Ott 8, 2009 - grilloleggente    3 Comments

Fenomenologia dello Sbregaverze

300px-Merton_College_library_hall.jpgUna delle meraviglie dello scrivere narrativa a sfondo storico, è andarsi a pescare un personaggio minore, minorissimo, e farne il nostro protagonista. Si può fare tutt’altro, si può incentrare tutto sulla figura di primo piano (Idi di Marzo di Thornton Wilder ha per eroe Giulio Cesare, Memorie di Adriano della Yourcenar e Io, Claudio di Robert Graves hanno titoli autoevidenti, come pure La Regina Margot di Dumas); oppure si può scegliere un personaggio fittizio e piazzarlo in mezzo a eventi e/o personaggi storici (I Promessi Sposi, per citare un esempio eclatante, ma anche Barnaby Rudge di Dickens, Guerra e Pace di Tolstoj, La Guardia Bianca di Bulgakov…). Entrambe le possibilità hanno dato origine a capolavori ed orroretti, entrambe si prestano a variazioni interessanti, ma non divaghiamo.

La terza via è quella di cui si diceva prima: personaggio minore. Il personaggio minore ha tutta una serie di pregi, in genere. Si sa che è esistito, si sa che ha avuto un ruolo preciso, magari si sa qualcosa dei suoi spostamenti, contatti, vita, morte e miracoli. Molto più facile da situare di un personaggio fittizio… Perché diciamocelo: mettere un segretario/amico/scudiero/seguace/confessore/domestico/fratello illegittimo fittizio al fianco, diciamo, di Lorenzo de’ Medici, offre senz’altro all’autore un favoloso punto di vista sulla congiura dei Pazzi, ma al tempo stesso stiracchia non poco la sospensione dell’incredulità del lettore. Ma se invece il nostro segretario/amico/scudiero/seguace/confessore/domestico fosse esistito veramente, magari citato di straforo in una fonte o due, se sapessimo di lui soltanto che era al posto giusto in una o due occasioni e che aveva un braccio offeso da una caduta da cavallo, avremmo il nostro personaggio, un abbozzo di carattere e tutto lo spazio di manovra che si può desiderare…

E’ così che sono nati parecchi memorabili personaggi letterari. Sto pensando agli esempi da elencare e, per qualche motivo, tutti quelli che mi vengono in mente ricadono sotto una categoria particolare, una categoria del tutto personale, quella dello Sbregaverze.

Piccola precisazione semantica: sbregaverze, purtroppo, non è Italiano. E’ l’italianizzazione di una parola mantovana, composto del verbo sbregare (dialettale per lacerare, rompere, di origine germanica, dice il Dizionario Treccani) e di… be’, tutti sappiamo cosa sia una verza, credo. Dico “purtroppo” perché trovo che sia una parola meravigliosamente espressiva. Se il senso è affine a “rodomonte”, “spaccamonti”, “sbruffone”, “fanfarone”, o “gradasso”, bisogna però ammettere che l’immagine di qualcuno che, per tutta dimostrazione di possanza, spacca delle verze, è meravigliosa.

Non so se abbiate mai provato ad accoltellare una verza… Io sì: certe volte è più facile, certe volte meno, ma in tutti i casi fa un gran rumore.

Ecco, a casa mia il termine Sbregaverze (con la S rigorosamente maiuscola) è scivolato a indicare una certa categoria di personaggi letterari caratterizzati appena sopra le righe, fiammeggianti, barocchi nella costruzione, nelle avventure, nel modo in cui si presentano e parlano di sé. Di sicuro non è dispregiativo e non implica nulla di male sull’efficacia, sull’appeal o sul carattere morale dei personaggi stessi…

Ne ho in mente un certo numero: D’Artagnan e i suoi amici, Cyrano de Bergerac, Alan Breck Stewart, l’Ammirabile Critonio, Madame Sans-Gène, Henry Morgan… tutti esistiti realmente, tutti figure minori del loro tempo, tutti abbondantemente ritoccati dai loro autori a fini narrativi, tutti flamboyants, almeno nella loro versione letteraria. E ciascuno di loro rappresenta una sfaccettatura particolare del genere Sbregaverze.

Sono personaggini, è vero, gente di non troppo conto al loro tempo, cui qualcuno in un altro secolo ha tentato di regalare, con esiti di varia natura, una fettina d’immortalità per iscritto. Comincio a credere che dedicherò un post a ciascuno di loro… Oh, sì! Una galleria di Sbregaverze a seguire…

Fenomenologia dello Sbregaverzeultima modifica: 2009-10-08T14:44:00+02:00da laclarina
Reposta per primo quest’articolo

3 Commenti

  • Mi hai quasi letto nel pensiero. Mentre seguivo la presentazione del tuo ultimo romanzo, ad un certo punto il secondo dei relatori parlava delle tue capacità introspettive ed io non ho potuto fare a meno di ricordare, non so per quale meccanismo di associazione, una mia insegnante di liceo che, brevemente, ci parlò del figlio” legittimo” di Napoleone, quello che sarebbe dovuto diventare Napoleone II; mi dicevo, “chissà se a Chiara un simile personaggio può interessare, se potrebbe scriverci un romanzo” . Ho poco tempo e devo chiudere, ma penso tu mi abbia capito ciao

  • Oh, parli de L’Aiglon! Non mi cogli impreparata: è un personaggio su cui ho letto. Affascinante, a suo modo, ma non uno Sbregaverze. Diciamo che è una causa persa fatta persona, povero ragazzo. Credo che sia stato molto infelice, in vita sua.
    C’è una bellissima biografia, se t’interessa: Il Figlio dell’Impero, di Francesca Sanvitale. Mi pare che sia edito da Einaudi, ma non ci giurerei. Poi c’è un dramma intitolato appunto “L’Aiglon”, proprio di Rostand, l’autore di Cyrano. Era diventato praticamente irreperibile. A suo tempo, per leggerlo in Francese, ho dovuto fare una spedizione a Milano e trovarlo in quella biblioteca teatrale annessa alla Scala, di cui al momento mi sfugge il nome. Ma questo era prima di Internet. Adesso, se t’interessa, lo puoi leggere in versione integrale qui: http://www.inlibroveritas.net/lire/oeuvre3610.html

  • no, sicuramente non è uno sbregaverze, mi è venuto in mente a proposito di personaggi minori, e tanto meno pensavo di cogliere te impreparata. Solo chissà, ci potresti lavorare sopra un domani? ciao