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Ott 3, 2018 - Furore Tremendo    2 Comments

Furie Postali – una Piccola Storia

wing openbookC’era una volta una Clarina cui, un martedì, si manifestò la necessità di leggere un libro, in via collaterale a un possibile lavoro di traduzione. Era un libro che, a dire proprio il vero, le sarebbe anche interessato possedere, cosicché decise di meta-recarsi in uno di quei luoghi elettronici in cui non solo vendono libri, ma promettono anche di consegnarli il giorno dopo. La Clarina fece dunque il suo acquisto, e si dispose a un’attesa breve.

L’indomani, tuttavia, niente libro.

Il giorno dopo, niente libro – ma in compenso, tornando dalla quotidiana passeggiatella prescritta dai medici, la Clarina trovò nella cassetta deputata una strisciolina di carta con cui le Poste&Telegrafi annunciavano di aver cercato di consegnare il libro senza trovare nessuno. Se proprio voleva, la Clarina poteva recarsi all’Ufficio Postale a partire dal sabato mattina, e ritirare il suo pacchetto…

La Clarina non era precisamente estatica: si era già di giovedì pomeriggio, e dover ulteriormente aspettare il sabato mattina significava che la necessità si faceva urgenza strillante… Una rapida indagine rivelò che la biblioteca cittadina non possedeva il libro in questione, e un prestito interbibliotecario avrebbe richiesto più giorni di quanti ne mancassero al sabato mattina…

Oh well. La Clarina decise che avrebbe fatto del suo meglio nel corso del finesettimana (benché intanto stesse rileggendo altre cose per altre necessità d’altra natura…) e, il sabato mattina, si recò alle Poste&Telegrafi armata della sua strisciolina di carta.

E…

PostOfficeWould you believe it? La Donzella delle P&T, dopo avere consultato il suo macchinario, informò ariosamente la Clarina che il pacchetto non c’era.

“Come sarebbe a dire che non c’è?” ringhiò la Clarina, sentendosi salire la pressione arteriosa?

Era a dire che non c’era. Forse era ancora in città e non sarebbe arrivato fino alla settimana a venire. Lunedì? No, che diamine. Forse – forse – martedì. D’altra parte, avevano tentato due volte di consegnarlo…

“Una volta,” disse la Clarina – in un tono che gente più impressionabile avrebbe cominciato a trovare pericolosetto.

“Due volte,” replicò tetragona la Donzella. “È scritto qui, vede?” E indicò la strisciolina di carta su cui si leggeva inequivocabilmente Giovedì pomeriggio, Seconda Gita.

Ora, vedete, quegli stessi medici che avevano prescritto alla Clarina passeggiatelle quotidiane, le avevano anche vietato sforzi improvvisi e furie… La Clarina respirò profondamente, contò fino a dodici e uscì da destra senza far nulla di peggio che mormorare udibilmente cose come servizio indecoroso. Avesse avuto un mantello da assessarsi sulla spalla, l’avrebbe fatto – ma non l’aveva. Dove sono i mantelli, quando servirebbero?

Anyway, ormai era troppo tardi per qualsiasi cosa che non fosse organizzarsi… er, diversamente – e la Clarina fu costretta a far così. Inutile dire che la sua già abissale opinione delle Poste&Telegrafi si era abbassata di altre quarantotto o quarantanove tacche…

Passò il finesettimana, passò il lunedì e giunse il martedì. Ormai alla Clarina non pungeva più d’andare a ritirare il pacchetto, e non ci andò. Recossi all’Ufficio Postale il mercoledì, riconsegnò la strisciolina, e la Donzella delle Poste&Telegrafi le diede il pacchetto al modo di una benevola concessione… Una volta di più, la Clarina pensò alle sue coronarie – ma non poté fare a meno di sollevare una piccola questione.

“Mi può dire quando sarebbe stato effettuato il primo tentativo di consegna?” chiese – in un tono, vi assicuro, del tutto ragionevole.

