Adozioni Giacobite

Ricordate Adotta Una Parola? Ne avevamo già parlato, ma la trovo un’iniziativa meritoria e divertente – e mi auguro che abbia anche qualche efficacia pratica.

società dante alighieri, adotta una parola, giacobita, stevenson, henry jamesAvevo già adottato qualche mese fa una famigliolina di parole, ma, trovandomi a passare di nuovo per il sito in questione, ho pensato di bene di adottare anche Giacobita, e ne vedete il risultato.

Ora, veniamo al mio nuovo figliolino adottivo.

Secondo il buon Treccani*:

giacobita (1) agg. e s.m. [dal lat. mediev. Iacobita] (pl.m. -i) – Che si riferisce alla Chiesa monofisita di Siria, fondata da Giacobbe (lat. Iacob) Baradeo alla metà del sec. 6°, la cui teologia e liturgia è essenzialmente i tipo greco-ortodosso. Come s.m., per lo più nel plur. giacobiti, denominazione dei seguaci della Chiesa giacobita, che sostenevano il monofisismo cosiddetto verbale o moderato, in contrapposizione al Concilio di Calcedonia da loro accusato di nestorianesimo, e che attualmente sopravvivono in gruppi isolati, soprattutto in Siria e in Turchia.

giacobita (2) s.m. e f. [dall’ingl. Jacobite, der. del lat. tardo Iacobus “Giacomo”] (pl. m. -i). – Nome con cui furono indicati, dopo la rivoluzione inglese del 1688-89, i fautori del re esiliato Giacomo II e i suoi discendenti, esteso poi a designare i fautori dei descendenti di Carlo I, della famiglia Stuart.

Allora, in primo luogo il significato (1) è un esempio di un motivo secondario per cui questa iniziativa è meritoria. La parola e io ci conosciamo da una ventina d’anni, ma nella mia anglomania non ero mai andata oltre il significato (2). Per cui adesso so che i giacobiti sono anche una varietà siriana di monofisiti, e questa microsemiepifania linguistica è cosa buona e giusta.

In secondo luogo, mi tremano le ginocchia a dubitare della competenza grammaticale del Treccani, ma non posso fare a meno di domandarmi se davvero il significato (2) esista solo in forma di sostantivo. Ma allora, quando traduco Jacobite Risings come “sollevazioni giacobite” sto solo aggettivando un sostantivo? E se l’Italiano si è disturbato ad assorbire il sostantivo, perché non l’aggettivo? Mah. Però questo paragrafo l’ho scritto timidamente e in corpo 12, perché il Treccani è il Treccani e – worst of all – sono del tutto intenzionata a usare l’aggettivo**.

In terzo luogo, mi confesso colpevole di qualcosa che forse è un altro peccato linguistico. Non so se questo ricada sotto la voce “uso improprio della parola”, ovvero qualcosa che mi sono impegnata a scongiurare adottandola, ma mi sto persuadendo a usare Giacobita come traduzione di Jacobean – con riferimento al regno di Giacomo VI e I… Probabilmente non è del tutto esatto, ma pebacco, non so proprio indurmi a tradurre Jacobean con Giacobino, e i dizionari non sono di grande aiuto. Persino lo Hazon, di solito così affidabile e ricco, offre in tutto e per tutto “relativo al regno di Giacomo VI e I.” Why, thanks! E allora, a Jacobean tragedy diventa una tragedia del periodo di Giacomo VI e I? Ma ditemi voi…

E poi lasciate che vi racconti della mia plurilustrale amicizia con il significato (2).

Edimburgo, agosto 1994. Per la seconda volta sono stata spedita a trascorrere un mese in famiglia nella verde Scozia, ma stavolta mi è andata così così. La padrona di casa è una signora anziana e ciarliera provvista di un King Charles Cavalier grassissimo e sbavante e di un’incoercibile passione per Doctor Quinn, Medicine Woman. Sono pienamente intenzionata a passare fuori casa più tempo che sia possibile, ma da un lato piove sempre, e dall’altro non posso fare gran conto sulla scuola. La mia amata, minuscola e ottima scuola è fallita e, mi si dice, i due fratelli che la gestivano sono fuggiti sul Continente, dove pare che lavorino come cuochi. Così sono finita in una scuola più grande, più centrale e affollata di Italiani. Nel giro di due giorni mi hanno spostata dal corso base a quello intermedio a quello avanzato, e così adesso il mio vicino di banco è un professore di Lettere delle medie impervio alla distinzione tra complemento di causa efficiente e complemento di provenienza (in Italiano). Cercherei di sfruttare al massimo il Festival, ma l’ho detto che piove sempre? E un sacco di eventi pomeridiani sono all’aperto. Morale: nel giro di due giorni ho il raffreddore del secolo, detesto la scuola e voglio tornare a casa… E allora applico il metodo abituale per i momenti di spleen: entro in una libreria e comincio a razzolare. Me ne esco con una piccola copia di Kidnapped, di R.L. Stevenson (copertina rigida blu con impressioni stevenson, giacobitavagamente dorate, pagine grigioline e caratteri concertati, ne sono certa, con l’ordine degli oculisti), mi arrampico verso la città vecchia, mi infilo in una tea-room, ordino tè con gli scones e comincio a leggere…

