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Dic 14, 2015 - Digitalia, kindle, pennivendolerie, self-publishing, Storia&storie    Commenti disabilitati su Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi

Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi

Bric-à-BracSMALLEREd eccoci qui – l’avevamo detto.

Bric-à-Brac è disponibile su Amazon.

Tutto sommato, in questo libro c’è proprio quel che dice l’etichetta: sette storie. E (anche questo lo dice il titolo) storie d’altri tempi, per lo più – con un’eccezione infilata nel mezzo.  Ma a dire la verità anche nell’eccezione si parla di storia, seppur brevemente, perché è così che funziona qui. Si raccontano cose dei secoli passati – cose che potrebbero essere successe oppure no. Per parafrasare la vecchia versione cinematografice di The Prince and the Pauper:

Questa non è storia – solo racconti di tempi lontani. Forse è andata così, forse no, ma sarebbe potuta andare così.

E in fatto di tempi lontani troverete Ottocento e antichità classica,  troverete tartarughe, medici e fantasmi, troverete storie tristi e storie buffe… Dalla Magna Grecia all’Inghilterra vittoriana, dalla Mantova medievale alla Vienna degli Asburgo – sette storie sul serio o per gioco, alla ricerca di quel che non sappiamo più.

Sette storie, dicevo:

I ricordi della canzone
La stagione delle saette
Veglia
Le morte stagioni e la presente
Fàstaf
Il fantasma di Passerino
La ricompensa

Andate qui per scaricare o leggere online un’anteprima, intanto – e poi… Potrebbe essere una Santa Lucia tardiva, o una lettura natalizia, o un regalino per l’appassionato di storia tra i vostri amici…

E se, dopo avere letto, aveste voglia di lasciare una recensione, vi sarei molto grata.

 

 

Bric-à-Brac – ci siamo quasi…

E così ci siamo. Lunedì Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi, il mio ebook di racconti, sarà disponibile su Amazon.

Intanto, giusto per incuriosirvi, ecco la copertina…

Bric-à-BracSMALLER

E, per incuriosirvi ancora di più, un assaggio del racconto Veglia :

“Dio vi benedica, signore, perché io non potrò mai ringraziarvi abbastanza…”

Thomas Addison annuì, brusco e corrucciato, senza saper come districarsi dalle grosse mani arrossate che gli afferravano la manica.

“Su, Molly, ora basta,” Alan Taft trattenne la donna per le spalle insciallate. “Il Dottore sa che gli siete grata, e farà tutto il possibile per Tim.”

Addison si sciolse dalla stretta e, con un ultimo aggrottar di sopracciglia a quello che era stato il suo migliore allievo, si affrettò via, lungo i corridoi di Guy’s Hospital, nella luce grigia del crepuscolo invernale che pioveva dai finestroni.

Tutto il possibile, mormorava tra sé, mentre saliva verso lo studio, tanto aggrondato che le infermiere si scostavano ancor più leste del solito al suo passaggio. Tutto il possibile.

***

Come c’era da aspettarsi, si bussò alla porta mentre ancora Addison armeggiava con il lume sulla scrivania.

“Avanti,” ordinò il dottore, e non fu sorpreso di vedere Taft sulla soglia.

“Avete visto giusto, credo,” brontolò, accennando al giovane di entrare. “Anemia, debilitazione generale, e quella pigmentazione scura della pelle. È proprio la mia malattia. Ho sempre pensato che aveste un buon occhio clinico, Taft.” Troppo buono per sprecarlo in qualche ambulatorio dei poveri negli slums… Addison ingoiò la tirata. Non che si fosse rassegnato, ma dopo due anni era chiaro che nessuno sfoggio di malumore avrebbe riportato il giovane idiota a Guy’s.

Taft scosse il capo e distolse lo sguardo.

“Dottore, se ho detto alla madre che…”

“Non m’importano le bugie pietose che dite a quella donna,” lo interruppe Addison. La fiammella del lume crepitò, accendendo scintille dorate nella collezione di vetrini, becchi e provette allineati sui tavoli. “Quel che conta è che voi sappiate che tutto il possibile è meno di nulla. C’è di buono che mi avete portato il mio primo caso infantile da studiare. Peccato solo che arriviate troppo tardi per la pubblicazione… mi sarebbe piaciuto citarvi, ma sarà per la prossima volta. C’è ancora tanto da cercare, da scoprire.”

