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Set 19, 2014 - cinema e tv    3 Comments

The Good Wife

good wife logoNon so come non mi sia mai venuto in mente di parlare di The Good Wife.

The Good Wife è una serie americana creata dai coniugi King e prodotta, tra gli altri, da Ridley Scott.

La storia è quella di Alicia Florrick, un’agiata quarantenne il cui marito, procuratore di stato dell’Illinois, finisce in carcere per corruzione con scandalo sessuale incluso.

Ouch…

All’improvviso, Alicia si ritrova sola con due figli adolescenti cui provvedere… E lei sarà anche un brillante avvocato, ma non esercita da un decennio, presa com’era a fare la brava moglie e la brava madre. A darle un’occasione è la vecchia fiamma dell’università, Will Gardner, ora co-titolare di uno studio affermatissimo. E così Alicia si ributta nella mischia – e che mischia!

Quel che segue è una favolosa storia che combina la procedura legale con un’esplorazione lucida e senza sconti del sistema legale e politico americano, e nel farlo affronta ogni genere di dilemmi etici e morali e temi scomodi, senza mai concedersi un briciolo di zucchero.

La scrittura è superlativa. Ogni episodio è un arco teso alla perfezione, il tono sa coniugare molto bene dramma e commedia sofisticata, i dialoghi sono una gioia, i personaggi cambiano, imparano o non imparano (e ne pagano il prezzo), commettono errori e poi ne affrontano o subiscono le conseguenze – organizzate in meccanismi narrativi perfetti e spesso inattesi. Insieme a una notevole abilità nel ribaltare ripetutamente i giochi, questo fa sì che alla quinta stagione, ben lungi dal mostrare segni di stanchezza, TGW sia ancora in grado di dispensare sorprese.The Good Wife

Aggiungete una squadra di attori da bravi a ottimi (su tutti la protagonista Julianna Margulies e Christine Baranski), una regia elegante ed efficace e una colonna sonora che, senza mai prendere il sopravvento, valorizza magnificamente la varietà ritmica di ogni puntata – e viene da dire che questa serie abbia proprio tutto.

Vogliamo proprio trovarci un neo? A volte il personaggio dell’investigatrice Kalinda segue un po’ troppo da vicino il cliché della Donna Tosta Ed Enigmatica Il Cui Passato Torna A Morderla… Ma tutto sommato, e in vista della qualità complessivamente stellare della scrittura, della regia e delle interpretazioni, sono disposta a considerarlo un peccato veniale.

In Italia TGW arriva con una traduzione ben curata e il consueto magnifico doppiaggio – ma arriva penalizzata da una programmazione di seconda serata*. Se fossi malvagia, sospetterei la tivvù di stato di ritenere l’assoluta mancanza di buonismo inadatta alle menti impressionabili – ma in realtà è molto possibile che il problema sia una certa tendenza alle complicazioni tecniche in fatto di diritto americano…

Ma non lasciatevi scoraggiare: l’aspetto giuridico, oltre ad essere affrontato in modo ammirevolmente chiaro pur senza la minima ombra di spirito didattico, è integrale alle storie e alla storia – e il modo in cui King&King e Co. riescono a renderlo avvincente è una delle gioie di questa serie intelligente e ben confezionata.

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* Fino alla settimana scorsa su Rai 2, martedì sera, attorno alle 11 – e raramente puntuale. Adesso… mah.

Feb 11, 2010 - cinema e tv, grillopensante    Commenti disabilitati su Il più grande Italiano…

Il più grande Italiano…

A parte l’essere una consumatrice compulsiva di TG, non guardo molta televisione, e certo mai i giochi. Tuttavia, ieri sera ero a cena da amici, ed è così che mi è capitato di assistere a parte di una puntata di una trasmissione chiamata Il più grande, in cui un litigioso manipolo di personaggi televisivi e cronisti esteri finge di individuare, per eliminazioni progressive, il più grande Italiano di tutti i tempi.

Dico “finge”, perché mi rifiuto di credere che persone sane di mente eliminino spontaneamente e in buona fede gente come Michelangelo, Caravaggio e Dante da una lista in cui, a fianco di Totò e Anna Magnani, resiste baldamente (tenetevi forte…) Laura Pausini!!

