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Gen 14, 2014 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino E Basta

Piccolo Bollettino E Basta

DoorE poi a volte, nel corso di una notte ventosa e insonne… folgorazione!

Come se si aprisse una porta – e la porta conduce a una tecnica sofisticata, un’idea cui si faceva la corte da tempo per tentativi, un po’ balzellon-balzelloni.

Ma adesso non solo la porta è aperta, ma ci si ritrova più avviati di quanto si credesse, e avanti a vele spiegate (e metafore miste assortite)…

Er… d’accordo, basta. È solo uno di quei momenti Eureka, e volevo… sì, così.

Ecco.

Gen 10, 2014 - blog life, scribblemania    2 Comments

Dialoghetto Semitragico

Senza Errori di Stumpa – So…

La Clarina – So?

SEdS – No, dico: e allora?

La Clarina (con fasulla ariosità) – E allora cosa?

SEdS – Quand’è che pensi di trasferirmi?

La Clarina – Ah… trasferirti.

SEdS – Non vorrai mica lasciarmi qui! Ma guardami, perbacco!

La Clarina – Ti guardo. Non sei brutto a vedersi…

SEdS – Non fingere di essere ottusa, vuoi? Sono miserello e ingombrante al tempo stesso, non c’è verso di commentarmi, ho un RSS che funzionerebbero meglio dei messaggeri a cavallo, non c’è verso di farmi fare nulla… Si può sapere che diavolo aspetti?

La Clarina – È che…

SEdS (se avesse gli occhi, li ridurrebbe a due fessure) – Non sarà che vuoi lasciarmi qui, vero?

La Clarina – In realtà non so troppo bene…

SEdS – Che cosa non sai troppo bene?

La Clarina – Sai che abbiamo perso un sacco di lettori, vero?

SEdS – Non vedo come potremmo recuperarne restando in questa situazione.

La Clarina – Nemmeno io.

SEdS – E…?

La Clarina – E non lo so. Non sono del tutto certa… Oh, non prendere quell’aria! Non è come se la migrazione ulteriore fosse facile.

SEdS – Hai chi ti aiuta.

La Clarina – Del che sono molto grata, ma che succede se perdi altri pezzi per strada, come mi si dice che potrebbe accadere?

SEdS – Non potrà essere davvero peggio di così.

La Clarina – Immagino di no, ma…

SEdS (comincia ad allarmarsi sul serio) – Ma?

La Clarina (si morde un labbro, aggrotta la fronte, guarda altrove, si torce le mani…) – Ecco, non so se… Non voglio dire che… Ma insomma, vedi…

SEdS (se fosse equipaggiato per farlo, si aggrapperebbe alla più vicina tenda di velluto, portandosi alla fronte il dorso della mano) –  Oh numi, o ciel! Tu vuoi assassinarmi!

La Clarina – Be’, detto così suona un pochino brutale, ma…

SEdS – Ma che? Dopo cinque anni di lavoro, dopo tutte le soddisfazioni che ti ho dato, dopo tutto quello che hai fatto per me…?

La Clarina – Non buttarla sul patetico.

SEdS – Patetico, dice! Bestiolina, ti rendi conto di quanto ti mancherei, vero? E i lettori? Pensa a quanto ti mancherebbero i lettori! E poi tu sei una scrittrice, e gli scrittori devono, proprio devono avere un blog!

La Clarina – Ecco, proprio a questo proposito…

SEdS (con tragica ferocia) – Che cosa!?

La Clarina – Non è da oggi che me lo chiedo: siamo sicuri che tu non interferisca? Con la scrittura, intendo.

SEdS (looks wounded) – Io?! Interferire… io?

La Clarina – Insomma, non puoi negare che il tempo che passo a scrivere te è tempo sottratto al teatro e a tutto il resto.

SEdS (tenda di velluto di nuovo, ma stavolta, se avesse una mano, se la porterebbe tremante al cuore) – Sot-tratto

La Clarina – Tra una cosa e l’altra, sei un impegno non da poco, sai?

SEdS – Ma se mi scrivi solo tre volte la settimana!