Taft si strinse nelle spalle, e diede un pallido sorriso.

“Non sperate mai, Dottore, che da qualche parte, nell’ignoto che esplorate, ci sia qualcosa che serva a salvare i vostri pazienti – qualcosa, al di là delle ipotesi e delle speculazioni?”

Addison gettò al giovane uno sguardo sorpreso. “Sapete, mio padre mi voleva avvocato, ma ho scelto la medicina perché mi pareva che vi fosse più verità da trovarvi che nelle aule di tribunale. Questo m’interessa: la verità. E verità e speranza non si accordano mai troppo bene.”

“Eppure,” sospirò Taft, mentre stringeva la mano del suo vecchio professore per congedarsi, “io credo che debba esserci qualcosa persino al di là della verità che ancora non conosciamo. Varrebbe davvero la pena di cercare, se non fosse così?”

Thomas Addison rimase a guardare il giovane che se ne andava, tirandosi pensosamente i favoriti color ferro.

Addison, straordinario medico e diagnosta, scoprì una decina di malattine – alcune delle quali portano ancora il suo nome e capì per primo come diamine funzionasse davvero l’appendicite. Era anche un ammiratissimo docente al Guy’s Hospital di Londra, ma brusco e più che un tantino misantropo, molto più interessato alla ricerca che ai pazienti… una specie di Dottor House ante litteram. Che cosa farà mai con il suo primo caso infantile?

Veglia si trova in Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi.

Su Amazon.

Lunedì.

Noluntas recensisce Gl’Insorti di Strada Nuova

Piccolo post fuori programma per dirvi che Andrea Camillo, redattore di Finzioni Magazine e @noluntas per chi bazzica Twitter, recensisce Strada Nuova sul suo bel blog Noluntas – e usa parole che mi commuovono, per il romanzo e per Senza Errori di Stumpa.

Tra l’altro, Andrea riflette con acume sul rapporto che si crea tra lettore e autore quando il mezzo è il self-publishing accostato a una presenza web, e le sue conclusioni mi piacciono molto.

E dunque merci bien, Monsieur – e la recensione si trova, O Lettori, qui.

Rimuginando Su Librinnovando ’12

L’edizione romana di Librinnovando – o quanto meno il convegno, cui ho assistito sabato 28 aprile all’Università di Tor Vergata – è stata istruttiva.

Cominciamo dicendo che, com’è piaciuto agli dei dell’editoria, non sono pervenuti cinguettii indignati in difesa del profumo della carta – o quasi.* Il che, sospetto, conferma la mia teoria secondo cui molti cinguettatori s’indignano sulla sola base dei Trending Topics, e allora – a parità di occhiata volante – un titolo provocatorio come #byebyebook è destinato a scatenare molta più furia di un neutrale e tecnico #librinnovando…

Ciò detto, è stato interessante passare dal Cosa? dell’edizione milanese di novembre al Come? di questa volta. Posto che qualcosa sta succedendo in campo editoriale – qualcosa di cui forse non capiamo ancora bene la portata e le prospettive – come diamine possiamo applicare, integrare e far funzionare queste innovazioni e novità (hardly the same thing, if you get my drift…) all’università, nelle biblioteche, nelle scuole, nella promozione alla lettura, nelle politiche delle case editrici…? Come dovrà/potrà cambiare la pratica in tutti questi ambiti? E, per dirla con la direttrice del Cepell Flavia Cristiano, come si riuscirà ad abbracciare le potenzialità del cambiamento senza perdere per strada la lettura complessa?

Le risposte – o i tentativi di risposta – sono stati vari e diversi.

E devo dire che Gino Roncaglia, pur illuminante nel tratteggiare il quadro della situazione, non è stato incoraggiantissimo. La gente legge meno, ha detto. Il lettori forti consumano meno carta stampata, ha detto – il che non dovrebbe significare necessariamente che leggano meno, perché c’è una fetta di consumo che si sposta sul digitale, ma in realtà in Italia c’è una diminuzione in termini assoluti. Questo non succede, ha detto Roncaglia, dove c’è un ecosistema digitale ben sviluppato su cui i lettori possono spostarsi. Ma in Italia questo meccanismo non funziona, perché i grandi editori stanno reagendo con scoordinato terrore e i piccoli editori non hanno i mezzi e la visibilità per le loro sperimentazioni, e perché l’information literacy è di là da venire e richiederebbe infrastrutture e competenze che non ci sono… Siamo in ritardo, ritardo, ritardo – e i numeri della lettura calano.

