Ago 14, 2010 - cinema, teorie    Commenti disabilitati su Il Crepuscolo delle Principesse

Il Crepuscolo delle Principesse

disney-princess.jpgRicordate quando si parlava dell’universale appeal di certe parole, come ad esempio Principessa? Be’, forse dopo tutto non è così universale, almeno a giudicare da ciò che accade in casa Disney.

In sostanza, dopo il limitato successo di La Principessa e il Ranocchio*, la Disney starebbe rivalutando la sua politica in fatto di quarti di nobiltà. Un’indagine di mercato avrebbe rivelato che le principesse hanno cessato di essere un richiamo per famiglie, tagliando fuori tutto un pubblico di bambini e ragazzini che non vogliono saperne di girly stuff – i miei compagni delle elementarisnowQueen.jpg dicevano roba da femmine – i loro genitori e persino le loro sorelle. Considerando quanto la Disney aveva investito sulle principesse negli anni passati (pensate alla lunga fila che parte con Biancaneve, Cenerentola e Aurora, per proseguire con le varie Ariel, Belle, Mulan e Pocahontas, e tutto il relativo merchandising) il colpo dev’essere stato duro. Una delle prime vittime è stato The Snow Queen, l’adattamento della fiaba di Andersen previsto per il 2013 e, a quanto pare, cassato. Peccato, peccato, peccato: non solo La Regina delle Nevi è una delle mie fiabe preferite, ma doveva essere una tappa della 2D Renaissance, disegnata a mano da gente del calibro stellare di Harald Siepermann. Che dire? Ci hanno provato, ma si vede che non funziona.

Rapunzel2.jpgMeno drastico – e più significativo dal nostro punto di vista, è quello che accadrà invece a Rapunzel. Il progetto non è stato cassato, forse perché era a uno stadio già troppo avanzato, o forse perché gli investimenti per un film in 3D sono tali che non ci si può permettere di buttare tutto. In ogni caso, il problema era lo stesso, ma la soluzione è più articolata:  la sceneggiatura è stata riscritta in modo da togliere un po’ di spazio alla principessa eponima**. Accanto a lei, invece di un Principe Generico, c’è un fascinoso bandito dei boschi, talmente ispirato a Errol Flynn da portarne persino il nome. Flynn Rider è un eroe cappa-e-spada, con status di coprotagonista e parecchie scene d’azione. E pare che non dobbiamo aspettarci una cosa à la Robin Hood incontra Aurora: Flynn viene descritto come a slightly bad boy, e Raperonzolo diventa un’adolescente ingenua ma tosta.

Non vado pazza per il 3D, lo confesso, ma il concetto non mi dispiace. Non so se davvero un Errol Flynn animato richiamerà al cinema legioni di ragazzini, ma di sicuro mi piace che, al problema di marketing e finanze, la Disney offra una soluzione narrativa e letteraria, uno sforzo di rinnovamento del genere in direzione dei mutati gusti del pubblico. In un certo senso il problema era già stato affrontato con Come d’Incanto, la cui porzione animata è dichiaratamente un’affettuosa parodia dei classici Disney, oltre che una risposta alle irriverenti bordate della Dreamworks. Se con Shrek la Concorrenza aveva ribaltato come altrettanti calzini tutti i canoni delle storie di principesse, la Disney risponde affermando la rassicurante (e un filo zuccherosa) certezza che una ingenua fanciulla coronata non solo può ancora trovare il suo posto in questo nostro mondo smaliziato, ma vi porta anche gioia e magia per grandi e piccini – e chi vuole intendere intenda.

E’ proprio vero? Facendo i conti in tasca a La Principessa e il Ranocchio si direbbe di no, o almeno non più.  Ne La Piccola Principessa, di Frances H. Burnett, le compagne di scuola chiamano la protagonista Princess Sara (nomen omen), e persino la malvagia direttrice approva il soprannome, perché le pare che il titolo pittoresco e romantico giovi al prestigio del collegio. Mrs. Minchin avrà anche un animo singolarmente incapace di poesia, ma in un sussulto di prescienza del mercato, vede benissimo il fascino sentimental-commerciale del titolo. E bisogna pensare che il meccanismo non fosse cambiato granché negli scafati Anni Settanta, se George Lucas fece della sua pur moderna eroina una principessa… era un tentativo di trascinare al cinema anche un pubblico femminile? Non so quale potesse essere l’impatto di un film pieno di astronavi e robot sulle ragazzine del 1977, ma dai numeri di Guerre Stellari si deduce che – quanto meno – la presenza di una principessa non disturbasse.

Come si è detto, la Disney ha costruito sulle principesse tutta una lunga e redditizia politica, e ammetto di essermi chiesta qualche volta, in qualche Disney Store, se si stesse specializzando in un pubblico femminile. Se anche era così in passato, adesso si direbbe che i Powers That Be stiano cambiando idea, o forse si è ristretto il numero di bambine che vogliono essere principesse.

Come si evolverà la faccenda, in congiunzione tra l’altro con la calata del 3D? Si può sperare che Rapunzel indichi la strada di un rinnovamento del genere? Mi piacerebbe, ma è presto per dirlo: potrebbe essere solo un tentativo di salvare il salvabile per un progetto costosissimo e non annullabile. Si può sperare che la 2D Renaissance sia solo momentaneamente accantonata? Speriamo, ma davvero non invidio i decision-makers della Disney, costretti a scelte di contenuto e stile sufficienti a stendere un rinoceronte, mentre i bambini si emancipano da incantesimi di linguaggio che funzionavano imperterriti da millenni.

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* Vero è che LPeiR è grazioso ma non particolarmente ben scritto. In un tentativo di conciliare una storia tradizionale e personaggi moderni, bestiole parlanti e politically correct, gli sceneggiatori hanno finito col cucinare qualcosa che non è carne né pesce: la protagonista è una cenerentola in carriera ossessionata dall’idea di aprire un ristorante, la caratterizzazione del principe risulta più efficace per il ranocchio che per l’essere umano… alla fine Tiana diventa principessa di nome e businesswoman di fatto – con marito a carico – in una conclusione che prende tiepidamente distanza dalla vecchia maniera senza avere il coraggio di discostarsene davvero. Non abbastanza per i maschietti e le ragazze smaliziate, troppo per le bambine che giocano a principessa.Prince.jpgTangled (che di fatto è un aggettivo, ma immagino si possa rendere come Groviglio). Poi è stato riportato all’originale. Se ho capito bene, in Italia arriverà con il titolo originale – vorremo mai chiamarla Raperonzolo, ‘sta ragazza, vero? E allora chiamiamola pure Rapànzel: volete mettere? E, per la cronaca, credo che questo in figura fosse l’originario Principe Generico, prima che venisse errolflynnizzato.

Il Crepuscolo delle Principesseultima modifica: 2010-08-14T09:05:00+02:00da laclarina
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