Giu 1, 2011 - Oggi Tecnica    6 Comments

La Regola Del Sottomarino Nucleare

Il Capitano Randolph batté un paio di colpetti con l’indice sull’ultimo tratto segnato sulla carta, e annuì all’ufficiale di rotta e al Primo Ufficiale Phillips. Con un po’ di fortuna, un’ora avrebbe portato il Seahawk alla sua destinazione, anche se al momento tra il sottomarino e la destinazione era dispiegata metà della flotta nemica…

“Va bene, Signor Jensen,” disse il capitano. “Mantenga questa profondità fino a nuovo ordine.”

Jensen salutò. Randolph lo guardò allontanarsi, poi si sollevò dalla carta, scrollando discretamente le spalle indolenzite da un turno di venti ore consecutive. Non tentò nemmeno di nascondere il gesto a Phillips – dopo quattro anni fianco a fianco sul Seahawk, aveva rinunciato a nascondergli alcunché. Invece gli sorrise, senza che il cipiglio preoccupato dell’altro si spianasse di un soffio. A Phillips non piaceva quel genere di missioni.

“Levati quella faccia da funerale, veccho mio,” ordinò il Capitano. “Come ben sai, Phillips, il nostro supersottomarino è rivestito in una speciale lega, che lo rende invisibile ai sonar di profondità del nemico…”

ALT! Sirene, luci lampeggianti, tutto quanto.

Ho la sensazione che il Seahawk abbia appena fatto collisione con un Problema Narrativo Maggiore, della varietà conosciuta come Dialogo Espositivo. 

Mi spiego: se Randolph e Phillips servono insieme da quattro anni sul Seahawk, e Phillips deve essere messo al corrente dei prodigi tecnici del suo scafo, forse allora Phillips non è adatto a fare il comandante in seconda di un sottomarino nucleare. D’altro canto, se invece Phillips sa benissimo vita, morte e miracoli del Seahawk e Randolph sente l’esigenza di dargli spiegazioni del genere, o Randolph sta diventando senile, o abbiamo qualche serio problema di fiducia nella catena di comando… in either case, non la vedo bene per il Seahawk.

Parlando seriamente: per quanto sia cosa buona e giusta servirsi del dialogo per passare informazioni al lettore, c’è una verosimiglianza da mantenere. Personaggi che si ripetono l’un l’altro cose che, per il bene loro e di tutti quanti, dovrebbero sapere anche nel sonno, non sono verosimili. Personaggi che si descrivono a vicenda ciò che entrambi stanno vedendo mandano in frantumi la sospensione dell’incredulità. Personaggi che a ogni pie’ sospinto si chiamano l’un l’altro per nome e con i rispettivi gradi di parentela non sono un’alternativa efficace ai dialogue tags. E oltretutto scatenano istinti libricidi nel lettore.

In questi casi, un buona idea tende ad essere il Nuovo Arrivato. Un estraneo gettato da qualsiasi capriccio dell’autore – ops, volevo dire “del destino” – nell’ambiente in cui la storia si svolge, offre un punto di vista ideale o, quanto meno, avrà legittimamente bisogno di un sacco di spiegazioni. Tornando a bordo del nostro sottomarino, non ci sarebbe nulla di male se il Capitano Randolph cantasse le lodi dello scafo invisibile a un nuovo ufficiale, a un osservatore civile o a un naufrago raccolto da una zattera alla deriva*.

Un ulteriore caveat, però: leggere pagine su pagine in cui un personaggio descrive qualcosa e il Nuovo Arrivato si guarda attorno e dice battute epocali come “Davvero?” e “E come vi regolate per la profondità?” è noioso proprio come leggere pagine su pagine di meticolosi dettagli. Meglio che i nostri conversatori facciano qualcosa, mentre conversano – magari gli ultimi, frenetici preparativi per una battaglia navale**?

La Regola Del Sottomarino Nucleare, come tutte le regole, ha le sue eccezioni – o meglio, ha un’applicazione inversa che sembra un’eccezione ma non lo è. In un mondo narrativo in cui la gente tende a parlare quando ha buoni motivi per farlo, un’informazione ridondante assume significato. Il lettore può essere indotto a chiedersi perché mai Randolph racconti a Phillips il trito particolare della lega speciale… Forse Phillips è assalito da morbo di Alzheimer precoce e Randolph cerca di proteggerlo? O forse è il primo indizio del fatto che Randolph ha qualche biglia nella testa e finirà presto a simulare le ciliegie sotto spirito con la sabbia? O sta’ a vedere che Randolph sospetta che Phillips non sia Phillips affatto (alieno camaleontico, sosia nemico, fantasma vendicativo***…) e lo mette alla prova seminando improbabilità nella conversazione? In un mondo senza “Come ben sai, Phillips…”, l’occasionale e deliberata rottura della regola può servire a generare tensione narrativa.

