Lug 23, 2012 - angurie, tecnologia    7 Comments

Le Centraliniste, I Treni E Il Furor Io Canto

Era una notte buia e tempestosa…

No, non è vero: in realtà faceva un caldo inverecondo, però erano quasi le undici post meridiem e, pur essendosi quasi la metà di luglio, l’orario e la luce naturale si qualificavano come “notte buia.”

Anyway.

Era una notte buia e afosa quando la Clarina si pose alla caccia di un biglietto ferroviario, quel genere di talismano che, debitamente esibito e corredato dei giusti rituali, consente di viaggiare con quei siderei destrieri che scorron le ferrate vie in perenne scalpito – in qualsivoglia direzione.

Avvegnaché, forse, “in qualsivoglia direzione” sia forse espressione un nonnulla grandiloquente, qualora trattisi di scorrere per le vie ferrate da quel di Mantova a quel di Cuneo… Sappiate, o lettori, che Mantova e Cuneo son due di quei punti tra i quali la via più breve è l’arabesco – o non si spiegherebbe perché il sidereo destriero debba impiegare sei ore (quando va bene) per scorrere i trecento chilometri e qualcosa che separano i due punti in questione.

E perdonate la divagazione, O Lettori: essa era necessaria per spiegare come, scrutando nelle profondità cristalline de L’Innominatino (nel ruolo de La Sfera di Cristallo) in quella notte che si diceva, la Clarina si sentisse già esausta in advance al pensiero di quel che avrebbe trovato sul Loco di Sidereidestrieritalia – la magica entità che dispensa i talismani di viaggio.

E invece – oh gaudio! oh sorpresa!!! oh diletto sommo e inenarrabile!!! Sidereidestrieritalia, con voce suadente e coro di sirene in sottofondo, prometteva alla Clarina di depositarla a Cuneo in cinque ore e tre quarti, cambiando tre soli destrieri! E in cambio di tutto questo, non pretendeva anime, né regni, né ombra – solamente ventiré talleri e ottatacinque. 

Incredula, la Clarina si stropicciò gli occhi, si mise gli occhiali da vista, ripeté la richiesta, ma per quanto si sforzasse, la stessa risposta giungeva dalle profondità cristalline: Mantova-Cuneo, tre treni, cinque ore e tre quarti, ventitré talleri e ottantacinque.

E il merito, vedete, il merito era di un incantesimo potente: la Tariffa Economy del Destriero Ferrato Frecciarossa, che detto fra noi, fa tanto John Wayne & C., ed è tremendamente fuori genere, ma fingiamo di nulla. La Clarina aveva udito parlare della Tariffa Economy come di una leggendaria occorrenza, ma mai aveva avuto occasione di constatare la sua esistenza. Ora, trovandosela davanti come il viandante che, viandando per le dolci colline d’Irlanda inciampasse nella pentola d’oro ai piedi dell’arcobaleno, la Clarina fece ciò che v’immaginate facilmente: afferrò l’occasione.

Bizzarramente, ad occasione afferrata, nessun e-piccione dal piumaggio iridato venne come d’usato a becchettare all’inesistente porticina dell’Innominatino, recando la e-conferma dell’acquisto del talismano. Tuttavia, poiché nei recessi del Loco di Sidereidestrieritalia, trovavasi scritto e-ner su e-bianco che la Clarina aveva acquistato un talismano per scorrere a dorso di SD da Mantova a Cuneo, la bizzarria pareva potersi imputare all’ora semi-tarda e, quizàs, alle abitudini tutto sommato diurne dei piccioni?

La Clarina decise di sì, e decise di poter attendere l’indomani, e decise di considerarsi titolomunita per il viaggio, e di passare il resto della serata a leggere Connie Willis.

L’indomani mattina, tuttavia, non essendosi comparso verun e-piccione, ella si allarmò lievemente. Possibile che qualcosa fosse andato storto? Possibile che fosse stato troppo bello per esser vero? In sottofondo, il Coro Greco mugugnava tristi presagi, ma da tempo la Clarina aveva deciso di non prestare più orecchio ai mugugni dei mugugnatori ellenici. Tuttavia, tornò al Loco a constatare l’esistenza del Viaggio e, forte di quella, ma ulteriromente impensierita dal fatto che la relativa pdfergamena-voucher rifiutava ostinatamente di aprirsi,  ricercò il recesso del Loco di Sidereidestrieritalia in cui si depositano dubbi, lagni e querimonie. Si sporse oltre la e-vera dell’e-pozzo, e diede voce al suo rovello:

“Ho acquistato un viaggio -aggio -aggio, così e così, il giorno tale, all’ora tale -ale -ale… Perché non me ne vien conferma -erma -erma? Distinti saluti -uti -uti…”

Tempo un’oretta e – tac-ta-ta-tac – ecco un piccione becchettare.

