Dic 12, 2012 - gente che scrive, Natale    9 Comments

Cosa Regalare A Uno Scrittore

3155626-67825-christmas-tree-and-santa-bag-with-gifts-vector-illustration.jpgVoi non avete idea di quanta gente arrivi a SEdS cercando lumi su che cosa regalare a uno scrittore. Per cui, lasciate che riproponga un post in materia, vecchio di tre anni, riveduto e corretto un pochino, con qualche aggiunta qua e là…

E dunque, dagli archivi di Senza Errori di Stumpa, ecco a voi…

Come Fare Felice Uno Scrittore – Edizione 2012

Essendo domani Santa Lucia, parliamo di regali e regalini.

“Che cosa si regala a uno scrittore?” mi domanda E. E’ possibile che questa sia in realtà una manovra poco sottile per scoprire che cosa vorrei sotto l’albero, ma forse a E. interesserà sapere che uno scrittore è un tipo di animale che, avendo ricevuto una domanda del genere, per prima cosa ci fa un post.

Allora, vediamo un po’. Come rendere felice uno scrittore/aspirante scrittore (o, for that matter, un lettore) la sera del 24?

Taccuini. Magari di quelli con lo spazio per una penna, ma piccoli, da tenere in borsetta o in tasca, da portarsi sempre dietro, ma proprio sempre, perché non si sa mai quando si vorrà prendere nota di qualcosa. La scelta è infinita, dal classico taccuino Moleskine ai Paperblanks che riproducono rilegature antiche, ai quadernini minimalisti Ikea… Ha anche il vantaggio di essere uno di quei regali dove fare un doppione non conta, perché di questi arnesi, lo scrittore medio ne consuma a bizzeffe.

Cancelleria. Con giudizio, e premurandosi di conoscere preventivamente il metodo del destinatario: una scatola intera di biro blu confezionata con cura è molto benaugurante per chi scrive tutte le sue prime stesure a mano. Per gli aficionados della tastiera, però, meglio un mousepad a tema. Una volta, durante un periodo di sconforto, ho ricevuto una scatola: dentro c’erano un bel po’ di biro e una risma di carta, sul cui primo foglio il donatore si era premurato di stampare un’ipotetica copertina del romanzo in cui ero impantanata. Avevo apprezzato molto. Un caveat: la penna elegante, questo classico tra i regali, non è sempre la migliore delle idee. Chi scrive con una penna speciale, probabilmente la penna speciale ce l’ha già, mentre la maggior parte degli amanuensi usa biro, roller o matite di largo consumo.

Mugs. Ovvero quelle tazzone alte con il manico. Potrei dire che è un dato di fatto: gli scrittori fanno le ore piccole e si sostentano a tè e caffè lungo; oppure potrei dire che è un fatto: gli scrittori scrivono nelle soffitte, dove fa freddo, e una bella tazzona fumante serve a scaldarsi le mani ogni tanto… Ma siamo onesti, il fatto è che il mug fumante accanto alla tastiera/quaderno/pila di fogli fa tanto, tanto, ma proprio tanto scrittore all’opera. Che ne esistano tante a tema è senz’altro d’aiuto.

Penne colorate. O pennarelli. O matite. Per sottolineare le fotocopie degli articoli, per cercar di chiarire il tortuosissimo schema del XXXII capitolo, per codificare gli interventi necessari in fase di revisione (verde: sono così felice di essere la persona che ha scritto questo paragrafo; giallo: a cosa stavo pensando quando ho scritto ciò?; arancione: urge energico intervento; le sfumature di rosso vanno dal disastro al macello, alla catastrofe, all’apocalisse, a come-ho-mai-potuto-pensare-di-avere-un-briciolo-di-talento?), per disegnarsi luoghi e personaggi se si è abbastanza bravi. Ad ogni modo, lo scrittore medio ama le penne colorate. Come le Stabilo Pen 68, che esistono a punta media e punta fine, e in una cinquantina di colori.

