Set 12, 2012 - gente che scrive    3 Comments

Il Gomito Di Tolstoj

tolstoj, stevenson, stephenie meyerNon è che agli scrittori si debba credere troppo. Gli scrittori ricamano, modificano, tirano a lucido, spostano, tirano e inclinano finché quel che raccontano non ha la giusta inclinazione e il giusto colore.

Per cui, quando Tolstoj raccontava di essersi appisolato sul divano un bel giorno, e di avere visto un gomito, e di avere immaginato attorno al gomito una bella donna triste in abito da ballo, e di aver finito col cavarne Anna Karenina, forse faremmo bene a prendere la storia con un granellin di sale? 

ma perché, poi?

Di sicuro la storia suona bene. C’è un che di russo e, al tempo stesso, un che di pittorico, non trovate? Il gomito, la posa malinconica, l’abito da ballo – tutto così adatto ad AK, forse persino un po’ troppo adatto, ed è per questo che siamo tentati di essere cinici… e comunque per quanto mi riguarda è una lotta perduta in partenza. Il fatto è che non voglio essere cinica. Voglio credere alla storia del gomito, thank you very much.

Così come voglio credere a Stevenson che disegna mappe per ingannare il tempo in un’estate scozzese particolarmente piovosa e a un certo punto, folgorato dalla mappa di un’isola, scrive Treasure Island in due settimane.

Il fatto che invece sia capacissima di essere cinica quando leggo di Stephenie Meyer che si sveglia dall’aver sognato Edward&Bella sdraiati in un prato a discutere d’amore – lei tutta ordinaria e lui tutto luccicante e vampiresco – probabilmente è una prova ulteriore della mia genre-snobbishness

Ma forse no, aspettate. Forse per questa volta mi salvo.

Perché la faccenda funziona così: c’è una grazia sottile nella storia di Tolstoj, che manca alla Meyer. La linea di un gomito – tutto qui. Il resto è farina del sacco dello scrittore, che ha intravisto una donna in sogno e le intreccia attorno tutto un romanzo. E lo stesso vale per Stevenson, con i suoi pirati che germogliano dalle linee di una mappa immaginaria. C’è un piccolo seme caduto da chissà dove – e poi interviene l’immaginazione dello scrittore.

E se l’intenzione della Meyer era di raccontare una storia simile, ha calcolato male i suoi effetti. Perché magari è anche vero – anzi guardate: in tutta probabilità lo è. Capita. Si sognano le scene, si sognano i personaggi. Scommetto che tutti abbiamo il nostro aneddoto in proposito*. Ma il fatto che sia vero non ha nulla a che vedere con la bontà della storia. Ms. Meyer ga schiacciato un pisolo post-prandiale, ha sognato un vampiro e una ragazzotta che si dolevano della difficoltà del loro amore, si è svegliata e a scritto Twilight, che parla di un vampiro e una ragazzotta eccetera eccetera.

Piatto. Banale. Ovvio. Non dico Twilight – sì, ok, anche Twilight, ma sto parlando della storia del sogno. Un po’ di grazia, perbacco. Un po’ di mistero. Un po’ di magia della creazione – e magari vorremo essere cinici, ma poi decideremo di non esserlo, perché da qualcuno che ci offre storie, è proprio questo che vogliamo: storie. Belle storie. Buone storie. Storie ben raccontate.

Per la realtà c’è il telegiornale.

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* Qui c’è il mio: Il Giglio e la Falce l’ho concepito nel passagio pseudosotterraneo di un parco a tema (don’t ask) in Vandea.

* Qui c’è il mio: viaggiavo su un trenino locale nell’ovest della Francia. Mi sono addormentata e ho sognato questa gente che danzava in cerchio attorno a un falò. E da quel ballo all’aperto è nato Il Giglio e la Falce.

* Qui c’è il mio: durante una nottata afosissima e insonne in un piccolo albergo francese, ho cominciato a strologare sulla storia locale, e sono emersi dal nulla i quattro fratell d’Aubray, i protagonisti de Il Giglio e la Falce.

Il Gomito Di Tolstojultima modifica: 2012-09-12T08:10:00+02:00da laclarina
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3 Commenti

  • Gli scrittori vivono ingannando il prossimo.
    Ragionevole quindi che lo ingannino anche quando gli spiegano come hanno avuto idea di ingannarlo.
    Fa parte del divertimento del mestiere.

  • Sì, ma devono farlo bene. Non posso avere fiducia in uno scrittore che non m’inganna bene…

  • E se non t’inganna bene raccontandoti panzane sull’ispirazione, molto probabilmente non t’inganna bene neanche quiando ti racconta una storia.
    Concordo in pieno.
    Essere bugiardi non basta per saper scrivere.