generale atteggiamento di indiscriminata e dogmatica ammirazione, il modo in cui non era ammesso trovarlo men che perfetto e imprescindibile.

Forse, se non mi fosse stato imposto di amarlo**, non avrei sviluppato un’allergia violenta nei confronti del PP, e invece di essere qualcosa cui dedicare rant e un ostacolo che mi rende riluttante a leggere qualunque altra cosa Saint-Exupéry abbia scritto, sarebbe solo una lettura che non ho apprezzato, senza traumi e senza conseguenze.

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* E a posteriori sospetto che dovesse trattarsi di una delle innumerevoli riedizioni della traduzione Anni Quaranta di Nini Bompiani Bregoli, con illustrazioni dell’autore. Non sono in grado di controllare, perché non vedo il libro in questione da decenni – e non ho la minima intenzione di tentare di disseppellirlo dai recessi della soffitta.

** Però vorrei scagionare la donatrice originale e mia madre, che non imposero proprio nulla. Tentarono di farmi apprezzare il PP perché a loro piaceva, ma quando videro che non funzionava, non insistettero né disapprovarono. I problemi cominciarono più tardi…

 

Il Piccolo Principe E Ioultima modifica: 2012-04-18T08:10:00+02:00da laclarina
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17 Commenti

  • Clarina!!!Ma io ti adoro per questo post!!
    Io ho un’allergia spropositata per il Piccolo Principe e soprattutto sono perseguitata da questo libercolo!

    Da bambina la battuta della maestra fu :
    “Ma come leggi un sacco e non hai ancora letto il PP?”
    Così mi toccò leggerlo. E lo odiai, davvero noioso e quelle illustrazioni ricordo che mi infastidirono non poco.
    Sto bimbetto biondo con quegli occhi a pallino…mah…
    Se volevo delle illustrazioni leggevo fumetti…questo è quanto!

    Poi alle medie mi toccò leggere una edizione adattata in francese, te l’immagini?
    Già leggere in lingua è difficile ma poi leggere qualcosa che ti fa venire l’orticaria è ancora peggio…

    Eppoi il liceo e tutte le mie amiche che lo citavano e scrivevano frasette sul diario…
    Ma non è finita qui…dopo un certo tempo in cui il PP mi è rimasto lontano ora è tornato alla carica!
    Più di qualcuno mi ha detto:
    “hai visto?Su Rai Yoyo fanno il cartone del piccolo principe, perchè non lo fai vedere a Caterina(la mia bambina di 3 anni)?”
    Ma siamo matti???Ma come gli viene in mente di darlo su rai yoyo una rete per bambini in età prescolare?
    Se certe cose piacciono alle mamme le mandassero in onda sulle reti dei “grandi”.

    Comunque la mia personale opinione è che il PP è un libricino come dici tu con una morale e frasette che restano impresse.
    Secondo me ha funzionato proprio perchè è un libro piccino da poche pagine.
    Facile e veloce da leggere e un gran risultato in termini d’immagine e di cose da dire quando poi c’è da chiacchierare davanti a un tè.
    Insomma se ti vuoi leggere qualcosa di intellettuale e vuoi fare presto e soprattutto non leggi nient’altro quello è il Bignami che ti serve…

    Insieme al PP ci metto anche “il gabbiano Jonathan Livingstone” che ho letto al liceo perchè tutte le mie amiche lo adoravano e che mi deluse moltissimo!

    Forse a me serve iil mattone per emozionarmi…chissà…

  • Non so com’è, ma ho vissuto la mia infanzia in un comune PPfree. È vero che mi diedero da leggere Incompreso e il Libro cuore, ma è altrettanto vero che quando espressi la mia insofferenza e interruppi la lettura, risero un po’ sotto i baffi e non si scandalizzarono.

    Be’, arrivato a Pavia conobbi un po’ di gente che ne diceva meraviglie. L’avevo quasi messo in wish list, poi lessi il tuo primo post sull’argomento.
    La mia gratitudine sarà eterna 😉

  • S t a n d i n g o v a t i o n .

    La natura del PP quale testo di indottrinamento non è da sottovalutarsi – da come lo spacciano a grandi e piccini, si direbbe uno dei pilastri del pensiero cattolico, insieme con le Confessioni di Sant’Agostino e la Summa Theologie di San Tommaso.

    Avevo ormai superato la trentina quando un’amica ultra-cattolica di mia madre mi consigliò il PP, visto che ero tanto appassionato di narrativa fantastica.
    Ne aveva una copia in borsa!
    Non potendo rifiutare il prestito (pena interminabili discussioni con la mia povera mamma), ricambiai prestando a quella simpatica serpe “Il Mastino della Guerra”, di Mike Moorcock, che ha un bell’angelo in copertina (e racconta la storia di come, durante la guerra dei trent’anni, Lucifero assoldi un mercenario tedesco per farsi recuperare il Graal e tornare così nelle grazie di Dio).
    Ne rimase… sorpresa.

