A Mano

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88“Sei veloce a battere al computer,” disse l’Osservatore casuale.

“Hm…” mugugnò la Clarina, senza staccare lo sguardo dallo schermo, né i polpastrelli dalla tastiera.

“Ma usi tante dita?” insisté l’OC, benché potesse vederlo benissimo da sé.

“Dalle sette alle nove, a seconda delle giornate,” rispose la Clarina – un po’ perché era vero, e un po’ per far sobbalzare l’OC.

Alla periferia del campo visivo della Clarina, l’OC sobbalzò debitamente, e poi digerì l’informazione per un pochino. Non chiese da che cosa dipendesse la variazione da giornata a giornata – quella è una domanda che, di solito, pone la gente di formazione scientifica.

“Io più di due dita proprio non le so usare,” disse invece, a digestione ultimata. E lo disse con quel tono vagamente superiore che in genere prelude – e anche questa volta preludeva a… “Io scrivo a mano. Non riesco a pensare con una tastiera, e non so immaginare come tu ci riesca.” 

La Clarina avrebbe potuto dire che non era nata così, che era questione di abitudine e pratica, che col suo genere di lavoro era una necessità… Ma prima che potesse decidere se valeva la pena di distrarsi…

“scommetto che non sai nemmeno più scrivere a mano,” disse l’Osservatore Casuale, con una vaga nota di trionfo nella voce. scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88

E fu allora che la Clarina si fermò per la prima volta, si girò a guardare l’OC e protestò appassionatamente che non era, non era e non era vero.

Perché non è vero affatto: non solo so ancora scrivere a mano, ma lo faccio quotidianamente – e magari lo faccio in una grafia che legioni di insegnanti, colleghi, dipendenti, clienti e corrispondenti hanno definito e definiscono “decorativa ma illeggibile”, but still.

E anzi, a dire la verità, in anni in cui ce n’era necessità, avevo anche adottato una grafia alternativa e semistampata – che a suo tempo non impedì a un dipendente di decifrare un mio “Emanuele” come “Bmannek”, e che mi ostino ad usare ancora per compilare moduli, documenti vari e bollettini… 

Ma tutto ciò era per dire che l’uso massiccio del computer non mi ha tolto la capacità di scrivere a mano. Why, un’abbondanza di appunti a mano fa ancora parte del mio metodo, e uso quantità industriali di taccuini su cui strologo per iscritto, annoto, appunto, abbozzo, faccio liste e promemoria…

E devo dire che negli anni ho sviluppato una predilezione per i taccuini Moleskine, di cui adoro la carta liscia e consistente e vagamente cream-coloured. Per carità: mi piacciono tanto i quaderni rilegati di carta fiorentina o di Fabriano, magari tagliati a mano, belli e significativi. Solo che la grana… la grana è come la mia grafia: decorativa e poco pratica. Quando scrivo a mano mi piace farlo in maniera scorrevole, senza aver l’impressione di andare in bicicletta su una sterrata… Il che fa sì che abbia poca pazienza anche per la carta riciclata, in cui tutte le punte s’impicciano, sopratutto quelle di matita a mina dura.

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88Oh sì, le matite: per anni ho scritto quasi esclusivamente a matita. Anche a scuola – tutto a matita, tranne i compiti in classe. Matite HB – dal tratto netto quando sono temperate bene, né troppo dure né troppo morbide. La prima stesura di Annibale, dramma storico in un prologo, tre atti e un epilogo, più di vent’anni fa, l’ho scritta tutta a matita. E sì, c’erano anche quei portamine di plastica, ma siamo sinceri: chiamarle matite è quasi un sacrilegio. Tutt’altra cosa sono quei portamatite che consentono di usarle fino al mozzicone più ridotto. Ne ho uno bellissimo, d’argento e lacca nera. Non lo uso granché perché sbilancia la matita, ma è molto chic. L’equivalente scrittorio di un bocchino da sigaretta.

In fatto di penne è stato più faticoso. Trovo che le Pilot scorrano bene. Quelle di plastica usa e getta, intendo. Possibilmente senza bottone, perché detesto quando mi ritrovo a schiacciarlo automaticamente mentre penso. Clic e clac e clic e clac… Mi dò fastidio da sola, e però appena mi distraggo ricomincio. La Penna a Sfera della mia vita, invece, non l’ho mai trovata. Tutti ne riceviamo da qualcuna a un diluvio nel corso della nostra vita* – ma a me non è mai capitato d’inciampare in quella giusta. Colpa mia, sia chiaro: ne ho tante, bellissime, ma nessuna è mai diventata La Penna.scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88

Con le stilografiche è andata meglio e peggio al tempo stesso. Possiedo da anni una meravigliosa Lady Agatha della Waterman, che scrive come un sogno e ha inchiostro di colori bellissimi come il blue-black e il sepia. Alas, dopo qualche anno di uso intenso ha cominciato a perdere e, nonostante innumerevoli pellegrinaggi per la riparazione, non è più stata la stessa. In compenso c’è questa stilo di plastica fluorescente e ultratrentenne, di marca misteriosa ma innegabilmente buona, visto che da decenni continua a scrivere – e bene – qualunque cosa le capiti. Come il ponte di Kashi, è brutta come il peccato – però fa il suo mestiere.

