Lug 23, 2010 - cinema, grillopensante    5 Comments

La Vita Sessuale Delle Stelle Marine

Erwin Panofsky, che era uno storico dell’arte americano di origine tedesca, scrisse che negli Anni Venti e Trenta l’élite intellettuale tedesca considerava il cinema una sorta di piacere colpevole, nella migliore delle ipotesi:

Nessuna meraviglia quindi che le classi “alte”, quando con cautela cominciarono ad avventurarsi in questi primi cinematografi, lo facessero non in vista di un normale e magari serio divertimento, ma con l’atteggiamento fra imbarazzato e condiscendente con cui ci si può immergere, in allegra compagnia, nella pittoresca confusione di Coney Island o in una fiera di paese; ancora fino a pochi anni fa, negli ambienti socialmente elevati o fra gli intellettuali era consentito dichiarare apprezzabili solo film austeri e istruttivi tipo La vita sessuale delle stelle marine o film dai “bei paesaggi”, ma nessuno avrebbe mai confessato di divertirsi a quelli narrativi.*

 Si direbbe che certe cose non cambino poi troppo e, quando ho letto questo passaggio, la mia prima intenzione è stata quella di farci sopra un rant sullo snobismo che circonda la letteratura (e il cinema) di genere. Perché snobismo c’è, inutile negarlo, ed per di più è prodotto in gusti misti assortiti. Ci sono quelli che si stracciano le vesti al solo nominare Dan Brown, J.K. Rowlings o Stephenie Meyer, ululando alla crassa ingiustizia di un mercato che stravede per questa robaccia malscritta e ignora i capolavori – ma poi scopri che non c’è un’anima che non abbia letto almeno un volume di Harry Potter e/o Il Codice Da Vinci.

Ci sono quelli per cui una storiellona d’amore con elementi soprannaturali scritta da un autore (o meglio un autrice) africano, asiatico o sudamericano è sempre poetica, profonda ed emozionante, mentre la stessa storiellona scritta da un(‘)occidentale – specie se statunitense – è sicuramente robaccia commerciale. 

Ci sono quelli che, quando dici che non ti piacciono la Allende, Pasolini o la Barbery** cominciano a considerarti un esemplare di un’umanità inferiore.

Ci sono quelli che accampano le scuse più diverse per spiegare come mai sono così bene informati su quello che succede in Twilight o in Angeli e Demoni (dal diffusissimo “volevo capire che cos’ha di così speciale” a “qualcuno doveva pur accompagnare le bambine”, fino all’Oscar per la Migliore Stella Marina: “no, non l’ho visto: me l’ha raccontato mia madre!”)

Ci sono quelli che vanno al cinema “per il messaggio”…

Ecco, questo era più o meno quello che intendevo scrivere a proposito di Panofsky e delle sue stelle marine.

Poi ho fatto una brusca frenata e un rapido esame di coscienza. Posto che penso davvero tutto quel che ho scritto fino a qui, posso dire di non essere una snob in fatto di cinema e libri? Mi sa tanto di no. Mi compiaccio della mia apertura e maturità perché riconosco a Dan Brown di conoscere molto bene il suo mestiere, ma poi tempesto contro Nicholas Sparks e Richard Bach. Ho letto tutti i libri di Harry Potter e ho visto anche tutti i film; è vero che non tutti mi sono piaciuti, ma nessuno mi ci ha mai costretta, e la scusa dei meccanismi narrativi è diventata logora dopo i primi due o tre, vero? M’infurio per lo snobismo che circonda la letteratura (e il cinema) di genere e poi tendo a glissare sulle mie letture fantasy. Fatico ancora un po’ ad ammettere di non avere mai finito L’Idiota e di essermi annoiata a morte con Ulysses

Insomma, predico meglio di quanto razzoli: se dovessi cercare un metodo nella faccenda, direi che non ho la minima difficoltà ad ammettere avversioni anche inconsuete e omissioni deliberate e motivate. Quando si tratta di discutere le mie lacune e miei piaceri colpevoli, invece, divento improvvisamente assai timida e sviluppo una memoria selettiva.

D’altra parte, sono abbastanza convinta di essere in buona compagnia. Chi può dichiarare with a straight face di non avere stelle marine nell’armadio alzi la mano e si abbia la mia invidiosa ammirazione – oppure la mia lieve incredulità, a scelta.

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* E. Panofsky, Lo Stile E La Tecnica Del Cinema, (1936). Si trova tradotto in Italiano in Tre Saggi Sullo Stile, edito da Electa.

** Tre scelti a caso e in ordine sparso.

Ah, e no: non so se La Vita Sessuale Delle Stelle Marine esista davvero o se Panofsky l’abbia inventato di plinco. Una rapida ricerca in rete non ha rivelato nulla.

La Vita Sessuale Delle Stelle Marineultima modifica: 2010-07-23T08:37:00+02:00da laclarina
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5 Commenti

  • Casca proprio a pennello un commento lasciato su lipperatura da Gilda Policastro (austerrima Critica Letteraria sfornata dall’Accademia):

    «Perché un libro abbia senso me lo deve raccontare senza infingimenti, possibilmente in un modo che non sia né cronaca, né reportage, né fiction nel senso del complicato intreccio o delle mille peripezie. Ho amato per la sua sobrietà e nudità, negli ultimi anni, la Kristof della prima parte della Trilogia, il McCarthy de La strada, la Pugno di Sirene, il Trevisan dei Quindicimila passi. Un libro deve raccontarmi il mondo (quello di oggi, quello di ieri, quello di domani) senza questa continua, insistita, ossessiva, ripetitiva, inutile orchestrazione di storie più o meno seriali»

    ( qui http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/06/28/letterarieta/ )

    Per lei, un libro non può raccontare il mondo e contemporaneamenteintrattenere, il piacere è negato al lettore. Hai presente quel leggendario monaco che avrebbe inventato la mostarda? Era golosissimo di frutta caramellata, ma si sentiva in colpa, allora ci mise dentro aceto e senape per punirsi. Ecco, per la Policastro la Letteratura dovrebbe essere una mostarda senza neanche lo zucchero! Veleno dovrebbe essere!

    ps:
    diversamente da te, io mi sono annoiato a morte con l’Idiota e non ho mai finito l’Ulisse 😀

  • Non sopporto i pregiudizi di genere. Spesso quando dico che sto scrivendo la tesi di laurea su J.R.R. Tolkien mi capita di cogliere sul viso di chi mi ascolta un sorrisetto che sa di “poco serio-per bambini-questa vorrebbe essere un’elfa”. Lo snobismo della cultura verso i generi letterari-cinematografici in cui la fantasia dello scrittore-sceneggiatore crea, inganna, svela… lo trovo davvero intollerabile, quasi che per essere alto un genere debba essere “realistico”… a chi lo accusava di non parlare della realtà nelle sue opere, Tolkien rispondeva… se scrivessi di macchine e industrie parlerei di qualcosa di più reale di alberi e montagne e fiumi? No, macchine e industrie sono realtà, ma transitorie…
    Vabbè, forse sono di parte…
    Un saluto da Della!
    ps: anch’io aspetto la pubblicità natalizia della CocaCola…

  • Complimenti per il tuo blog

  • Complimenti per il tuo blog

  • non sono da ammirare …