Senza Errori di Stumpa

Custode Del Cinabro

Suona bene, vero? Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno fa, quando ero in piena battaglia, Alessandro Forlani (che conosce i suoi polli) mi ha segnalato una cosa chiamata “Adotta una Parola.” Al momento, lo sapete, mi stavo dividendo fra Virgilio e Seamus Heaney, così ho accantonato la segnalazione ripromettendomi di indagare alla prima occasione.

E la prima occasione è stata ieri, quando ho seguito le mollichine fino a scoprire un’irresistibile iniziativa della Società Dante Alighieri. Si tratta, appunto di Adotta una Parola, ed è proprio quel che dice l’etichetta.

Cito verbatim dalla pagina rilevante del sito de La Dante:

Ogni iscritto potrà adottare la sua parola preferita selezionandola dalla lista disponibile sulla pagina dedicata al progetto , indicare la motivazione della scelta e la sua citazione preferita, sottoscrivere una dichiarazione simbolica nella quale si impegna a promuovere la parola quando ne ha l’occasione, invitare gli amici a partecipare, monitorare l’uso proposto della parola attraverso vari canali, segnalandone usi non appropriati o nuovi significati rispetto a quanto documentato dai dizionari. In questo modo chi partecipa al gioco diventa custode della parola, riceve un certificato elettronico e mantiene questa qualifica per un anno.

E vi pareva possibile che potessi resistere? Naturalmente no, e quindi mi sono precipitata qui, in cerca di una parola orfana da adottare e custodire per un anno.

Per prima cosa, lo confesso, ho cercato il gozzaniano color Gridellino, una delle mie bizzarrie lessicali preferite – e ho scoperto che ero stata battuta. Qualcun altro ha già provveduto, lasciandomi solo la consolazione di contarmi tra i sostenitori dell’aggettivo. Chiunque sia il custode, ha tutta la mia stima. Poi ho tentato con Iridescenza, Elisabettiano, Novellatore, Sesquipedale, Versipelle, Dragomanno, Siderale – tutte parole che mi piacciono tanto per bellezza del suono, per significato, per forza evocativa, per memorie o associazioni*, o presenze letterarie… Solo che erano tutte già adottate. Così mi sono affidata agli elenchi forniti dal sito, e ho cominciato a cercare.

Dapprima ho esitato lungamente tra Mistoforo (Pascoli non è la mia passione, ma Alexandros è un’altra cosa), Anglomane (per motivi puramente autobiografici), Balteo (perché ho ancora tracce di Eneide impigliate tra i capelli), Paracqua (in vista di Strada Nuova), Gnaulìo, Vesperare, Radiodramma, Cenerognola e altre meraviglie per tutta una serie di motivi, ma quando mi sono imbattuta in Cinabro, è stata fatta.

Il Cinabro è un pigmento capace di coprire ogni genere di sfumatura di rosso, dal vermiglio più proprio, fino al marrone rossiccio. Ha parentele col mercurio, ramificazioni kantiane, riverberi alchemici, connessioni ideali con l’immaginazione e un nome di etimologia greca che è una sinfonia in miniatura. Per me ha una distinzione aggiuntiva nel fatto che l’ho usato nel Somnium Hannibalis e in un paio di altre occasioni.

E adesso, per un anno a partire da oggi, sono la custode del Cinabro – cosa che già di per sé suona come un titolo da romanzo. Mi sono impegnata ad usare la parola ogni volta che se ne presenta l’occasione, a segnalarne usi impropri e scivolamenti semantici, a postare in proposito almeno due volte e a farne uso per almeno un titolo durante la mia wardenship.

Poi confesso che ho fatto domanda per alcune altre adozioni, e un po’ per volta sto raccogliendo altri orfanelli che mi piacerebbe adottare. Vi terrò aggiornati sull’eventuale espandersi della mia famigliola di lemmi.

E se per caso aveste voglia di adottar parole anche voi, eccovi di nuovo il link per cominciare. E magari, se vi va, passate di qui a raccontarmi che parole avete adottato e perché.

Oh, e c’è persino un attestato…

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* Centocinquanta punti a chi indovina perché “Dragomanno”… 🙂

Custode Del Cinabroultima modifica: 2011-10-19T08:10:00+02:00da
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