Questo non ha nulla a che fare con il fatto che a me la Pausini non piaccia: il punto è che cosa ci facesse nella lista dei candidati, in primo luogo, quand’anche fosse la più grande cantante del creato universo! Comunque, non fingeremo neppure per un momento che ciò che accade in quella trasmissione sia spontaneo, a partire dal supposto televoto per finire con le baruffe pseudoletterarie tra Sgarbi e un obnoxious corrispondente tedesco di cui non ho afferrato il nome. Chiaramente si tratta di una serie di scelte autoriali, tese a giocare sul fascino della polemica, sui pregiudizi culturali della stampa estera e sul fattore-shock di certi accostamenti.

Quello che mi domando con qualche costernazione e non poco disgusto è quale immagine dell’Italia gli autori avessero in mente nel progettare questo programma della TV pubblica. Un’immagine rigorosamente politically correct, intanto, come si evince dal modo in cui tutti rifuggono con orrore dall’idea di bocciare Falcone e Borsellino. Poi un’immagine fatta di stereotipi, in base alla quale “Totò è Totò e non si tocca”, e la Magnani viene indicata come “modello per tutte le ragazze e donne italiane*”. Infine, un’immagine di fatua gaiezza, di pittoresca incuranza della nostra storia come del nostro futuro, di divertente ignoranza. E tutto ciò è ancora più inquietante perché i popoli fondano la loro idea di grandezza sui modelli a cui aspirano. Guardateci, dice l’Autore RAI a nome dell’Italiano Medio, noi siamo brava e allegra gente, non siamo pericolosi, siamo eterni bambini, simpatici, creativi e innocui, aspiriamo ad essere come Totò, come la Magnani, come la Pausinile nostre glorie letterarie, artistiche e scientifiche a mala pena le conosciamo, il nostro potenziale proprio non c’interessa. Lasciateci cantare, va’, che è meglio.

E adesso pensate alla corrente campagna pubblicitaria pro-canone, in cui varie celebrità della tivvù di stato visitano famigliole medie e felici, e abbonate, liete di pagare il canone, perché nella RAI si riconoscono… Ecco servita l’identità nazionale arrosto in salsa RAI, con contorno di 150° dell’Unità in agrodolce.

Qualcun altro ha la pelle d’oca?

E per finire, siccome una rapida indagine in rete mi ha rivelato che il format della trasmissione approda niente meno che dalla BBC, eccovi l’elenco dei 100 più grandi Britannici di tutti i tempi uscito dall’omologo programma inglese. Dopo avere accusato il colpo del n° 1 e, tutto sommato, dell’elenco nel suo insieme, mi sono un po’ sollevata il morale sghignazzando del n° 3, e ancora di più comparando le rispettive posizioni del n° 3 e del n° 5. Mica solo noi, dopo tutto… ma tutto considerato non è una gran consolazione.

ETA: Mi si dice che, alla fin fine, il “televoto” abbia ristabilito un qualche senso delle proporzioni, assegnando la vittoria finale a Leonardo, seguito da Verdi. A questo punto, direi che i casi sono due: o il risultato al televoto è genuino, e allora tutto sommato gli Italiani sono più assennati di come voglia dipingerli la RAI; oppure la faccenda è pilotata, e allora gli autori RAI sono astuti confezionatori di premesse controverse risolte in conclusioni consolanti, e io, con il mio rant, ci sono cascata appieno!

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* Si potrebbe voler trovare una lieve consolazione nel fatto che questa perla di saggezza sia stata partorita da una giornalista americana? Pur con tutta la simpatia che provo per gli Americani, il mio temperamento latino comincia a ribollire nel momento stesso in cui uno di loro comincia a parlarmi di pizze e di mandolini…

Nov 29, 2009 - cinema e tv, fenomenologia dello sbregaverze    Commenti disabilitati su Ehi di coffa! (Ed altre espressioni marinare)

Ehi di coffa! (Ed altre espressioni marinare)

A quanto pare, a nessuno è piaciuto abbastanza Henry Morgan da farci un film, con l’eccezione di una produzione italo-francese del 1960, il cui protagonista però è Steve Reeves. Siccome Reeves è quello che di solito faceva Maciste, ho arbitrariamente deciso di non considerare Il Pirata Morgan un film rilevante.

