Scrivendo Scrivendo…

“Tu scrivi? Che bello. Anche a me piacerebbe tanto scrivere…”

“E allora scrivi.”

“Come? Cosa? Qui? Adesso?”

“Adesso. Qui. La storia che hai in mente da sempre – oppure la lista del droghiere. A mano o al computer, o con un chiodo intinto nel tuo sangue…”

“Ah, no, sai…” (risatina) “Non ho tempo, non sono capace, devo spazzolare il mio pastore alsaziano, non so da dove iniziare, ci vuole un sacco di tempo libero, mica a tutti riesce facile come a te…”

“Sssssssì, se ne potrebbe parlare. Ma resta il fatto che l’unico modo per scrivere è cominciare a scrivere. E leggere un sacco – cosa che avresti dovuto fare prima. E studiare la teoria – cosa che puoi cominciare a fare dopo avere provato a scrivere.”

“Eh, ma ci vuole il tempo. E soprattutto ci vuole l’ISPIRAZIONE. Mica puoi metterti lì e dire ‘adesso scrivo,’ no?”

“E invece è proprio quel che devi fare. Scrivere tutti i giorni, almeno un po’. Costruirti una disciplina. Pensa, se scrivessi 500 parole al giorno, cinque giorni la settimana, in otto mesi avresti la prima stesura di un romanzo di 80000 parol…

“Orrore! Sacrilegio! Anatema! Vade retro! Stiamo parlando di Letteratura, di Arte, mica di lavoro a cottimo! Forse così ci puoi scrivere la robaccia commerciale, ma la Scrittura vera… giammai!!!” 

E a questo punto, se non ho ancora perso del tutto la pazienza, di solito faccio notare che Stevenson scrisse Treasure Island in due settimane. E che Dickens scrisse la maggior parte dei suoi romanzi consegnando X parole una volta alla settimana… 

E che poche cose giovano alla scrittura come la pratica costante e disciplinata – e le scadenze.

Detto ciò, non è che ci si sieda lì e si scriva un romanzo ex abrupto: si va in battaglia preparati. In un mondo ideale, si predispone una mappa di quel che si vuole fare, ci si procura il grosso della documentazione che servirà, si fa conoscenza con i personaggi – e poi si scrive. Si scrive la prima stesura senza fermarsi, seguendo i piani, tenendo conto degli sviluppi inaspettati, senza preoccuparsi eccessivamente dei particolari. Per le finezze stilistiche, lo spelling esatto del nome del fabbro di spade toledano e le rime estemporanee della protagonista ci sarà tempo dopo. È a questo che servono le revisioni.

E questo genere di sistema vale anche se si ha tutto il tempo del mondo, ma tanto più se cè (o ci s’impone) una scadenza. Che devo dire? È da quando ho scoperto la genesi di Treasure Island che voglio fare qualcosa del genere. Una volta l’ho fatto con una novella – 42000 parole in una settimana – ma mai con un romanzo.

In questi giorni – dopo un anno abbondante dedicato esclusivamente al teatro – mi è tornato un gran prurito di provarci, e il merito è in buona parte di Davide Mana. Perchè Davide l’ha fatto. In sei giorni. Con tanto di incendio. Sei giorni più la vasta preparazione di cui si diceva – ma in quei sei giorni DM ha messo insieme la prima stesura di un romanzo.

Awesome.

davide mana, romanzo, sei giorni per salvare il mondo,  Qui trovate* i post in cui si narra l’impresa, moorcockianamente nomata “Sei Giorni Per Salvare Il Mondo”.

Qui invece trovate 6GpSiM – Il Manuale, ovvero la serie di articoli, note e stralci d’intervista che costituiscono la base teorica dell’esperimento.Vedrete che Stevenson non c’entra affatto.

Esperimento, gioco, duro lavoro, esplorazione della struttura, narrazione. E, più di tutto, scrittura. Quella cosa che non si fa aspettando l’Ispirazione.

Riuscite a leggere tutto ciò senza volerci provare anche voi? Io – ma forse s’era intuito – assolutamente no.

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* O almeno dovreste trovarli – perché forse non sembra, ma sto sperimentando con un genere di link che non ho mai tentato prima. Se non ci riuscite fatemi sapere, per favore, e provvederò a qualcosa di più tradizionale…

 

 

 

 

Scrivendo Scrivendo…ultima modifica: 2012-05-11T08:10:00+02:00da laclarina
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6 Commenti

  • Grazie.
    Davvero.
    Leggere l’infilata di tag “davide mana, stevenson, moorcock, lester dent” mi ha fatto sentire lo stesso brivido del giorno della laurea.

