Cronache Della Vita Teatrale
E così è finita.
Contando la prova generale e quattro repliche, significa che ho visto cinque recite di Bibi & il Re degli Elefanti in una settimana. Da martedì sera a domenica pomeriggio ho pressoché abitato al Teatrino d’Arco – e tutti sono stati molto carini e non mi hanno mai fatta sentire underfoot.
Martedì sera sono arrivata in punta di piedi, perché in linea generale Capitan Grace non vuole autori attorno… ma, come mi si è fatto notare, ormai era troppo tardi per rompere le scatole anche se avessi voluto farlo – e giuro: davvero non volevo. Ho aspettato in fondo alla platea vuota e davanti al sipario aperto, e adesso ho una teoria nuova in proposito. Un teatro vuoto la sera della prova generale ha un’elettricità tutta sua. Ecco. E ho visto, e mi sono incantata – e sapevo benissimo che il bello doveva ancora venire, ma che devo dire? In teatro non si finisce mai di stupirsi.
Così, quando giovedì sera alle 6 la regista mi ha fatto sapere per vie traverse che sarebbe stata cosa buona e giusta che mi presentassi con qualche anticipo e uno straccio d’introduzione ad uso del pubblico, io stavo rivedendo bozze*, e allora ho abbandonato le bozze e mi sono messa a preparare l’introduzione. E tutti sanno che il segreto delle introduzioni è dare l’impressione (ma soltanto l’impressione) di tirare fuori dal blu un’idea dopo l’altra in una combinazione di brillante ispirazione e ferrea progressione logica. Vale a dire che la faccenda richiede una certa quantità di preparazione e qualche ripetizione a voce alta… Stavo ancora ripetendo a voce alta quando sono arrivata a teatro. Arrivata in anticipo. E ho fatto la mia introduzione (e dopo tutto non ho perso pezzi e non mi sono impantanata troppo irrecuperabilmente) e poi mi sono seduta in prima fila e ho guardato il miracolo che succedeva un’altra volta.
Perché tutto quello che alla generale era sembrato solo bello, all’improvviso era vivido ed emozionante…
La scena scarna e tutta bianca, che si bagna di luci oblique quando Bibi immagina il suo mondo speciale.
Sara Spagna, la Bibi quintessenziale.
Anna Laura Melotti, Giovanna immaginata, severa e piena di dolcezze improvvise.
Matteo Bertoni, che fa un Bogus tenero e buffo.
E l’affiatamento perfetto tra questi tre, che ogni volta guadagnano l’applauso a scena aperta sul loro In battaglia!
E la Mamma fragile e spaventata di Alessandra Mattioli.
E la deliziosa Nonna piena di fantasia di Francesca Campogalliani.
E gli adorabili, giovanissimi Alice Spagna e Davide Cantarelli.
E il Dottore rassicurante di Valentino Staffoli.
E l’Infermiera dolce e comprensiva di Martina Ginelli.
E il silenzio profondo del pubblico tutt’attorno.
E il calor bianco degli applausi.
E la platea che, all’accendersi delle luci, è tutta una costellazione di occhi lustri.
E la gente che viene a dire “Guardi, mi ha fatto piangere…”
E le cene su, su, su sopra il teatrino, a ridere dei piccoli inciampi tra una fetta di salame e un bicchiere di vino.
E il tutto visto da dietro le quinte – in un’altra prospettiva, diversa e magica.
E le lasagne di Bogus – e la sua fidanzatina di peluche.
E il fiato sospeso per una battuta che tarda un istante.
E la tensione degli attori che prendono fiato un istante prima di entrare in scena.
E il ritmo che si fa più sciolto di recita in recita.**
E due recite sold out – e le altre poco ci mancava.
E le chiacchiere nei camerini.
E l’irrealtà sospesa di vedere chi aspetta in quinta, nella penombra, al di là dello spazio incantato del palcoscenico.***
E gli spettatori commossi che ringraziano.
E il ciondolo-Bogus, regalo della mia primattrice.
E non vedere l’ora che sia sera per tornare a teatro un’altra volta.
E rendersi conto che il Re degli Elefanti (in esilio) è diversissimo da come lo si era immaginato scrivendo – ma così perfetto che quell’idea iniziale è quasi del tutto svanita a confronto di quel che di vivo e tridimensionale e colorato ne hanno fatto attore e regista.
E poi è tutto finito – e oggi, alla fine, sul palco e dietro le quinte avevamo tutti gli occhi lustri.
E adesso si torna alla vita normale, ma una cosa è certa: I want some more.
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* As a matter of fact, bozze in parte mie. Bozze di qualcosa di cui riparleremo.
* “Alla prima c’è tensione, alla seconda c’è paura. Dalla terza in poi le cose prendono il passo giusto.” (R. Avanzi)
*** E dannazione, perché non mi sono portata una macchina fotografica?
E i lucciconi sono venuti anche a me pensando alla magia del teatro… grazie per aver condiviso le tue emozioni.
Grazie a te, Sonia.
Sono curioso di sapere come prendi il fatto che questa cosa prenda vita in modi non completamente controllabili, o forse del tutto incontrollabili. Sembra che tu la prenda bene.
E poi sei così PERSUASIVA, si vede che stai facendo una cosa che ti piace, tanti in bocca al lupo e merdamerdamerda eccetera 🙂
Come la prendo? Buona domanda… sì, adesso – o almeno PER adesso – la prendo abbastanza bene, ma non è stato facilissimo, all’inizio… A ben pensarci, meriterebbe quasi un post.
Senza quasi.
Post in arrivo.
E crepi il lupo. Povera bestia. Considerando la situazione generale dei lupi, personalmente mi sono orientata verso l’incruento “Fra le tette delle formiche.”
Incruento e nonsense.
Un vero e proprio conversation piece… 🙂
Mannaggia Clarina!Leggo questo post solo ora ma…mi hai fatto emozionare!
E’ proprio come dici tu e alla fine del post mi sono detta “E’ per questo che fare teatro è come una droga” e io non è che recitassi. Ero praticamente sempre dietro le quinte. Una volta adattavo un testo, un’altra volta aiutavo gli attori a vestirsi e così via. Lo sai, dietro le quinte c’è sempre bisogno di aiuto.
Eppoi le ultime volte ho partecipato come fotografo ufficiale. E così mi sono beccata le prove, la prova generale e la prima e… tutto il resto!
Ma la verità è che se me lo chiedevano era buona qualsiasi scusa per esserci.
Sono giunta alla conclusione che il teatro dà dipendenza – dietro le quinte non meno che sul palco…