Dic 17, 2012 - Natale, Storia&storie, teatro    3 Comments

L’Uomo Che Creò Il Natale

charles dickens, lunedì del d'arco, accademia teatrale campogalliani, natale,  canto di natale, il circolo pickwickMagari suonerà bizzarro, ma il fatto è che nella prima metà dell’Ottocento, nell’Inghilterra anglicana, il Natale stava cadendo in disuso.

Per secoli lo si era celebrato alla maniera medievale, seguendo la tradizione dei Dodici Giorni che, con le sue abbondanti libagioni, il vischio e l’agrifoglio, le rumorose scampagnate notturne per mettere in fuga gli spiriti e le licenze e gli eccessi della vigilia dell’Epifania, aveva colori paganeggianti, messi all’indice a suo tempo da Cromwell, poi tiepidamente recuperati ma del tutto disdicevoli nell’Inghilterra da poco vittoriana –  per non parlare del fatto che dodici giorni di festeggiamenti erano costosi e impraticabili. Per cui il Natale stava diventando una festa minore, sempre meno religiosa e, a meno che non cadesse di domenica, restava giorno lavorativo (quanto meno a Londra). Attorno al 1820, Leigh Hunt ne parlava come di “un avvenimento che quasi non valeva la pena di menzionare”.

Lo si sarebbe detto destinato a scomparire lentamente, se non fosse entrato in scena Charles Dickens, che invece per il Natale, la sua atmosfera e le sue tradizioni aveva una passione incoercibile.

Il 19 dicembre 1843 Dickens pubblicò una novella che raccoglieva vecchie tradizioni e ne aggiungeva di più recenti, e descriveva una festa di un giorno solo – o magari un giorno e mezzo, considerando la sera della Vigilia -, in cui le famiglie si riuniscono in pace, letizia e buona volontà, oca arrosto e pudding vengono consumati in tanta abbondanza quanta ne consentono le finanze, si fanno giochi di società attorno al fuoco, tutti sono più generosi e chi non lo è viene visitato da spiriti di varia e non sempre rassicurante natura.

Stiamo parlando, ovviamente, di A Christmas Carol, la storia con cui un singolo scrittore* creò il Natale anglosassone come lo conosciamo – e come è in parte penetrato anche alle nostre latitudini. Le notti di Natale gelide e nevose, le riunioni famigliari, i carolers nelle strade, il rametto d’agrifoglio in cima al pudding, i regali di Natale, il giorno di vacanza, la generosità natalizia – molto di quello spirito natalizio che, se non sapessimo di meglio, potremmo credere frutto di secoli, in realtà il mondo anglosassone lo deve al buon Dickens. 

Perché ne parliamo oggi e non mercoledì, che sarebbe il centosessantanovesimo anniversario della prima pubblicazione di questa novella così rilevante? charles dickens, lunedì del d'arco, accademia teatrale campogalliani, natale,  canto di natale, il circolo pickwick

Un po’ perché centosessantanove non è la più rotonda delle cifre, ma soprattutto perché questa sera, al teatrino D’Arco, attori e allievi dell’Accademia Teatrale Campogalliani dedicheranno un omaggio a Dickens, nella forma di letture drammatiche dei capitoli natalizi de Il Circolo Pickwick e, naturalmente, Canto di Natale.

Ci sarò anch’io, a introdurre le letture parlando dell’uomo che (ri)creò il Natale.

Se siete in quel di Mantova, se vi va, se siete in vena di un po’ di buon vecchio spirito natalizio, vi aspettiamo questa sera al Teatrino D’Arco, un quarto d’ora prima che scocchino le nove.

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* Oh, d’accordo: da solo se si eccettua l’aiuto di una giovane regina e del suo consorte tedesco, che introdussero in Inghilterra l’albero di Natale.

L’Uomo Che Creò Il Nataleultima modifica: 2012-12-17T08:14:00+01:00da laclarina
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3 Commenti

  • Umh. L’idea che un romanzo possa avere effetti così vasti non mi dispiace affatto, ma a questo punto la domanda è: lui da dove l’ha tirata fuori questa “nuova” idea di natale? Inventata di sana pianta?

  • Sul Natale paganeggiante degli inglesi, è imperdibile – e ahimé reperibile solo a caro prezzo – un bel saggio breve di Jay Griffiths, intitolato “Lords of Misrule”, e pubblicato a suo tempo sul numero 40 della rivista The Idler (il famigerato “Carnal Knowledge Issue”).
    E se è vero che il buon Carletto Dickens ha contribuito a reinventare il natale, è anche vero che un contributo paritario alla definizione dela festività come noi la conosciamo lo ha dato la Coca Cola.
    ilche è un pensiero chemette in prospettiva molte cose.

  • @Andrea: diciamo che riprese e ingentilì un po’ di vecchie tradizioni, ci aggiunse qualche abitudine di casa Dickens, ricordi d’infanzia quanto basta, una spruzzata di pensiero sociale ottocentesco, due tazze colme di ricatto morale (why, è di Dickens che stiamo parlando!)… cose così.

    @Davide: la Coca Cola (a proposito, dov’è la pubblicità natalizia della Coca Cola, quest’anno?) è responsabile del glaze americano – ma ammettilo: Coke & Hollywood avrebbero avuto poco da coprire di porporina, se Dickens non avesse fatto del suo a metà Ottocento. Un’occorrenza che non vale la pena di menzionare, dopo tutto, non è una buona occasione di marketing… 🙂