Che ci si può fare?

Le risposte più promettenti sono arrivate da progetti già in corso, da realtà che, con le unghie e con i denti, si ritagliano avamposti d’esplorazione in questa terra incognita. E, badate, non parlo di progetti editoriali.

Parlo di Dianora Forza-della-natura Bardi, a capo della sperimentazione didattica digitale del Liceo Lussana di Bergamo, un esperimento interessantissimo che consente ai fanciulli di studiare ed elaborare una pluralità di fonti – cartacee e digitali – imparando metodo e rigore mentre studiano. Non son tutte rose e fiori, se la Prof. Bardi deve ancora lamentare la difficoltà di convincere i docenti a formarsi – eppure che meraviglia sentire un metodo didattico digitale basato su approfondimento, elaborazione originale e “più lettura e studio di prima”, anziché sulla modularizzazione estrema… **

Parlo poi di Luciana Cumino della Biblioteca di Cologno Monzese, dove sperimentano con il prestito digitale  – non solo l’ebook, ma anche l’ereader – e, mentre lo fanno, studiano accuratamente l’evolversi del rapporto tra il lettore e la lettura, tra la lettura e il mezzo, tra l’utente e la biblioteca***, tra la biblioteca e l’editoria… È probabile che questo modello di prestiti gratuiti non possa continuare indefinitamente, se le biblioteche devono restare aperte, ma questa fase di sperimentazione e studio fornirà di certo indicazioni fondamentali per la direzione in cui l’istituzione biblioteca potrà e dovrà evolversi. Detto fra noi, non sono affatto certa che sia una questione di togliere di mezzo i libri fisici per far spazio alla gente – e meno ancora di escogitare nuovi nomi, come ha suggerito Antonella Agnoli. Devo confessarlo: much as I love names, quando Agnoli ha suggerito di ribattezzare le biblioteche “Piazze del Sapere”, non ho potuto evitar di pensare a Robespierre e al suo culto dell’Essere Supremo…

E parlo anche dell’ormai buon vecchio LiberLiber (ma a me piace tanto anche il nome originario, Progetto Manuzio), che per primo ha creato una biblioteca digitale gratuita in Italia, o di OilProject, una sorta di scuola virtuale basata su mutuo insegnamento per mezzo di video tutorials e discussioni in chat.

Tutta gente agguerrita, piena di idee e con gli occhi bene aperti. Ma in tutto questo, gli editori dove sono?

Ecco, l’impressione che ho ricavato da Librinnovando è che gli editori annaspino – i piccoli come i grandi, seppure in maniere diverse.

Quadrino di Garamond va a caccia di facili applausi (“Basta con la scuola dei primi della classe e dei somari! La scuola dev’essere luogo di e per ogni conoscenza!” Punti esclamativi miei – ma insiti nel tono). Andrea Libero Carbone di :duepunti edizioni assume quell’aria di superiore disapprovazione che a tanti (specialmente piccoli) editori piace riservare al self-pub, e dà voce alla certezza che nessun self-publisher sia in grado di offrire un prodotto di qualità al lettore – ed eFFe è diventato uno dei miei eroi, intervenendo dalla platea per pizzicare ALC e tanti suoi colleghi su questa mistica dell’editoria… Manicardi di Barabba Edizioni è un simpatico personaggio che pubblica per hobby, ammonisce editori e self-publishers alike in parabole fantasy e lo fa con un irresistibile accento carpigiano – ma non si può considerare un editore a nessun effetto pratico. Brugnatelli di Mondadori propone un modello di autopubblicazione appoggiato a una community/workshop di scrittori non dissimile da quel che già fanno Penguin e Harper Collins e con un nod ideale al progetto 826 Valencia, ma non lo sa difendere da obiezioni talvolta più ideologiche che sensate.

