Giu 4, 2014 - scribblemania    5 Comments

Tutta Un’Altra Storia

55327_girl-writing_lg-1Perché a volte capita, sapete.

A volte dovreste scrivere qualcosa di specifico, chiamiamolo il Lavoro A. Anzi, è qualcosa di più di “dovreste”… Dovete scrivere A, perché c’è gente che lo aspetta, ci sono scadenze, ci sono tempi, ci sono promesse – magari promesse dissennate, estorte in un momento di debolezza, ma promesse nonetheless.

E poi, se proprio vi avanzasse del tempo, ci sarebbe anche il Lavoro B, che è il frutto di un altro impegno che avete preso contro ogni buon senso, e a volte non capite come vi capiti di ritrovarvi in questo genere di gineprai, e bisognerà che prima o poi impariate a servirvi di quella graziosa paroletta di due lettere, NO, e tuttavia, insomma, c’è anche B, e non se ne andrà per quanto voi possiate mugugnare.

E in mezzo a tutto ciò, proprio quando decidete di piantarla di procrastinare e di mettervi al lavoro come si deve – ecco che fa la sua comparsa l’Altra Storia.

In realtà non è del tutto nuova. Sono mesi che vi ballonzola in mente, ricomparendo a strani intervalli e provando a prendere forme diverse. Però finora non avete fatto altro che annotare qualche appunto sul taccuino… E per dirla proprio tutta, questo non è nemmeno del tutto vero. In realtà avete pagine di appunti in materia, una ragionevole cronologia, un paio di possibili inizi buttati giù in momenti in cui avreste dovuto badare ad altro, e persino un possibile collegamento con… be’, con qualcosa d’altro ancora. Quindi, se vogliamo, c’è qualcosa di più dell’occasionale appunto, ma si può dire con un ragionevole grado di veridicità che, fino a questo momento, l’Altra Storia ha rotto le scatole con una certa circospetta grazia da dilettante.

Ma adesso, proprio adesso tra tutti i momenti possibili, l’Altra Storia decide di promuoversi a un livello professionale, e il salto di qualità consiste nell’irrompere nel vostro cervello e barricarcisi dentro, prendendo in ostaggio tutti i neuroni che ci trova. Le richieste sono semplici: voi scrivetela, e nessuno si farà male.

E se questo fosse un film americano, sarebbe il momento di far intervenire, che so, Denzel Washington, o Russel Crowe, o qualche altro negoziatore tostissimo (e non del tutto sgradevole a contemplarsi), ma questo non è un film americano. Ci siete voi, l’Altra Storia e i Lavori A e B che mordono la vostra coscienza in punti teneri.

E voi date retta ad A e B, che a parte tutto il resto, hanno la precedenza e tutta una collezione di buoni motivi per essere scritti. Buoni motivi che l’Altra Storia non ha affatto. E per di più, voi non trattate con i terroristi, così vi sedete al computer, aprite il file di A e vi mettete al lavoro.

O quanto meno, cercate di mettervi al lavoro.

E fissate lo schermo bianco.

(E cercate di ignorare l’Altra Storia…)

E lo fissate ancora per un po’.

(E vi ritrovate a strologare sulle implicazioni incrociate che si possono intrecciare nell’Altra Storia…)

E ancora per un po’.

E poi vi dite che adesso basta, che diavolo, e buttate furiosamente giù una paginetta. Una paginetta di A.

E poi, non del tutto insoddisfatti di voi stessi, vi fate una tazza di tè.

(E ignorate accuratamente anche il Lavoro B. che tenta di strepitare in sottofondo. Una cosa per volta, grazie tante…)

E quando tornate al computer e rileggete la vostra paginetta, cadete nello sconforto profondo, perché non è proprio del tutto raccapricciante, ma poco ci manca.

E così cancellate tutto.

E scoprite che nel frattempo i vostri neuroni hanno sviluppato un nonnulla di sindrome di Stoccolma nei confronti dell’Altra Storia – altrimenti non si spiegherebbe l’appeal che all’improvviso ha sviluppato la prospettiva di accantonare A e B del pari, e mettervi a lavorare sull’Altra Storia…

E tornate a parlamentare. Non può, per favore, l’Altra Storia pazientare un pochino? Appena archiviata la prima stesura di A, e prima di gettarsi su B…

E c’è poco di consolante nel modo in cui l’Altra Storia lancia una controproposta: è disposta ad accontentarsi di una prima stesura – a patto che sia subito subito subito.

