Mag 11, 2013 - angurie, teatro    5 Comments

Eureka – In Un Certo Senso

Vi ricordate i miei appunti scomparsi?

Gli appunti per A Soul for Cunning (e dannazione, devo davvero strologare un titolo diverso), quelli che mi sarebbero serviti disperatamente un paio di mesi fa, e che sembravano essersi volatilizzati nel nulla?

Ebbene, volevo mettervi a parte del finale della storia: gli appunti sono ricomparsi.

Direi che chi cerca trova – in genere quel che cercava il mese scorso – se non fosse che sono saltati fuori in tutta serendipità, mentre nessuno cercava nulla in particolare.

Sono praticamente caduti in mano a mia madre, mentre cercava di nascondere mettere in ordine un cumulo di carte in vista dell’arrivo di ospiti a cena…

Il che rientra perfettamente nel funzionamento generale di casa mia – ma, converrete – è quasi un anticlimax. A meno che non vogliamo dire che a questo punto gli appunti avevano deciso di farsi trovare.

Ad ogni modo, l’indomani – vale a dire martedì, la genitrice se n’è compasa bel bello in studio sventolando una piccola risma di fogli stampati sul verso di vecchie fotocopie di appunti di un convegno pediatrico, annotati a mano in inchiostro color ocra.

“Non sono per caso questi?” ha domandato ariosamente. E io, senza nemmeno guardarli troppo bene, ho detto di no. Figurarsi. E poi ho guardato un pochino meglio e, perdindirindina, erano proprio loro.

E sì, mi avrebbe fatto molto comodo averli prima di mandare via ASfC, che comunque ho mandato via lo stesso, dopo averci lavorato su di nuovo, in parte a memoria e in parte da zero – e non è nemmeno entrato nella short list del concorso.

Col che non voglio dire che se avessi avuto gli appunti ci sarebbe entrato, però qualche buona idea c’era. E nel frattempo me n’è venuta qualche altra. Vorrà dire che, dannatissimo titolo a parte, non ho ancora finito, con ASfC.

Eureka – In Un Certo Sensoultima modifica: 2013-05-11T08:05:00+02:00da laclarina
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5 Commenti

  • Riconosco la situazione – anch’io ho un anziano genitore che ha questa strana difficoltà a distinguere fra “mettere in ordine” e “nascondere”.
    Con l’aggiunta dell’aggravante del negare tutto, sempre e comunque…

    Io: “Hai per caso visto il mio quaderno di laboratorio?”
    Lui: “Quel quadernone con la copertina rossa, dei fogli infilati nella copertina e un righello come segnalibro?”
    Io: “Sì, quello.”
    Lui: “No.”
    n ore dopo (con n multiplo di 72)
    Lui: “È per caso questo?”
    Io: “Sì, dov’era?”
    Lui: “Era nel cassetto dei calzini, sotto ai calzini, avvolto in un foglio di carta da pacchi, e tenuto insieme con un elastico, insieme con le ricevute dell’Enel del 2010 e due numeri del National Geographic…”
    Io: “E come diamine c’era finito?!”
    Lui: “Non ne ho idea… se tu fossi più ordinato…”

    Se capitasse a un altro mi farebbe molto più ridere.

  • Very much the same – con la differenza che non sono in posizione di protestare, perché sono peggio, molto peggio della genitrice. Anzi, a dire il vero, in una buona metà dei casi, la colpa è mia e non sua…

  • Io non sono ordinato – ma ho un’ottima memoria.
    Il problema è quando ciò che io lascio in giro viene occultato da forze misteriose indipendenti da chi divide la mia casa (che non ne sa mai nulla).

  • Evviva gli appunti ritrovati!
    Tutto sommato puoi anche non rattristarti troppo che il tuo ASfC arricchito dalle idee nuove e quelle della memoria non sia entrato in short list…consideralo come un riscaldamento…adesso con gli appunti e quelle nuove idee puoi davvero fare sul serio!
    E sottoporre il tutto ad un nuovo concorso magari anche più prestigioso del precedente (non ho idea di come fosse il precedente ma credo che sia in ogni caso uno dei tanti possibili!)
    Faccio il tifo per te!

  • @Davide: yes, well… poi naturalmente ci sono le forze misteriose. Per esempio, le forze misteriose del frigorifero, che occultano sempre qualsiasi cosa io stia cercando – e lo fanno ricomparire quando il frigorifero lo apre mia madre…

    @Cily: grazie grazie. Messa così, in effetti, suona molto più incoraggiante. POtremmo quasi convincerci che sia stato un segno del destino, vero?