Perché diciamolo: l’idea Mondadori non ha nulla di così profondamente malvagio in sé, ma offrire il fianco alle accuse di volerla passare per qualche tipo di no-profit è stata un’ingenuità incomprensibile. E badate bene, non lo sarebbe stata in un mondo in cui fosse possibile rispondere: certo che Mondadori vuole guadagnarci – e perché no? Mette in vendita dei servizi, cerca di farlo a un buon livello e secondo una certa ottica, vuole creare un ambito in cui lavorare su quella qualità che si dice essere fuori dalla portata del self-publisher medio… whatever – ma a qualche genere di prezzo.

Ecco, in Italia questo non si può dire – almeno non ad alta voce, così come è bad ton suggerire che attorno alla letteratura giri un’economia, o che chi scrive possa volersi aspettare qualche genere di ritorno economico. Insomma, perdonate se adesso viro un pochino verso il rant, ma la mia parte anglosassone s’infuria all’idea che in Italia, a livello editoriale così come a livello tecnico, sia anatema dire che la scrittura è un mestiere. E di conseguenza Brugnatelli non sa né può difendersi come sarebbe logico fare. E no: non ho davvero nessuna simpatia per Mondadori, ma non ne ho nemmeno per chi mi etichetta come sciatta e incapace sulla fiducia***, né per chi siede nel foro e lamenta la calata dei barbari, né per chi sventola il mito della scrittura ispirata e spettinata e pura da contatti con il crasso e vile mercato.

E quindi?

E quindi credo che Roncaglia e Calvo abbiano ragione: l’editoria sta reagendo nel panico più scomposto – chi all’avvento del digitale tout court, chi all’emergere del self-publishing. Forse l’editoria spera che passi tutto. Forse sta digerendo il fatto che per ora il digitale non crea nuovi lettori – ne sposta soltanto. Forse sta cercando di decidere se può perdere un tram che in Italia è ancora parecchie fermate indietro – dopo tutto la fetta di mercato degli ebook è ancora sotto il punto percentuale.

L’impressione è che siamo in ritardo, ritardo, ritardo – e che ci resteremo a lungo. E però a Librinnovando c’era gente su cui pare di poter contare per qualcosa che non sia starsene seduti ad aspettare i barbari. Alla fine della giornata me ne sono venuta via con aspettative deluse e aspettative nuove o rinnovate. Ci sono le scuole istituzionali e virtuali che formano nuove generazioni di lettori e alfabetizzano i cosiddetti nativi digitali. Ci sono le biblioteche che si ripensano nel contesto nuovo. Ci sono quegli scrittori che stanno facendo della rete un luogo di sperimentazioni letterarie e culturali.**** C’è la gente di Librinnovando che ha l’enorme merito di tener viva la discussione in proposito. E si spera che ci siano i lettori, che negli ultimi decenni non hanno avuto troppo spazio per discriminare, ma possono imparare a farlo, se solo se ne vedranno offrire l’occasione.

__________________________________________

* Salvo forse quando Brugnatelli di Mondadori ha detto che la difesa del profumo della carta è vastamente dissennata – e anzi, certe combinazioni di carta, colla e inchiostro riescono anche a puzzare. Questo ha scatenato a small volley, ma molto più ironico che altro. E – forse sarò cinica – credo che, se l’avesse detto chiunque altro in sala, non ci sarebbe stato nemmeno quello.

** E a questo proposito devo dire che Quadrino di Garamond non mi ha convinta particolarmente nel suo appassionato plea in favore di una conoscenza che non significa “ripetere, ma creare, condividere, collaborare.” All very well (uno slogan del genere non poteva non piacere – e difatti è piaciuto molto), ma dov’è che si parla di consolidare? Non so, ma non riesco a non dubitare che un’estremizzazione di questa teoria, presa da sola, finisca col rendere tutta la conoscenza effimera…

*** Perché dopo tutto sono una self-publisher, ricordate?

**** E quello di Roncaglia è stato, temo, l’unico accenno all’esistenza del fenomeno. E qualcuno ha anche lamentato l’assenza degli scrittori – con l’eccezione di Sergio Covelli, presente in veste di self-publisher e guerilla-marketer. Magari la prossima volta…

Apr 27, 2012 - Digitalia, self-publishing    4 Comments

Librinnovando II

librinnovando, ebooks, convegno, roma, editoria digitaleOggi pomeriggio, esaurita la mia razione settimanale di Dickens, parto per Roma – destinanzione Librinnovando, seconda edizione.

