Mar 17, 2010 - pennivendolerie    5 Comments

Qualcosa di Contemporaneo

van-eyck-ritratto-di-giovanni-arnolfini-con-la-mogliea.jpgHo presentato il libro tre volte in cinque giorni.

No, veramente stasera non si parlava solo del Somnium, ma di tutti e tre i miei libri, il che è stato divertente: erano secoli che non tiravo in ballo Strada Nuova o Lo Specchio. Ho persino riesumato le diapositive del Ritratto Arnolfini per la bisogna, e c’erano gli Histriones a farmi il reading. Mi è piaciuto.

Comunque la costante, la domanda che tutte le volte arriva, anche se non sempre in pubblico, è: perché non provi a cimentarti con qualcosa di contemporaneo? E quando ho l’aria di implicare che ciò avvenga solo in occasione delle presentazioni, sto dando un’impressione fasulla. Ho perso il conto delle persone che leggono qualcosa di mio e poi mi dicono che dovrei scrivere qualcosa di contemporaneo…

E il bello è che, per lo più, lo dicono come se fosse un complimento.

Come se scrivere historicals fosse una specie di ripiego, un genere minore, una specie di apprendistato dal quale, prima o poi, mi dovrò pur emancipare. Oh, che bel libro! Adesso sei pronta, bambina: puoi passare a scrivere cose serie.

 Ed è perfettamente inutile dire che sto già scrivendo quello che voglio scrivere, grazie. Che la gente più contemporanea che ho scritto (i venti lettori de Gl’Insorti di Strada Nuova), è stata una faccenda faticosa e di limitata soddisfazione. Non perché i venti lettori siano venuti male, ma perché non mi è piaciuto granché scriverli.

In fondo, c’è un motivo se mi occupo di storia. Più di un motivo, a dire la verità: l’inafferrabilità degli eventi passati, il fascino di quello che non sappiamo più, il modo in cui, per gradi e per strati, si formano leggende e luoghi comuni -e letteratura, – l’evolversi della lingua e dei linguaggi, il sovrapporsi e contraddirsi dei punti di vista, le menzogne che durano secoli, la tensione fra resa antiquaria e reinterpretazione… flora e fauna che si coltivano assai meglio nei romanzi storici, con l’occasionale scampagnata in terreno metaletterario.

Quindi, mi sembra di avere le idee abbastanza chiare su quello che faccio e sul perché lo faccio… ma no: perché non scrivo nulla di contemporaneo? Non saprei… perché non mi viene bene? Perché non ho granché da dire in materia? Perché ci sono altre cose che so fare meglio? Perché non m’interessa terribilmente? E sia chiaro: non sono mai contraria a sperimentare generi nuovi, ma appunto: sperimentare. Buttare giù qualche pagina per provare un punto di vista, una tecnica, una voce, un soggetto. Esercitarmi. Vedere come funziona. Ma questo è un altro conto, e non è quel che intendono le anime benintenzionate secondo cui dovrei scrivere qualcosa di contemporaneo.

Non dico che non lo farò mai, perché si cambia. Magari verrà il giorno in cui vorrò provarci, per un motivo o per l’altro, ma per il momento va benissimo così, grazie.

Niente di contemporaneo. O il meno possibile. E senza zucchero.

 

Qualcosa di Contemporaneoultima modifica: 2010-03-17T08:43:00+01:00da laclarina
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5 Commenti

  • Da piccola ho imparato che molto spesso i lettori si sentono particolarmente importanti, come se un libro non avesse alcuna valenza senza qualcuno disposto a leggerlo. Forse mi sbaglio, è una cosa molto probabile in fondo perché di certo non posso definirmi una scrittrice, ma credo che spesso, gli scrittori, scrivano ciò che scrivono più per se stessi che per il mondo, per un loro bisogno interno di creare qualcosa… in fondo scrivere è molto più che un lavoro. Continua così.

  • Grazie… in realtà sono convinta che i lettori *siano* importanti. Le anime coraggiose che scrivono soltanto per sé non sentono la necessità di pubblicare, forse, ma io non appartengo al novero: voglio raccontare storie, e quindi sento la necessità di qualcuno che le legga, e ne apprezzo l’importanza. E’ la surreale sensazione che i miei libri non siano “adulti” a farmi sussultare ogni volta. Passerà… oppure, se non passa, mi ci abituerò.

  • I lettori sono molto importanti, lo riconosco, ma credo che per uno scrittore non dovrebbero mai diventarlo troppo. Sarebbe infatti un sacrilegio se, al venir meno del loro consenso, essi smettessero di scrivere..

    In ogni caso credo che alla prima occasione cercherò qualcosa di tuo, spero non ti dispiaccia.

    P.S.
    Complimenti! Hai conquistato il premio per il miglior commento sul mio blog! Hihihi

  • Continuo, continuo, tranquilla.
    E dispiacermi? Figurati! Au contraire, mi fa molto piacere.

  • Ah, e grazie per il premio. Arrossisco… 😉