Crowdfunding In Italia

Abbiamo parlato di crowdfunding in varie occasioni – per esempio qui – e in particolare di Kickstarter, piattaforma americana per la raccolta di fondi per progetti creativi…

E ci siamo fatti domande sulla praticabilità di un sistema del genere in Italia, e abbiamo sospirato un po’ sul fatto che, comunque, non fosse possibile avviare un progetto su Kickstarter senza essere americani o Inglesi – o quanto meno avere base negli Stati Uniti o nel Regno Unito.

Ebbene, oggi volevo mostrarvi che sospiravamo a vuoto: l’equivalente italiano esiste – e a quanto pare non da ieri.

Produzioni Dal Basso esiste dal 2005 e ha funzionato per qualche centinaio di progetti – ok, un paio di centinaia. Forse in sette anni non sono molti e, a giudicare dal fatto che al momento i progetti attivi sono trecento e rotti, la percentuale di successi non deve essere (o almeno non deve essere stata sempre) elevatissima.

Ma tant’è, questa è l’Italia, dove in linea di massima si sta a guardare se va avanti qualcun altro, e quindi immagino che il risultato sia da considerare interessante così com’è. 

Probabilmente è per questo che la durata della raccolta fondi è ben più lunga di quella prevista dall’omologo americano, cui mi pare che per il resto PDB somigli abbastanza. Leggermente diverso è il sistema dei rewards, ovvero premi, gratificazioni o comunque vogliamo chiamarli. Su PDB sono del tutto facoltativi e, da quel che ho potuto vedere, non utilizzatissimi.

Mi viene da chiedermi se sia del tutto saggio. Voglio dire, Finanziare un progetto per la gloria può essere piacevole, ma forse una menzione in un elenco di contributori, una fotografia backstage, o una copia del libro farebbero sentire il potenziale finanziatore più coinvolto? A parte tutto, la gente di Kickstarter riporta un tasso di successo maggiore per i progetti che offrono rewards interessanti, e in qualche modo questo mi sembra un meccanismo che funziona su qualunque lato degli oceani.

But never mind, il punto è che il crowdfunding esiste anche alle nostre latitudini e in apparenza, col giusto genere di progetto e di passaparola, può funzionare. È un’idea consolante, in qualche modo.

E già che ci siamo, vi segnalo anche il progetto attraverso cui ho scoperto PDB.

35° Piano è un testo teatrale di Francesco Olivieri che Teatro In Rivolta intende portare in scena con la regia di Lucia Falco. Testo di attualità e regia sperimentale, si direbbe. Leggete e fatevi un’idea, e magari contribuite. L’idea di finanziare del teatro indipendente raccogliendo piccole quote è intelligente e coraggiosa – e se funzionasse, se fosse davvero praticabile, potrebbe aprire la strada a un sacco di produzioni, piccole e meno piccole, che non trovano spazio nei circuiti tradizionali.

Di sicuro non nuocerebbe al panorama generale.

Crowdfunding In Italiaultima modifica: 2012-12-10T08:09:00+01:00da laclarina
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3 Commenti

  • Ho seguito e finanziato una manciata di progetti su Kickstarter, e il meccanismo delle ricompense è semplice e molto attraente.
    Dal venire citati nei ringraziamenti a poter dare il nome a un personaggio nel libro, fino ad ottenere la maglietta che la cantante indossava in un certo video, sono tutti extra interessanti (e poi ci sono i grossi bonus – 40 copie del libro e l’autore che viene nella tua libreria, ovunque nel mondo, ad autografarle…)

    Per noi oltre al servizio che segnali, resta poi sempre l’opzione di Indiegogo – e che dovrebbe essere accessibile anche a noi italiani.
    Permane, io temo, il problema che un progetto legato alla nostra sola realtà culturale – o se preferisci alla nostra lingua – ha un bacino di utenza troppo ridotto per spostare grandi cifre.
    Questo senza contare la quasi congenita diffidenza dei nostri compatrioti per chiunque chieda denaro.
    E non parliamo di web e carte di credito.
    però non diamoci per vinti – qualcosa si muove.

  • E’ anche per questo che le ricompense mi sembrano una buona idea non abbastanza sfruttata. In fondo, comprare un libro o andare a uno spettacolo è cosa che posso fare anche per canali tradizionali e sicuri, ma avere qualcosa che ricordi il mio coinvolgimento in un progetto unico, potrebbe essere giusto il genere di incentivo che spinge a investire quei dieci-quindici-venti euro?

    Il problema delle carte di credito è un’altra di quelle cose. Mah.

  • A maggio uscirà un gioco di ruolo nel quale compaio citato come uno degli Illuminati.
    Nell’ultimo romanzo di Dennis Detwiller sono citato in una lunga lista di ringraziamenti in cui compaiono una quantità di miei amici – e vengo in lista subito dopo The Man in Black…
    Son piccole soddisfazioni, ma insieme con una copia del manuale o del romanzo, mi invoglia a scucire i dieci euro del caso.
    Per non parlare del progetto Dynocalypse, che ha sforato del 700% il target, e quindi a fronte del mio supporto di venti euro mi ha caricato di ebook e altre meraviglie.
    Non parrebbe una tecnica di marketing così esoterica.
    Ma in effetti, girovagando per Produzioni dal Basso, se ne vedono pochi, di incentivi, e poco appetibili.