Dieci Vite Di Gente Illustre

Non sono affatto certa che stia emergendo uno schema e che il lunedì sia il giorno delle reading lists, ma per oggi va ancora così.

E oggi parliamo di biografie.

Genere pericoloso, lo ammetto, perché può capitare d’inciampare in accidenti di sconsolante aridità, insopportabile agiografia o degenerazione nel pettegolezzo… ma quando funziona, quando l’autore non solo ha fatto la sua ricerca, ma riesce a trovare l’elusivo equilibrio tra fatti e intelligente speculazione, tra entusiasmo per il soggetto e ragionevole distacco, tra individualità e contesto, allora una biografia diventa una magnifica finestra aperta su un’altra vita e un altro secolo.

Per non dire una meravigliosa fonte d’ispirazione – ma questa è un’altra faccenda.

Perché, a parte tutto, è davvero difficile non cedere almeno un po’ al fascino dell’incontro. Incontro mediato dal taglio e dall’interpretazione del biografo, inevitabilmente – una sorta di visita guidata – eppure quei bei volumi spessi, pieni di vicende maggiori e minori, di lettere trascritte, di minuzie quotidiane, di programmi di concerti e ordini di battaglia, offrono, nella più magra delle ipotesi, almeno una manciata di glimpses su come doveva essere avere a che fare con quella gente.

Quale gente? Vediamo un po’ – e prometto che cercherò di tenermi sull’Italiano o sul tradotto, ma qualche eccezione ci sarà…

1) Daniela Pizzagalli, L’amica. Clara Maffei (che in realtà si chiamava Chiara e che gli amici chiamavano Clarina) tenne per decenni a Milano uno di quei salotti in cui si “fece” il Risorgimento. Fu una signora notevole, moglie separata di un poeta e librettista, amica di Verdi, Manzoni, d’Azeglio, Grossi, Hayez, Balzac e tanti altri, ardente patriota e anticonvenzionale quanto basta. Pizzagalli restituisce alla meraviglia il mondo dei salotti letterari, misto di esaltazione e di puntigli, di dispetti e di epiche discussioni sull’Arte, il Destino dei Popoli e i Massimi Sistemi – tutti in maiuscole.

2) Francesca Sanvitale, Il figlio dell’impero. Il Re di Roma, o Duca di Reichstad, o Napoleone II che dir si voglia. Nato erede dell’impero lampo e del tutto personale di suo padre e morto ventunenne, prigioniero dell’impero millenario e sonnolento di suo nonno. È una storia un po’ desolata, e Sanvitale la snoda ricostruendo la figura di un ragazzo debole e velleitario, schiacciato tra opportunità politica e fallimenti epocali, pronto a infiammarsi improbabilmente e incapace di agire, oggetto fuggevole delle speranze e dei terrori e delle delusioni di tutta l’Europa, affamato di affetti – e destinato a conoscerne ben pochi.

3) Juliet Barker, The Brontës. Avevo detto che avrei cercato di tenermi sul tradotto, ma questo in Italiano proprio non c’è, e non posso fare a meno di segnalarlo, perché è forse la più bella, approfondita, dettagliata e affascinante biografia letteraria che abbia mai letto. È una storia di tutta la notevole famiglia, a partire dai genitori Patrick e Maria (entrambi autori pubblicati, did you know?) per arrivare naturalmente alle tre celebri sorelle e al fratello dimenticato, il povero Branwell. In più, c’è tutta una folta popolazione di parenti, amici, parrocchiani, domestici, curati, insegnanti, compagni di scuola (delle ragazze) e di bagordi (di Branwell), editori, intellettuali, professori belgi, datori di lavoro, piccoli allievi… Perché il bello è che i Brontë erano tutti grafomani senza eccezione, e Barker ricostruisce la loro vita giorno per giorno sulla base di lettere, giochi giovanili, poesie, romanzi, elenchi di libri, liste della spesa, riviste, programmi, diari… Straordinario.