La Clarina – Sono tante.

SEdS – Un sacco di gente posta tutti i giorni.

La Clarina – Gente più brava di me. E comunque stai convenientemente ignorando il semipost domenicale e Scribblings.

SEdS – Tchah! Quella patetica specie di settimanale.

La Clarina – Come che sia, va a finire che sono sei post ogni settimana. Qualche volta sette. Senza contare i piccoli bollettini.

SEdS – Be’, nessuno può dire che tu non scriva tutti i giorni…

La Clarina – Ma è proprio questo il punto: quante volte scrivo te anziché scrivere altro?

SEdS – Debbo dedurne che non sia per il tuo blog che vuoi essere ricordata dai Posteri?

La Clarina (dà un sospirone infelice) – !

SEdS (sulla melodia strappacuore del duetto Santuzza-Turiddu) – ♫ E dunque tu vuoi assassinarmi? ♫

La Clarina – Ma no…

SEdS – E allora, che cosa vuoi fare?

La Clarina – Non lo so. Proprio non lo so…

Calano le luci. Sipario. Fine Atto I.

Gen 2, 2014 - scribblemania    2 Comments

Piccolo Bollettino Soddisfatto

jan1Ieri, in base al principio secondo cui quel che si fa il primo dell’anno poi si fa tutto l’anno, mi sono assicurata di scrivere per qualche ora.

E il risultato si è che non solo ho scritto, ma ho anche finito qualcosa: la prima stesura del terzo pezzo del mio trittico natalizio.

True, è solo una prima stesura, e il trittico non è ancora tutto nella stessa lingua, e almeno uno dei pezzi precedenti richiede, a ben pensarci, qualche piccola revisione… Ma considerando la rarità stessa del finire in gennaio le natalizietà cominciate a dicembre, e considerando l’aspetto augurale-simbolico della faccenda, non sono del tutto insoddisfatta.

E così il primo bollettino del Quattordici è un buon bollettino. May it prove a good omen.

Dic 12, 2013 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino Decembrino

Piccolo Bollettino Decembrino

hE non è come se non avessi un sacco di cose da scrivere e pochissimo tempo per scriverle… ma come si fa a resistere alla tentazione di cimentarsi con una piccola cosa natalizia?

E questo magari sarebbe anche umano – ma due piccole cose natalizie?

Eh… Ve l’ho detto, vero, che dicembre è un mese così?

Nov 26, 2013 - scribblemania    Commenti disabilitati su Piccolo Bollettino Speranzoso

Piccolo Bollettino Speranzoso

Ahoy there!

Mi vedete? Era un po’ che trascuravo i bollettini, vero?

E niente, visto che l’influenza mi chiude in casa, ne approfitto per scrivere. Ok, per revisionare, ma capite quel che intendo.

Adesso stampo il primo atto della revisione in corso – che ancora non ha un titolo definitivo – e intanto cerco il nome di uno stampatore tardocinquecentesco con il giusto numero di sillabe, e poi vediamo.

 

Nov 12, 2013 - scribblemania    2 Comments

Piccolo Bollettino Così

Too late.jpgE in via di principio sarebbe meraviglioso, quando senza nessun motivo in particolare, in un momento qualsiasi, del tutto fuori dal blu, la parola giusta fa capolino di tra i lobi del cervello – tutta luccicante e perfetta.

Poi, quando capita in ritardo di tre settimane giuste, è un nonnulla meno meraviglioso.

Too late – ma per essere bella è bella. Se è ancora disponibile su La Dante, potrei anche adottarla, in segno di buona volontà.

Nov 5, 2013 - scribblemania    3 Comments

PBD

E quindi adesso sarebbe ora di passare al lavoro successivo. Di togliere qualche vecchio contaparole qui a sinistra e di aggiungerne uno nuovo. Di avviare una nuova bacheca su Pinterest…

Oh, d’accordo c’è il Progetto Misterioso – di cui magari vi parlerò più avanti, ma sarebbe davvero ora di cominciare qualcosa di nuovo.

