Mag 15, 2015 - considerazioni sparse    Commenti disabilitati su A Patto di Mangiare Automobili

A Patto di Mangiare Automobili

NightMailDunque, l’altro giorno ho scritto questo post su “le due storie di fantascienza” di Kipling, citando With the Night Mail e As Easy as ABC, ricordate?

Ebbene, mi è stato fatto notare che in realtà di storie di fantascienza Kipling ne ha scritte ben di più – come Wireless, come The Eye of Allah, come in the Same Boat, come Unprofessional, come A Matter of Fact – e probabilmente qualche altra.

Io ho risposto che per me la fantascienza è solo quella con le navi volanti, il che era mostly uno scherzo. E dico mostly perché tutti sapete del mio rapporto complicato con la fantascienza. La cosa funziona così: avendo io paura dei r., non mi metto di sicuro a studiare le varietà, le abitudini e la riproduzione dei r.* E avendo paura della fantascienza, diciamo che non mi metto ad analizzarne la suddivisione in subgeneri. E potrei far notare che qualcuno una volta mi disse che i viaggi nel tempo sono fantascienza, e questo mi aveva convinta di potermi timidamente riconciliare con parte di un subgenere… Fino a quando quel qualcuno ammise di avere mentito in proposito.  Questo per dire che le mie idee in fatto di fantascienza non sono molto più precise di quelle in fatto di r., e si possono riassumere in un istinto a fuggire lontano, accompagnato da un paio di segnali di pericolo: otto zampe, navi volanti, distopie postapocalittiche – e poco altro.

Ora, non ho indagato sul numero di zampe di With the Night Mail e As Easy as ABC – ma di sicuro ci sono navi volanti e una distopia postapocalittica. Ergo, fantascienza – nel mio senso del termine.Kipling, Rudyard, 1865-1936, head-and-shoulder...

E tuttavia no, non sono scappata particolarmente lontano. Ho ricordi di avere letto entrambe le storie una quindicina di anni fa, senza riportarne traumi irreparabili – perché Kipling è Kipling, perché la distopia non è da prendersi particolarmente sul serio, e perché l’insieme non è affatto angoscioso.

Già che ci siamo, con questo sto ammettendo che la mia scififobia è un nonnulla incoerente. Che posso dire? Ne sono perfettamente consapevole. D’altra parte, stiamo parlando della stessa persona che ha il terrore delle farfalle, ma nessuna remora particolare nel prendere in mano i pipistrelli – e avendo detto questo, andiamo avanti.

Quindi, le storie dell’ABC sono inequivocabilmente fantascienza – e su questo siamo d’accordo, giusto? Le altre…

Questo forse è un buon momento per dire che non soffro nemmeno di particolare imbarazzo all’idea che Kipling abbia scritto fantascienza. Una delle cose che ammiro in lui – credo di averlo già detto ad nauseam, ma va detto di nuovo – è l’eclettica varietà dei suoi racconti. Dall’Impero ai fantasmi, dalla storia inglese alla massoneria, dallo humour a San Paolo, dal polo allo spionaggio – il buon Rudyard ha raccontato proprio di tutto, e quindi perché non un po’ di fantasciena.

scifiNon è questione di snobismo letterario, dunque. È proprio un’incapacità a classificare le altre storie in questione come fantascienza. A Matter of Fact è una faccenda di mostri marini – un mostro marino. Nessie non è fantascienza, giusto? The Eye of Allah è ucronia. In Wireless (che sono andata a rileggermi perché ne avevo ricordi piuttosto vaghi) gli esperimenti di trasmissione radio servono da sfondo a una faccenda non del tutto dissimile da The Finest Story in the World, con il commesso di farmacia che conosce Keats senza averne mai sentito parlare. Unprofessional e In the Same Boat immaginano bizzarre influenze sulle afflizioni del corpo e della mente**… Che devo dire? Sto provando, adesso mentre scrivo, a considerarle fantascienza – e proprio non ci riesco. Niente navi volanti, niente distopie, niente apocalissi recenti…

Il che, mi si è anche detto, non rende queste storie qualcosa di diverso dalla fantascienza – non più di quanto il mio rifiuto di considerarlo un manuale possa rendere il manuale d’istruzioni della mia automobile un ricettario.

E tuttavia, se io mangiassi automobili? Questo renderebbe il manuale l’equivalente di un ricettario, giusto? E siccome, dal punto di vista della fantascienza, si può dire che io mangi automobili, trovo che a suo modo la faccenda non faccia l’ombra di una grinza: a patto di mangiare automobili, Kipling ha scritto due storie di fantascienza.

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* Ho un vago ricordo di una storia in un libro di lettura delle medie: un aracnofobo che, per vincere la sua fobia, faceva un viaggio in cerca di… Right, mi fermo qui perché la sola idea mi mette la pelle d’oca.

** E in proposito mi viene in mente un’altra storia abbastanza simile – ma con un finale molto meno consolante – di cui al momento non ricordo il titolo.

 

 

 

 

 

A Patto di Mangiare Automobiliultima modifica: 2015-05-15T08:02:41+02:00da laclarina
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