La Donzella guardò la Clarina come si guarda una persona fuor di senno. “Giovedì pomeriggio,” disse, indicando la data segnata sulla strisciolina di carta.

“No, quella è la data del secondo tentativo.”

“No, del primo. Non ce n’è stato un altro.”

E come no?

E come no?

“Lo penso anch’io, francamente – ma lei mi ha fatto notare la settimana scorsa che l’avviso parla di secondo tentativo…”

Alla Donzella non restò che consultare il macchinario. “Ah… Giovedì…” mormorò.

La Clarina sorrise molto, molto dolcemente. “Ah, lo vede? Aveva ragione lei: un primo tentativo non c’è stato affatto.”

La povera Donzella cominciava ad annaspare. “Ma se dicono che questo era il secondo…”

La Clarina, sempre molto dolcemente, fece notare che giovedì pomeriggio era stata fuori casa per meno di un’ora. A meno che i due tentativi fossero stati fatti in rapidissima successione… “Perché vede, sia mercoledì che per tutto il resto di giovedì, c’è sempre stato qualcuno in casa.”

Come molti che sono in torto, la Donzella assunse un’aria bellicosa. “Io non so cosa farci!” esclamò. “Non li faccio mica io, i recapiti. Se vuole fare un reclamo, lo faccia alla direzione centrale!”

La Clarina fece notare come, nel corso dei decenni, avesse presentato tanti reclami alle Poste&Telegrafi da tappezzarci una bifamigliare dentro e fuori – senza che mai ne fosse venuto nulla.

“Ah, è vero,” ammise la Donzella con una scrollata di spalle. “Non conta niente.”

E qui la Clarina pensò di nuovo alle sue coronarie, e uscì da destra – mormorando udibilmente cose poco lusinghiere sul servizio postale e rimpiangendo una volta di più la mancanza di un mantello.

E poi tornò a casa a sfogare la bile in un post chilometrico – sperando che infuriarsi per iscritto non faccia troppo male alla salute.

 

Ott 23, 2015 - Furore Tremendo, gente che scrive, romanzo storico    Commenti disabilitati su Il Romanziere Istantaneo

Il Romanziere Istantaneo

Rant ahead, vi avverto.

coauthorsAllora, dicevamo che ne L’Uomo dal Guanto* a un certo punto, i due protagonisti contemporanei decidono di scrivere un romanzo storico – possibilmente un bestseller. Sì, è vero, non l’hanno mai fatto prima, e non conoscono i “trucchi del mestiere”, ma sono due storici, “abituati a scrivere con proprietà” e provvisti di un argomento esplosivo… In fondo “è soprattutto l’argomento il motivo d’interesse principale”… E l’implicazione si è che diamine, che ci vorrà mai?

Vi sembra irritante e implausibile? Dovrebbe – e tuttavia, guardate: potrebbe essere peggio. Se non altro, Salvatore&Silvio sono due storici, con lunga esperienza di ricerca generale e specifica alle spalle, ben documentati e con un interesse nei confronti di Shakespeare e del suo tempo**, della letteratura e dell’arte…

Pensate invece al protagonista de Il Manoscritto di Shakespeare, di Domenico Seminerio. Costui, un professore di Liceo con un romanzo (contemporaneo e autobiografico) pubblicato, a un certo punto si ritrova per le mani le prove manoscritte e inconfutabili della sicilianità di Shakespeare***. Benché il nostro sia alquanto scettico, qualcuno gli chiede di cavarne un romanzo storico – e quest’anima bella che fa? Invece di obiettare che non l’ha mai fatto prima, che non conosce il mestiere, che ci vogliono lunghe ricerche o qualche altra cosa sensata, si procura qualche libro di storia dell’arte (per avere un’idea di abbigliamento e mobilio dell’epoca, you know), si siede alla scrivania e, nel giro di qualche settimana, produce un romanzo storico con piena soddisfazione sua e del committente.

