Di Allobrogi Ed Editor

Sapeste che cosa ho ritrovato!

Dagli abissali recessi del mio hard disk rispunta la stesura pre-primo-editing di Somnium Hannibalis… 

Ah, i vecchi tempi. Perché, ridendo e scherzando, sono passati un sacco di anni dalla prima volta in cui un editor di professione ci ha messo le mani.

È stato interessante vedere come funzionava prima – ed è stato interessante rivedere la faccenda dall’altro lato, ricordando lo spirito, la delusione, la soddisfazione e l’occasionale bout di furore al calor bianco di quando ero soltanto editee e non editor. Quindi, o gente che ho editato, edito ed editerò, sappiate che non sono immune. Vi capisco. Ci sono passata. Ho desiderato assassinare lentamente un editor. Ho avuto la certezza che non avesse capito nulla. Ho composto mail di fuoco in cui contestavo punto per punto tagli e suggerimenti. E poi non le ho spedite. Ci ho dormito su e sono lentamente giunta alla conclusione che forse l’editor non aveva proprio tuttissimi i torti. E mi sono impuntata solo su una ridottissima manciatina di cose, e su un paio di esse sono riuscita a convincere l’editor.

E poi il libro è stato pubblicato.

E adesso risalta fuori la versione allo stato brado, e potrei celebrare il ritrovamento rifilandovi una dettagliata disamina dell’editing. Ma non lo farò

Invece farò un’altra cosa – diciamo… un out-take.

C’è questa scena. Non era raccapricciante, solo limitatamente utile. Adesso me ne rendo conto: non serviva a molto, ingolfava la narrazione nel punto in cui era e non poteva essere messa da nessun’altra parte. Così fu capitozzata. Però in origine c’era, e allora ho pensato di farvela leggere.

218 a.C., Annibale è in Gallia, ha passato il Rodano, sta marciando verso l’Italia – e francamente eludere i Romani è l’ultimo dei suoi problemi. Quel che gli serve è un valico per attraversare le Alpi, un valico che i Romani non si aspettino. Un valico alto, difficile da passare in autunno avanzato. E non è detto che lo trovi. Why, i suoi Galli dicono persino che un valico del genere non c’è…

Questa è la storia che Annibale racconta al re di Siria, venticinque anni più tardi:

Scipione finì col trovare il mio campo deserto sulla riva del Rodano, e immagino che potesse solo arrendersi all’evidenza: in qualche maniera, Annibale gli era sfuggito. Non si aveva la più pallida idea di dove fosse o dove intendesse andare, forse si poteva sperare che l’inverno lo inchiodasse da qualche parte delle Gallie con armi e bagagli…  

Se v’interessa, se volete leggere il resto, potete scaricare la scena degli Allobrogi.pdf

E poi magari mi direte che cosa ve ne pare?

 

 

Di Allobrogi Ed Editorultima modifica: 2012-11-12T08:10:00+01:00da laclarina
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9 Commenti

  • Non mi esprimo sugli Allobrogi.pdf, giacché non ho le competenze tecniche per andare oltre l’impressione superficiale dopo la lettura.

    Mi incuriosce molto tutta la storia degli editor. È un mondo completamente nuovo – anche se leggo le pagine culturali e sapevo che queste figure mitiche esistono realmente – e che mi sembra così strano.

    Ma perché esistono? Non sarebbe più utile giudicare la capacità dello scrittore di sfornare il prodotto “chiavi in mano”? Nell’editoria scientifica ormai si fa così, e non solo per quanto riguarda le pubblicazioni su journals periodici.

    Forse riesco ad anticipare la risposta: in un libro di fisica conta quello che si legge, più di come lo si legge. Vero, per carità. Ma sarei felice di poter leggere quello che l’autore di un romanzo pensava fosse la stesura definitiva, prima che un editor gli spiegasse che cosa *io* avrei voluto leggere.

    Scusa il tono un po’ scettico per la tua professione, ma il mercato è ormai saturo di libri “scritti” da personaggi famosi, che in realtà non saprebbero usare la consecutio temporum nemmeno se scendesse la Madonna ad illuminarli. Ma chi se ne importa, ci pensa l’editor, se non il ghost writer di turno!

  • L’editor avrà avuto i suoi buoni motivi, magari con lo sguardo rivolto all’economia globale del romanzo, tuttavia l’episodio è gustosissimo e mi ha divertito leggerlo.
    Il romanzo scorre che è una meraviglia, compatto e incisivo, talmente incisivo da lasciarti la voglia di altre storie, corollari, episodi sconosciuti, personaggi dimenticati, insomma: pubblica, un lettore ce l’hai!

  • Io consiglio sempre la lettura di “But What of Earth”, di Piers Anthony.
    In due parole – Anthony scrisse un romanzo e gli editor della casa editrice ne fecero uno scempio. Fu un disastro di critica e vendite.
    Scaduti i diritti, l’autore riacquistò il proprio manoscritto, e poi pubblicò una edizione “analitica”, che includeva le parti tagliate e riscritte, e i commenti e le annotazioni degli editor, in modo che i lettori potessero giudicare da sé.
    È una lettura esilarante, che rimette molto in prospettiva il ruolo dell’editor – nel senso che non è un lavoro facile da affidare a chi capita.
    Un cattivo editor è peggio di un cattivo autore.
    D’altra parte un buon editor può non solo salvare un testo mediocre, ma arricchire un buon testo e aiutare l’autore a migliorare.

    E, incidentalmente, gli editor ci sono anche – e inflessibili – sulle pubblicazioni scientifiche: a seconda dei casi, si collocano prima o dopo il referaggio. In questo momento, tre diversi editor stanno valutando tre diversi miei lavori.

  • @Davide: in matematica gli editor delle riviste sono animali praticamente estinti. Dopo il giudizio del referee, che raramente dà consigli di stile, il testo pubblicato è quello licenziato dal referee. Anzi, l’autore viene rimproverato se tocca il testo, fosse anche una modifica stilistica.

    Un tempo era diverso, gli editori internazionali più prestigiosi li assumevano per correggere l’inglese degli scienziati stranieri. Ma ormai è prassi leggere articoli su riviste prestigiose contenenti errori scolastici nell’uso della lingua.

    Forse il sistema è migliore per quelle scienze che interessano un pubblico molto vasto: dubito che su Nature si possa stampare un testo scritto con i piedi, seppur profondissimo.

  • Letto, stampato e pronto ad essere inserito come appendice nel tuo volumetto.
    Strano il lavoro dell’editor.

  • Uh, allora… Ebbene sì, lo confermo: gli editor esistono. Noi esistiamo.
    Facciamo un bizzarro mestiere che, come molti mestieri, se è ben fatto è utile, se è fatto male è dannoso…

    Però ammetto che la domanda è legittima. Why, i due terzi della mia famiglia non hanno ben chiaro che mestiere faccio.

    Porto in giro una conferenza per spiegare come funziona…

    Magari ne parleremo in un post a sé.

  • @Andrea: grazie – far leggere a te fa sempre bene all’autostima 🙂

  • Parente: “Che lavoro fai?”
    Io: “Ricercatore. Mi occupo di metodi variazionali applicati alle equazioni differenziali semilineari di tipo ellittico.”
    Parente: “No, davvero: che lavoro fai?”
    Io: “…”
    Parente: “Non è che insegni?”
    Io: “Sì, esatto, insegno matematica.”
    Parente: “Bastava dirlo, non devi vergognarti.”

  • 😀 Conosco la sensazione…