The (Silent) Call Of Cthulhu – Parte I

Sapete tutti, perché ogni tanto me ne esco sospirando in proposito, che ho sviluppato una passioncella per i film muti, e periodicamente dò il tormento ad amici e famigliari perché mi assecondino nel mio uzzolo di fare un film muto per gioco.

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Ecco, di recente uno dei tormentati (che poi è il Dr. Dee, over at strategie evolutive) mi ha segnalato questo sito, nel quale la HP Lovercraft Historical Society annuncia con giustificato orgoglio il parto di The Call of Cthulhu in versione film muto.

Per capire quanto giustificato, potete guardare il trailer. E naturalmente è qualcosa di molto più complesso e sofisticato di quello che vorrei o potrei mai fare, but still.

E però, lo confesso, non sono proprio lovercraftiana nell’animo, e quello di cui mi sono innamorata è il diario delle riprese in cui il regista Sean Branney racconta quattordici mesi di “tormento ed estasi nel mondo della cinematografia lovercraftiana a basso budget.”

E allora ho fatto qualcosa che ho imparato da quando ho a che fare con gli Americani: ho scritto a Sean Branney, chiedendogli se potevo tradurre e pubblicare a puntate il suo diario sul mio blog. Sean mi ha risposto nel giro di un’ora, dicendosi deliziato del mio interesse, dandomi il permesso e facendomi gli auguri per il mio blog. E mi dispiacerebbe, semmai, aggiungere un link alla pagina su cui si può acquistare il film? E io posto il link molto volentieri, e procedo a presentarvi il primo episodio di…

BEHIND THE SCENES OF CTHULHU, di Sean Branney.

Al Principio (24-25 luglio 2005)

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Primo finesettimana di riprese in una deliziosa casa vittoriana a Pasadena – finesettimana complicato, grazie al caldo brutale. C’è di buono che siamo riusciti a usare la casa per quattro locations, e dopo tutto nessuno è svenuto per il caldo. Ah, l’estate californiana. Senza aria condizionata…

Il terzo giorno ci siamo spostati a girare negli Arkham Studios del nostro amico (e regista lovercraftiano a sua volta) Bryan Moore. E una volta lì, tra l’ospitalità di Bryan e l’aria condizionata degli studios, le riprese sono andate molto più piacevolmente.

Oltre lo Studio! (7-8 agosto)

Per il nostro secondo finesettimana di riprese siamo tornati agli Arkham Studios, e poi abbiamo girato in due spiagge pubbliche attorno a Los Angeles. La prima sera abbiamo trasformato due sezioni dello studio nell’ufficio di Legrasse e nel Museo di Sydney.  È fantastico come Dave Robertson, con la sua illuminazione innovativa, sia riuscito a rendere molto diverse le scene girate nella stessa location.

Chi ben comincia è a metà dell’opera – specie quando la nebbia decide di collaborare. Peccato che un attore abbia scordato di portarsi da casa un cappello cruciale – ma la nostra fantastica costumista Laura Brody è riuscita a tagliare un po’ di stoffa dall’orlo dei pantaloni di un altro attore, e cavarne un cappello perfetto per la bisogna – tutto standosene seduta sul sedile posteriore di un’auto parcheggiata sulla spiaggia. Fantastica Laura. Sulla scogliera vicino alla nostra prima spiaggia, abbiamo trovato dei graffiti che non c’erano all’epoca del sopralluogo, e abbiamo dovuto improvvisare. Per fortuna il nostro direttore della fotografia Dave Robertson è praticamente Spider-Man, e arrampicandosi è riuscito a mettere insieme delle inquadrature eccellenti.

Con un po’ di fortuna siamo riusciti a non farci arrestare né sulla scogliera né sulla spiaggia affollata dove ci siamo trasferiti per la seconda parte delle riprese. Polizia, buskers e pescatori ci hanno lasciati in pace per il tempo che serviva a riprendere e tagliare la corda. E poi abbiamo concluso la giornata girando una scena nella camera da letto di un appartamento a Hollywood, grazie alla disponibilità di un altro amico. Una volta di più, siano rese grazie per David, capace di girare mentre se ne sta appeso per aria. Nemmeno stavolta c’era l’aria condizionata, ma eravamo in pochi e la scena era breve – e tutto è andato nel più piacevole dei modi.call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,

I nostri amici del Celtic Arts Center a Studio City ci hanno gentilmente permesso di utilizzare The Snug, il loro pub clandestino, per le scene nella taverna in Nuova Zelanda. Un po’ di illuminazione creativa, e siamo riusciti a catturare l’atmosfera di una taverna di quart’ordine a Wellington.