    Pedantemente, faccio notare che 42.000 parole è già un romanzo, per lo meno per i giudici del premio Nebula – e per gli editori americani.
    Quindi qualsiasi cosa io abbia fatto nella mia settimana di lavoro, tu lo avevi già fatto, mettendoci un giorno in più.
    Scambiamoci reciprocamente una meritata pacca sulla spalla.

    Sui discorsi di quelli che prima o poi, se troveranno il tempo, il luogo, l’inchiostro giusto e la corretta grammatura della carta, hanno un’idea che, con la giusta ispirazione e in un febbrile trasporto estatico, permetterà loro d creare un’opera d’arte, che comunque non sarà per il pubblico, perché loro “scrivono per se stessi”…
    Bah, di nevrotici ce ne sono un sacco, in giro.
    Per fortuna, la maggioranza non troverà mai le condizioni necessarie per perpetrare il proprio capolavoro.

  • Ti ho trovato per coincidenza . mi sono innamorato dei tuoi post 🙂

  • Dio com’è vero…
    Ho impiegato un po’ a capirlo mentre vagavo sconsolata tra le librerie di Firenze e Mantova.
    “troppi,troppi libri.come faccio? come faccio a diventare scrittrice?”
    Poi ho semplicemente capito che era un banco di prova, che dovevo scrivere solo per me stessa invece che concentrarmi su quello che doveva essere il grande romanzo rivoluzionario del secolo.
    Tanto non sono io a deciderlo no? “Ai posteri l’ardua sentenza” come si dice.
    l’unica cosa che non ho è la costanza.Sia nelle letture che nel tenere in mano la penna.
    Mi eviterebbe i tanti “microblocchi dello scrittore” che mi capitano così spesso.
    Mi servirebbe proprio un po’ di disciplina, tanto più che riesco a scrivere solo quando gli impegni sono incombenti e sono sotto pressione.
    Il mio cervellino è adorabile…

  • La mia natura di ingegnere fa sì che la disciplina non sia un problema in sè e nemmeno l’uso di strutture che mi consentono di mantenere ritmo e ordine.

    Il mio problema è davvero il tempo! I due bambini mi prendono davvero tantissimo tempo ma ciò che è peggio, tante energie.
    Mi fanno dormire poco e questo mi rende poco presente quando scrivo.
    A volte dimentico cosa ho scritto il giorno prima, mi sento un po’ come Stephen King ubriaco e strafatto.
    Ora non so se scrivere in uno stato di costante semiaddormentamento sia efficace come una bella ubriacatura…

    Però un mio amico ex-scrittore (prima scriveva e pubblicava pure ma poi ha dovuto mollare per lavorare sul serio perchè nonostante tutto, vivere di scrittura non si può) mi ha detto:
    “Sei ammirevole, riesci a scrivere in tutto questo caos”
    Oddio non sempre ci riesco (quando i due pargoli hanno avuto la febbre è stato impossibile persino preparare la cena) però cerco davvero di leggere e scrivere ogni giorno. Magari solo 20minuti prima di andare a dormire ma mi serve proprio.
    E’ come se mi aiutasse a rimettere in asse tutto il macchinario della mia vita…
    A volte chiedo a mio marito di tenere lui i piccoletti per ritagliarmi un’ora per scrivere.
    Forse spenderei meglio il mio tempo facendo mille altre cose che in un’ora si possono fare.
    Ma niente mi rinfranca lo spirito come sedermi e tentare di scribacchiare qualcosa, anche se scrivo roba orribile.
    In questo il suo sostegno è fondamentale.
    Per questo ogni volta che sento qualcuno che scrive so che ha vicino qualcuno che crede nella scrittura pur non partecipando in nessuna maniera al divertimento.

  • cosa ci faccio io qui? dovrei avere già iniziato a scrivere. E allora ecco, accetto la sfida, e ho un bambino, ho un lavoro, ho una casa ho un marito ho un hobby ho…. la voglia di provarci! Non esistono scuse! Ma… come si fa a contare le parole senza mettere il dito come spunta sul video del computer?

  • @Davide: Figurati – lo sai che mi piace il tuo esperimento. Davvero, 42000 fanno un romanzo? E allora, pacca sulla spalla, ecco. 🙂

    @Gabriel: thanks!

    @m1a2r3a4: ah, i microblocchi! Ho scoperto che l’unica maniera per superarli è… rullo di tamburi… riprendere a scrivere. Solo che saperlo non è di grande aiuto quando si è bloccati, vero? 🙂

    @Cily: che devo dire? Ammirevole davvero. E hai infinitamente ragione: c’è sempre dietro qualcuno che non scrive, ma è come se.

    @lanon: tu sai, vero, che se glielo chiedi gentilmente, il programma di scrittura ti dice quante parole hai scritto? Vabbe’, ne parliamo. 😀