Lord Jim Propinato Ai Fanciulli

lord jim,fabbri,narrativa per ragazzi,joseph conradQuando ho scoperto che c’era questa edizione italiana di Lord Jim in una collana per ragazzi – età consigliata dai dieci anni in su, non ho avuto pace finché non ci ho messo sopra le mani.

Ma come, dieci anni? mi domandavo incredula. Dieci? E me lo domandavo perché, leggendolo per la prima volta alla più matura età di sedici, l’avevo trovato duro. Me ne sono anche innamorata, ed è stata una lettura fondamentale, ma benedetto cielo quanto ci sono stata male. E questi, mi chiedevo, lo propongono agl’implumi decenni?

Sarà abbreviato, mi dicevo, mentre esaminavo gli scaffali della sala-fanciulli alla biblioteca Baratta. Sarà abbreviato, tagliuzzato, sfrondato, sanitizzato… E rabbrividivo un po’, e ci ho anche messo il mio tempo, perché cercavo un libretto alto un dito, due dita – che poteva essere, per farlo leggere ai decenni?

E invece poi l’occhio mi è caduto su un tomo spesso tre dita. Possibile?

Joseph Conrad. Lord Jim. Fabbri – I Delfini. Classici. Da dieci anni.

Sarà stampato in grande, mi son detta, estraendo il libro dallo scaffale. E avrà un sacco di apparato, di note, di…

E invece è stampato a caratteri del tutto normali, e di apparato non c’è nemmeno l’ombra. Non una nota, non un’introduzione, non una prefazione. Ci sono, è vero, la celebre Nota dell’Autore all’edizione 1917 e, in fondo, quattro paginette di postfazione in corsivo, di Antonio Faeti, ma… possibile?

Eppure, così a prima vista, la traduzione di Alessandro Gallone sembrava proprio integrale. Possibile?

Sconcertata anzichenò, me ne sono tornata in zona adulti con il mio ritrovamento, e mi sono messa a leggere. La Nota dell’Autore la conosco pressoché a memoria – e francamente, con la sardonica risposta alle accuse d’implausibilità e la discussione su che cosa sia o non sia morboso, non mi pare nulla che possa attrarre un bambino di dieci anni. Così ho cominciato dalla postfazione di Faeti, l’unica parte di questo volume che potesse davvero essere diretta a un pubblico decenne.

E Faeti apre le danze spiegandoci come, a chi consideri l’avventura semplicistica o diseducativa, si possa rispondere citando il nome di Joseph Conrad, nei cui romanzi “esistenze tormentate e contraddittorie si trascinano entro scenari che sono attraversati da brividi e lambiti da delizie.” Hm. Poi prosegue con le “fangose stradine dell’abiezione”, i “porti ove si compiono nequizie” e ci promette un “tortuoso, affascinante percorso” in un racconto che “si frammenta, si colloca nell’oralità appassionata di Marlow, si nutre di tracce, si specifica secondo linee molto intricate.” Dite la verità: se aveste dieci anni, non vedreste l’ora, vero? Per fortuna è una postfazione…

E a dire il vero, qualche obiezione alla postfazione ce l’ho anche da adulta, per la patina di politically correct e per una certa confusa altisonanza*, ma in tutta probabilità si tratta di peeves personali. Forse la postfazione non avrebbe poi troppo di male, se non fosse affissa, come unico scampolo di apparato, a un’edizione per ragazzini…

Ma il fatto è che ho serie obiezioni a tutta l’operazione, compresa la traduzione di Alessandro Gallone. Confesso di non averne letto granché, ma aprire a pagina 568 in cerca del finale, e scoprire che Doramin spara e colpisce “in pieno petto il figlio dell’amico morto”, non me ne ha fatto concepire un’opinione straordinariamente elevata. Magari questa non è colpa di Gallone, magari è un altro dei (non infrequentissimi) errori di stumpa, ma resta il fatto che Jim è l’amico del figlio morto di Doramin – not the other way round.

D’altronde, non credo che molti dieci- undici- o dodicenni arriveranno a pagina 568, quelli che ci arriveranno saranno troppo confusi e annoiati per preoccuparsi davvero di chi sia figlio o amico di chi. Confusi e annoiati, perché Marlow narra nella meno lineare delle maniere, divaga, considera, specula e rimugina e rimescola le carte in continuazione. Perché il linguaggio è una rete di complessità stratificate. Perché l’amarezza disperata della storia Perché l’avventura vera e propria, quella di Patusan, arriva dopo trecento pagine di tormenti, inchieste, divagazioni sulla natura umana, nottate di attesa, ripensamenti e dubbi. Perché, sperabilmente, pochi bambini sanno identificarsi con questo rimorso angoscioso e questa ossessione di riscatto – per non parlare dell’amarissimo finale. 