4) Gianni Granzotto, Annibale . Sapevate che ci saremmo arrivati, vero? E ve l’ho detto un’infinità di volte: di Annibale si sa poco, e tutto attraverso gli occhi dei suoi nemici. Quel che Granzotto fa è di raccogliere queste fonti, aggiungerci letteratura e leggende (sulla base del principio che le leggende non nascono mai dal nulla, e che esprimono sempre una mentalità, un atteggiamento, una paura…) e su questa base ricostruire una personalità. “Vi porto Annibale in casa,” dice in apertura della prefazione. E il bello è che funziona. Biografia psicologica? Fate un po’ voi – ma leggete.

5) Eucardio Momigliano, Manfredi. Questa è una vecchia biografia Anni Sessanta – forse nemmeno facilissima da trovare. But still. Manfredi è uno di quei personaggi che arrivano equipaggiati di leggenda nera: parricida, usurpatore e chi più ne ha più ne metta. Per fortuna c’è Dante che, in crisi di progressiva simpatia per gi Hohenstaufen, non solo lo piazza al Purgatorio, ma gli regala quella straordinaria immagine delle ossa insepolte – Or le bagna la pioggia e muove il vento, che trovo essere l’endecasillabo più strappacuore della letteratura italiana. Momigliano guarda dietro la leggenda e dietro Dante*, e si dà un gran da fare per ricostruire la figura di questo principe illegittimo, poeta, soldato, e buon sovrano. Oh d’accordo: confesso una parzialità nei confronti di Manfredi, ma come si fa a non essere parziali nei confronti di un uomo intelligente, colto, spregiudicato, bello e provvisto di finale tragico?

6) Charles Nicholl, The Reckoning. Anche qui niente traduzione, mi spiace. La biografia c’è, anche se Nicholl si concentra per lo più sugli ultimi anni di Marlowe, sulla sua carriera di spia e sulle circostanze che condussero alla sua morte. La quantità di ricerca e documenti è impressionante, e forse ancora di più lo è il ritratto dell’Inghilterra elisabettiana: un mondo piccolo e claustrofobico, in cui tutti conoscevano tutti, e tutti erano in qualche rapporto di parentela, amicizia, clientela, faida, complicità, commercio, dipendenza – e spesso più di uno per volta. Pagina dopo pagina si osserva la rete che si chiude attorno a Marlowe, e magari alle volte si è tentati di levare un sopracciglio davanti a certe conclusioni, ma poi non lo si fa e si continua per vedere che altro succede. Exciting fare.

7) Enzo Mandruzzato, Foscolo. Altra cosa vecchiotta, ma che vale la pena di cercare. Sì, d’accordo, l’Ugo Nazionale, ben è ver Pindemonte, la Ricciarda, l’Ortis, Zacinto… Ma l’uomo! “Uomo procelloso”, si diceva di lui, e poi tranchant, irragionevole, visionario, collerico e capace dei puntigli e dei capricci più piccini. Mandruzzato fa un gran bel lavoro, spigolando tra lettere e carteggi in cerca dell’Ugo geniale, fascinoso ed esasperante. Si vien via con un’idea diversa del poeta e dei versi. 

8) Edgarda Ferri, Giovanna la Pazza. I’m always of two minds, quando si tratta della Ferri, con quello stile così ornato da esser (quasi?) gonfio, e però con il dono delle atmosfere e dei chiaroscuri come pochi altri. Ma la sua Juana mi piace proprio tanto, a partire da quel prologo buio e ventoso che trascina nella storia come la miglior apertura di romanzo… Insomma, non so: può non essere la tazza di tè di tutti, ma se vi piace avventurarvi verso il confine** tra la biografia e il romanzo biografico, se volete provare la Ferri, potreste far di peggio che partire da qui.

9) Marta Boneschi, Quel che il Cuore Sapeva. Sembra un po’ il titolo di un romanzone sentimentale, e invece non lo è. Anzi, mi ricorda un po’ la Barker al n° 3. Biografia famigliar-letteraria, come dice il sottotitolo – anzi, plurifamigliar-letteraria: Giulia Beccaria, i Verri, i Manzoni, a partire dal babbo dei delitti e delle pene, fino alla prole trascuratella di don Lisander. E intorno tutta una Milano, tutta una Parigi, tutti i fermenti dell’epoca – no, del passaggio tra due epoche – intrecciati con i crucci famigliari e non di un certo numero di gente interessante. Rimarchevole.

