Giu 3, 2015 - lostintranslation, Poesia    2 Comments

Febbre di Mare

3923894215_20aa1d139f_oSiccome sono al mare, e siccome pur avendovi parlato di John Masefield non credo di avervi mai messi a parte di Sea Fever, lo faccio adesso:

In Inglese…

I MUST go down to the seas again, to the lonely sea and the sky,
And all I ask is a tall ship and a star to steer her by,
And the wheel’s kick and the wind’s song and the white sail’s shaking,
And a gray mist on the sea’s face, and a gray dawn breaking.

I must down go to the seas again, for the call of the running tide
Is a wild call and a clear call that may not be denied;
And all I ask is a windy day with the white clouds flying,
And the flung spray and the blown spume, and the sea-gulls crying.

I must go down to the seas again, to the vagrant gypsy life,
To the gull’s way and the whale’s way, where the wind’s like a whetted knife;
And all I ask is a merry yarn from a laughing fellow-rover,
And quiet sleep and a sweet dream when the long trick’s over.

E traduzione funzionale:

Devo tornare al mare. Il mare solitario e il cielo,
E non chiedo altro che una nave a vela, e una stella per orientarmi,
E lo scatto del timone, e il vento che canta, e il tremito della vela,
E la grigia foschia sul volto del mare, e lo spuntar dell’alba grigia.

Devo tornare al mare, perché la marea mai ferma chiama
Ed è un richiamo alto e selvaggio a cui non si resiste.
E non chiedo altro che un giorno di vento, e nuvole in volo,
E l’aria fitta di gocce e spuma, e il richiamo dei gabbiani.

Devo tornare al mare, alla vita errante da gitano,
La via del gabbiano, la via della balena, dove il vento è un coltello affilato.
E non chiedo che una storia raccontanta da un altro allegro vagabondo,
E un sonno quieto  e buoni sogni quando sarà tutto finito.

In realtà avevo già tradotto – e decisamente meglio – questa poesia ai tempi di Acqua Salata e Inchiostro, ma naturalmente adesso non ho il testo al seguito, per cui per ora accontentatevi di questo. Appena torno a casa modifico.

E avrei potuto fare questo post a casa, vero? Sì, avrei potuto, ma mi è preso l’uzzolo di farlo qui, dove girandomi appena posso vederlo davvero, il mare .

Occorre considerare che Masefield, da giovanissimo allievo sottufficiale nella Merchant Navy, fece un viaggio transatlantico e mezzo e poi disertò perché soffriva di nausee così terribili e paralizzanti che non era certo di sopravvivere a un’altra traversata arrampicato a riva. Lì terminò la sua carriera navale, e quando scrisse Sea Fever non vedeva una nave da almeno quindici anni – né l’avrebbe vista più. E allora ecco questa poesia diventa una specie di inno per tutti coloro che il mare lo amano più in teoria che in pratica.

Quelli che leggono storie di mare una dopo l’altra, e poi stanno male sul materassino. Quelli che, alla fin fine, il mare sono fatti per desiderarlo standosene a riva.

Febbre di Mareultima modifica: 2015-06-03T16:06:29+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • Grazie di questa bella traduzione e delle notizie biografiche su Masefiled.

    Vorrei aggiungere due parole in difesa del poeta che credo spiagano anche il senso di questa poesia. Sono un appassionato di mare, di vela, e conosco bene questa febbre del mare che prende ad alcuni di noi, e so anche bene che un conto è navigare per piacere, da passeggero o da skipper di una imbarcazione moderna a vela, e una cosa completamente diversa era fare il marinaio in una nave a vela dei secoli scorsi. Noi moderni possiamo solo immaginare la durezza e pericolosità del lavoro. Dover andare a riva, cioè arrampicarsi su per gli alberi per sciogliere o imbrogliare le vele, con qualsiasi tempo e mare, senza cintura di sicurezza, è qualcosa che non tutti riescono a fare. Da sottolineare che lassù il rollio della nave è moltiplicato per dieci… io non me la sento di biasimare Masefield per aver gettato la spugna. Poi, è comprensibile che dopo qualche anno, il ricordo dei disagi subiti si sia affievolito, e sia tornata la febbre del mare. Magari voleva realmente tornare a navigare, non come equipaggio forse, ma forse la vita ha deciso altrimenti.

    • Oh, ma io non lo biasimo affatto, povero John… Trovo anzi che questa poesia deva parte del suo fascino proprio al contrasto con le vicende marittime del suo autore.Capisco benissimo il divario tra le aspirazioni e le capacità fisiche – e capisco ancor meglio il fascino del mare (o, a ben pensarci, di qualunque altra cosa) da lontano.