Parliamo Di Numeri

Avrete notato che i Piccoli Bollettini – notturni, diurni e tutto quanto – si sono diradati.

Che devo dire? Non è come se scrivessi a carrettate, ultimamente. E qui potrei lanciarmi in alti lai sul Blocco dello Scrittore – ma non lo faccio, e invece vi mando a leggere un articolo sull’eterodosso psichiatra junghiano che sblocca gli sceneggiatori holliwoodiani. È improbabile che la lettura vi sblocchi, ma è pittoresca.

Invece vi metto a parte dei rimuginamenti indotti in proposito da un commento lasciato qui su SEdS.

Posso darti un suggerimento stupido? Smettila di contare. Se continui a contare, pensi di più ai numeri che non a quello che devi scrivere…

Ho considerato la questione, perché riconosco l’esistenza del rischio di scrivere come se si fosse a cottimo. Ma, dopo accurata considerazione, sono giunta a concludere che non è così. Che i numeri non sono una distrazione o una forma di paraocchi, ma parte del mio metodo.

E guardate, lo dico con una certa meraviglia perché sono davvero poco portata, e in via generale non riesco a contare nulla con un minimo di precisione. Eppure i numeri fanno parte del mio metodo in almeno due modi.

Da un lato, scoprire la possibilità di misurare ciò che si scrive in parole* è stato non poco liberatorio. Esiste un criterio semplice e convenzionale – per stabilire la lunghezza di pagine, capitoli e storie, e non devo occuparmene io. Eugé.

Sto facendo quel che devo fare all’interno della scena? Sto perdendo troppo tempo in convenevoli? Ho spazio per una piccola deviazione? Mi sono lasciata prendere la mano da una discussione sui massimi sistemi? Una rapida occhiata al contatore e so con ragionevole certezza se sono ancora sul sentiero che mi ero prefissa o sono andata per prati. E i numeri assomigliano a quel che dovrebbero essere, non ho bisogno di fermarmi a chiarire i dubbi. 

Poi è ovvio che le prime stesure sono prime stesure, e ci si allarga, si eccede, si ricama, si arriva alle questioni importanti non in linea retta ma di arabesco in arabesco… In prima stesura non mi sento obbligata ad essere tremendamente rigorosa – dopo tutto, per condensare c’è la revisione. Però a livello tattico avere una vaga idea di quanto si sta bighellonando per iscritto è già qualcosa. O almeno lo è per me.

E poi c’è l’altra questione, quella dei bollettini, del wordometer, dei conteggi serali. Questa è più strategica. Durante la WW mi ero prefissa un certo numero di parole in una settimana ed era importante vedere se stessi tendendo il ritmo. Adesso che non ho più questa scadenza, i numeri sono semmai ancora più utili come metodo anti-procrastinazione.

Se non ho una scadenza, è più facile che, invece di scrivere, mi metta a far lanterne. Se non c’è una scadenza effettiva, posso sempre fissarmene una da sola. Una versione tascabile della scadenza è un wordcount quotidiano, magari piccoletto. Raggiungere il wordcount è di soddisfazione. Superare il wordcount è di soddisfazione maggiore. 

È un fatto: se conto procrastino meno. Non è che smetta miracolosamente di procrastinare da un giorno all’altro, ma le cose migliorano abbastanza perché lo possa considerare un buon metodo.

E tuttavia, lo dicevo, la ragionevolezza di un bollettino quotidiano comincia a sembrarmi un pochino dubbia, per cui… Non so, per ora ho smesso di postare quando non scrivo affatto**. Probabilmente posterò un bollettino la prossima volta in cui scriverò qualcosa – perché, visto come stanno andando le cose, sarà un avvenimento degno di menzione. 

Dopodiché staremo a vedere, ma per contare, si conta.

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* Scoperta avvenuta a Cardiff, la prima volta in cui mi è stato richiesto un essay di 2000 parole. E posso anche confessare di avere consegnato il mio primo essay di diritto CEE scritto a mano, contando le parole e annotando i numerini a matita sui margini del foglio. Se avesse potuto, il mio tutor mi avrebbe tirato il collo.

** Come ieri: nemmeno una parola. Però ho fatto due lanterne di cui non sono del tutto insoddisfatta…

Parliamo Di Numeriultima modifica: 2012-10-08T08:01:00+02:00da laclarina
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10 Commenti

  • Eh no, anche tu con la storia che “non sono portata per i numeri”! Non mi sconfinerai nel qualunquismo anti-aritmetico che affligge il popolo italico, vero?