Qui c’è il programma generale, e qui quello del convegno di domani, dove si parlerà di biblioteche, di didattica e di self-pulishing.

Come sempre, per chi non può essere a Tor Vergata, ci sarà modo seguire tutto a distanza, grazie ai bookbloggers di Ledita che cinguetteranno il convegno, e allo streaming curato da RaiEdu.

Vado piena di curiosità – sapete che quel che ha a che fare con l’editoria digitale m’interessa molto, ma i sono momenti in cui temo che la discussione in materia stia cominciando a incartarsi (ha, the pun!) un pochino. Non so voi, ma a tratti ho la sensazione che si cominci a sentir ripetere sempre la stessa manciata di argomenti… ebbene, prima che tutto questo si riduca a un’affannosa passeggiata circolare all’ombra di potenzialità che non sbocciano, c’è ancora tutto il tempo di cercare spunti nuovi. Per esempio le potenzialità narrative che si accompagnano alla rivoluzione tecnologica. Per esempio il fatto che forse, invece che aspettare che il modello anglosassone cominci a funzionare anche qui, si può pensare a qualcosa di diverso… E faccende come Librinnovando sono i luoghi ideali per questi fermenti.

Quindi vado piena di curiosità. Ne riparleremo.

Bye Bye Profumo Dei Libri?

bye bye book? ebook, cartaceo e digitaleSabato ho seguito a distanza via Twitter parte di Bye Bye Book? – giornata di studi su ebook, self publishing e futuro dell’editoria tenuto a Empoli.

La faccenda è stata interessante anzichenò, con qualcosa di nuovo (specialmente in fatto di self publishing e biblioteche*), qualcosa di già sentito a Librinnovando e, se dovessi trovarci qualcosa di blu, direi che l’audio dello streaming non era di grande aiuto. Per fortuna c’erano i Book Bloggers di Ledita che, capitanati da Marta Traverso e Silvia Surano, twittavano forsennatamente a beneficio di noi gente lontana.

Epperò, perdonatemi, non è tanto dei contenuti di BBB che voglio ciacolare oggi, quanto di un certo chiasso twitteresco che si è prodotto attorno alla manifestazione e al suo hashtag #byebyebook. Per i non-cinguettanti, il termine hashtag indica una specie di parola d’ordine provvista di cancelletto che, inserita all’interno dei cinguettii rilevanti, facilita la vita a chi vuole seguire l’andamento di un discorso articolato su Twitter. Perché sì, su Twitter si fanno anche discorsi articolati – a 140 caratteri per volta.

Posso solo supporre che molta gente non segua questa procedura, però, e si limiti a pescare nell’elenco degli hastags più cinguettati e indignarsi sulla fiducia… perché non avete idea di quanta gente, nel corso della giornata, si sia scagliata contro BBB con cinguettii tra il fervido e il furibondo.

Vero è che il titolo era volutamente provocatorio, vero è che il fondamentale punto interrogativo è andato perso piuttosto presto nel cinguettante furore, ma ho difficoltà a credere che le schiere di annusatori di libri all’assalto avessero speso anche solo cinque minuti a rendersi conto di quel che si discuteva davvero a Empoli.

O forse invece la mia difficoltà è infondata – e allora andiamo assai peggio. In realtà non è come se non avessi fatto esperienza diretta dello sguardo tra inorridito e sprezzante di cui capita di venir gratificati quando ci si confessa e-lettori. Non so se vi sia mai successo: vi guardano come se vi sospettassero di organizzare biblio-autodafè nel giardino di casa – un incrocio tra Leone III Isaurico e il Capitano Beatty di Fahrenheit 451. E voi spiegate di avere tante belle pareti colme di libri cartacei che amate molto, che avete letto e leggete con piacere, che trattate con un rispetto ai limiti della venerazione – solo che avete anche un eReader, sul quale leggete tanti ebooks, e la lettura vi piace altrettanto, per non parlare della possibilità di portarvi in giro mezza biblioteca nella borsetta… bye bye book?, fahrenheit 451, ebook, cartaceo e digitale

Allora scatta la fase successiva, nota con la sigla MVM. “Ma Vuoi Mettere…?” vi chiedono. Vuoi mettere il piacere di un libro cartaceo? Vuoi mettere la copertina da accarezzare? Vuoi mettere il fruscio delle pagine? E, soprattutto, vuoi mettere il profumo di carta e inchiostro?

