Apr 28, 2010 - Oggi Tecnica, scrittura    9 Comments

Come Si Cattura Un Lettore Con Il Primo Capitolo

Questa è una tecnica quasi più da editor che da scrittore, ma direi che conoscerla non guasta, ed è basata sul comportamento del Lettore Tipo in libreria. Diciamo che stiate passeggiando tra gli scaffali. I motivi che vi spingono a prendere in mano un libro possono essere diversi: il nome dell’autore, il titolo, la copertina… non ha importanza. Resta il fatto che leggerete la quarta di copertina (oppure il risvolto della sovraccoperta), e poi, se siete ancora interessati, passerete alla prima pagina.

Capitolo I.

Se la prima frase vi attira a sufficienza, è verosimile che arriviate fino alla fine della pagina, giusto? Ma nelle ultime righe deve esserci qualcosa che vi spinge a voltare pagina per vedere cosa succede. A questo punto, se non avete rimesso il libro nello scaffale, potreste essere già catturati a sufficienza da comprarlo, oppure restare sospettosi – ma intrigati – e continuare a leggere. E questo è il motivo per cui il I capitolo dovrebbe essere piuttosto breve, e chiudersi con qualcosa, qualcosa che vi incuriosisca, che non vi permetta di mettere giù il libro.

Diamo un’occhiata, a titolo di esempio, al primo capitolo di Harry Potter E La Pietra Filosofale

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante, dice l’incipit, che funziona come primo gancio. E in effetti, questa ringhiosa affermazione di normalità ci incuriosisce e ci induce a pensare che molto presto ai Dursley capiterà qualcosa che normale non è.

Nel resto della pagina ci viene descritta la perfetta normalità – e notevole sgradevolezza – dei Dursley. Il secondo gancio, a fine pagina, riprende il primo e non solo gli dà corpo, ma allarga la prospettiva dalla famiglia Dursley a tutto il paese: Quando i coniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel cielo nuvoloso nulla lasciava presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco sarebbero accadute in tutto il paese.

Segue una serie di scene in cui le cose strane e misteriose cominciano ad accadere. Dapprima è solo gente bizzarra che fa discorsi ancora più bizzarri, voli inusitati di gufi, stelle cadenti, accenni incomprensibili, notizie inconsuete al telegiornale, gatti nella strada, in un crescendo d’informazioni incomplete che culmina nell’apparizione di Silente, McGrannit e Hagrid a Privet Drive. Finalmente scopriamo che lo Harry* eponimo è un orfano di maghi, sopravvissuto a un evento cataclismatico – nel bene e nel male – e che sta per essere affidato ai suoi parenti, proprio i detestabili Dursley. Tutto finisce con i maghi che si dileguano e il piccolo Harry che dorme sulla soglia in attesa di essere “trovato”. Non poteva sapere, dice il terzo gancio, che in quello stesso istante, da un capi all’altro del paese, c’era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare “a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto”. E’ un ottimo terzo gancio: chiude il capitolo costruendo sugli altri due, ampliando ulteriormente la prospettiva e lasciando il lettore pieno di domande e di curiosità.

Chi è questa gente che brinda? Perché lo fa in segreto? Perché il fatto che Harry sia sopravvissuto è così importante? E via così. Ormai il lettore è catturato e, a meno che non detesti il genere**, non gli sarà facile piantare la lettura e rimettere il libro nello scaffale.

Voilà: Struttura in Tre Ganci del I Capitolo. Badateci, e vedrete che molti libri contemporanei di autori anglosassoni cominciano in questo modo, con tre ganci per incuriosire il lettore, trascinarlo dentro la storia e non lasciarlo più sfuggire. Vale la pena di tenerne conto: male non fa di sicuro e, se è vero che è destinata al lettore finale, comincia col dimostrare all’editor/editore che sapete quello che state facendo.

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* Qualcun altro si è domandato perché, persino nei suoi documenti scolastici, Harry venga chiamato con quello che è un diminutivo? Non so: possibile che almeno la formalissima McGrannit, o qualche aspetto della burocrazia scolastica, o il Ministero della Magia non lo designino mai come Henry, o Harold, o qualunque sia il nome intero di cui Harry è diminutivo?

** Nel qual caso, però, forse era nel settore sbagliato della libreria fin dapprincipio.

Come Si Cattura Un Lettore Con Il Primo Capitoloultima modifica: 2010-04-28T08:50:00+02:00da laclarina
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9 Commenti

  • Capisco che questo sia una strategia più da editor che da scrittore. È interessante, ma a me, personalmente, le strategie non piacciono né in amore, né in letteratura.

  • Ah, vedi, di questo si può discutere, ma non disprezzerei le strategie. La letteratura non è soltanto una questione d’ispirazione e istinto. A un certo punto ho trovato che ispirazione e istinto non mi conducevano da nessuna parte, senza tecnica, tattica, strategia e teoria. Avere un’idea di come ottenere gli effetti voluti aiuta sempre.

  • Perché la maggioranza degli scrittori italiani disprezzano e snobbano questo genere di approccio?

    A me, al contrario di ArtNite, le strategie piacciono anche in amore 😉

    Secondo me è qualcosa che ha a che fare col sentirsi Artisti Ispirati dal Sacro Furore dell’Arte, piuttosto che gente a cui piace intrattenere con storie ben raccontate. Vuoi mettere poter dire “sono un Artista Ispirato etc etc”? Molto meglio che “sono un artigiano che usa le parole come materia prima”.

  • In Italia c’è ancora questa visione molto mistica dello scrittore ispirato e febbrile, che riempie fogli su fogli sotto l’influsso della musa… Nel mondo anglosassone non solo il mercato, ma anche il pubblico è molto più smaliziato. Credo, Renzo, che associando il termine “artigiano” al mestiere di Scrittore tu abbia commesso una maiuscola Indelicatezza. E ops! adesso, parlando di “mestiere”, ne ho commessa una anch’io… 😉

  • Imperdonabile indelicatezza 😉

    Giusto questa mattina entro nella portineria dell’università per recuperare la posta e scambio quattro chiacchere con Ugo il portinaio.

    Mi guardo attorno e MERDA! Ma qua è pieno di quadri, quadretti, tele enormi! E belle! Chiedo: l’artista è lui.

    Mi colpisce una tela enorme che rappresenta una littorina, linee pulite ed essenziali, colori netti. Poi un quadretto che ritrae la boccia in cui tiene i pennelli sul tavolino di formica, e il ritratto del direttore morto, in una posa molto familiare. Tecnica discreta ma ottima capacità di sintesi.

    E sai cosa mi dice lui? “Certo, non sono fotografie, co’ ‘sti pennelli si fa quel che si può… però sono cose fatte a mano, c’è voluto tanto tempo, tanto lavoro”

  • OT: naturalmente tutto questo mi ha fatto venire in mente “L’eleganza del riccio”, che poi ho letto e apprezzato.

  • E grande Ugo! Mi suona come qualcuno che potesse già esserci ai miei tempi, ma non mi ricordo troppo… è in Centrale o agli Istituti? O magari alla Nave?
    Quanto al Riccio… sei la terza persona degna di fiducia che me ne parla bene in una settimana. Mi sa che sto per addivenire a riluttanti ma portentose risoluzioni in proposito.

  • Piazza Botta! Ci hanno mandati alla nave, palazzo botta è vuoto e desolato, ma lui è ancora là. Mi sembra dal ’97, l’anno della littorina.

  • Hm… c’ero ancora nel ’97, anche se per poco, ma non ho mai avuto a che fare con Piazza Botta. Sempre stata in Strada Nuova.