E voi però non trattate con i terroristi, giusto? Così tornate ad A, allo schermo bianco, a quel che avevate scritto e cancellato, agli strilli soffocati di B, al tè diventato ormai freddino…

E magari resistete anche per un giorno intero, persino per due, senza combinare un bottone, e poi, come avreste anche potutto aspettarvi fin dall’inizio, cedete. Cedete perché tra non combinare nulla perché state scrivendo qualcos’altro e non combinare nulla mentre vi procurate un travaso di bile fissando lo schermo bianco… be’, secca ammetterlo, ma non c’è competizione.

E così scrivete l’Altra Storia. La prima stesura, perché quelli sono i patti. La buttate giù per intero – cinquemila parole e rotti in due giorni e una notte, che per voi non è un cattivo ritmo. Forse c’impieghereste anche di meno, se non fosse per un paio di colpi a vuoto prima di centrare il tono che volete. Ed è anche un po’ seccante che a questo punto l’Altra Storia abbia il coraggio di avere delle pretese, ma tant’è: il tono che trovate e l’accorgimento narrativo che ci avete strologato attorno vi piacciono più del previsto, e va a finire che ci trovate gusto…

E intanto A e B strepitano inascoltati dallo sgabuzzino dove l’Altra Idea e i suoi ormai fedelissimi neuroni li hanno rinchiusi.

E quando, alla fine dei due giorni e una notte, l’Altra Idea si dichiara soddisfatta della sua prima stesura e leva le tende, e voi andate a liberare A e B dallo sgabuzzino, e tutto sembra essere tornato normale, e potete rimettervi al lavoro… Se dovete essere sinceri, sentite la mancanza dell’Altra Idea e tutta questa normalità vi fa sospirare un nonnulla.

Ma le scadenze sono dietro l’angolo, e non c’è posto per ulteriori deviazioni per i prati, e vi rimettete al lavoro sul serio – e tutto considerato, avete nel cassetto una prima stesura in più, e non è detto che non possiate cavarne qualcosa.

Perché a volta capita, ma in fatto di procrastinazione c’è di peggio, vero?

 

 

Tutta Un’Altra Storiaultima modifica: 2014-06-04T08:06:02+02:00da laclarina
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5 Commenti

  • Inparte credo si tratti di un meccanismo col quale il nostro cervello cerca di sfuggire alla pressione della scadenza.
    Soprattutto se la scadenza, ed il lavoro A o B non sono proprio qualcosa che ci stia dando il massimo della soddisfazione.
    E poi l’immaginazione ha questa strana tendenza, ad alternare momenti di desero assoluto con momenti disovraffolamento, e congestione.
    E comunque sì, in fatto di procrastinazione c’è decisamente di peggio.

  • Dai alla fine non ci si può proprio lamentare di una “procrastinazione produttiva”.
    Anche a me capita tutta la faccenda dell’altra idea, leggevo e pensavo che la hai raccontata proprio bene.
    Mi capita quanto più so di non poterla sviluppare, di non potermi sedere nemmeno un attimo, di non avere proprio tempo.
    Più si è pressati da una scadenza più quel che è puro estro si affaccia con una pretesa di urgenza e una spocchia inaudita.
    E io credo che abbia ragione Davide almeno per me è una forma di evasione da ciò che mi pressa e che invece non mi piace gran chè.
    E’ un po’ come se si contrapponesse una cosa che devi fare per il resto del mondo con tanto di scadenza con un’attività totalmente tua, qualcosa che soddisferebbe solo te.
    E hai fatto bene a cedere perchè almeno io ho notato che se si cede almeno un pochettino ciò che ne viene fuori è sempre piuttosto interessante. Assolutamente non perfetto, ma ricco, vivo, appassionante.
    E a me capita che quando ci torno avendo trovato il tempo quanto avevo scritto conserva il suo fascino e l’idea è ancora entusiasmante.
    Mentre se non cedo e rimando, quando finalmente trovo il tempo l’idea non si concretizza più, è come se si volatilizzasse. E mi trovo a domandarmi perchè la trovavo così bella.
    Perciò viva la procrastinazione produttiva!

  • Be’, in genere me la cavo prendendo vasti appunti in materia, e promettendo a me stessa e all’Altra Storia che scriverla sul serio sarà il premio per avere liquidato quel che DEVO fare…
    Questa volta non ha funzionato.
    O l’Altra Storia era più energica del consueto, o io sto diventando soffice con l’età…
    Per questa volta non sono orribilmente sconvolta – anche perché l’Altra Storia, if I say so myself, non è affatto venuta male – ma non sono del tutto certa che la cosa prometta bene per il futuro.
    Che succederà quando a presentarsi armato e prendere ostaggi sarà un romanzo intero o un play in cinque atti? Eh? Che succederà?

  • Non si può dire che tu non faccia VIVERE le storie…

  • 🙂 Come gli elefanti, le rane e gli alberi, anche le storie sono gente…