La Nuova Strada (Digitale)

Mi pare di avervelo detto: ho deciso di ripubblicare Gl’Insorti di Strada Nuova in versione digitale.

Lo sto facendo da sola in più di un senso: da un lato mi pubblico da me, perché lo vedo succedere in modi che mi piacciono – anche se per ora succede più che altro across the Pond, perché ho fiducia in questo nuovo genere di editoria, e per il serissimo motivo che non vedo l’ora di potermi definire indie author. E in secondo luogo, sto facendo tutto da sola – grafica, design interno, conversioni, promozione… Se tutto va bene, lo vedrete succedere un po’ per volta.

Auguratemi buona fortuna, intanto, e lasciate che vi racconti come sta andando.

Per prima cosa ho ripreso in mano il libro. Sono passati sei anni da quando Strada Nuova è uscito per la prima volta, e fra sette e otto da quando l’ho scritto. Mi lusingo di avere imparato qualche piccola cosa da allora, craft-wise – non foss’altro che in materia di formattazione.

Così, per esempio, ho cambiato il formato dei dialoghi.

– Quando ero giovane e innocente scrivevo i dialoghi con i trattini. – Ammise la Clarina. – Mettevo un trattino all’inizio di ogni battuta, e qualche volta dei trattini alla fine, secondo tutta una serie di criteri. –

Non era una buona idea per vari motivi. Non era particolarmente bello, non era granché chiaro, Word tendeva a correggere il trattino semplice in trattino lungo, e i trattini stessi migravano di loro iniziativa in strane posizioni appena mi distraevo.

“Adesso i dialoghi li scrivo con le doppie virgolette,” disse la Clarina. “Non vi pare che stiano molto meglio?”

E avrete notato anche un’evoluzione nell’uso della punteggiatura. Non sono inflessibile come gli Anglosassoni, la maggior parte dei quali morirebbe piuttosto che finire una battuta di dialogo con un punto se dopo c’è un tag. Sostengo e sempre sosterrò che in certe situazioni il punto è l’unica soluzione logica, perché c’è differenza tra:

“Un punto è un punto e una virgola è una virgola,” disse Luigi.

E:

“Un punto non sarà mai una virgola, e viceversa.” Luigi annuì all’indirizzo della libreria, compiaciuto della propria saggezza.

Nel secondo caso non c’è un vero e proprio tag, giusto? L’azione è correlata alla battuta, ma non ne è parte in senso stretto… Ma non smarriamoci in minutaglie tecniche. Il fatto è che ormai sono talmente abituata a questo uso della punteggiatura che mi ha fatto tenerezza ritrovare la vecchia maniera.

Meno tenerezza mi ha fatto l’ossessione che da fanciulla nutrivo per i sinonimi del verbo dire. Non ero ancora passata per la scuola dello He Said She Said, e i miei personaggi mormoravano, concedevano, ammettevano, sussurravano, protestavano, insorgevano, ammettevano, rimuginavano, borbottavano, brontolavano, ridevano… mai che dicessero una volta. E sono quelle cose da scrittore novellino, come gli avverbi a pioggia monsonica. Now I know better, ma non ho sistemato proprio tutto. Ho lasciato avverbi, sinonimi e magagne varie nelle pagine del romanzo vero e proprio, perché “Irene”, l’autrice de Gl’Insorti di Strada Nuova, è una scrittrice alla prime armi come lo ero io all’epoca. Ora, nel corso di questi anni ho constatato un paio di cose: una è che i lettori smaliziati notano la sovrabbondanza di condimento; l’altra è che in teoria il condimento in eccesso dovrebbe essere asciugato in fase di editing, ma in pratica arriva in stampa in tutta la sua gloria molto più spesso di quanto sia bello pensare.

Cosicché ho asciugato solo un po’ lo stile di Irene, ma ho fatto sì che alcuni tra i miei/suoi venti lettori notino gli avverbi, si spazientiscano dei tags e, in generale, levino gli occhi al cielo per le acerbe doti di narratrice della pur pubblicata fanciulla.

E a questo punto forse cominciate a nutrire qualche curiosità nei confronti della struttura? Chi diamine è Irene? Non sono io l’autrice di questo libro? E da dove saltano fuori i lettori?

Temo che per saperlo dovrete aspettare ancora un po’, ma intanto, se volete, potete dare un’occhiata al vecchio incipit.

La struttura, dicevamo. Di quella non ho cambiato nemmeno una virgola. Ne sono ancora soddisfatta – e d’altro canto dovrebbe essere il punto di forza del romanzo…

Un’altra cosa mi ha dato da pensare. Strada Nuova, l’avrete intuito, è un romanzo storico solo in via obliqua e meta. Ci si parla parecchio di lettura – in particolar modo del rapporto tra lettore e libro. Ed è ambientato appena prima degli anni in cui è stato scritto, quando Internet era ancora un’entità misteriosa per molti, quando nessuno aveva idea di che cosa fosse un e-book, quando di libri non si discuteva su Twitter. La tentazione di sventrare e riscrivere from scratch, trasportando tutto ai giorni nostri, è stata forte. Alla fine ho deciso di non farlo – almeno non per adesso – e di lasciare che Strada Nuova restasse una specie di tributo alla lettura pre-digitale.

Ecco. Adesso ho messo da parte il testo sistemato. Prima di sottoporlo un ultimo safari pre-conversione intendo lasciarlo frollare per qualche giorno, e intanto ho spostato le mie attenzioni alla copertina. Vi racconterò le mie vicissitudini grafiche in qualche prossimo futuro – e per allora conto di avere anche qualche cosa da mostrarvi.


La Nuova Strada (Digitale)ultima modifica: 2011-09-14T08:10:00+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • In bocca al lupo, seguirò gli sviluppi con interesse! 😉

  • interessante il discorso sulla formattazione.
    confesso nella mia ingenuità di preferire i trattini alle virgolette per quanto riguarda i dialoghi veri e propri -altro i singoli incisi in un paragrafo.- Non so, perché delimitano uno spazio “teatrale”? abitudine alla formattazione di Urania?
    vezzi a parte, per caso sai indicare della documentazione valida riguardo alla formattazione? argomento raramente trattato e credo invece utile e nteressante…