Però adesso non scrivo con la stilografica. Ho sperimentato un po’ con le penne a gel (non sgradevoli quando funzionano bene, pur se leggermente erratiche) ma alla fin fine, quando non scrivo a matita, in genere uso Point 88 della Stabilo. Sono pennarellini, è vero, ma scorrono bene, lasciano un tratto netto, durano ragionevolmente a lungo e tra i tanti colori ho ritrovato qualcosa di simile al blue-black e al sepia della mia amata Lady Agatha. E anche un grigio che somiglia alla mina di una matita. E magari non è del tutto sensato scrivere con una penna perché scrive come una matita, ma tant’è.

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88Dopodiché, a fini di documentazione, ho provato a scrivere con cose bizzarre come pennini di varia natura, penne d’oca temperate, stili su tavolette cerate e chiodi intinti… no, non nel sangue – tranquilli. Ma quelli sono stati esperimenti e, pur con tutto il mio penchant per i secoli passati, devo confessarmi lieta di vivere in un’epoca di matite HB, Point 88 e Moleskine. 

E voi? Scrivete a mano? Con che cosa scrivete? Su che cosa scrivete? E scrivete leggibilmente?

 

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* Cena di laurea. Siamo in cinque – la neodottoressa, suo fratello e tre invitati. Tre pacchetti. La festeggiata apre il primo… penna. Levo le sopracciglia, incrocio lo sguardo del fratello e mormoro “Anch’io…” e il terzo invitato coglie e ci guarda inorridito. Tre penne su tre, povera ragazza.

A Manoultima modifica: 2013-10-23T08:05:00+02:00da laclarina
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5 Commenti

  • Io scrivo poco a mano, e ho una pessima grafia. Dicono da medico, pur non essendo tale. Solitamente uso penne a sfera a punta abbastanza larga, mentre la carta mi è del tutto indifferente. Anzi, a me piace un sacco scrivere su quella dei giornali, la più brutta di tutte!

  • A matita faccio gli schemi work-in-progress, su A4 con matita Karnak. Non mi piace la matita, troppo dura, ma questo passa il convento.A penna scrivo note su Post-it con penna Sigma Aldricht (congresso 2012). La Perkin-Elmer 2010, per dire, sembrava promettente, ma si è rotto il fermapenna e si è spezzato il fusto alla prima avvitatura troppo decisa. Sono campione mondiale di clic-clac (perdo i cappucci) e smonta-rimonta, quindi le penne devono essere resistenti, è fondamentale. E devono restare fissate al taschino del camice.Poi c’è il capitolo vetrografiche, e qui sono irremovibile. Assolutamente niente di diverso da Stabilo OHPen punta F su polipropilene satinato o verniciato matto in bianco.Per i testi strutturati (diciamo dalle 10 righe in avanti) uso il pc (dieci dita).È che non la penna regredisco alle scuole elementari. I miei scritti non hanno struttura, non hanno disciplina. Non riesco nemmeno a fare una lista della spesa, che sia ordinata.Dimenticavo, la storia delle 7-9 dita? 😀

  • Io ho cominciato a scrivere da ragazzino su una Olivetti Lettera, e oggi scrivo prevalentemente alcomputer.Uso le dita che posso.Credo mai più di dieci, ma più probabilmente cinque.Onestamente non credo che il numero di dita che si usamno per scrivere incida sulla qualità del testo.Ma potrei anche sbagliare.Sono uno di quelli che guardano più la tastiera che lo schermo.Sono uno scrittore, non un dattilografo.A mano scrivo male – dopo anni passati per ore ed ore a prendere appunti, al liceo, all’università, ho sviluppato dei ghirigori incomprensibili ai più.Weapon of choice – quaderno Mead Composition e penna biro nera.

  • Io scrivo le mie composizioni con la tastiera quando sono a casa e con matita su quaderni a quadretti piccoli, su tutte le righe, quando sono in giro. Anche quando lavoro, e lavoro con una tastiera, scrivo appunti a matita in continuazione su fogli di recupero. Curiosamente scrivo, dalle medie in poi, tutti i miei appunti in una sorta di stampatello minuscolo a volte un po’ distorto, riservando solo alle firme e ai vecchi compiti in classe o esami universitari il corsivo.My two centsYahn

  • Ah, ma ho dimenticato di rispondervi! Varietà di abitudini e gusti, vedo. E a mia volta dubito sul rapporto proporzionale (diretto o inverso) tra numero di dita e qualità del testo – ma confesso di avere allontanato dalla tastiera e sostituito gente che penosamente saltellava di tasto in tasto con i due indici, a mo’ di airone dubitoso… But it’s just my impatient nature. Sette-nove, Andrea? È questione del fatto che anulari e mignoli non collaborano allo stesso modo tutti i giorni. 🙂