Writing Software. C’è di tutto un po’. Ci sono editor di testo/gestione progetti a prezzi ragionevoli (20-40 $): Writer’s Cafè, molto colorato, con pretese di stile e una quantità di funzioni, compresi i suggerimenti giornalieri, una vasta scelta di esercizi di scrittura, un sistema di brainstorming, un sistema di importazione, raccolta e archiviazione di materiale (foto comprese), un diario/agenda, un generatore di nomi e una funzione di progettazione “Storylines”, oppure Liquid Story Binder (per PC) o Scrivener. Questi sono strumenti di lavoro, buoni per organizzarsi e tenere a portata di mano il materiale. Per chi vuole qualcosa di più didattico, c’è il celebre Dramatica Pro, che costa un’ira e consente di sviluppare personaggi, archi narrativi, trama e sottotrame, ambientazioni, dialoghi, ritmo e passo tramite una serie di strumenti molto sofisticati. Un po’ meno costoso è Write Pro, di Sol Stein (celebre autore di manuali di scrittura creativa), che però è a mezza via tra un software e un corso. Il che ci porta a…

Corsi di scrittura. Qui bisogna essere certi che il destinatario non prenderà il regalo come un apprezzamento poco lusinghiero. In un mondo ideale, tutti gli scrittori sarebbero gente matura, umile e seria, sempre ansiosa d’imparare e perfezionare la propria arte… essendo il mondo quello che è, siate ben sicuri di non provocare incidenti diplomatici, prima di regalare uno di questi. Detto questo, la scuola di scrittura più celebre d’Italia è la Scuola Holden di Torino, che offre una scelta di corsi, laboratori e seminari, da seguirsi in loco oppure online. Naturalmente non parlo tanto del (costoso) biennio di Scrittura&Storytelling, quanto dei corsi brevi, dei weekend di scrittura, dei corsi di narrativa o sceneggiatura online, o magari dell’accesso ai servizi editoriali… c’è un po’ di tutto, per chi è in vena di un regalo importante. Per chi conosce bene l’Inglese, ho già parlato di più di una volta di Holly Lisle, ma potrei citare anche il celebre Gotham Writers Workshop, il cui materiale si trova anche tradotto in italiano in forma di manuale di scrittura.

Dizionari. Non troverete molte altre categorie disposte ad andare in estasi per un dizionario. E non dico il vocabolario italiano (quello deve già averlo, deve averne più d’uno, sennò non è uno scrittore!), ma di tutte le meraviglie come dizionari ragionati dei sinonimi e dei contrari, dizionari idiomatici, dizionari tecnici, glossari specifici, dizionari storici, cronologie complete, atlanti storici, dizionari scientifici, dizionari visuali, repertori, libri di terminologia… non c’è argomento che non abbia la sua quantità di dizionari, è solo questione di cercare. E da questo segue logicamente, last but not least…

Libri. E qui, che posso dire? Un’edizione preziosa di un autore molto amato, un manuale di scrittura, un libro che a voi è rimasto nel cuore e vorreste tanto condividere, l’ultimo bestseller da analizzare riga per riga, un saggio su quel certo argomento, immagini di quel dato posto… Non c’è limite alle possibilità, e non c’è libro che uno scrittore non sia, in un modo o nell’altro, interessato a leggere. E ancora: se il vostro scrittore parla/vuole imparare/vuole perfezionare una lingua, provate con un libro in lingua originale del suo scrittore preferito, anche se l’ha già letto in Italiano. Di alcuni classici si trovano persino delle versioni abbreviate e/o semplificate.  Da un lato è un magnifico modo per fare pratica della lingua in questione, e dall’altro la differenza tra l’originale e una traduzione, per quanto buona, è sempre un’esperienza che vale la pena di essere fatta, certe volte ai limiti della folgorazione. Ci sono regali peggiori di un’esperienza letteraria, direi. Naturalmente, oggidì tutto questo si può fare anche in versione elettronica, il che ci porta a…

Cose Digitali. E-reader, in primo luogo – ma si tratta di un regalo impegnativo, e prima di imbarcarcisi è bene conoscere intenzioni, preferenze e aspettative del destinatario. E se poi il destinatario un e-reader ce l’ha già, ci sono un sacco di possibilità: ebooks, naturalmente, ma anche accessori come lucette o custodie. Ma se il vostro scrittore non è digitalizzato, ci sono sempre…