Vabbe’, ho parlato abbondantemente altrove della mia predilezione per Alan Breck Stewart, per cui ve la farò breve. Nel giro di una settimana avevo divorato Kidnapped e il suo seguito Catriona, nonché una storia della Scozia di Nigel Tranter, avevo visitato le mostre Stevensoniane alla National Library e al Royal Museum e avevo lottato duramente nel vano tentativo di procurarmi un biglietto per l’adattamento teatrale di Kidnapped… E intanto avevo scoperto l’esistenza dei Giacobiti e dei loro ripetuti e sfortunati tentativi di ripiazzare sul trono gli Stewart giusti…

la dante, adotta una parola, bonnie prince charlie, sollevazioni giacobiteOra, non dico che gli Stewart fossero necessariamente dei buoni sovrani e meritassero tanta irragionevole lealtà, ma se c’è qualcosa che mi scioglie sono le cause perdute e, in generale, tutta la gente che si aggrappa oltre ogni buon senso e senza speranza di successo a qualche vecchio mondo tramontato. And Jacobites fit the bill with a vengeance, con le loro malguidate sollevazioni, nel 1716 e nel 1745, annegate nel sangue, nella scarsa competenza e nelle discordie tra clan.

Una volta tornata in patria, in era pre-internet, avevo preso l’abitudine di piombare su librai e bibliotecari ignari chiedendo “qualcosa sulle sollevazioni giacobite.”

“Vuol dire giacobine…” Era la risposta standard e, inutile dirlo, non ho mai trovato nulla di più di qualche lemma stringato su qualche vecchia enciclopedia, perché i Jacobite Risings sono uno di quegli episodi di cui non importa granché a nessuno. Poi ho fatto il mio anno Erasmus a Cardiff, poi sono stata iniziata al fatto che Sir Walter Scott non ha scritto soltanto Ivanhoe***, poi ho scoperto le meraviglie di Internet, per cui adesso ho letto quanto volevo sui Giacobiti, compresi gli aspetti meno attraenti delle loro sollevazioni, dei loro metodi, dei loro sovrani oltre il mare, delle loro beghe e delle loro stupidità. So anche che l’Alan Breck Stewart storico era in realtà un pessimo soggetto senza un briciolo del fascino che Stevenson gli ha ricamato attorno.

Eppure la mia idea di giacobita resta legata all’incontro con un libro e un personaggio – un’immagine pittoresca e romantica, vagamente imparentata con la realtà, ma abbastanza vivida da farmi adottare una parola a quasi vent’anni di distanza, ed è tutta colpa di Stevenson. Ah, che cosa non riesce a fare uno scrittore, vero?

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* In realtà del Dizionario Enciclopedico Treccani ho una gran paura, e lo sfoglio sempre come se potesse attaccarmi, perché è illustrato e cosparso a tradimento di enormi fotografie e dettagliatissimi disegni di r. I r. sono le orribili creature con otto zampe che fanno le r.tele, e sono afflitta da una seria aracnofobia, per cui…

** Lettore che passa di qui e tralegge la bozza da sopra la mia spalla: “Sì, perché invece di solito sei linguisticamente timida, vero? Una glottomammoletta!” (collassa in un convulso di cachinni)

*** Se dovessi consigliare un titolo, consiglierei Waverley, ambientato nel corso della II Sollevazione.

Adozioni Giacobiteultima modifica: 2012-01-20T08:10:00+01:00da laclarina
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2 Commenti

  • Ho adottato a suo tempo il verbo “furfanteggiare”, ma non è che lo controlli troppo strettamente – lo lascio libero di fare le sue esperienze, e ci si vede di quando in quando, alle feste comandate.
    L’importante è che non frequenti cattive compagnie.

    Sul Treccani sospendo il giudizio avendo compilato alcune delle voci (ma si trattava di fossili, e con un numero limitato di arti).

    A questo punto, auto da fé.
    Io sono uno dei colpevoli di utilizzo di Giacobino per Jacobean, in quanto Giacobita mi ha sempre ispirato un che di veterotestamentario che mi lascia un po’ così.
    Mea culpa.
    Stevenson non è arrivato in tempo per influenzare il mio lessico 🙂

    Aggiungo a titolo puramente documentario che a questo punto credo che il post che ho in programma per domani – per una strana sincronicità – ti potrà forse interessare.
    tratta, dopotutto, di violenza scozzese in epoca elisabettiana e giacobita.

  • Hai compilato voci del Treccani? I’m awed… Per tutta una serie di motivi I’m awed – e anche grata che i tuoi fossili non abbiano troppi arti.
    Vedo che le sincronicità capitano, tra strategie evolutive e qui.
    Tra l’altro attendo il post di lunedì – poi agirò di conseguenza…
    E non so, ma per me Giacobino è fermamente francorivoluzionario, mentre Giacobita è altrettanto fermamente ancorato ai giacomi stuardi, per cui, Giacomo più Giacomo meno…