Ora, non è che Morgan non compaia mai, ma di solito è un personaggio secondario. Di sicuro, siamo lontani mille miglia da Steinbeck. Come in questo caso, Il Cigno Nero, in cui il Nostro è già diventato governatore della Giamaica, e rimane abbastanza sullo sfondo, a dare gli ordini che mettono in moto la trama, se di trama vogliamo parlare:

E poi quest’altro: Captain Blood. Il motivo ufficiale è che Rafael Sabatini basò liberamente il suo pirata fittizio su Morgan (nel romanzo Peter viene deportato nelle Americhe dopo essersi messo nei guai con la sollevazione di Lord Monmouth); ma è tutta una scusa per giustificare la mia debolezza per i vecchi, ingenui, adorabili trailer cinematografici:

 

Vagamente Imparentato

MSG non è celebre come altri suoi colleghi Sbregaverze in pantaloni, ma conta ugualmente una dozzina di adattamenti cinematografici e televisivi al suo attivo, a partire dal 1900 (anno, non secolo), quando doveva trattarsi di Sardou filmato. Per la maggior parte si tratta di produzioni francesi, ma ce ne sono alcune dal passaporto bizzarro, come il tedesco Napoleon und die kleine Waescherin (1920) e l’italo-portoghese, nonché ineffabilmente improbabile, Il Figlio di MSG* (1921). Don’t ask. Ci sono anche due produzioni USA, una del 1924, con Gloria Swanson, che si può considerare un film perduto, se è vero che tutte le copie sono svanite**, e quella che forse è la più celebre, del 1962, con Sophia Loren e Robert Hossein. Credevo che in anni più recenti la nostra Catherine fosse uscita di moda, ma apparentemente non è così. Almeno non in Francia, dove tra il 1974 e il 2002 ne sono state prodotte tre versioni, una delle quali con Annie Cordy (voce di Nonna Salice nella versione francese di Pocahontas***, amongst many other things).

Per una volta, YouTube mi delude, e non ho trovato granché da proporre, se non questa clip della versione USA del 1962, che è vivace e colorata, ma non ha molto in comune con Sardou… Però ha un buon ritmo.

 

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* Sì, uso l’acronimo perché non ho voglia di andare continuamente a caccia dell’accento circonflesso che andrebbe su Sans-Gène. Il giorno in cui qualcuno inventerà una tastiera multilingue, sarà sempre troppo tardi. O forse esiste già, solo che io non lo so?

** Curiosa scelta lessicale, svanite. Non è mia, però: presa tale e quale da IMdB. Vanished. Ho già voglia di scrivere una storia sulle copie di un film muto che spariscono una dopo l’altra…

*** Non so come so questo dettaglio, anche perché non ho mai visto Pocahontas in Francese, però sono certissima che è così. Una di quelle cose che restano impigliate tra i lobi del cervello, suppongo…

Ott 15, 2009 - cinema e tv, considerazioni sparse, fenomenologia dello sbregaverze    Commenti disabilitati su Noterella

Noterella

Dunque, mi si chiedono notizie della trasposizione televisiva di Kidnapped citata nel post su Alan.kilt2.jpg

Personalmente sono certa, più che certa, certissima che lo sceneggiato (allora si chiamavano così) sia stato trasmesso anche in Italia. Dalla RAI, ovviamente, nei primissimi anni Ottanta. Andava in onda all’ora di cena. O forse, date le abitudini di casa mia, a un’ora che potrebbe essere considerata “subito dopo cena”. Solo che, a quanto pare, me ne ricordo soltanto io. Lo sceneggiato fantasma: io sola l’ho visto, e persino la RAI, interpellata in proposito, nega che sia mai avvenuto alcunché di simile. Però io me ne ricordo benissimo, e non posso essermi sognata delle scene intere, inquadratura per inquadratura, giusto? Per non parlare della colonna sonora… Se qualcun altro ne ha memoria, please, fatemelo sapere. Mi sarebbe di grande consolazione.