Segnalibri ed Ex-libris. Sui primi non c’è molto da dire, sono un pensierino sempre gradito. I secondi esistono in varie forme. Ci sono le etichette di carta, vendute a pacchetti, più o meno elaborate, più o meno personalizzate. Una possibilità un po’ più costosa ma più definitiva sono i timbri di gomma. Anche questi si trovano “generici” oppure si possono far personalizzare, magari scegliendo non soltanto il nome del proprietario, ma anche l’immagine. Una terza alternativa è quell’arnese che consente d’imprimere a secco un’iniziale o una sigla su frontespizi e carta da lettera. Meno ovvio, ma classy

Bizzarrie & Eccentricità Varie Assortite. Perché siamo sinceri, allo scrittore medio non dispiacerà affatto ricevere un regalo lievemente eccentrico, che lo distingua dalla popolazione generale dei destinatari di regali. Un regalo da scrittore. E allora non posso non segnalare cose come la maglietta** “Careful or you’ll end up in my novel“, la maglietta** “Unreliable Narrator“, la tazzona “Go away, I’m writing“, la sciarpa fatta di lettere maiuscole e le matite della Bodleian Library, tutti disponibili su questo sito. Oppure c’è quest’altro posto, dove, oltre alla cancelleria e agli orecchini, potere procurarvi persino uno Shakespeare, una Jane Austen o un Oscar Wilde di pezza…

Ecco qui. Poi tutto è relativo, ma di sicuro c’è qualcosa cui queste bizzarre creature non sanno resistere (come dicevano in quel documentario della BBC in cui Gerald Durrel attirava allo scoperto un echidna con un pezzo di formaggio), ed è mostrare che considerate la loro scrittura una parte integrante della loro vita e della loro personalità: un tratto fondamentale, che vale la pena di prendere in considerazione nella scelta dei regali natalizi. A parte la fatidica domanda “che cosa stai scrivendo?” non c’è mezzo più sicuro per far felice un echidna, a Natale o in altre stagioni.

Uno scrittore: volevo dire uno scrittore, of course!

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* Controllate il blog del vostro scrittore, non è affatto improbabile che abbia una wish list su Amazon o altrove, il che semplifica notevolmente le cose e rende un tantino ridondante questo post.

Cosa Regalare A Uno Scrittoreultima modifica: 2012-12-12T08:10:00+01:00da laclarina
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9 Commenti

  • Non ci avevo mai pensato 🙂
    Mi piacciono tutti questi regali, a dire il vero, anche se forse gradisco più i libri. Però è facile sbagliare, con me, quindi preferisco mi regalino altro di questa corposa lista 😀

  • È per questo che esistono le wish lists… Perché in effetti regalare un libro non è facile, ma si può sempre facilitare la vita al donatore. 🙂

  • Con mie sorelle uso le wish list da anni, infatti 😉

  • Io sono uno che non fa né riceve regali, ma una whishlist mi sembra una truffa 🙂 Insomma, troppo facile scrivere la letterina a Babbo Natale, no? Volete mettere il meccanismo di scelta-e-giudizio che si cela dietro al regalo?

    Mi sorprende tutta la storia dei software. Non capisco perché dovrebbero essere utili, visto che tutti gli scrittori hanno sempre scritto trame senza aiuti informatici. Anzi, prendete Georges Simenon: le sue trame erano essenziali proprio perché scriveva con la regolarità di un operaio alla catena di montaggio. E annotava i suoi personaggi sul dorso di una busta gialla.

    Per me, lo scrittore riuscito emerge senza aiutini informatici particolari.

  • Oh Simone, Simone… Il software non scrive al posto tuo, né struttura trame per te. Ti offre degli strumenti che ti facilitano un po’ la vita. Lo so che gli scrittori per secoli hanno scritto senza software, ma non è un motivo per cui debbano continuare a farlo. Anche i matematici, I’m sure, per secoli hanno fatto i calcoli a mano – magari scrivendo col gessetto sul vetro – ma questo significa che debbano continuare a farlo?