“Quale efficienza,” si compiaccque la Clarina. “Quale sollecitudine, quale magnificenza di servizio!”

E, non essendo nuova al procedimento, avrebbe potuto evitar di compiacersi. Il piccione non era un vero piccione, e di certo non risolveva rovello veruno. “Gentile Cliente,” tubava l’Autopiccione Standard con meccanico ticchettio, “le confermiamo di avere ricevuto la sua Richiesta di assistenza. Cordiali saluti.”

Hm, cordiali saluti. Richiesta con la Erre maiuscola… mah. La Clarina cominciava a temere che il Coro Greco – sempre mugugnante in sottofondo – fosse da prendersi sul serio. E tuttavia, essendosi in partenza per un paio di giorni, diretta (con mezzi che non erano né equini né ferrei) a lidi sprovvisti di tecnologici prodigi, decise di concedere ai Signori dei Siderei Destrieri una fettina di beneficio del dubbio. Oltretutto era sabato – giornata sulla cui qualità festiva-non festiva-semifestiva non è sempre facilissimo intendersi – e magari, rincasando il martedì, avrebbe trovato l’e-piccione risolutivo ad attenderla.

Ma, alas, martedì sera il messo alato non c’era, né ne produsse alcuno un’altra notte di attesa – e il dì della partenza approssimavasi… Che fare dunque? La Clarina armossi di un di quegli arnesi che consentono di tener conversazioni con gente situata a considerevole distanza e, una volta indovinata la giusta combinazione di numeri, si ritrovò a colloquiare con una donzella deputata a udir che cosa non andasse in fatto di biglietti ferroviari.

Sia detto subito, la donzella era cortese e disponibile e paziente – ma non del tutto competente , o forse non del tutto informata delle intricatezze del sistema.

“Non esiste nessun biglietto a suo nome,” ella pigolava. “Lei non ha acquistato nessun viaggio e pertanto non può viaggiare.”

“Ma al Loco dicono di sì!” protestava appassionatamente la Clarina. “Dicono che ho acquistato eccome, anche se… oh, aspetti! Prodigio! Ora la pdfergamena apresi. Senta, senta: dettagli del biglietto, orari, codice del biglietto…”

“Ha un PNR?” chiedeva la donzella.

“No, ma ho un codice biglietto…”

“Non serve a nulla. C’è il PNR?”

“Non so, c’è un altro codice alfanumerico…”

“Non serve a nulla nemmeno quello. C’è il PNR?”

“No, tutti i codici che ho glieli ho detti.”

“Ma nella mail che ha ricevuto…”

“Le ho detto che non ho ricevuto nessuna mail, ed è proprio per questo che…”

“Ma allora dove lo vede il voucher?

“Come le ho già detto una dozzina di volte, nell’area clienti del Loco, cui accedo con il mio userID e la mia password, e lì c’è l’elenco dei miei viaggi, e…”

“Ma quale area clienti del Loco? Lei usa un userID, per entrarci?

“Sssssssì, e una volta dentro…”

“Ma è sicura di avere immesso il nome giusto?”

“….”

Per farla breve, la Clarina andava infuriandosi vieppiù e la donzella annunciò sconsolata che non eravi nulla da fare, tranne acquistare un altro biglietto e poi, semmai, richiedere un rimborso later.*

Pur digrignando un poco i denti, essendosi la partenza fissata per l’indomani, la Clarina altro non poté che piegarsi alla necessità. Per un poco ascoltò la donzella all’altro capo della Conversazione A Notevole Distanza mormorare tra sé incanti e grimori per la creazione di un secondo biglietto.

“Ecco fatto,” annunciò giuliva la donzella. “Domani lo ritira al Marchingegno d’Autoservizio alla locanda di posta…”

“Ma, O Donzella, alla locanda di posta di Mantova non havvi alcun marchingegno di tal sorta.”

“…?”

“Non. Havvi. Alcun…”

“Non havvi marchingegno? Non havvi marchingegno! Marchingegno non havvi. Non? Havvi? Marchingegno? Non può essere che non vi sia un marchingegno?”

“Davvero non ne ho idea né colpa, ma resta il fatto che non havvi marchingegno.”

La donzella s’udì per qualche battito di cuore in trepida e perplessa consultazione con qualche Unseen Knowing One. E poi, più gaia di prima,

“È tutto a posto,” annunciò. “Può ritirarlo direttamente alla locanda di posta, presso garzone preposto ai biglietti.

“Bene. E il prezzo rimane lo stesso?”

“Certo! Quarantasei talleri e cinquantacinque.”

“Quaranta… ma no, O Donzella,” insorse la Clarina. “La settimana passata ho pagato ventitré e ottantacinque!”