Ad ogni modo, di adattamenti cinematografici e televisivi di Kidnapped se ne contano a decine… be’, no, non esageriamo: se IMDb è degno di fiducia, se ne contano 13 fra il 1917 e il 2005. Di questi 13 ne ho visti (in parte o totalmente) 6, e lo sceneggiato di cui parlo, produzione anglo-tedesca del 1978, pur avendo quell’inevitabile Seventish feel, è piuttosto fedele e piuttosto curato. I punti di forza sono la fotografia, la colonna sonora e David McCallum nel ruolo di Alan. Concesso: McCallum è troppo “carino” per il ruolo (altra caratteristica dello Sbregaverze: non è mai bello in senso convenzionale), ma oltre ad avere il vantaggio di un accento scozzese autentico, trovo che catturi molto bene l’irascibilità, la volubilità e lo spirito sardonico di Alan. Può darsi che sia un pochino carente nel dipartimento “dancing madness”, ma che vogliamo fare? E comunque, ha quell’aria da bantam da combattimento che associo ad Alan, senza diventare caricaturale. E’ un rischio che chiunque interpreti uno sbregaverze corre, e non sempre il risultato è ideale. Per esempio, Iain Glen nei panni di Alan è, per usare la definizione della mia amica Victoria, “più Jack Sparrow che Stevenson.” Ugh. Delusione nera: mi aspettavo di meglio da Glen. Ma d’altro canto, benché Michael Caine sia uno dei miei attori preferiti, non l’ho mai visto tanto fuori parte come nell’interpretare Alan. Caine magari erra nell’altro senso: talmente rigido ed inespressivo! E anche Peter Finch… no, no, no.

Un’altra cosa che mi piace di questa produzione, è che fa uno sforzo per definire il background di Alan, anche se per farlo deve discostarsi dal romanzo.* Per esempio, il Nostro ci viene mostrato alla battaglia di Culloden, forse in un ruolo un po’ più centrale di quello che sarebbe toccato persino all’Alan fittizio, ma efficacemente brusco e combattivo. Più tardi, lo vediamo alla non-corte francese di Bonnie Prince Charlie (che non esce troppo bene da questa sceneggiatura), mentre legge invece di partecipare a una partita di qualche sport. Anche questa è una scena che non esiste nel libro, ma fa riferimento alla pagina in cui Stevenson, attraverso David, parla delle molteplici perfezioni artistiche e intellettuali di Alan. Tutto ciò nel romanzo è detto e non mostrato, con l’eccezione dell’abilità nel suonare la cornamusa; lo sceneggiatore fa uno sforzo per mostrarlo, anziché dirlo. Nello stesso contesto, ci viene mostrato anche che Alan non è un buon cortigiano, che ha poca pazienza per le esitazioni del principe, e non ne ha affatto per le frivolezze dell’entourage. Se ne può dedurre che la Causa non abbia soverchie speranze, e che Alan lo sappia fin troppo bene. Ma tutti sappiamo, nevvero? che la Causa Persa è per lo Sbregaverze come il miele per l’ape.

Ad ogni modo, dubito molto che lo sceneggiato sia reperibile, men che meno in Italiano. Se qualcuno avesse voglia di dare un’occhiata comunque (non fosse altro che per sentire la bella colonna sonora), se ne può avere un assaggio su YouTube. Digitando “Kidnapped Stevenson” nella search box, si arriva a questa pagina, dove si trovano varie cose, tra cui un po’ di clip di questa versione** qualche pezzetto di una versione del 1938 (in bianco e nero, terribilmente holliwoodiana e solo vagamente imparentata con il libro), il video di un blogger che ha sgambato per tutte le Highlands ricostruendo il viaggio di Alan e David*** e anche, credo, qualche scena dalla versione con Michael Caine.

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* So perfettamente che cosa avete pensato, là dove c’era l’asterisco. Avete levato gli occhi al cielo, e vi siete detti: figurarsi se, trattandosi di Alan, la Clarina non perdona l’infedeltà al testo! Fosse stato qualunque altro personaggio, fosse stato il povero David (Idiota Ottuso), figurarsi gli alti lai! Vero che l’avete pensato? 🙂 

** Sotto il nome di “Kidnapped, aka David Balfour”, oppure “Fo Bhruid”, che è Gaelico per “Rapito”.

*** Sì: c’è gente strana, a questo mondo…