E la tentazione è quella di revisionare una volta per tutte il mio play in tre atti in’Inglese, lucidarlo a cera, trovargli un dannato titolo una buona volta, e poi cominciare a mandarlo Là Fuori in cerca di fortuna…

Però esito e nicchio e titubo perché cominciare con una revisione mi sa di procrastinazione, e non sarebbe meglio mettersi al lavoro su qualcosa di nuovo?

Però non comincio qualcosa di nuovo perché ci sono i tre atti quasi pronti but-not-quite, che siedono in attesa nell’hard disk e si mangiano le unghie…

Ho tanto la sensazione che, se avessi una coda, me la starei mordendo.

 

Piccolo Bollettino Postale

E a volte poi ci si chiede…

Perché siamo sinceri: quando si cincischia futilmente per mezza mattinata, fissando lo schermo, aggiungendo tre parole ogni tanto e poi cancellandone cinque, e poi si va in posta – e si deve aspettare per mezz’ora abbondante, e in quella mezz’ora (forse messe in movimento dal furore epico dell’attesa) all’improvviso le idee si presentano in numerosa abbondanza e buona forma, e si tira fuori il taccuino*, e si combina in mezz’ora più di quanto si sia messo insieme negli ultimi due giorni…

Quando tutto questo accade, che cosa bisogna pensare?

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* Visto? Sempre, sempre, sempre portarsi un taccuino. E una penna.

A Mano

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88“Sei veloce a battere al computer,” disse l’Osservatore casuale.

“Hm…” mugugnò la Clarina, senza staccare lo sguardo dallo schermo, né i polpastrelli dalla tastiera.

“Ma usi tante dita?” insisté l’OC, benché potesse vederlo benissimo da sé.

“Dalle sette alle nove, a seconda delle giornate,” rispose la Clarina – un po’ perché era vero, e un po’ per far sobbalzare l’OC.

Alla periferia del campo visivo della Clarina, l’OC sobbalzò debitamente, e poi digerì l’informazione per un pochino. Non chiese da che cosa dipendesse la variazione da giornata a giornata – quella è una domanda che, di solito, pone la gente di formazione scientifica.

“Io più di due dita proprio non le so usare,” disse invece, a digestione ultimata. E lo disse con quel tono vagamente superiore che in genere prelude – e anche questa volta preludeva a… “Io scrivo a mano. Non riesco a pensare con una tastiera, e non so immaginare come tu ci riesca.” 

La Clarina avrebbe potuto dire che non era nata così, che era questione di abitudine e pratica, che col suo genere di lavoro era una necessità… Ma prima che potesse decidere se valeva la pena di distrarsi…

“scommetto che non sai nemmeno più scrivere a mano,” disse l’Osservatore Casuale, con una vaga nota di trionfo nella voce. scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88

E fu allora che la Clarina si fermò per la prima volta, si girò a guardare l’OC e protestò appassionatamente che non era, non era e non era vero.

Perché non è vero affatto: non solo so ancora scrivere a mano, ma lo faccio quotidianamente – e magari lo faccio in una grafia che legioni di insegnanti, colleghi, dipendenti, clienti e corrispondenti hanno definito e definiscono “decorativa ma illeggibile”, but still.

E anzi, a dire la verità, in anni in cui ce n’era necessità, avevo anche adottato una grafia alternativa e semistampata – che a suo tempo non impedì a un dipendente di decifrare un mio “Emanuele” come “Bmannek”, e che mi ostino ad usare ancora per compilare moduli, documenti vari e bollettini… 

Ma tutto ciò era per dire che l’uso massiccio del computer non mi ha tolto la capacità di scrivere a mano. Why, un’abbondanza di appunti a mano fa ancora parte del mio metodo, e uso quantità industriali di taccuini su cui strologo per iscritto, annoto, appunto, abbozzo, faccio liste e promemoria…

E devo dire che negli anni ho sviluppato una predilezione per i taccuini Moleskine, di cui adoro la carta liscia e consistente e vagamente cream-coloured. Per carità: mi piacciono tanto i quaderni rilegati di carta fiorentina o di Fabriano, magari tagliati a mano, belli e significativi. Solo che la grana… la grana è come la mia grafia: decorativa e poco pratica. Quando scrivo a mano mi piace farlo in maniera scorrevole, senza aver l’impressione di andare in bicicletta su una sterrata… Il che fa sì che abbia poca pazienza anche per la carta riciclata, in cui tutte le punte s’impicciano, sopratutto quelle di matita a mina dura.