A Saramago, ne La Storia dell’Assedio di Lisbona, non serve nemmeno il manoscritto ritrovato. E nemmeno Shakespeare, in realtà. Tutto ruota attorno a uno stimato correttore di bozze che, in un momento di follia, aggiunge un “non” al saggio di storia medievale che sta correggendo, negando la riconquista di Lisbona da parte dei Portoghesi. E non solo l’editore, anziché licenziare in tronco lo sciagurato, pensa bene di commissionargli un romanzo ucronico su Lisbona non riconquistata – ma lo sciagurato che, badate bene, non ha mai scritto una riga in vita sua, vince al volo qualche pallida riluttanza e accetta.  Senz’altra documentazione oltre al libro di cui ha corretto le bozze, lo vediamo meditare su come entrare nella testa di questa gente del XII secolo, e poi abbozzare una piccola scena in cui un armigero e una lavandaia s’incontrano al fiume e, in breve tempo, ecco a noi un romanzo ucronico perfettamente pubblicabile.

Quindi, vedete, scrivere un romanzo storico è facilissimo e indolore: mettete in una ciotola capace una buona conoscenza di grammatica & sintassi****, unite un argomento interessante, meglio se un po’ controverso. Aggiungete acqua calda, mescolate et voilà: romanzo storico istantaneo.

Non ci vuol nulla, sussurrano Covarrubias, Seminerio e Saramago. Why, qualunque individuo ragionevolmente istruiti può sfornare un romanzo storico senza bisogno di esperienza o trucchi del mestiere e – peggio ancora – senza interesse particolare per l’epoca, il soggetto, il genere, e poco meglio che senza ricerca e documentazione. In fondo, non stiamo nemmeno parlando di letteratura… Roba di genere, un mestiere che si esercita per trucchi…*****

E sentite, lo so: anni di ricerche, letture infinite, esperienza precedente, due o tre lunghe stesure, settimane di revisione, frustrazioni, biscotti al cioccolato, camminate sulle scogliere (metaforiche) e tutto il resto difficilmente sono buona materia narrativa. Lo so, e sono anche abbastanza d’accordo – salvo rare eccezioni. Ma allora lasciamoli fuori dai romanzi e giù dai palcoscenici, questi romanzieri storici – almeno mentre scrivono. Che bisogno c’è di ritrarli – di ritrarci mentre mettiamo insieme romanzi come se fossero altrettante scodelle di minestra liofilizzata.

__________________________

* Poi la pianto, promesso.

** Yes well, poi magari sfugge loro qualche particolare – come il tè nel XVI secolo – ma non sottilizziamo.

*** Essì. Anche lui. Che vogliamo farci?

**** Certo, essere docenti universitari o liceali o correttori di bozze aiuta…

***** Sì, è del tutto possibile che ultimamente io passi troppo tempo in compagnia di certi teatranti elisabettiani…

 

Ott 23, 2015 - Furore Tremendo, gente che scrive, romanzo storico    Commenti disabilitati su Il Romanziere Istantaneo

Il Romanziere Istantaneo

ECCO NO, PER DIRE… QUESTE QUI SOTTO SONO LE SPOGLIE DI UN POST AZZANNATO DAL BLOGO MANNARO.

DI NUOVO.

 

Rant ahead, vi avverto.

mentre mettiamo insieme romanzi come se fossero altrettante scodelle di minestra liofilizzata.

__________________________

* Poi la pianto, promesso.

** Yes well, poi magari sfugge loro qualche particolare – come il tè nel XVI secolo – ma non sottilizziamo.

*** Essì. Anche lui. Che vogliamo farci?

**** Certo, essere docenti universitari o liceali o correttori di bozze aiuta…

***** Sì, è del tutto possibile che ultimamente io passi troppo tempo in compagnia di certi teatranti elisabettiani…

Ott 21, 2015 - blog life, Furore Tremendo    Commenti disabilitati su Blogo Mannaro…

Blogo Mannaro…

wereblogEcco, ieri sera ho scritto un post.