C’e gente che queste cose ve le dice con uno scintillio negli occhi, tra fanatico e sensuale, e voi non capite bene se i libri li leggano o ci facciano l’amore – e, ci crediate o no, sabato scorso, a commento di una giornata di studi in cui si discettava di apertura delle biblioteche alle nuove tecnologie, di differenza tra vanity press e self publishing, di open access e di evoluzione del ruolo dell’agente letterario, un sacco di gente cinguettava rabbiosamente in questi termini.

Altro che byebyebook! Niente di digitale potrà mai sostituire il piacere di un libro! Carta tutta la vita! I libri bisogna toccarli, annusarli, sentirli! Viva il profumo della carta! L’ebook mortifica il tatto e l’olfatto! Perdere il profumo della carta è come perdere una parte di noi! Semmai, bye bye ebook!!!

E non sto citando nessun tweet in particolare, ma vi riporto il sugo e il tono di molti di essi. Troppi di essi. E poi c’erano quelli che bollavano BBB come l’ennesima mock-battle cartaceo/digitale – ciò che non era affatto, ma che doveva sembrare, a giudicare soltanto dal lato Twitter.

can-newbook.jpegE non posso fare a meno di levare le sopracciglia davanti a questa sorta di resistenza anti-digitale arroccata sul profumo della carta… è questo l’unico argomento che hanno da opporre? Altra cosa di cui non posso fare a meno è pensare ai produttori di margarina olandesi che dieci o quindici anni orsono ottennero dalla Corte Europea di Giustizia l’interdizione a importare margarina belga** – che margarina era, ma in confezioni esagonali anziché quadrate, e i consumatori belgi erano abituati alla margarina quadrata…

Ecco, temo che a questi Odoratori del Libro*** sfugga del tutto il senso di quel che sta accadendo.

Nessuno nega il fascino del libro di carta, nessuno ne complotta con malvagità deliberata il tramonto, ma le cose stanno cambiando. L’editoria cambia, il concetto di pubblicazione cambia, le potenzialità per autori e lettori cambiano, la tecnologia cambia. Cambia anche la lettura? Non lo so. Non ho mai nascosto le mie perplessità di fronte agli enhancements – l’impressione che la lettura assistita sia un processo mentale diverso, e che la differenza tra un’edizione manuziana e un file .mobi sul mio Kindle non sia tanto radicale quanto quella tra il .mobi e l’enhanced ebook… Ma davvero mi domando se gli annusatori, con i loro perenni lai sul profumo della carta, non si accorgano di essersi attestati a difendere una linea che ha ben poco a che fare con la battaglia in corso.

Mal che vada, immagino, potranno consolarsi spruzzando Smell of Books prima di ogni sessione di lettura – e considerarsi fortunati, perché nessuna delle altre questioni in gioco avrà una soluzione pronta in lattina.

___________________________________________

* E qui volevo segnalare l’intervento di Luciana Cumino, dell’attivissima Biblioteca di Cologno Monzese, con la sua interessante storia di sperimentazioni e aperture alle nuove tecnologie.

** Or was it the other way ‘round? Sinceramente non mi ricordo…

*** Mi piacerebbe attribuirmi il merito della definizione, ma è del Dr. Dee, over at strategie evolutive.

Gl’Insorti di Strada Nuova

È con una certa emozione (e con notevole sollievo – se state leggendo qui vuol dire che null’altro è esploso, deragliato, naufragato o altrimenti andato storto, ed era tutt’altro che scontato) che vi presento…

 

gl'insorti di strada nuova,ebook,pdf,epub,kindle,amazon,self-publishing,romanzo storico,metaromanzo


Il mio più serio sforzo in fatto di self-publishing è finalmente disponibile in versione KindleePub e PDF.

Vi ricordo la presentazione su Twitter oggi pomeriggio a partire dalle 17.00. Cercate @laClarina e seguite l’hashtag #stradanuova. Sarò lì a twittare e rispondere.

E a questo punto non posso che invitarvi a scaricare, regalare per Natale, leggere, commentare, spargere la voce, discutere, recensire… Soprattutto, vi sarò grata se vorrete farmi sapere che cosa ne pensate.

Buona lettura!

