Mag 6, 2013 - gente che scrive, Poesia    7 Comments

Pillole

E così è oggi. Tutto finito. Tutto passato – e nel migliore dei modi.

Ad essere sincera, questo post è stato scritto ieri sera – perché mentre leggete qui, in tutta probabilità sto recuperando qualcuna delle innumeri ore di sonno sacrificate alla causa.

E ad essere altrettanto sincera, ieri sera ero troppo stanca per scrivere molto più che qualche pillola, per l’appunto.

Quella stanchezza giubilante che scioglie le ginocchia, invetria lo sguardo e fissa il sorriso in un arco di felice ebetitudine – non so se avete presente.

Perché tutto, tutto, tutto, ma proprio tutto è andato meravigliosamente bene.

Vi racconterò più in dettaglio, ma a titolo di anticipo, sappiate che:

I. Non credevo possibile che il mio grado di adorazione nei confronti di Seamus Heaney lievitasse ancora – e invece è successo.

II. I poeti contemporanei che hanno lavorato sui temi virgiliani – e sull’Eneide in particolare – sono più di quanti se ne immaginino. O quanto meno più di quanti ne immaginassi io. Rosanna Warren è qualcuno che voglio scoprire. E forse anche Allen Tate.

III. Mai, mai, mai sfoggiare un paio di scarpe con la prospettiva di molte ore in piedi e/o una camminata.

IV. Ted Hughes decise di studiare antropologia e poi diventò il poeta che conosciamo dopo un sogno ai limiti del melodrammatico, con volpi parlanti e macchie di sangue.

V. L’attuale presidente della repubblica irlandese è un poeta. Ed è un ottimo presidente.

VI. Trovarsi in autostrada sotto una grandinata dai chicchi grandi come uova è un nonnulla allarmante.

VII. Duecento studenti che ascoltano per due ore in rapito silenzio sono una vista che fa bene al cuore. Heaney, con la sua meravigliosa chiacchierata sulla poesia, li ha stregati, catturati, commossi e trascinati.

VIII. Si direbbe che la poesia mantenga lo spirito elastico e indistruttibile. Non c’è praticamente nulla da cui Heaney – classe ’39 – si tiri indietro o si lasci sconcertare.

IX. Magari per essere la moglie di un grande poeta non sono indispensabili vaste dosi di pazienza, intelligenza, sense of humour, discrezione e determinazione – però di sicuro aiutano.

X. Con un poeta si può discutere a lungo e meravigliosamente sul significato e la ragione di un trattino. Un trattino.

XI. On a different note, gli implumi mi hanno sorpresa una volta di più, e il Burbero Benefico anziché il bathos che temevo, ha finito con l’essere una deliziosa, ingenua postilla alle mie tre meravigliose giornate.

XII. Quando dicevo che sarei stata contenta una volta arrivata a domenica sera… be’, non è che mentissi – ma di sicuro non dicevo tutta la verità. Mi mancheranno i miei irlandesi, ma anche le corse, i ritmi forsennati e la qualità fiammeggiante degli ultimi tre giorni.

XII e mezzo. Non ho più tonsille. Nemmeno una briciola.

Ecco, dodici e mezzo è un buon numero. Credo che per adesso possa bastare. Come si diceva un tempo a chiusura dei telegrammi: seguiranno notizie.

Pilloleultima modifica: 2013-05-06T08:05:00+02:00da laclarina
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7 Commenti

  • III. Se non sfoggi un paio di scarpe, che fai? Camminare a piedi nudi è ancora più doloroso 🙂

    VI. Raccontalo al tuo carrozziere 😉

    Per il resto, congratulazioni!

  • 😀

    III. Nuove. Alle mie latitudini “sfoggiare” significa indossare per la prima volta. Mai sfoggiare scarpe nuove.

    VI. Be’, il pulmino del comune di Virgilio ci ha guadagnato almeno una tacca a forma di portauovo sul cofano.

  • Cavolo, e dire che viviamo nella stessa regione! Qui già “sfoggiare” è un verbo poco usato, ma di solito significa solo “mettere in mostra”.

    Comunque ti capisco, per me sono una sofferenze anche le scarpe vecchie 😉

  • Riposati.
    Una bella tazza di té e una storia di fantasmi.

  • @Simone: Ah… questo scambio di commenti è perfetto in vista di un post prossimo venturo – una faccenda di gazzelle. Lo scambio su “sfoggiare”, I mean. Non quello sulle scarpe. 🙂

    @Davide: adesso che mi ci fai pensare, credo che mi farò una seconda tazza di tè. Stamattina ho tutto il tempo… Bizzarra sensazione – per la prima volta dopo mesi.

  • Si può capire , un poeta che ti fa entrare nel suo sogno , ti porta via dal tuo tempo , sicuramente Lui ama i colori e i suoni e forse avrebbe voluto dipingere o stare davanti ai grandi tubi dell’organo ma , guarda caso ,
    il Dio gli ha dato il dono di trasfigurare quelli attimi della nostra esistenza … con le sue parole di essere scelto , e poi quando ti ritorni qui … e come un pianto di felicità …sei esaurito dal miracolo
    Rimane sempre il mistero … i poeti vengono da là

    Radu

  • Lui parla dell’ingresso della poesia nella sua vita come di una specie di illuminazione o di vocazione – nonché forse la maggiore felicità della sua vita.
    Quanto al rapporto con le altre forme d’arte, credo proprio che gli girerò la domanda alla prima occasione. Di sicuro la sua poesia è piena di immagini. Minute e dettagliate come miniature, a volte, oppure paesaggi in broad strokes, o ritratti acutissimi racchiusi in un paio di versi. La musica… non so. Non ho particolare ricordo di metafore musicali, ma di certo ritmo e musicalità sono molto curati.
    Oh sì, glielo chiederò.