10) Venerio Cattani, Teodoro Re di Corsica . A volte c’è gente la cui vita sconfina nell’improbabilità – e davvero Theodor Neuhoff, Freiherr in Westfalia, soldato, diplomatico, arruffapopoli, avventuriero, occasionalmente re di Corsica a spizzichi e bocconi tra il 1736 e il 1743 e morto di stenti a Londra, appartiene a pieno titolo alla categoria. Una vita da romanzo, o meglio una vita da libretto d’opera – infatti Paisiello gliene dedicò una. E trovo leggermente buffo che l’editore Bietti, nel pubblicare la biografia di Cattani, abbia sentito la necessità di commercializzarla come un romanzo. Come se ce ne fosse bisogno…

Oh, il titolo dice dieci,  vero? Peccato, perché non ho nemmeno citato Carolly Erickson, Harry Kelsey, Robert K. Massie e un sacco di altri biografi che mi piacciono proprio tanto… Ma per oggi ci fermiamo qui. Ne riparleremo. E parleremo di lettere e memorie, e di biografie fittizie, e di altre amenità del genere. Di qualcosa si deve morire – ma è difficile che sia per mancanza di reading material.

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* Admittedly, più dietro la leggenda che dietro a Dante, ma la sua simpatia per Manfredi non diventa mai fastidiosa.

** Non proprio al confine, sia chiaro: solo in direzione, fermandovi all’ultima locanda di posta.

Dieci Vite Di Gente Illustreultima modifica: 2012-07-16T08:10:00+02:00da laclarina
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4 Commenti

  • Di tutti questi, ho letto solo The Reckoning, una ventina d’anni or sono.
    Mi piacciono le biografie, ma tendo ad essere meno istituzionale – mi piacciono i personaggi fortemente marginali, gli stramboidi assortiti, gli scienziati e gli esploratori, e gli artisti (anche per sbirciare nel proceso creativo).
    In questo senso, le due biografie più belle che mi sia capitato di leggere sono l’autoibiografia di Anita O’Day e quella di Bruce Campbell (il famigerato “If Chins Could Kill”) e la più stramba è stata certamente quella di Klaus Kinsky.
    E poi c’è “Genio”, la biografia di Richard P. Feynman, che è colossale.

    Quasi quasi mi viene voglia di farne una mia, di reading list biografica… ma ho un’idea migliore… la metto giù per giovedì.

  • Già quando ne avevi parlato la biografia delle Brontee mi aveva attratto, ma dopo questo post so che la devo leggere.

    Eppoi c’è Giovanna la pazza per la quale ho un debole…
    C’è da dire che il mio interesse per Giovanna ha origini un po’ allucinanti ma va bene così.
    Era il soprannome della mia insegnante di matematica al liceo.
    Ora non conoscendo il personaggio come al solito ho voluto scoprire chi fosse la vera Giovanna e mi sono impelagata.
    Ma alla fine non importa da dove venga una curiosità…giusto?

  • @Davide: e dire che io non mi sentivo neanche istituzionalissimissima, a leggere di Manfredi, l’Aiglon e Teodoro… Oh well, ma ammetto che con quelli che citi non si può competere. Still, significa che non ti interessano le vite della gente che consideri troppo mainstream?

    @Cily: ah, ti piacerà The Brontës, vedrai. Quasi una conoscenza personale. 🙂 E be’, direi che Giovanna la Pazza come prof di matematica al Liceo non è male. La mia andava sotto il mome di Gengiva – che ci si sarebbe mai potuto fare?

  • Diciamo che i personaggi istituzionali che mi interessano sono pochi e sono stati coperti da troppe biografie (“Ancora una biografia di Elisabetta Prima?!”… credo di aver già detto che una mia ex mi accusava di dedicare più attenzioni a Bess che non a lei… ).
    In ambito storico, preferisco saggi che riguardino uno specifico evento o periodo, oppure una categoria – vedi i testi di Charles Allen sulle diverse cricche di esploratori e studiosi vittoriani in Asia… isolare un solo personaggio renderebbe il quadro zoppo.
    Sì, ok, sono strano.