Gen 23, 2012 - grillopensante, musica    5 Comments

Tenori? No, Grazie

Prima una segnalazione di servizio: leggete il post odierno di Davide Mana sul blog strategie evolutive*. A dire il vero, fareste bene a leggerli spesso, i post di Davide, ma oggi si parlerà di fenomeni sociali e fenomeni culturali – indulgendo a un prurito scatenato da questo post. Credo che Davide tenda a postare nel corso del pomeriggio, per cui recatevici verso sera, magari. Ne riparleremo anche qui.


Detto questo, se non vi dispiace, oggi parliamo di tenori.


“Che cos’hanno i tenori, in fondo, a parte gli acuti?” chiede il booklet di questo disco, No Tenors Allowed, e procede a dimostrare che bassi e baritoni sono tutta un’altra musica.

 

Il disco è una gioia da ascoltare, con Thomas Hampson e Samuel Ramey in gran spolvero e una scelta di duetti quasi completamente felice (personalmente avrei potuto fare a meno di Un Giorno di Regno), e anche il booklet comporta una certa quantità di soddisfazione se si è di quelli che non riescono a simpatizzare con il Tenore, a nessun patto.

 

Voglio dire, so che la solidità narrativa del libretto non è precisamente una priorità, ma prendiamo il Tenore ottocentesco medio: nella maggioranza dei casi, l’infermità mentale resta l’ipotesi più benevola. Ovviamente non parlo dei cantanti, ma dei personaggi, che per psicologia, motivazioni, complessità e sfumature riescono quasi sempre ad essere il buco drammaturgico del libretto, e che tendono a suggellare il proprio destino con atti di una stupidità epica.

 

C’è il Trovatore, bandito, fuorilegge, ladro di fidanzate altrui, che invece di far liberare la mamma zingara dalla masnada che comanda, va a cacciarsi di persona nell’ovvia trappola, cantando “Di quella pira”; c’è Foresto, capace solo e soltanto di mugugnare perché Odabella, catturata da Attila, se ne resta prigioniera, salvo respingerla con sdegno ogni volta che lei trova il modo d’incontrarlo; c’è il Principe Calaf, che due minuti scarsi dopo avere visto Turandot da lontano, decide che ha sofferto troppo per amore, e quindi si getta nell’impresa suicida, abbandonando il vecchio babbo cieco e bisognoso, appena ritrovato in mezzo alla folla (per non parlare della fulminea prontezza con cui perdona alla principessa l’assassinio preterintenzionale di Liu). E che dire di Don Carlo, così ansioso d’informare il Re suo padre che il defunto Marchese di Posa  si era accollato colpe non sue solo per salvare lui, Carlo? Peccato che, una volta svelato l’arcano, Carletto torni ad essere (comprensibilmente, se lo chiedete a me) sulla lista nera del Re, col risultato che il Marchese ha preso una fatale archibugiata nelle costole per nulla.

 

E in tutto questo, che fanno bassi e baritoni? Dipende: il Conte di Luna (Baritono) si barcamena tra instabilità politica, amore non corrisposto e vendette personali, finendo coll’uccidere involontariamente il fratello perduto che aveva cercato per tutta la vita; Attila (Basso) comanda un’orda, distrugge Aquileia, respinge con sdegno un’alleanza disonorevole, ed è così carismatico che nessuna donna che non fosse costretta dal libretto lo scarterebbe a beneficio di Foresto; Re Timur (Basso) sopporta con dignità i colpi della sorte e si affanna per le intemperanze del figlio dissennato; il Marchese di Posa (Baritono) esita tra i doveri dell’amicizia, il destino dell’umanità, e un vecchio re pronto a fidarsi di lui, riuscendo solo a produrre conseguenze tragiche per tutti; e Re Filippo, ah, Re Filippo deve vedersela con le Fiandre protestanti, una moglie (forse) infedele, l’Inquisizione feroce, i cortigiani sicofanti, un figlio mentecatto, la solitudine della corona, il tradimento di un giovane amico, e il fantasma di suo padre, e scusate se è poco.

 

Insomma, il Tenore sarà anche l’eroe eponimo, ma spesso è una figura bidimensionale che fa cose mortalmente stupide. Da un punto di vista narrativo, molti Tenori sembrano avere una funzione sola: innescare situazioni della trama in cui si esplicano i ben più complessi e convincenti conflitti che tormentano Bassi&Baritoni… E siccome si parla di librettisti diversi e fonti letterarie di provenienza diversa, temo di doverne concludere che il ruolo di “primo amoroso” sia stato lungamente abbandonato a una caratterizzazione sommaria.

 

Tenore: tizio provvisto di acuti, di un cervello sommariamente equipaggiato e di (almeno) un soprano determinato a sposarlo, per motivi non sempre comprensibili.

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* Sic, sic, sicchissimo. Dietro specifica richiesta dell’autore. Sono stata amichevolmente redarguita una volta per avere usato le maiuscole e non lo faccio più…

Tenori? No, Grazieultima modifica: 2012-01-23T08:10:00+01:00da laclarina
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5 Commenti

  • Prima cosa – grazie della segnalazione.
    I miei post di solito (tranne la domenica e raramente il venerdì) vanno online alle prime luci dell’alba (the early bird… e tutto quel genere di cose).

    Seconda cosa – gustosa analisi dei ruoli tenorili.
    Ma a questo punto, sono stato io nefastamente influenzato da Puccini, o il ruolo del soprano è quello di morire, o al limite di impazzire?
    E morire in maniera assolutamente idiota – voglio dire, la Fanciulla del West…

  • Sorry, non so perché mi fossi messa in mente che tu fossi un postatore pomeridiano…
    Dei soprani magari parleremo, ma mi pare che la FdW sopravviva… sbaglierò, ma non cavalca via nel tramonto col suo tenore salvato dall’impiccagione? Cantando, of course.

  • A me risultava che morisse di sete alle foci del Mississipi… che ammettiamolo, è una morte stupida stupida stupida.
    Però forse di Fanciulle ce ne sono due?
    Che sciocchezza… ma non potevano numerarle, come le composizioni di Bach?
    Tedeschi, fidati che quelli numerano e protocollano tutto.

    Scusa, stavo divagando.
    Attendo il post sui soprani, nei commenti del quale farò la mia famosa scena della follia.

    (in other news: ho scoperto oggi che il nostro comune amico Giacomino Stuardo, alias The Pretender, ha dormito poco lontano da dove mi trovo, nel cuore del Monferrato… curiouser and curiouser).

  • Mi sa che quella sia la Manon, sai? Minnie se ne va felice col suo tenore – dopo averlo vinto a carte al baritono, e nel terzo atto ri-salvato quando aveva già un letteralissimo cappio al collo.

  • Diavolo, ho scambiato le mie eroine – che poi mie, ok, licenza poetica.
    Hai ragione, è la Manon… Che vergogna.
    Colpa del Mississipi… mi dicono Mississipi, io penso al west.

    Come potrò mai espiare?
    Mah, per prendere le distanze, vado ad ascoltarmi un po’ d Cole Porter…