 


 

Arrivano Gl’Insorti – Per Davvero

CoverPiccola.jpgE finalmente, dopo ogni genere di peripezie, magagne, traversie, odisseuzze, cantonatelle e travasetti di bile, ci siamo.

Domani è il giorno: domani esce Gl’Insorti di Strada Nuova.

L’eBook sarà disponibile da domani mattina in formato PDF, Mobi per Kindle ed ePub – controllate qui o sul sito per scoprire come e dove.

Presentazione su Twitter a partire dalle 17.00 – per partecipare cercate di @laClarina. C’è un bottone apposito nella colonna qui a sinistra, lo vedete?

Intanto potete leggere l’incipit, guardare il trailer e scoprire personaggi e ambientazione. Anche sull’autrice, volendo – ma se siete lettori di SEdS, odds are che sappiate di me quel che c’è da sapere. Però forse qualche piccola sorpresa potete trovarla…

E per ora, lasciate che torni ai miei ultimissimi frenetici preparativi.

Ci vediamo domani!

Dic 12, 2011 - self-publishing, teatro    Commenti disabilitati su L’Itala Giuditta A Teatro

L’Itala Giuditta A Teatro

l'itala giuditta, ebook, teatro, accademia teatrale campogalliani, i lunedì del d'arcoCi sono cose che si scrivono appositamente per la scena, e quindi non si vede l’ora di vederle rappresentate, perché quella è la loro natura, il motivo per cui sono nate.

Poi invece ci sono le sorprese.

L’Itala Giuditta, forse lo sapete già, è una novella risorgimental-steampunk ambientata in un 1857 alternativo: in un Regno Lombardo-Veneto dominato dagli Austriaci col terrore e col vapore, si apre il sipario sulle avventure dell’audace Giuditta Pasta, un tempo idolo dei teatri lirici, ora pronta per il ruolo più drammatico della sua vita – quello di musa delle rivoluzioni.

E intanto a Firenze, chiuso nella sua cantina, un dotto e pio inventore lavora con riluttanza a un segretissimo marchingegno che potrebbe cambiare le sorti dell’Europa intera.

 

Tra misteriose armi, abati timidi e calabroni a vapore, riuscirà l’incomparabile Giuditta a sottrarsi alla Regiaimperial Polizia, trascinare all’azione i timorosi e metter mano all’Unità d’Italia?


Ecco, in marzo eravamo a questo punto, con un ePub che era anche il mio primissimo esperimento di self-publishing digitale (e che, volendolo leggere, si può reperire qui).


Poi è accaduto che Grazia Bettini, una dei bravissimi registi dell’Accademia Teatrale Campogalliani di Mantova, venisse a sapere dell’esistenza della Giudi e me ne chiedesse notizie.


“Sai, essendo l’anno che è, siamo in cerca di testi risorgimentali – per epoca o per ambientazione – per i Lunedì del D’Arco…”


Io ero molto felice di far leggere la Giudi a Grazia, ma dubitavo che fosse quello che cercavano. I Lunedì del D’Arco sono una meritoria e seguitissima para-stagione mantovana: letture drammatiche e rappresentazioni semisceniche offerte gratuitamente alla cittadinanza – e quest’anno erano dedicati, per l’appunto, al Centocinquantesimo. A dire la verità temevo che il Confortatorio dei Martiri di Belfiore e la Giudi Steampunk non si sposassero bene…


E invece sottovalutavo la Campogalliani!


La sottovalutavo perché Quella Gente Lì ha coraggio, intelligenza e sense of humour da vendere, e stasera porta in scena L’Itala Giuditta sforbiciata, adattata e magicamente mutata in atto unico – in forma semiscenica – con la favolosa Francesca Campogalliani nei panni della Giudi.


E io non vedo l’ora, perché se è eccitante veder prendere vita un testo teatrale, non so immaginare l’emozione di veder succedere la stessa cosa a una novella, nata per restare sulla carta – letterale o elettronica. A parte tutto il resto, per me è uno straordinario regalo di Santa Lucia.


Quindi, qualora foste curiosi anche voi e vi capitasse di essere dalle parti di Mantova, vi dò appuntamento a questa sera alle ore 21.00 al Teatrino D’Arco.