E allora, che avrebbe dovuto fare Fabbri? Abbreviare, tagliuzzare, sfrondare, sanitizzare? Perish the thought. Quanta gente conoscete che, venti, trenta, quarant’anni dopo avere letto un adattamento siffatto, è ancora convinta di avere letto il libro in questione? Quante volte avete concepito un’avversione per un autore sulla base di un adattamento siffatto?

Perché, credo, ci si deve arrendere all’idea che ci sono libri del tutto inadatti ai bambini – anche se sono classici, anche se ci sono le navi e la jungla e i pirati. Volendo far leggere Lord Jim a un implume preadolescente, le possibilità sono due soltanto: propinargli una versione annacquata e predigerita, spogliata dell’angoscia e della vertiginosa complessità narrativa, oppure accollargli un’infelicità di noia e incomprensione. Nel primo caso si perderà tutta la bellezza del romanzo (o, quanto meno, la possibilità di trovarci della bellezza), e nel secondo è estremamente probabile che concepisca un’avversione per il libro e per il suo autore. Nella peggiore delle ipotesi, con l’aiuto della prefazione, potrebbe persino giungere alla conclusione che, quando è ricca, complessa e profonda, l’avventura sia pallosissima. E non so a voi, ma a me pare che nulla di tutto ciò prometta bene per il futuro di lettore del fanciullo.

E allora, che avrebbe dovuto fare Fabbri con LJ? If you ask me, assolutamente nulla. Avrebbe dovuto lasciare che i bambini crescessero con Salgari, e conservare Conrad per gli adulti – o almeno per gli adolescenti – equipaggiati per apprezzare una storia così intensa, desolata e complessa.

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* Non conoscessi bene la trama, dalla postfazione mi farei l’idea che qualcuno chiami Jim con la versione inglese ed eponima del suo aristocratico sobriquet prima di Patusan – mentre la faccenda è significativamente diversa.

Lord Jim Propinato Ai Fanciulliultima modifica: 2013-02-04T08:10:00+01:00da laclarina
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11 Commenti

  • Fosse l’unico caso di libro assolutamente non per ragazzi propinato ai ragazzi, a contribuire alla sostanziale presa in uggia dell’intera faccenda della carta stampata da parte dei giovinastri.
    Però… mah, ci son contributi per chi stampa i classici nelle proprie collane?
    O sarà il fatto che è fuori copyright – perché è fuori copyright, giusto? – e non si pagan diritti a Conrad, come a molti altri autori?
    O è per pavoneggiarsi? “Sì, ok, è una collana per ragazzi, ma c’abbiamo Conrad, London, Kropotkin…”
    Come disse quel tale, i matti han preso il controllo del manicomio.

  • No, che non è l’unico. Figurarsi. Magari. È che quando si tratta di LJ il senso di ribellione si fa personale – they hit home. E poi perché davvero non so come, come, come si possa pensare, anche da lontano, anche solo per un nanosecondo a Conrad come autore per ragazzi… E mostrami il fanciullo che, traumatizzato in questo modo, lo riprenderà in mano da adulto…

  • Ahhh che brutta bega!
    Sono d’accordo con te al 1000 per 1000!
    Il punto è che sai quanti insegnanti propineranno tal libro come lettura estiva così da ingraziarsi i genitori e riempirsi la bocca?
    Bada bene…lettura estiva così se ne possono lavare le mani.
    E tanto si sa che nessun ragazzo lo leggerà davvero.
    E’ tutta una messa in scena.
    Ormai sentendo in giro le varie mamme mi rendo conto che anche le famiglie hanno con l’istruzione e la cultura una visione distorta per cui “i tre investigatori” ad esempio sono una lettura da condannare e “Lord Jim” va bene.
    Che poi io vengo da un’educazione in cui ero libera di prendere qualsiasi libro dalla biblioteca di mia mamma e potevo tentare di leggerlo senza preconcetti. Però senza preconcetti vuol dire che se una lettura è più adatta ad una certa età è anche meglio assecondare il tutto.
    Anche perchè tante volte mi è capitato di leggere libri molto carini e pensare con un po’ di dispiacere che se li avessi letti all’età giusta mi sarebbero piaciuti ancora di più.

  • Scusate, se la critica è relativa al contenuto posso anche concordare, ma se riguarda la lunghezza del “tomo spesso tre dita” allora proprio no! Smettiamola di sottovalutare i ragazzi rifilandogli libretti di quart’ordine, ma rapidi da leggere! Educare alla lettura non vuol sempre dire assecondare le richieste dei ragazzi, ma proporgli obiettivi anche ambiziosi come quella di leggere un “classico” di 500 pagine! Ce ne fossero di insegnanti che rischiano, invece di ripiegare sui libretti di ultima generazione!