    Sottoscrivo inoltre la damnatio memoriae anche per Il gabbiano Jonathan Livingstone proposta da Cily.
    Testo inammissibile.
    E ci aggiungo per fare buon peso anche l’insopportabilissimo Siddartha, di quel tale tedesco che si chiamava come un noto nazista, ma con una “e” in più.

    Che sia un caso che tutti e tre sono popolarissimi, ed estremamente sottili (in termini di pagine, non di messaggio)?

  • E ancora una volta siamo perfettamente d’accordo.
    Se dovessi usare due parole per descrivere il PP direi candore sordido.
    Il moralismo d’accatto di cui è popolato l’ho sempre trovato estremamente sospetto, fin dalla prima lettura verso i sette anni.

    Concordo anche col gabbiano e con l’intera produzione Hessiana, campioni del populismo letterario portatore di messaggi talmente poveri e scontati che sono inevitabilmente alla portata di chiunque, anche di chi, per la prima volta, coglie un Messaggio oltre le parole di un libro, e per questo si sente un genio.

  • ah, fantastico.
    Il piccolo principe l’ho sempre trovato tremendamente irritante. E anche vagamente scorretto: adottare quel modo di pensare mi è sempre sembrato pericoloso.
    Anni fa, per pura curiosità (o se preferisci, masochismo) mi feci un giro per forum e siti vari, cercando commenti e recensioni sul PP. Fui travolto da una valanga di melassa e rischiai il diabete all’anima.

    Siddartha non mi dispiacque, ma è ben lungi dall’essere quel testo spartiacque nella vita di un lettore che tutti descrivono. Una simpatica favoletta.

    Ammetto invece di apprezzare molto il Gabbiano. Mi piace la leggerezza dello stile e anche il messaggio (pur essendo discreto come un branco di pachidermi). Nella mia testa l’ho sempre considerato un Dragonball con gli uccelli (per i continui “passaggi di livello”), quindi non credo di ritenerlo un campione della letteratura. Ma tra i 3 è l’unico che consiglierei.

  • A me il Piccolo Principe piace molto. Mi spiace che tu abbia avuto un tale trauma dalla lettura del libro da esserne impressionata ancora oggi, però io non vi ho ravvisato nessun intento moralistico. Sarà che il libro l’avevo conosciuto attraverso il cartone animato (credo giapponese), e nessuno mi aveva imposto nulla.

  • Eccone un’altra che non ama il Piccolo Principe – anzi, lo detesto anche un po’. Stessa esperienza di conoscenti e amici inorriditi.
    Io però non l’ho letto da piccola ma da grande, per cui i motivi del mio non apprezzamento immagino siano diversi da chi se lo è dovuto “sciroppare” da bambino – più che altro l’ho trovato moralistico, banale, stucchevole in certi passi.

  • @Cily: esperienze simili, vedo… 🙂 E sì, anche il gabbianastro è una di quelle cose. Quei libri che a un certo punto conferiscono una patente di lettore – e non c’è poi troppo di male se il PP è una lettura tra tante, ma quando il PP e il gabbianastro sono i Pilastri Imprescindibili o – peggio ancora! – gli Unici Pilastri? Eh…

    @Andrea f: “un comune PPfree” 😀 fantastico! Bisognerebbe mettere i cartelli all’entrata del territorio: comune depiccoloprincipizzato. E che vuoi mai? Anche a Pavia può capitare d’incontrare gente pericolosa… Lietissima di aver fatto funzione di Avviso Ai Naviganti…

  • @Davide: certo che anche tu, mastini bellicosi in cambio del PP… 😀 Però è vero che di fronte a certi assalti non c’è nulla come l’artiglieria pesante. Non sono certa che sia solo una questione di cattolicesimo. Tra i propugnatori del fanciullino galattico ho trovato anche gente d’altra persuasione – e anzi, mi viene in mente adesso una tizia che blaterava di “messaggio salvifico laico, finalmente libero dalle costrizioni della chiesa!” or something to the same effect.
    E concordo anche su Siddharta. In pieno. Che poi a me altre cose di Hesse non sono dispiaciute, tipo Il Gioco delle perle di vetro e Gertrud, ma no: bisogna che tutti lo conoscano per Siddharta. Perché in effetti è piccino, misticheggiante, e quando ti chiedono qual è il tuo libro preferito fa molto fino rispondere “Ah, sai, quello che mi è rimasto più dentro è Siddharta…”