Guida All’Autopubblicazione Per Gente Di Scarso Buon Senso

Sì, lo so. Qui oggi doveva esserci Gl’Insorti di Strada Nuova. Lo vo ripetendo da non so più quanto, e oggi doveva essere IL giorno…

Invece, lo vedete da soli, Strada Nuova non c’è.

Toi.

E come mai, o Clarina, non c’è?

Non c’è per colpa mia, fondamentalmente. Faccio tutto da sola, ricordate? Però, giunta al punto cruciale in cui devo appoggiarmi ad altra gente (that is to say una piattaforma), sbaglio i conti, e non di un filo, ma abbastanza da ingollare tutto il mio margine prudenziale, and then some, e tutti i miei accurati piani sono andati a carte e quarantotto, ed è tutto pronto fuorché il libro…

No, naturalmente non è del tutto vero. Il libro è pronto in tutti i suoi formati – ed è anche bellino, solo che non è ancora in vendita perché ho sbagliato nel calcolare i tempi.

Toi.

Per cui consideratemi arrossita, col capo cosparso di cenere, le unghie mangiate e gli angoli della bocca che tremano e, se avete mai pensato di pubblicarvi da voi, imparate dai miei errori.

1) Considerate che fare tutto da soli è una dannata quantità di lavoro. Forse ci sono cose che potete delegare… Ma queste sono battute sprecate. È ovvio che non volete delegare. Voi siete Indies e fate da voi, giusto?

2) Non sottovalutate il fatto che ci sono cose che dovrete imparare mentre le fate. Anche se le avete già fatte prima, cercherete modi di farle meglio, e provandoci you’ll mess up no end, e questo non farà bene al vostro stomaco, al vostro trigemino, al vostro fegato o a qualunque altro organo/apparato vi serva da valvola di sfogo psicosomatico.

3) Anche se pensate di poter convivere con una salute e un sistema nervoso compromessi, riducendovi a pallide larve insonni e febbrili, resta il fatto che ogni tentativo fallito vi farà perdere tempo. Non dico che questo debba ridurvi alla resa (o a cercarvi qualcuno davvero capace di convertire i vostri file in Epub), ma tenetene conto nel calcolare i vostri tempi.

4) Già che ci siete, nel calcolare i tempi, imbottite per bene qualsiasi cosa vi sembri ragionevole. E quando parlo di imbottiture, sto pensando in termini di un mese o due – non qualche giorno.

5) Quando viene il momento di affidarvi alla piattaforma, non basatevi allegramente su quel che è successo otto mesi fa, con la pubblicazione del vostro primo ebook. È possibile che le cose siano cambiate. È probabile che le cose siano cambiate. È quasi certo che le cose siano cambiate – e però non date per scontato nemmeno quello. Informatevi, dannazione. Tutto quel che dovete fare è mandare una piccola email qualche settimana prima e chiedere: di quanto tempo avete bisogno? Per avere la certezza di uscire entro la tal data, quando è tassativo, sensato, prudente muoversi?

6) E poi tenete conto degli imprevisti, perché capitano. Oh, se capitano. Dal computer che si fa venire il crash del secolo, all’otite inattesa, alla pura e semplice dimenticanza – quei dissennati momenti in cui vi pare di aver fatto proprio tutto, e invece avete trascurato treni merci di particolari fondamentali.

7) Andate cauti con gli annunci, anyway. Fatene soltanto quando avete l’assoluta certezza che, a meno che non cadano due asteroidi simultanei sul vostro studio e sul posto dove la piattaforma opera, il vostro libro sarà negli ebookshops il giorno tale all’ora tale. Altrimenti, dopo avere informato il mondo at large che il vostro libro uscirà il 2 dicembre, vi ritroverete a tarda notte, lacrimanti e furiosi, a scrivere post autoreciminatori e chiedervi quanta della vostra faccia digitale se ne stia andando perduta…

Toi.

Ecco qui. Ripeto: consideratemi arrossita, col capo cosparso di cenere, le unghie mangiate e gli angoli della bocca che tremano e, se potete, perdonatemi. Il libro uscirà, giuro…

E quando, o Clarina?

Ed è qui che la Clarina scoppia in lacrime for real e, singhiozzando come un’autoclave difettosa, ammette di non saperlo con certezza.Toi.

Tutto quel che posso dire, per il momento, è: any day now. Vi farò sapere.

 

 

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