Quindi, riepilogando: ci sono ambientazioni, specialmente nella letteratura di genere, che richiedono un sacco di informazioni perché il lettore si faccia un’idea di quel che sta succedendo. Sommergere il lettore di pagine descrittive è deleterio. Inserire informazioni nel dialogo è potenzialmente un’idea migliore – basta che chi fornisce e chi riceve le informazioni abbiano validi e legittimi motivi per fornirne e riceverne. Se poi il dialogo avviene nel corso di una scena in cui succede qualcosa d’altro, tanto di guadagnato.

Il Comandante Phillips è un fantasma molto utile da avere accanto mentre si scrive dialogo – per chiedersi ad ogni passo: se avessi bisogno di farmi dire questo, sarebbe il caso che comandassi un sottomarino nucleare?

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* A patto di non rivelargli segreti militari a colazione, si capisce, altrimenti il lettore svilupperebbe di nuovo dubbi sulla salute mentale di Randolph, solo di altra natura.

** Ciò che, naturalmente, comporta un’elevata selettività nella scelta delle informazioni. Nessuno tiene conferenze in momenti critici e, per contro, si può assumere con ragionevole certezza che le informazioni offerte in momenti critici siano abbastanza vitali.

*** Ridete pure: nessuno ricorda Voyage On The Bottom Of The Sea, una serie di fantascienza degli Anni Ottanta, con un supersupersottomarino e una certa tendenza all’improbabilità? Ricordo una puntata in cui il comandante cercava di ammutinarsi e gettare a mare l’ammiraglio – ma solo perché era posseduto, per l’appunto, da un fantasma vendicativo. Il comandante, intendo. O forse era l’ammiraglio… O era il primo ufficiale? Oh, well.

La Regola Del Sottomarino Nucleareultima modifica: 2011-06-01T08:15:00+02:00da laclarina
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6 Commenti

  • Magari Phillips non si fidava troppo dei progettisti del sottomarino. Sulla carta tutto ok. Ma si sa come vanno le cose: l’appalto viene dato all’azienda che offre il costo più basso; poi per evitare il fallimento questi limano sui materiali, e alla fine il sottomarino, invece che essere fatto di super lega anti-tutto, è fatto di lamiera ondulata con rivetti di plastica.
    Sono convintissimo che, andando avanti nel leggere il romanzo, il Seahawk non riesce a superare lo sbarramento nemico senza essere intercettato! E sarà proprio Phillips ha trovare l’escamotage per salvare l’equipaggio.
    ^_^

    Comunque concordo. Un infodump fatto male può mettere in crisi il lettore più attento.

  • Uh, sì! Ce lo vedo troppo! Mentre Randolph gira per il battello blaterando le specifiche a destra e a manca, Phillips prende in mano la situazione, esautora il comandante, nasconde il Seahawk da qualche parte e lo fa dipingere… simulando un enorme carassio. E la flotta nemica, pur con qualche dubbio sulla presenza di un pesce del genere in mare, lascia passare attonita, pressata da sciami di barchini di turisti, naturalisti della domenica, biologi marini e attivisti di Greenpeace – per non parlare della stampa! Quello che i media di tutto il mondo battezzano “Alphonse il Carassione” passa indenne e festeggiato sotto il naso del nemico, compie la sua missione e poi sparisce nelle profondità oceaniche. Fade to scena finale: il Seahawk è alla fonda, l’equipaggio sta riverniciando lo scafo (di lamiera ondulata) in colori più ortodossi. Sulla tolda, il nuovo skipper Phillips fuma una sigaretta insieme al neo-promosso Primo Ufficiale Jensen. Alle loro spalle, Randolph viene trascinato via in camicia di forza, ululando “ciliegie, ciliegie…”
    Phillips scuote il capo, da un’ultima tirata alla sigaretta e la getta oltre la ringhiera.
    “E se non puoi essere invisibile, Jensen, sii inaspettato. Sii incomprensibile.”
    “Aye aye, Skipper,” mormora Jensen, sopraffatto dall’astuzia e dalla saggezza del suo nuovo eroe. Pan to choppy waves.
    The End – titoli di coda. 🙂

  • Ricorda molto “Operazione Sottoveste” 😀

  • Mettiamola così: “Operazione sottoveste” meets “Caccia a Ottobre Rosso”, and then they both hang out with “L’Ammutinamento del Caine”… 😉

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