Ma non così spesso che, secondo una versione della storia, Alexandr Nevskij non potesse ordinare ai suoi Novgorodiani di battere le lance al suolo, creando delle crepe e indebolendo la superficie – che finì con l’aprirsi inghiottendo ciò che restava dei già malridotti cavalieri del Principe-Vescovo di Dorpat.
In realtà è molto più probabile che i Teutonici si siano ritirati nel lato sbagliato – dove il ghiaccio cominciava ad assottigliarsi – e che armature pesanti e acqua gelida abbiano fatto il resto.
E altrettanto in realtà le fonti non concordano sulle dimensioni della battaglia, sulle perdite, sulle conseguenze – e gli storici si azzuffano sull’effettiva rilevanza della Battaglia sul Ghiaccio: scontro decisivo, o poco più che una scaramuccia? In either case, dovette essere una faccenda impressionante e pittoresca, il genere di storia che, indipendentemente dal suo peso strategico e politico, s’imprime nella memoria collettiva e ci resta attraverso i secoli.
Che poi Eisenstein ne abbia cavato una scena come questa – per di più musicata da Prokofiev, di certo non nuoce:
E sì, lo so: ci voglio solo io per una scena di battaglia il Lunedì dell’Angelo… But bear with me, e buona Pasquetta.