  • Oh Chiara, Chiara… Lo so che il software non scrive al posto tuo. Ma ho la sensazione che questi software di supporto siano un po’ troppo bravi. Non ti sembra che tanti romanzi contemporanei (ok, magari non i capolavori) abbiano trame sempre più cervellotiche e un numero di personaggi esponenzialmente grande? Non vorrei che fosse colpa (o merito) di questi programmi che aiutano gli autori a costruire trame senza commettere errori di distrazione. Insomma, non vorrei che i suddetti programmi spingessero la letteratura verso l’esibizionismo della virtuosità, rendendo impossibile la vita dei lettori. Io, ma sarà un limite personale, mi spazientisco quando leggo un romanzo zeppo di personaggi e di scene parallele, e sospetto che nessuna mente umana potrebbe mantenere ordine senza un aiuto informatico.

    Ah, un’altra cosa: guarda che la matematica ha pochissimo da spartire con i computer. Il 90% della matematica “pura” si fa sempre e solo con la testa e la matita. Certo, ci sono scienziati che si sentono matematici perché dicono ai loro computer di lavorare per sei mesi, e alla fine sputano fuori un risultato di dubbia validità. Quindi, e non vorrei deluderti, la matematica del terzo millennio è largamente basata sui calcoli a mano 🙂

  • Vuoi trame che corrono in tutte le direzioni immaginabili e diluvii di personaggi? Leggi Dickens. O Tolstoj, O Hugo.
    Non è questione di software, il software è soltanto il treno che ti consente di arrivare a destinazione in modo più rapido e comodo (ok, a patto di non abitare a Mantova…) anziché sfangartela a piedi o frullarti gli innards in carrozza di posta.
    Con la matematica ho scelto l’esempio sbagliato? Chiedo perdono – e tuttavia, non sei stato tu a commentare qualche post fa che il tuo lavoro ti sembra impermanente e provvisorio finché non l’hai messo nel computer? Ma questo i matematici di un tempo, scommetto, non lo facevano…
    E non dirmi che quella non è una questione di contenuto – o meglio, dimmelo, e io ti risponderò che lo stesso vale per i software di scrittura: personalmente uso Scrivener, che mi consente di spostare le scene all’interno del capitolo senza rischiare di cancellare tutto, e mentre lo faccio mi rinumera le pagine automaticamente, e intanto mi conserva anche una versione di com’era prima che mi saltasse l’uzzolo di spostare tutto. E fa anche il backup per conto suo.
    Questo non influisce sul contenuto, ma mi facilita immensamente la vita e limita la mia possibilità di commettere idiozie della varietà fatale. Devo considerarmi meno scrittrice per questo?
    “Tu Scriverai Con Dolore” non è inciso da nessuna parte. 🙂

  • Beh, un editor di testo è un conto, un software che gestisce le trame e i personaggi è un altro. Poi non so che dirti: fino a dieci anni fa ero felicissimo dei miei conti scritti a mano, e conosco matematici che tuttora scrivono a mano e basta; mi sono imborghesito, probabilmente 😉

    Però, vedi… più una trama è lineare e più risulta elegante durante la lettura. Come le dimostrazioni dei teoremi: un detto diffuso fra noi matematici è che una dimostrazione che richieda tanti conti è quasi sicuramente una dimostrazione sbagliata. Oppure conviene cercarne un’altra più elegante.
    Succede un po’ in tutte le arti. Prendi Bach, che componeva usando tastiere ben più limitate di quelle dei pianoforti moderni, e costruiva melodie spettacolari su partiture apparentemente banali. Poi confrontalo con Liszt o con Paganini, che si divertivano a comporre musica che solo dei fenomeni extraterrestri potevano suonare adeguatamente. Io, come credo buona parte dei matematici, sto con Bach.

  • Ah, ma vedi, io invece sto con Liszt, e trovo che complessità e ricchezza, quando sono ben fatte, in un romanzo siano pregi…