Quasi seicento parole in fatto di romanzieri storici e non, con illustrazioni e note a pie’ di pagina.

E l’ho programmato per questa mattina, e poi non me ne sono più preoccupata affatto. E due minuti fa mi sono accorta che il post non c’era più.

O meglio, ce n’era un pezzettino di coda: l’ultima frase e le note.

Nient’altro.

Mangiato. Inghiottito. Divorato nottetempo.

Come sia successo davvero non so immaginare… Sono basita e anche un nonnulla furiosa.

E adesso non ho tempo di riscriverlo. Lo farò – per venerdì o per la prossima settimana – ma per ora dovete accontentarvi di sapere che il post c’era e adesso non c’è più. Mangiato. Inghiottito. Divorato nottetempo.

Probabilmente SEdS aveva l’impressione di comportarsi benino da troppo tempo. Oppure io ho fatto qualcosa di singolarmente idiota.

Hmf.

Portate pazienza, ci sentiamo venerdì.

Gen 21, 2015 - Furore Tremendo    2 Comments

Il Ritorno Della Linea

TelCi sono! Ci sono, o Lettori – ci sono.

Non sono stata inghiottita da un buco nero, né rapita dalla Gente Piccola, né spiaggiata nel XVI Secolo…

In realtà, tutto è cominciato con una rapina…

Ma andiamo con ordine. Il primo pessimo segno è stato sabato mattina, quando mi sono accorta che l’ADSL era congelata. Mi sono vagamente seccata, ma non più di tanto. A volte capita. Ed era mattina presto, quando i miei neuroni sono ancora occupati a stiracchiarsi e scambiarsi pigramente qualche informazione mentre sorseggiano il primo tè della giornata…

Quindi ho aspettato quasi le nove prima di provare a segnalare alla ersatz SIP che l’inconveniente persisteva. E quello è stato il momento in cui mi sono resa conto che anche il telefono era muto.

Oh.

Di nuovo.

E sì, confesso che il primo pensiero è stato che qualche altra compagnia telefonica si fosse proditoriamente impadronita di noi, come era sucesso a maggio – ricordate? Allora c’era voluto più di un mese per recuperare la linea… Con il cuore pesante, ho contattato Telecom* per segnalare il guasto. Sono passata attraverso la consueta trafila di bivi registrati e digitazioni con cancelletto, e ho ricevuto tre serie di istruzioni contradditorie – e questo ve lo dico a titolo puramente istruttivo: la prima voce registrata ingiunge di staccare tutti gli apparecchi e modem tranne un telefono; la seconda si raccomanda di assicurarsi che il modem sia acceso e connesso; l’operatrice vuole che si stacchi tutto… L’importante è avere le idee chiare.

Ad ogni modo, dopo lunghi controlli, prove e sospiri all’altro capo del telefono, mi si annuncia un guasto (e chi l’avrebbe mai detto?) da ripararsi entro due giorni. Prima che io possa chiedere se il sabato sia da considerarsi lavorativo, l’operatrice ha già salutato e riattaccato.

Hm…

E nel frattempo si scopre che, nel corso della notte, i ladri hanno rapinato la banca qui accanto, entrando a colpi di flessibile, svaligiando il Bancomat da dentro e, si presume, tagliando le linee telefoniche. Il che potrebbe spiegare come mai parte del paese sia senza telefono – e, se non lo spiega, è davvero una notevole coincidenza, non trovate? Ma in realtà, il dubbio che mi assilla è un altro: è lavorativo, il sabato? E di conseguenza, quando potrò sperare di riavere la mia linea?

Il busillis si risolve con un secondo tentativo: non mi fanno più parlare con un operatore, ma una voce registrata mi reitera il concetto dei due giorni, precisando che il termine è entro il 20 di gennaio. Se, dopo tale data, il problema persiste, allora posso sperare di parlare con qualcuno per chiedere lumi.