  • @Cily: anche a casa mia funzionava così. Il punto è che, se tu o io fanciulline avessimo pescato LJ dalla libreria in un’edizione normale, magari ci avremmo provato, avremmo deciso che non ci piaceva, l’avremmo rimesso dove lo avevamo preso e chissà, probabilmente ci avremmo riprovato dieci anni più tardi. Ma trovandolo in una collana per ragazzi, ci saremmo fatte l’idea che si trattava di un libro per ragazzi particolarmente detestabile, e qualsiasi rapporto con Conrad sarebbe potuto finire lì. Triste.

  • @Ilaria: forse non mi sono spiegata bene. Non si tratta affatto di spessore del parallelepipedo, ma di contenuto. Nel caso specifico, lo spessore era rilevante soltanto perché indicava che la traduzione era integrale – ma francamente non mi sognerei
    di mettere in mano a un bambino nemmeno il ben più smilzo Cuore di Tenebra. Non è questione di rischiare cose audaci vs. sedersi su Geronimo Stilton. Il punto è, a mio timido avviso, che non si può abbandonare un bambino di dieci anni alla lettura di LJ. Se proprio si vuole, bisogna assisterlo, spiegargli molte cose, fare da tramite tra lui e una scrittura intricata, tra lui e temi dolorosi anche per un adulto, tra lui e giudizi morali molto grigi, tra lui e un contesto storico tutt’altro che immediato… Per fare questo, bastano un adulto benintenzionato e un’edizione normale. Un’edizione per ragazzi è un enorme rischio, perché implica che un bambino di dieci anni possa leggere un romanzo come questo da solo, capirlo e apprezzarlo senza un briciolo di assistenza. Ci fosse almeno un serio apparato – introduzione, note, spiegazioni, contesto, guida alla lettura, whatnot – allora si potrebbe pensare al genere di operazione coraggiosa che tu suggerisci. Dieci anni mi sembrerebbero sempre irragionevolmente pochi, ma ammettiamo pure. Così come stanno le cose, invece non sono capace di considerarlo coraggio: mi sembra proprio superficialità.

  • Esattamente quello che volevo dire…
    Un conto che io ci incappi per mia scelta e provi a mettere alla prova la mia testardaggine e un conto che mi venga propinato al posto di libri che sarebbero più adatti e godibili per la mia età.
    Che poi se ricordi quel tuo post sui libri che ci avevano turbato profondamente nella mia lista c’erano anche dei libri che obiettivamente non erano adatti alla mia età e che quell’idiota della mia insegnante mi aveva imposto…

  • …comunque, al di là della “polemichetta”, complimenti per il blog: è molto interessante!

  • Grazie, Ilaria. Torna a trovarmi…

  • Lord Jim è tradizionalmente considerato un romanzo per ragazzi (misteri dell’editoria), basta guardare le copertine che immancabilmente alludono a straordinarie avventure.

    (Mi fa particolarmente impressione che certi editori continuino a investire in collane per ragazzi pubblicando Stevenson, Conrad, Twain, Salgari e Verne (voglio dire, avete presente lo stile di Salgari?). Non ho dati alla mano, ma ho la sensazione che i tradizionali autori per ragazzi siano stati tutti soppiantati da Geronimo Stilton, raccontini paurosi, Harry Potter e simili.

    Sarebbe una fantastica occasione per riconsiderare Twain e Stevenson, i quali in Italia sono ancora relegati a autori per ragazzi, e invece ecco che anche Conrad entra nelle collane per ragazzi.)

    Concordo in pieno, Stevenson è fruibile anche da piccoli (ci si perde qualcosa, ma niente di irrecuperabile). Conrad no, servono i chilometri.

  • @Andrea: eh. Non so, per Salgari sinceramente non so immaginare un’età di lettura superiore ai 12 anni, but that’s just me – ed è anche la dimostrazione che le valutazioni possono essere molto varie. Stevenson… diciamo non tutto Stevenson. Cose come L’Isola del Tesoro e Rapito si possono apprezzare anche da fanciulli, direi. Lo Strano Caso… Mah, forse a dodici anni ti sfuggono le implicazioni, ma probabilmente il gusto del macabro bilancia? Quando andiamo sul Master of Ballantrae, credo che da fanciulli ci si annoi e basta. Però Conrad… Mah, al massimo le collaborazioni con Ford Madox Ford, che però sono… brutte.