Dic 20, 2010 - pennivendolerie    2 Comments

E poi…

E poi, invece, ci sono sere in cui vi scapicollate per cinquanta km sotto un’acqua che Dio la manda, colmi di sacro fuoco all’idea di presentare il vostro libro.

Quando arrivate, per prima cosa, vi dicono che il vostro relatore non c’è e non ci sarà. Ha chiamato un quarto d’ora fa per avvisare e scusarsi, e dirsi certo che ce la farete alla grande da soli.

“Ah, be’…” mormorate, cercando di sorridere. In fondo l’avete già fatto, no? Vi è già capitato di presentarvi da soli, che ci vuole?

Così entrate fiduciosamente nella sala dove vi hanno predisposto una quantità sterimnata di sedie, un tavolino con due poltroncine, i fiori, i vostri libri in bella vista, le bottigliette d’acqua…

Sperdute tra la quantità sterminata di sedie, siedono quattro persone. Una quinta entra mentre l’organizzatore vi spiega che in fondo sono solo le nove in punto, forse si può aspettare ancora un po’… è un peccato che, in contemporanea, ci sia un film al cinema/un torneo di freccette/un dibattito sul nucleare in sala civica. E poi piove così forte…

Tenendo gli angoli della bocca ben alti, appoggiate armi e bagagli (compresa una borsina di copie del libro, metti mai…) accanto al tavolino con i fiori, fate cenni incoraggianti ai cinque coraggiosi e poi vi allontanate con l’organizzatore, sperando che all’altro capo della sala vi riesca meglio di mantenere un’aria di elegante nonchalance.

Alle nove e diciotto non è arrivato nessun altro. Scambiate sguardo e scrollata di spalle con l’organizzatore e prendete posto al tavolino. L’organizzatore vi introduce in due parole due e poi vi abbandona al vostro destino.

Voi pensate a Liszt e cominciate. Fate del vostro meglio, parlate di libri, di storia e di scrittura, raccontate aneddoti, leggete pezzetti… due dei cinque hanno l’aria di divertirsi, gli altri mica tanto. Dopo un po’, tuttavia, trovate la temperatura giusta: dopo tutto, è il vostro argomento, ne sapete parlare anche nel sonno e vi piace tanto… Parlate per un’oretta, con passione e, sperate, con efficacia. Conducete il discorso a una logica conclusione, guardate la vostra five-people-audience e sfoderate il vostro miglior sorriso.

“Domande?”

Nessuno apre bocca.

L’organizzatore interviene e vi fa un paio di domande, una delle quali riguarda i vostri scrittori contemporanei preferiti. Voi annaspate un attimo, ve la cavate con una battuta e vi fate una noterella mentale di prepararvi una risposta migliore, per il caso che questa domanda dovesse ricomparire in futuro. Poi uno dei cinque alza la mano e vi si risolleva il cuore…

E il cuore faceva male a risollevarsi. “Certo che sono libri un po’ pesanti, vero?” è la domanda. “Voglio dire, bisogna sapere bene la storia, per leggerli…”

Ricordate quando credevate di avere parlato con passione ed efficacia? Ecco, ben vi sta. Raccogliete il vostro mento da terra e cercate di spiegare che i vostri sono romanzi, proprio romanzi: storie contenute in se stesse, che funzionano anche senza enciclopedia a portata di mano… l’organizzatore interviene a darvi manforte, passate a parlare della percezione comune del genere “romanzo storico”, di generi e sottogeneri,  di editoria italiana ed editoria anglosassone, qualche altra domanda arriva…

Un quarto d’ora più tardi, segretamente mogi e senza avere venduto una singola copia, salutate l’organizzatore fingendo che tutto sia andato bene, riprendete l’automobile e via, sotto la pioggia e nel vento. Siccome sentite il bisogno di qualche forma di consolazione, siete pallidamente lieti di trovare nel lettore CD la vostra incisione preferita dell’Andrea Chenier. Almeno questo!

Per un po’ guidate e ascoltate l’opera, e ascoltate l’opera e guidate, e canterellate anche un pochino, e quasi vi commuovete sulla scena della Vecchia Madelon*, e ascoltate, e guidate…

A un certo punto arrivate a un incrocio a T che proprio non vi par di riconoscere e, appena svoltato, scoprite di essere dalla parte sbagliata della città… Naturalmente avete allungato la strada di un bel pezzo, e siete ben lontani da dove dovreste essere, e intanto piove con gioioso abbandono. Che cosa scommettete che, una volta a casa, scoprirete di avere dimenticato le chiavi?

Ecco, appunto. Poi ci sono sere così.

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* Cribbio, che mozzarelle sentimentali state diventando con l’età!

E poi…ultima modifica: 2010-12-20T07:40:00+01:00da laclarina
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2 Commenti

  • Delizioso. E… ah, se ti capisco! 😉

  • Sono quelle situazioni che strillano “cioccolata calda!” Voglio dire, dopo una serata simile le endorfine sono una necessità vitale… 😉