  • Ho aggiunto anch’io un contaparole sul mio blog per il mio pressante lavoro di scrittura.
    Da quando l’ho fatto, mi sono completamente bloccato.
    Ora sono pure febbricitante.
    Marca malissimo.
    Ma non demordo.
    L’importante non è quante parole, l’importante è che siano le parole giuste.

  • Non so che farci: giusto perché tu non creda che mi sto allineando gratuitamente a qualche idea preconcetta di scrittore umanista, ti dirò che al Liceo ho fatto faville per il quadrimestre in cui abbiamo fatto logica, ed ero proprio bravina in trigonometria, e che all’Università ho passato l’esame di statistica al primo colpo. Però non fatemi fare una divisione a mente, o contare più di dieci cose per volta, o risolvere un’espressione algebrica, perché comincio a perdermi i pezzi prima di subito…

  • @Davide: ma non è come se volessi un numero prefissato di parole *qualsiasi* al dì. 🙂 Giuro che non passo ore a scrivere che la prima parte del giorno conserva metalli preziosi nella cavità orale, over and over again. Giuro.
    È solo che mi gratifica veder crescere la barra gialla qui a sinistra. E se avessi una scadenza precisa, la giusta quantità di parole giuste al dì sarebbe rilevante, dopo tutto…
    Dopodiché, magari la febbre è da biasimare quanto il contaparole? Ma per fortuna, per quella c’è la tachipirina – e una bella tazza di tè, che non cura nulla ma giova a tutto, dal raffreddore alla peste nera, passando per l’unghia incarnita e le pene d’amore. Get better.

  • Ma tu guarda!Il tuo post è straordinariamente in tema con la mia esperienza di scrittura di questi giorni!

    Ricordi che qualche post fa citavi Scrivener e Q10?
    Beh io non usavo nessun programma di scrittura, solo il becero Word.
    Una sola volta ho provato ad usare un programma di scrittura e mi sono persa nella lettura di tutte le possibili features e la mia arte del procrastinare si è arricchita di una skill in più!
    Perciò sono tornata a Word, che conta le parole e fa tutto quello che serve.
    Fino a che non mi sono detta di provare questi due programmi che citavi.
    Insomma non mi sembri una persona cervellotica per i tools perciò ci ho provato e…
    E’ bellissimo vedere il numero delle parole conteggiato real time, senza doversi fermare ogni volta a chiedere a Word “sì ok ma a quante parole siamo?”.
    Lo trovo UTILISSIMO! Un colpo d’occhio e sai come butta.
    Anche in prima stesura.
    A volte le trame che penso per i racconti, nella mia mente sono compattissime ma quando le vado a scrivere si srotolano come un tappeto e diventano chilometri e chilometri di parole!
    E proprio perchè in prima stesura non si scrive qualcosa di pubblicabile ma si cerca di capire se c’è effettivamente una storia da raccontare in quel dato numero di parole, il numero di parole immediato è cruciale anche in questa fase.

    E’ vero nella prima stesura uno non ci dovrebbe far caso. Almeno i miei personaggi parlano e parlano e parlano. Promettono di fare grandi cose e parlano solo quindi si tagliano presto le parole superflue.
    Ma intanto so quando sto davvero esagerando. Considerato che come dici tu ho un numero di parole e una scadenza.

    Però per dirtene una proprio l’altro giorno guardo il contatore e davvero eravamo fuori di non si sa quante parole, troppe.
    Presa da un raptus ho unito 3 personaggi in uno…Le parole si sono ridotte magicamente e i personaggi hanno smesso di sembrare marionette…hanno acquistato uno spessore…mi sono davvero stupita del risultato.
    Sono d’accordo con te, i numeri sono importanti!

  • @Cily: esattamente quel che intendo.

  • Mai sottovalutare lo stato febbrile e l’overdose di teina – più di 14.000 parole in un pomeriggio (la possibilità di citare testi stralciandoli aiuta).
    Sono nuovamente in carreggiata.
    Ora posso stramazzare e passare la notte scosso dai brividi.

  • Quattordici… ‘Cipicchia, Dr. Dee!
    Hai licenza di stramazzare e rabbrividire ad libitum, direi.
    E hai anche la mia invidia: alla prima linea di febbre divento impossibilmente stupida – never mind writing 14000 words.

  • Se può consolarti, in fase di editing, credo che dovrò tagliare almeno il 15% di ciò che ho scritto.
    Almeno.

  • Ma quello è nell’ordine naturale delle cose, no? A queste latitudini, per lo meno, è così.