Apr 1, 2011 - musica    Commenti disabilitati su La Fisica Dei Concerti

La Fisica Dei Concerti

Hampson_marco-borggreve2-300x248.jpgLa teoria di Thomas Hampson in fatto di lieder è che ognuno va interpretato come se fosse una storia, un’opera in miniatura. Questa teoria è uno dei fattori – insieme a una tecnica superlativa e a un’espressività intensa e raffinata al tempo stesso – che hanno fatto di lui un liederista di prim’ordine. Specialmente quando si parla di Mahler, Thomas Hampson è la meraviglia delle meraviglie.

Nondimeno, quando lunedì sera ha iniziato il suo recital alla Scala, doveva avere qualche riserva. Forse perché in Italia canta poco, forse perché qui da noi è accompagnato da una serie di pregiudizi nei confronti della sua voce “non verdiana”, forse perché all’inizio il teatro sembrava la sala da musica di un sanatorio, dove tutti continuavano a tossire, schiarirsi la voce e soffiarsi il naso…

Insomma, non è stato il più caloroso degli inizi. Gli applausi sono arrivati fin da subito – fin da dopo ScalaInterno520x543.jpgSchubert, ma non c’era quella specie di magica elettricità che si produce tra esecutore e pubblico nelle occasioni davvero felici. Poi le cose sono migliorate con Liszt, mano a mano che il pubblico restava sempre più incantato e Hampson se ne accorgeva… Lo si vedeva rilassarsi lied dopo lied, e quando siamo arrivati a Mahler, nella seconda parte del concerto, la corrente delle grandi occasioni fluiva in entusiasmante abbondanza.

Il tutto si è chiuso in un tripudio di ovazioni e bis durato una ventina di minuti, e tutti ce ne siamo venuti via con l’impressione che la Scala e Thomas Hampson si fossero conquistati a vicenda.

A volte gli stati di grazia arrivano inaspettati.

La Fisica Dei Concertiultima modifica: 2011-04-01T08:09:00+02:00da laclarina
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