E si potrebbe anche discutere sul concetto di “entro”, perché il 20 viene, trascorre e finisce senza che accada alcunché.

(E io intanto lavoro alla buona vecchia maniera – con la carta – e vado avanti abbastanza bene con la struttira del romanzo, e cerco invano una lista dei sindaci di Londra dal 1587 al 1597, e mi arrovello sugli spostamenti della corte di Elisabetta…) old_telephone

Questa mattina, quando ormai è inequivocabilmente il 21, e il problema persiste – oh, se persiste! – mia madre riprova con Telecom. Dopo la trafila abituale, un’operatrice spiega, un tantino seccata, che il guasto è importante, e il termine per la riparazione è, come ognun sa, entro cinque giorni lavorativi–

No, obietta la genitrice. L’operatrice di sabato aveva chiaramente parlato di due giorni. E, d’altronde, la registrazione indicava il termine nel venti di gennaio.

L’operatrice, con un’alzata di spalle che si sentiva attraverso il telefono, dice che non sa che cosa farci, che lei non c’entra niente, e che entro cinque giorni lavorativi–

Perché non dirlo, allora? Si altera la genitrice. Perché continuare a sbandierare il termine del 20, quando in realtà?

“Ma cara signora, non vorrà mica che avvisiamo tutti personalmente!?”

Ora, mia madre è una prof di Lettere in pensione, una dolce signora anzianotta dall’aria tenera e innocua… Non v’immaginate – nessuno s’immagina – quanto possa diventare caustica e devastante quando qualcosa risveglia il suo tirannosauro interiore. L’operatrice passa cinque minuti interessanti a discutere di comunicazioni preregistrate e di numero di linee coinvolte (frankly, il mio villaggio non è precisamente il centro di New York… quanta gente avrebbero dovuto avvertire?), ma la morale sembra essere che siamo isolate fino al 22 – nella migliore delle ipotesi.

E qui si potrebbero fare interessanti calcoli. Perché il 22? Perché il 22 sia il quinto giorno, bisogna considerare lavorativo anche il sabato. Ma se il sabato è lavorativo, perché i due giorni arrivavano al 20?

Mistero.

Dopodiché, non so per quale miracolo, la linea è ricomparsa un quarto d’ora fa – benché sia soltanto il 21 – e ne approfitto per comunicarvi che sono viva, e che tutto va più o meno bene.

Durerà? Chi può dirlo.

Ma almeno adesso sapete come, dove, cosa e perché.

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* Mi piace di più ersatz SIP – ma è scomodo.

Nov 21, 2013 - blog life, Furore Tremendo    5 Comments

Traslochi & Disastri

Sì, lo so, ieri siete venuti da queste parti come d’abitudine e, per la prima volta da un sacco di tempo, non avete trovato un post.

E SEdS aveva anche un aspetto bizzarro.

E siete rimasti perplessi.

In parte è colpa mia: sapevo che tra lunedì e martedì Myblog avrebbe traslocato su WordPress, e ho preso anche qualche precauzione minima, ma la faccenda è arrivata in coincidenza con il debutto di Acqua Salata e Inchiostro, e… be’, diciamo che avevo la testa altrove.

Così non vi ho avvertiti debitamente, non ho predisposto un post in automatico per ieri mattina – mea culpa.

Il resto, però… Be’, forse anche il resto è colpa mia: non avrei dovuto fidarmi delle assicurazioni di Myblog, secondo cui il trasloco sarebbe stato automatico e indolore. Ma nel mio candore mi sono fidata, e ieri ho potuto costatare che il trasloco è stato una catastrofe.

SEdS ha cambiato faccia, ma nemmeno troppo. L’aspetto nuovo lo vedete – e forse potete considerarlo ancora work in progress per un po’, ma quello è l’ultimo dei problemi.