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88Oh sì, le matite: per anni ho scritto quasi esclusivamente a matita. Anche a scuola – tutto a matita, tranne i compiti in classe. Matite HB – dal tratto netto quando sono temperate bene, né troppo dure né troppo morbide. La prima stesura di Annibale, dramma storico in un prologo, tre atti e un epilogo, più di vent’anni fa, l’ho scritta tutta a matita. E sì, c’erano anche quei portamine di plastica, ma siamo sinceri: chiamarle matite è quasi un sacrilegio. Tutt’altra cosa sono quei portamatite che consentono di usarle fino al mozzicone più ridotto. Ne ho uno bellissimo, d’argento e lacca nera. Non lo uso granché perché sbilancia la matita, ma è molto chic. L’equivalente scrittorio di un bocchino da sigaretta.

In fatto di penne è stato più faticoso. Trovo che le Pilot scorrano bene. Quelle di plastica usa e getta, intendo. Possibilmente senza bottone, perché detesto quando mi ritrovo a schiacciarlo automaticamente mentre penso. Clic e clac e clic e clac… Mi dò fastidio da sola, e però appena mi distraggo ricomincio. La Penna a Sfera della mia vita, invece, non l’ho mai trovata. Tutti ne riceviamo da qualcuna a un diluvio nel corso della nostra vita* – ma a me non è mai capitato d’inciampare in quella giusta. Colpa mia, sia chiaro: ne ho tante, bellissime, ma nessuna è mai diventata La Penna.scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88

Con le stilografiche è andata meglio e peggio al tempo stesso. Possiedo da anni una meravigliosa Lady Agatha della Waterman, che scrive come un sogno e ha inchiostro di colori bellissimi come il blue-black e il sepia. Alas, dopo qualche anno di uso intenso ha cominciato a perdere e, nonostante innumerevoli pellegrinaggi per la riparazione, non è più stata la stessa. In compenso c’è questa stilo di plastica fluorescente e ultratrentenne, di marca misteriosa ma innegabilmente buona, visto che da decenni continua a scrivere – e bene – qualunque cosa le capiti. Come il ponte di Kashi, è brutta come il peccato – però fa il suo mestiere.

Però adesso non scrivo con la stilografica. Ho sperimentato un po’ con le penne a gel (non sgradevoli quando funzionano bene, pur se leggermente erratiche) ma alla fin fine, quando non scrivo a matita, in genere uso Point 88 della Stabilo. Sono pennarellini, è vero, ma scorrono bene, lasciano un tratto netto, durano ragionevolmente a lungo e tra i tanti colori ho ritrovato qualcosa di simile al blue-black e al sepia della mia amata Lady Agatha. E anche un grigio che somiglia alla mina di una matita. E magari non è del tutto sensato scrivere con una penna perché scrive come una matita, ma tant’è.

scrittura, moleskine, waterman, stabilo point 88Dopodiché, a fini di documentazione, ho provato a scrivere con cose bizzarre come pennini di varia natura, penne d’oca temperate, stili su tavolette cerate e chiodi intinti… no, non nel sangue – tranquilli. Ma quelli sono stati esperimenti e, pur con tutto il mio penchant per i secoli passati, devo confessarmi lieta di vivere in un’epoca di matite HB, Point 88 e Moleskine. 

E voi? Scrivete a mano? Con che cosa scrivete? Su che cosa scrivete? E scrivete leggibilmente?

 

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* Cena di laurea. Siamo in cinque – la neodottoressa, suo fratello e tre invitati. Tre pacchetti. La festeggiata apre il primo… penna. Levo le sopracciglia, incrocio lo sguardo del fratello e mormoro “Anch’io…” e il terzo invitato coglie e ci guarda inorridito. Tre penne su tre, povera ragazza.

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