La donzella scoppiò in cachinni e disse che no, non era possibile, non poteva darsi che per i tre Siderei Destrieri in questione, uno dei quali portator del fiero nome di Frecciarossa, costassero così poco. A meno che…”

“Non avrà per caso acquistato la tariffa economy?”

“Er… sì.”

“Ah, ecco. Lo vede? Ecco che cosa è successo. Avrei dovuto capirlo prima, mi dispiace. La tariffa non era più disponibile.”

“Ma era in vendita!”

“Eh, può ben darsi, ma non significa che ci fossero biglietti. Lo fa tutto il tempo. Lo fa anche con noi – solo che poi il sistema va in blocco…”

“Ma non è andato in blocco nulla! Ho finalizzato l’acquisto, ho dato i dati della carta di credito, il Loco dice che…”

“Lo so, O Cliente Imbufalita. Ha tutte le ragioni, ma purtroppo vanno così le cose e non si puote ciò che si vuole. E più non dimandare. E stretta la foglia e larga la via, tralalalalala…”

E la Clarina non poté far altro che salutare a denti stretti la donzella, interrompere la Conversazione A Notevole Distanza, coprire dentro di sé Sidereidestrieritalia con ogni grado e sfumatura d’insulti elisabettiani di cui era a conoscenza, crearne sull’istante qualche dozzina di nuovi…

E tuttavia, l’indomani, quando venne il momento di partire, la Clarina decise, on a whim, di portarsi anche una stampa della pdfergamena piena di numeri che, a detta della donzella A Notevole Distanza, non contavano nulla. Se la portò e, una volta giunta alla locanda di posta, una volta fatta una piccola coda per nulla, grazie alla chiusura dello sportello nel momento perfetto, una volta fatta una seconda coda più lunga, una volta venuta a conversare con il garzone preposto, la Clarina mostrolli la stampa prima di dar voce al magico PNR che dissigillava il secondo e più costoso viaggio.

“Può spiegarmi bene cosa è questo?” ella dimandò al garzone.

Il garzone prese la pdfergamena, la guardò bene da entrambi i lati, la consultò per il diritto e anche per il rovescio, e poi scrollò le spalle e pronunciò:

“Questo è il suo biglietto. Buon viaggio.”

“Ma, O Garzone,” mormorò sconcertata la Clarina, “non ha intenzione di esigere un PNR?”

“E perché mai, se qui non havvi FR di sorta?” si stupì il garzone. “Questi son tre Siderei Destrieri regionali che recano le genti a Cuneo in poco men che sei ore sei. Pagati. E pertanto reitero il sentimento: buon viaggio!”

“Ma sul Loco mi dissero trattarsi di due regionali e un Freccia Rossa… E la donzella A Notevole Distanza disse che l’incantesimo doveva avere fatto cilecca, perché non eravi viaggio veruno a nome mio, e me ne fece acquistare un altro nuovo…”

“E quando le ha detto i numeri, non ha capito trattarsi d’altrettanti regionali?”

“Parrebbe di no…”

“Ah,” il garzone scosse il capo. “Mai fidarsi del Loco, e fidarsi così così anche delle donzelle ANV. Chieda il rimborso del biglietto che non usa. Buon viaggio ancora e tante belle cose. Avanti il prossimo!”

E così la Clarina se ne venne via bemused, stringendo in mano la sua pdfergamena che, dopo tutto, contava un po’ più di nulla, e balzò a bordo del primo sidereo destriero sperando che il garzone avesse ragione e la donzella torto – perché aveva sviluppato una limitata fiducia in tutti coloro che parlavano per conto di Sidereidestrieritalia. E invece, abbastanza soprendentemente, tutto filò liscio, e solo una volta in sei ore di viaggio e tre destrieri qualcuno dimandolle conto delle sue carte e pergamene, e nessuno trovò da obiettare alcunché, e a tempo debito, seppur con lieve ritardo e abbondantemente lessata dal torrido clima a bordo, la Clarina sbarcò a Cuneo, resa più saggia dall’esperienza, e avendo maturato la certezza che, in fatto di siderei destrieri, non c’era d’aspettarsi di poter nutrire certezza alcuna – mai.

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* ADDENDUM assai poco lieto: la donzella A Notevole Distanza, a quanto pare, aveva trascurato di menzionare alla Clarina il non del tutto trascurabile vincolo in base al quale il concetto di “later” in questo caso era di fatto nullo. Infatti i rimborsi si possono chiedere solo fino a un’ora dalla partenza del treno. E siccome la validità del biglietto n°1 non era constatabile fino all’arrivo in stazione, e il biglietto n°2 contemplava una partenza immediatamente dopo l’orario del biglietto n°1, la faccenda diventava un nonnulla difficile. Non del tutto impossibile – anche se la combinazione di prontezza di riflessi delle donzelle ANV e delle tariffe della chiamata al call center da cellulari non è fatta per rendere economica una richiesta di rimborso dal treno – ma a dire il vero la Clarina non se ne era preoccupata troppo, sulla base dell’allegro “later” della donzella. Esiste la possibilità di inoltrare un reclamo, ma le possibilità di successo sembrano essere men che remote, e la Clarina teme l’effetto sui suoi nervi di una letterina di scuse da parte di Sidereidestrieritalia… Morale aggiuntiva: non fidatevi di una parola che vi si dice, non comprate secondi biglietti prima di avere parlato con più di una persona e badate che il minimo fraintendimento tende ad essere costosetto anzichenò. To the tune of quarantasei talleri e moneta.

