Lucciole, Poeti e Qualche Rana – ovvero Qualcosa Per Il Solstizio
Qualche sera fa, mentre tornavamo da una riunione del comitato promotore per le manifestazioni del 150° (non avete idea!) con S. ci siamo fermati in aperta campagna per vedere quel che si poteva dell’eclissi. La luna stava ricomparendo – una fetta sempre più larga, in quella maniera che hanno le eclissi – ma temo di non avere badato alle sue mattane quanto avrei dovuto, perché a un certo punto Enter a Firefly. E poi un’altra… lucciole! Erano secoli che non vedevo le lucciole, almeno non più di una per volta, ed erano sempre state lucciole di terra, rese anemiche dalle luci del giardino. Ma lucciole vere che volavano sui campi di notte… ah! E proprio allora, come se la notte avesse avuto la precisa intenzione di farmi felice, nel fosso vicino una rana piuttosto baritonale ha cominciato a gracidare. Anche le rane non si sentono più, non certo in paese, per cui sono andata in estasi quando qualcuno di batracesco ha gracidato un paio di volte e poi si è tuffato. Ho sentito distintamente il “pluf” nell’acqua*. E poi c’erano i grilli, e un enorme pioppo cipressino, e persino quel tanto di brezza che serviva per far stormire le fronde del pioppo senza coprire grilli e rane… Se non fosse stato per le zanzare sarebbe stato assolutamente perfetto, ma anche così era di una perfezione rara – e mi sono ripromessa di postarci su.
Lo faccio oggi, perché la vigilia del solstizio d’estate mi sembra in qualche maniera appropriata a un po’ di sdilinquimento sull’atmosfera delle notti estive. Sdilinquimento in versi.
A partire da Alla Lucciola (con brusco risveglio) del barocco Girolamo Fontanella:
Mira incauto fanciul lucciola errante
Di notte balenar tremola e bella,
Che di qua, che di là, lieve e rotante,
Somiglia in mezzo al bosco aurea fiammella.
Va tra le cupe ed intricate piante,
Stende la man pargoletta** e bella,
E credendo involar rubino o stella
Va de la preda sua ricco e festante.
Ma poi che ‘l nostro orror l’alba disgombra,
Quel che pria gli parea gemma fatale,
Di viltà, di stupor gli occhi l’ingombra.
Così bella parea cosa mortale!
Ma vista poi che si dilegua l’ombra,
altro al fine non è ch’un verme frale.
Poi Le Lucciole, di Ippolito Nievo – che riesce sempre a infilarci un che di patriottico:
Lucciolette che ronzate
Pei crepuscoli ideali,
Care stelle forviate
Da vostr’orbite immortali,
Forse ancor del ciel natio
Affaticavi il desio?
Io vi sciolgo l’ali al volo,
Lucciolette cattivelle;
Ite pur lambendo il suolo
Colle timide fiammelle,
Giacché i cieli a voi contese
Legge improvvida e scortese.
Nel silenzio dei villaggi
Pei giardini solitari
Seminate i vostri raggi,
Fra le tenebre dei chiostri
Seminate i raggi vostri.
Pei tumulti delle feste
Melanconiche volate,
Sol palesi all modeste
Ciglia e all’alme addolorate,
Onde vengan esse poi
Meditando dietro a voi.
A chi stanco si risente
Della stolida allegria
Rischiarate santamente
L’annebbiata fantasia,
Perché al cor gli venga e al viso
D’altro oprar più maschio riso.
Lucciolette, anco un momento,
Ed il pugno che vi accoglie
Vi darà libere al vento.
Vinto han già le vostre doglie
Il ritroso animo mio.
Lucciolette addio, addio!…
Poi Il Giardino del futurista Corrado Govoni
Presto tutto il giardino formicolerà di lucciole
piccoli lampi di magnesio per fare la fotografia
ai volti ipnotici e medianici dei fiori.
E’ notte: fa fresco: cadono le prime gocce di stelle:
si rientra.
Come lucciola allor ch’estate volge
All’ardor di luglio, stanca posa
Sull’erba che la vide errare quando
Più temperate sere il cielo invia,
Dov’è caduta luce tramortita
E fioca, e così sola nella notte,
Così l’anima giace poi che il curvo
Giro degli anni a suo fine declina.
Una stellata notte allor consoli
Nostra tremante quiete, quale questa
Che s’apre dolce e silente
Su te, lucciola morente.
Dopodiché abbandoniamo l’ordine cronologico e l’Italia, e passiamo all’estero in ordine sparso con un haiku di Kobayashi Issa***:
Inciampa
guardando le lucciole:
eccone una!
E finiamo con Fireflies In The Garden, di Robert Frost
Here come real stars to fill the upper skies,
And here on earth come emulating flies,
That though they never equal stars in size,
(And they were never really stars at heart)
Achieve at times a very star-like start.
Only, of course, they can’t sustain the part.
Ecco qui. Complessivamente non è che i poeti associno immagini gioiosissime alle lucciole, vero? C’è quasi sempre qualcosa di smarrito, d’ingannevole e caduco associato a queste fiammelline vaganti e vive… Che posso farci? Per una volta dovrò essere in disaccordo con la maggior parte dei poeti, e quindi credete: è un auspicio felice che faccio nell’augurare a tutti voi e a me stessa un’estate piena di lucciole.
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* E sì: “pluf”. Il tuffo di una piccola rana nell’acqua di un fosso non è assolutamente un “plop”. E’ un “pluf”.
** Sì, visto? Non ho proprio idea…
*** Traduzione di NeveSottile