Se volete produrre un film a basso costo è essenziale convincere gli amici a lasciarvi girare nelle loro locations – e a questo punto avrete notato che noi abbiamo molti amici gentili e call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,disponibili, pronti ad aiutarci con questo film. Per la location successiva dobbiamo ringraziare Joe e Laura di Eros Archives, leader nel campo dell’erotica d’annata. Ebbene sì: abbiamo girato in un magazzino stracolmo di vecchia roba sexy, nel bel mezzo della San Fernando Valley. Grazie a un miracolo della cinematografia e all’incoercibile passione di Andrew Leman per la cancelleria d’annata, la trasformazione da magazzino di erotica a ufficio governativo australiano è stata perfetta.

Quella grossa (14-15 agosto)

Le riprese delle settimane scorse erano in preparazione della grande campagna di metà agosto. Ci servivano riprese di Legrasse e dei suoi uomini nella palude, degli adoratori danzanti e dell’Uomo nella veranda* – e abbiamo deciso che la sequenza della palude andava girata su un set, invece che in esterni. Non è facile trovare una palude in quel di Los Angeles in piena estate, e comunque, in una palude vera sarebbe stato difficile disporre e illuminare le inquadrature di cui avevamo bisogno. Così, dopo qualche ricerca, abbiamo scelto un teatro da interni. Visualiner è questo enorme posto a Culver City, con un teatro, vasti spazi vuoti e un locale per spogliarelli – completo di pali per le spogliarelliste. L’idea era quella di costruire una palude, trasportarla a Visualiner, montarla, girare la sequenza della palude, poi fare la sequenza dei cultisti con il green-screen, filmare le scene della Veranda e, per finire, girare ancora un po’ di inquadrature con il green-screen.call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,

Non è facile costruire una palude da zero, ma con un po’ d’aiuto, un sacco di stoffa, corde e cartapesta, siamo riusciti a mettere in sieme non solo la palude, ma anche dieci grossi alberi. Vista così aveva un’aria mortalmente fasulla, ma con le luci, la nebbia e gli attori, il risultato finale era soddisfacente. Il bello è che è servita solo per un giorno di riprese con i poliziotti e i cultisti, e poi l’abbiamo distrutta e infilata nei cassonetti della spazzatura. 

Quando il green-screen che avremmo dovuto prendere in prestito non si è materializzato, ne abbiamo rapidamente costruito uno con dei fogli di masonite** e vernice chroma-key. E poi la nostra compagnia di cultisti folli,  tutti sporchi di fango e vestiti di pochi stracci (o in qualche caso nemmeno quelli) si è prodotta nell’orrido rituale davanti al green-screen. Era parecchio strambo a vedersi, persino per i nostri standard – ma i nostri attori hanno danzato, ciondolato, incespicato e ululato da professionisti per evocare la loro oscura divinità.

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,L’indomani abbiamo messo insieme la Veranda e, con l’aiuto di una perfetta luce naturale, abbiamo filmato Matt Foyer nel ruolo de L’Uomo. Abbiamo dedicato mezza giornata alla Veranda, e poi la nostra ciurma di otto marinai ha preso possesso del green-screen per filmare un po’ di inquadrature che poi verranno combinate con il set di R’lyeh in chroma key.

Norvegia (28 agosto)

Dopo aver cercato in lungo e in largo un posto che call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,potessimo trasformare in casa Johansen in Norvegia, ci siamo decisi per i cosiddetti Snow White Cottages a Silver Lake, un quartiere di Los Angeles. Questi appartamenti sembrano progettati per Disneyland, e offrivano quel genere di fascino vecchia maniera all’europea che non è facile trovare da queste parti. Gli attori erano ben contenti del posto, e girare le scene della visita dell’Uomo alla vedova di Johansen è stato rapido e piacevole.

Effetti Speciali (25 settembre)

Abbiamo rimesso in opera la cinepresa per filmare un po’ del materiale di cui abbiamo bisogno per il trailer, che sarà presentato allo HP Lovercraft Film Festival il primo finesettimana di ottobre. Sfruttando un teatro dove è in cartellone un lavoro diretto da Sean, abbiamo preparato quattro diverse inquadrature – tra l’altro quelle del logo dello studio, con il globo e lo zeppelin, e anche R’lyeh che affonda e Cthulhu in persona per il trailer.

Le Paludi Sono Umide (20 ottobre)

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Ci siamo messi di buzzo buono per finire tutte le riprese con gli attori. Tra l’altro c’è una scena con Legrasse e i suoi uomini nella camionetta, e la Famiglia Nella Palude che racconta a Legrasse tutte le cose terribili che accadono lì attorno. Dopo parecchie ricerche, abbiamo ottenuto il permesso di prendere in prestito un autentica camionetta del 1919 da un certo dipartimento di polizia… Eravamo pronti per girare quando è arrivata la notizia che il meccanico che stava preparando la camionetta per noi aveva lasciato la marcia inserita – e la camionetta era andata a sbattere contro un albero. A quanto pare la stanno riparando…

Per la scena della Famiglia abbiamo trovato una baracca da palude e ci abbiamo piazzato davanti i nostri nove attori. Avete presente quella canzone che dice “non piove mai in California”? Ecco, erano più o meno sei mesi che non pioveva da queste parti – e indovinate che cosa è successo mentre giravamo davanti alla nostra baracca? Per fortuna solo i tecnici si sono infradiciati da non credere, e nella baracca sono saltati un paio di fusibili, ma le macchine non si sono bagnate, nessuno si è fatto male e nessuno è stato arrestato. Poi ci siamo spostati in un posto caldo e asciutto, e abbiamo concluso la serata girando alcune fantastiche inquadrature dell’Uomo che studia esemplari geologici al museo.