Il problema è che quasi tutti i miei widget sono spariti – e in compenso, nella pagina di gestione, ho pronti e inutilizzabili quelli di qualcuno che si occupa di matrimoni, confetti e bomboniere*. Sapete com’è quando la ditta di traslochi vi scarica gli scatoloni in corridoio, voi ne aprite uno, e ci trovate gli altrui orologi a cucù e pastorelle di porcellana?

Ecco, così.

Per di più, non sembra facilissimo recuperare i miei. Il mio blogroll è sparito – e lo ricostituirò. La mia libreria di aNobii è sparita – e forse, considerando da quanto tempo non l’aggiornavo, posso farmene una ragione. I link al mio sito e alle pagine del Somnium sono spariti – tutto da rifare.

E apparentemente, la ditta di traslochi ha confuso anche i link a Twitter, a Facebook e ai feed: quelli che vedete in altro a destra portano a qualcuno che non sono io – e, di nuovo, non ho idea di come sistemarli. O di come sistemare il link “contact” che, se ci cliccate sopra, vi porta misteriosamente a un Piccolo Bollettino Diurno a un post a caso.

Se non bastasse, si direbbe che siano andati perduti un po’ di post, e non sembra esserci modo di inserire nella sidebar immagini con o senza link, e ancora non so che altro.

Aggiungete il fatto che apparentemente noi che migriamo da Myblog siamo figli di un WP minore, perché le opzioni sono limitatissime: l’interfaccia è tanto spartana da essere deprimente, abbiamo la più scarna delle scelte in fatto di temi, di widget, di plugins, di menu e di tutto quanto, non possiamo notificare i post su Facebook e Twitter, non possiamo accedere alle statistiche del sito – e ancora non ho finito di scoprire che cosa non posso più fare, o non funziona, o si è smarrito per strada…

E dire che, quando ho saputo della migrazione, ho intrecciato una piccola danza di gioia, perché da tempo meditavo di trasferirmi su Wodrpress… E avrei fatto bene a farlo per conto mio, senza sperare che Myblog gestisse la faccenda come si deve. Adesso mi aggiro per quel che resta del mio blog, costatando i danni e i buchi lasciati in cinque anni di lavoro – e credetemi se vi dico che sono furibonda.

Per cui adesso dovrete avere pazienza. Contatti, link, newsletter, immagini… ci vorrà un po’ di tempo prima che SEdS torni a una parvenza di normalità. Ci lavorerò un po’ per volta, cominciando con lo sgombrare gli scatoloni di confetti e bomboniere.

Ma al momento non è che lo spirito sia dei migliori.

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* O blogger de L’Étoile, se passa di qui, sappia che i suoi widgets li ho io. Lei ha per caso i miei?

Piccolo Bollettino Postale

E a volte poi ci si chiede…

Perché siamo sinceri: quando si cincischia futilmente per mezza mattinata, fissando lo schermo, aggiungendo tre parole ogni tanto e poi cancellandone cinque, e poi si va in posta – e si deve aspettare per mezz’ora abbondante, e in quella mezz’ora (forse messe in movimento dal furore epico dell’attesa) all’improvviso le idee si presentano in numerosa abbondanza e buona forma, e si tira fuori il taccuino*, e si combina in mezz’ora più di quanto si sia messo insieme negli ultimi due giorni…

Quando tutto questo accade, che cosa bisogna pensare?

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* Visto? Sempre, sempre, sempre portarsi un taccuino. E una penna.

PBD – Sei Tipi d’Idiota

Gli idioti si lasciano sfuggire le scadenze.

Se le lasciano sfuggire mentre rincorrono altre scadenze.

Si convincono di avere tempo fino all’inizio del mese prossimo – convinzione fallace.

E così per quest’anno perdono il giro al concorso perfetto per il loro atto unico…

Gl’idioti allora si mangiano le unghie e chiamano se stessi in molti modi interessanti.

E ci postano su.

Nov 12, 2012 - Furore Tremendo    Commenti disabilitati su PBN

PBN

E sto di nuovo procrastinando in grande stile…

Doom. Gloom. Despair.

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