  • @Marta: “candore sordido” è bellissimo, abrasivo e fit to a t. E d’altra parte ho tanto idea che questo genere di letture riassumibili in “O umanità, vola più alto” siano una specie di rito tribale. Si leggono per sentirsi buoni e saggi e tolleranti e aperti… you know.
    Di Hesse salvo alcune cose – vedi risposta a Davide: le Perle di Vetro, per esempio, ma soprattuto Gertrud (e non solo perché ha per deuteragonista un baritono!). Mi par di ricordare che mi fosse piaciuto anche Narciso e Boccadoro, ma l’ho letto da ragazzina e non ricordo bene. E’ quando si vira sul mistico che Hesse acquisice per me la qualità essenziale delle piastrelle di marmo – nella migliore delle ipotesi…

  • @Cuk: sì, sì, sì! Non bastasse il libro, c’è la melassa profusa dagli adoratori… No, che poi sia chiaro: conosco anche gente sensata e intelligente che ama il PP (evidentemente ciascuno ha le sue debolezze…:-)), ma gli zeloti del colore del grano, le truppe d’assalto dell’addomesticamento, i potatori talebani di baobab – ecco, quelli mi fanno un po’ paura.
    E ti piace il gabbiano? Che vuoi che ti dica? Come si diceva poco più su, ciascuno le sue debolezze – ma qui siamo tutti baobab che crescono, prosperano e leggono in ogni possibile direzione, e nessuno viene potato né soffocato nello zucchero per questo. 🙂

  • @Taurie: non so, con il PP (così come con il gabbiano e con Siddharta) mi sento sempre molto preached to. O Lettore, lascia che t’illumini, lascia che ti mostri come si fa, lascia che aggiunga un quid di gioia alla tua vita… temo che non mi piaccia molto essere educata a messaggiate in testa. Però è certo che, come dici tu, i molteplici tentativi d’imposizione esterna non hanno giovato affatto alla mia equilibrata e oggettiva comprensione del PP…

  • @Patfumetto: mi fa piacere trovare corrispondenza d’impressioni in qualcuno che ci si è accostato con occhi adulti. Allora non è solo questione dei miei traumi infantili – quelli spiegano soltanto la furiosa acidità del mio rant… 🙂

  • Ho cercato online – ma non ho trovato – il vecchio articolo di Kurt Vonnegut intitolato “Perché i giovani americani leggeranno sempre Siddartha” (o qualcosa del genere).
    E concordo sul fatto che librilli di questo genere forniscono una comoda “morale” pret-a-porter nella quale è possibile innestare qualsiasi credo o ideologia.
    Questo ha particolare effetto con coloro che il PP (o il gabbiano, o Sidd) li leggono in età adulta – perché hanno un carico da riversare nel testo maggiore di quello che può avere un ragazzino (che al limite si annoia a morte).
    Certo, inneggiare al “messaggio salvifico laico” parlando del PP è orribile.
    Ma… e far leggere ai ragazzi dei sani romanzi avventurosi?
    Tarzan, per dire?

  • Ecco, volevo aggiungere un particolare: oggi, 19 aprile, su Twitter circola con successo uno hashtag chiamato #primolibro. Tanto successo da essere in cima alla lista dei trending topics italiani per molte ore. E non vi fate idea di quanta gente nomini come primo libro il PP, il gabbianastro o Siddharta. Che dire? Evidentemente funzionano…

  • Grazie. Pensavo di essere la sola a non trovare niente di speciale in questo libro!
    Per me il primo incontro è stato alle elementari, durante le vacanze estive. Per caso, direi. Letto e dimenticato. Unico ricordo era la preoccupazione suscitata dal disegno del boa visto da fuori, perché pur essendo “piccola” non avrei saputo dire che cosa fosse. Peggio, mai avrei pensato a un boa che mangia un elefante. Una bambina-adulto insomma, una piccola insensibile e già priva di immaginazione!
    Pessimo come inizio, direi.

    L’ho riletto qualche hanno fa, dubbiosa, ma, visto il successo mondiale, ho creduto di non averlo capito.
    Ho capito che non c’era niente da capire. E’ per questo che ha fatto successo probabilmente. Una filosofia di vita semplice e a portata di mano. Da stampare sulle magliette, da esibire, come un post su facebook. Un omogeneizzato pronto da deglutire.
    Infatti è un libro per bambini. Con un linguaggio a loro comprensibile. Con concetti potenzialmente alla loro portata.
    Quello che mi sorprende sempre è il suo successo tra “i grandi”.
    In fondo, non ho mai capito il fascino del “vedere il mondo con gli occhi di un bambino”.

  • Come vedi, Nicoletta, qui siamo un club abbastanza numeroso di principofobi. 🙂
    E per quel che riguarda gli adulti, probabilmente sono anche condizionati dall’inflessibilità con cui, per tutta l’infanzia, si sono sentiti ripetere che il PP è un Capolavoro Assoluto Così Pieno Di Bellezza & Saggezza…
    Ad ogni modo, benvenuta tra noi.