Indulgenze Letterarie

Sto leggendo due libri dall’identico titolo di The School Of Night – del che riparleremo, perché insieme costituiscono un’affascinante lettura comparata e portano a farsi più di una domanda – e, nell’approssimarmi all’ultima pagina del primo, mi sono sorpresa a sorprendermi che mi piacesse, pur pieno com’era di difetti che in genere mi irritano parecchio.

La sorpresa veniva, prima di tutto, da un certo qual senso di déjà-vu, perché nel dirmelo mi sono ricordata di aver pensato qualcosa di simile a proposito di Entered From The Sun di George Garret e, seppure in misura minore, di Christoferus, or Tom Kyd’s Revenge. Ora, una volta capita e due sono una coincidenza, ma in tre volte comincia ad emergere un fenomeno – e i fenomeni vanno studiati.

Così la prima domanda è se l’età mi stia rendendo soffice. E può anche essere. Forse sto diventando un po’ meno intransigente in fatto di fabula, e questa potrebbe non essere una cattiva evoluzione. E tuttavia resta il fatto che, in diversi gradi nei diversi casi, stiamo parlando di finali flosci o mancanti, di sovrano disprezzo del punto di vista, di acrobazie linguistiche, di erudizione letteraria e filosofica sparsa a manciate… tutti peccati abbastanza capitali. E allora?

Allora, domanda successiva: i tre libri in questione sono in Inglese – non sarà che sono sfacciatamente parziale nei confronti di tutto ciò che è scritto in Inglese? Perché per esempio, l’erudizione esibita è una magagna maiuscola che The School Of Night (I) ha in comune con il detestatissimo e francese L’Eleganza Del Riccio

Ma tutto sommato mi sento la coscienza pulita, visto che ho praticamente stroncato gli ultimi tre libri (in Inglese, of course) che ho recensito per HNR. Tre di fila. Vero è che tutti e tre esibivano peccati di natura ben diversa, peccati d’incompetenza e inaccuratezza… E vero è che in Alan Wall non c’è la minima traccia della complice superiorità con cui Mme Barbery tratta il lettore (“lascia, O Lettore, che ti elargisca il segreto della Cultura e dell’Eleganza, lascia che ti mostri come salvarti da questo Gretto e Meschino Occidente!”)*…

Domanda numero tre: sono forse portata a una colpevole indulgenza per tutto ciò che è elisabettiano – specie se vi compare il nome di Christopher Marlowe? Ammetto che potrebbe essere.

Ma, e lo dico con un certo sollievo, forse sono abbastanza innocente anche di questo. Dopo tutto, ho detestato lo shakespeariano (e ben scritto ma self-complacent) The Book Of Air And Shadows e i marloviani The Slicing Edge Of Death e The Intelligencer.

Ciò detto: e allora?

E allora si direbbe che la qualità della scrittura redima molte cose ai miei cinici occhi. La qualità dell scrittura, personaggi con cui riesco a identificarmi, qualche genere di ironia** e un’impressione di deliberata competenza. Wall, Chapman Garret scrivono da molto bene a divinamente, fanno cose sorprendenti con l’aria di farlo apposta e senza troppo sforzo, non annaspano e, se mi conducono in tondo, lo fanno in una maniera che sembra calcolata per il mio diletto, e non per gratificare il loro ego. E riescono a farmi affezionare ai loro personaggi anche se non voglio. E riescono a farmi ingoiare difetti che normalmente detesterei, e che anche in loro considero difetti, ma che sono compensati da altre qualità o dalla efficace spudoratezza con cui sono perseguiti.

Forse sto diventando soffice con l’età, ma con un barlume di coerenza: in fondo ho sempre pensato che scrivendo si possa fare tutto e rompere qualsiasi regola – a patto di sapere molto bene quel che si fa.

E voi? Con quali peccati linguistico-narrativi siete indulgenti? Qual è l’autore a cui perdonate tutto? Quali sono state le vostre sorprese di lettura – libri che in teoria avreste dovuto detestare, e invece…?

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* Would you believe quanto sono ancora acida a proposito di questo libro? Cattiva, cattiva Clarina!

** Alan Wall e il suo protagonista accatastano elizabethiana e rimuginamenti storico-filosofici in quantità massicce alla maniera di un malinconico dato di fatto. Sembra quasi di vederli dare una scrollatina di spalle con fare di scuse…

Indulgenze Letterarieultima modifica: 2011-10-26T08:10:00+02:00da laclarina
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4 Commenti

  • Commento solo per ribadire il mio sdegno per il libro L’eleganza del riccio.

    Già che ci sono dico che io mi faccio sempre truffare da chi sa usare bene la lingua. Tra l’altro, non possedendo le doti di decostruzione narrativa che tu certamente hai, presto spesso più attenzione alle parole che alla storia e per questo sono portata a dire che molte volte la forma conferisce sostanza.

  • Anche tu ce l’hai col riccio? Ma lo sapevamo già: siamo in sintonia letteraria, tu e io.
    E sono fermamente convinta che la forma *sia* sostanza a tutti gli effetti – in scrittura e in tutte le forme artistiche. Why, col tempo sto diventando più propensa a perdonare peccati di sostanza che peccati di forma, si direbbe.

  • Oh, meraviglia delle meraviglie – un’altra persona appassionata dell’epoca elisabettiana.
    E della Scuola della Notte – o Scuola dell’Ateismo, come la chiamavano i suoi detrattori.
    Se posso permettermi un consiglio – abbandona la frequentazione di ricci e altre bestiole simpatiche in vivo ma leziose su carta stampata, e butta piuttosto un occhio ad un romanzo intitolato “Veronica”, del poeta e narratore americano Nicholas Christopher.
    Credo ne resterai piacevolmente impressionata.
    Amazon, credo, ne ha copie leggibili a prezzi risibili.

  • Periodo elisabettiano sì, assolutamente. La Scuola della Notte più che altro per il coinvolgimento di Marlowe. “Veronica”, eh? Mi documenterò, grazie.