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Fine del primo episodio. Riusciranno Sean e i suoi a recuperare la camionetta del 1910? E R’lyeh? E la Emma? E Cthulhu?

Non perdete il prossimo appassionante episodio di…

BEHIND THE SCENES OF CTHULHU!
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* Sarà poi davvero la sunroom/Sunroom/Sun Room una veranda? Mah… Se invece è una Camera del Sole, o Lovercraftiani, battete un colpo.

** Dunque esiste ancora? In Italia era stata sostituita dalla faesite, e poi era sparita anche quella…

The (Silent) Call Of Cthulhu – Parte Iultima modifica: 2012-10-19T08:10:00+02:00da laclarina
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12 Commenti

  • Ma… ma… ma tutto ciò è meravigliosoooooo!

  • Sì, vero? Sono certa che il behind-the-scenes di per sé meriterebbe una storia. Questa gente che gira un film muto di questo argomento, questi posti bizzarri trasformati – senza contare quel che comparirà nella prossima puntata… Che cosa non può succedere in circostanze del genere? Ah!

  • (mi delurko)

    Alcuni episodi sono involontariamente comici- in particolare la camionetta con marcia inserita e l’immagine grottesca della compagnia di cultisti sporca di fango che saltella in circolo xD
    Grazie per la traduzione!

  • Gran bella iniziativa.
    Cthulhu da qualche parte sta sorridendo.
    nel sonno, naturalmente.

  • @Coscienza: benvenuto! Be’, trovo di notevole… consolazione il fatto che questa gente che fa follie lovercraftiane abbia un sense of humour. 🙂

    @Davide: merci. Nella mia vaghezza in proposito, sobbalzo all’idea che Cthulhu sia anatomicamente equipaggiato per sorridere – nel sonno o da sveglio. 🙂

  • Però non so… Anche a me piacciono i film muti, ma è necessario che siano realmente antichi. I film muti, in bianco e nero, girati oggi mi sembrano grotteschi.

    D’altronde, se producessero automobili come quelle dei film di Laurel & Hardy, probabilmente tutti ci metteremmo a ridere.

  • Oh, non saprei. A parte il fatto che uno degli aspetti affascinanti è che hanno cercato di usare tecniche “d’epoca”, qui è un caso evidente di mezzo narrativo perfetto per la storia narrata. E poi non so indurmi a disapprovare il recupero di un modo di raccontare desueto.
    Hai provato a guardare il trailer? Io trovo che funzioni splendidamente bene…

  • Forse abbiamo gusti diversi. Anche il trailer mi è sembrato “finto”, come appunto è. Personalmente non amo le ricostruzioni del passato, che resta, appunto, passato. Ed è proprio questo il suo grande fascino: appena viviamo un istante, è già storia.

    D’atra parte, io già ritengo decadenti i film sonori dei grandi miti del muto.

  • Eh sì, abbiamo gusti diversi…
    Non è che il film “finga” di essere un vecchio film muto – Branney e i suoi dicono “Ehi, gente: giochiamo al film muto, vi va? E, già che ci siamo, giochiamo anche a What If… Che cosa sarebbe successo se, durante l’era del muto, qualcuno avesse girato un film tratto da TCoC?”
    Può non essere la tazza di tè adatta per tutti, ma che vuoi che ti dica? Sono malata al di là di ogni possibile speranza, when it comes to this sort of things…
    Ma d’altra parte lo sapevi in partenza: stai parlando con la donna che scrive romanzi storici, teatro storico e compagnia cantante – e che si è persino scelta un nick ottocentesco… 🙂

  • Segnalo – qualora ce ne fosse bisogno, che i ragazzi della H.P. Lovecraft Historical Society producono anche radiodrammi, in perfetto stile anni ’30, tratti dai lavori di HPL.
    E anche dei radiodrammi e della loro rinascita, ci sarebbe da parlare a lungo, temo… 😉

  • E riguardo alla masonite…!
    Un mio amico discusse una tesi, molti anni addietro, in geologia, nella quale per sberleffo al suo odiosissimo relatore di tesi, segnalò potenti strati di masonite sul fianco sinistro della Val di Susa.
    la cosa prese una piega grottesca quando il relatore, senza aver colto lo sberleffo, provò a vendere la tesi del giovane ad una nota azienda.
    I suoi ipotetici acquirenti ridono ancora adesso.

  • Radiodrammi… ah, i radiodrammi! Ma prima o poi…

    “Potenti strati di masonite”? Oh goodness me! Questa cosa meriterebbe quasi una storia…