Mag 24, 2012 - Somnium Hannibalis, teatro    3 Comments

Entra Dal Fondo Il Destino Beffardo

Lasciate che vi racconti una piccola storia.

Oggi andiamo in scena – Somnium Hannibalis per le scuole, come da progetto originario. O forse sarebbe più accurato dire che dovremmo andare in scena…

Dovete sapere che il giro di prove in vista di stamattina è stato forse il più raccapricciante della mia esperienza teatrale. Tutto quello che poteva andare storto lo ha fatto, in una sarabanda di defezioni, guai, ritardi, idee abortite, allievi promossi sul campo e malcerti, litigi furibondi, incidenti di percorso, ulteriori defezioni dell’ultimo minuto, défaillances tecniche, sconforto profondo, ritirate sull’Aventino, interrogazioni di chimica, e disastri misti assortiti.

Ieri mattina abbiamo… abbiate pazienza: sono un nonnulla incoerente. Volevo dire che ieri mattina ci siamo ritrovati con un buco da coprire nel dramatis personae, non avevamo mai fatto una filata, il prim’uomo era demoralizzato, la prima donna riottosetta anzichenò, l’uomo delle luci risentito per il budget all’osso, la fonica lacunosa – e c’erano parti corali di cui ancora non sapevamo chi diavolo le avrebbe fatte…

“Be’, ormai credo proprio che sia capitato tutto,” ho incautamente detto a mia madre al telefono. “Why, che altro potrebbe succedere?”

Per cui, quando ieri sera mi sono avviata al teatro per una di quelle prove inclassificabili à la Rumori Fuori Scena* il mio cuore non era colmo di letizia. Diciamo pure che ero in preda al più cupo sconforto, e poi ero in ritardo, e poi pioveva… Persino il ciondolo shakespeariano che avevo al collo** mi pareva un assai magro conforto. Quando a metà strada è comparso il primo arcobaleno ho fatto un risolino amaro.

Poi gli arcobaleni sono diventati due, speculari, luminosissimi, e distanziati così che la strada sembrava dirigersi tra due pilastri curvi di luce versicolore – quasi che dovessi imboccare un ponte iridato…

“Che spreco di effetti speciali, O Destino Beffardo,” ho mormorato. “Francamente, mi sentivo già beffata a sufficienza senza gli arcobaleni…”

E poi arrivo, trovo parcheggio lontano dal teatro, tanto lontano quanto è possibile, e galoppo sotto la pioggia, ed entro in platea dall’ingresso di servizio, e…

Mi blocco incredula tra due tende di velluto rosso. Scena in corso. Campo cartaginese la sera di Canne. Annibale e Maarbale stanno recitando il loro litigio con una convinzione, efficacia e scioltezza che non si vedevano da mesi. La vivandiera arriva al momento giusto senza impallare nessuno. Il Coro*** sul fondo interviene come si deve, gli allievi (quelli  che ci sono) non incespicano e non gigioneggiano…

Resto dove sono, a bocca aperta. E poi lo sguardo mi cade sull’americana – dove ci sono tutti i fari che avevo richiesto – compresi i due tagli che l’uomo delle luci in mattinata sembrava propenso a negarmi.

Il cuore mi si allarga. Possibile? Possibile? Lo Spirito del Bardo, gli Arcobaleni, la condizione naturale del teatro che è una serie di ostacoli insormontabili sulla via del disastro immintente e poi tutto si sistema? Possibile?

E intanto la prova procede, liscia e vivida… ecco, se volessi, potrei obiettare che una generale così liscia e vivida promette, per immemorabile tradizione teatrale, magagne nella rappresentazione. Ma m’impedisco di pensarci troppo, e mi godo la prova, e trotto nelle mie funzioni di quasi-assistente-di-palcoscenico, fonico supplente, lighting designer e occasionale aiuto-regista…

E poi naturalmente succede.

Succede che arriva gente del Comune, con la notizia che martedì sera il proiezionista del cinema**** ha notato delle crepe e una caduta di calcinacci. Terremoto, naturalmente. Ma qualcosa nella comunicazione tra il proiezionista e il gestore, tra il gestore e l’ufficio tecnico comunale, tra l’ufficio tecnico e il perito non ha funzionato, per cui ieri sera ancora nessuno era venuto a constatare estensione e gravità dei danni.

Morale?

Morale, non si può far accedere del pubblico (men che meno le scuole) finché il perito non si è pronunciato, e il perito viene questa mattina. Alle nove. E noi andiamo in scena alle dieci e mezza. Dovremmo andare in scena. Ma in realtà non lo sappiamo. E quindi adesso io vado a teatro, e tutti ci andiamo come se dovessimo andare in scena, ma poi non è detto. Non è detto per nulla. E se il perito ha anche solo qualche dubbio, gli arcobaleni, lo Spirito del Bardo, l’improvviso rinsavimento della compagnia – tutti i piccoli miracoli di ieri sera saranno stati per nulla.

E intanto il Destino Beffardo sogghigna alle mie spalle. Beffardamente.

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* “Se questa è la prova tecnica, quando facciamo la generale?” “Ma se questa è la generale, quando facciamo la tecnica?”

** Non so, magari nella tenue speranza che lo Spirito del Bardo si commuovesse tanto da tenermi la man sul capo…

*** Don’t ask.

**** Struttura multifunzione. E infatti… but let’s not even start on that.

Entra Dal Fondo Il Destino Beffardoultima modifica: 2012-05-24T07:50:00+02:00da laclarina
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3 Commenti

  • La rappresentazione in un teatro scalcinato ha una lunga tradizione.
    Leiber raccontava di teatri di provincia nei quali al secondo atto un volo di pipistrelli dagli angeli accoglieva l’aprirsi del sipario – ottimo nella tragedia scozzese, un po’ meno in Romeo & Giulietta…

    E dopotutto, trattandosi di antichità classica, magari un po’ di rovine farebbero molto allestimento sette/ottocentesco, no?

    Non lasciare che questi intoppi ti rovinino il divertimento.

  • Se è una bozza di romanzo, sviluppa, è proprio niente male.

    Se è veramente successo, c’è da tirar su il sopracciglio, quanto meno.

    (sto leggendo finalmente Lord Jim. E che c’entra? C’entra: mi fa pensare a Somnium Hannibalis. E ogni tanto SH mi risuona in mente: quel bell’alternarsi dei due piani narrativi)

  • @Davide: ecco, giusto i pipistrelli, ci mancavano… però poi alla fine abbiamo avuto il placet e tutto è andato non solo bene, ma benissimo. Ormai dovrei saperlo.

    @Andrea: Oh, è successo. Eccome, se è successo! Vo convincendomi che non ci sia praticamente limite a quello che può capitare in teatro…
    E a proposito di SH e LJ, tu sai quanto profondamente felice mi faccia il tuo lusinghierissimissimo accostamento, vero? 🙂