 

Le Centraliniste, I Treni E Il Furor Io Cantoultima modifica: 2012-07-23T08:10:00+02:00da laclarina
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7 Commenti

  • Uah, quante invenzioni per un solo post!

  • 😀 Purtroppo, ciò che non è inventato è la trama… Tutta vita vera, hélas.

  • Già me la vedevo la Clarina sfrecciare sul suo sidereo destriero, da Mantova a Cuneo, tenendo stretto un fidato compagno di lettura.
    Il volto soddisfatto ed appagato di chi, in una notte buia ed afosa, era riuscita a conquistare il giusto talismano che apriva ogni porta di Sidereidestrieritalia.
    Eccola è la! Assisa sul tetto della mala bestia. La sua figura si staglia flessuosa ed elegante mentre il vento le scompiglia i capelli, ma il corpo non oscilla, non teme le raffiche del vento, la posizione del loto le permette una comoda seduta ed una facile lettura.
    Ma come? Ma perché? Io volevo stare dentro il corpo del destriero ferrato, non fuori!
    Dentro? Ma la Clarina ha un lasciapassare costato solamente ventitré talleri e ottantacinque. Una misera Tariffa Economy, che pretende? Neppure in India con prezzi così bassi si ha il diritto di salire sopra il tetto di un convoglio di Sidereidestrierindia.
    Di cosa si lamenta quella errante pulzella?

  • La situazione pare destinata a peggiorare.
    Qui in Astigianistan, forse ne avevo già accennato, il problema dei treni dei pendolari affollati, incredibilmente, di pendolari, è stato risolto abolendo tali treni.
    Non essendoci più il treno, esso non può essere affollato.
    Il fatto che ciò abbia portato un “inspiegabile” affollamento delle altre corse sulle stesse tratte, lascia ancora perplessi i vertici dell’azienda.
    Considerando che l’automobile sta diventando impraticabile per via dei costi, e che l’asenza di una infrastruttura a banda larga impedisce di usare la telepresenza, pare probabile che dovremo riscoprire il dubbio piacere di percorrere grandi distanze a piedi.
    Come nel Terzo Mondo, ma senza nessuno dei vantaggi.

  • @Daniele: ma infatti, di che si lamenta mai? Che poi, a dir la verità, e considerata la mancanza d’aria condizionata e la temperatura màs que torrida sul destriero Milano-Torino, l’opzione en plein air non sarebbe mica stata sgradita… 🙂

    @Davide: anche da noi Trenord elimina corse come se piovesse, e quelle che ci sono… il ritorno da Cuneo, per dire, ha comportato mezz’ora di sosta non prevista a Lambrate per “guasto al locomotore”, ma non è che un episodio minore di una saga che i pendolari vivono furibondamente ogni giorno. Credo che sulla linea Mantova-Milano negli anni sia successo tutto ciò che è ferroviariamente possibile – salvo forse (ma non ci giurerei del tutto) un assalto degli Apaches…

  • Buongiorno Chiara,
    leggendo questo lungo post mi è suonato un campanello: Connie Willis!
    Ricordo con molto piacere quando lessi l’edizione italiana di Domesday Book della Nord e poi più nulla.
    Mi sono messo in cerca e ho scoperto le sue opere recenti, ancora non tradotte. Ho messo in wish list “Nothing to say …” per il Kindle e ho cominciato a rileggere la mia edizione cartacea del Domesday Book.
    Rileggendolo dopo anni lo sto trovando assai bello, ma con una lingua molto ricca.
    Per ora in inglese ho affrontato Gavrie Kay e Donaldson, credi ce la possa fare anche con la Willis?

    Grazie mille 🙂

  • @Alfredo: mi sa tanto che la mia conoscenza di Connie Willis sia recentissima e limitata a To Say Nothing of the Dog – che ho adorato. La lingua non mi è parsa complicatissimissima in sé. Quel che posso dire è di resistere senza scoraggiarti per le prime dieci o quindici pagine, che possono somigliare un po’ a un glossario di architettura e arredi sacri… Passato lo scoglio, e tenendo conto di un lessico non proprio base e di qualche occasionale complicazione tecnica dove si tratta di viaggio nel tempo, direi di andare tranquillo. A parte tutto, ne vale assolutamente la pena.