Apr 22, 2015 - angurie    Commenti disabilitati su Sul Dar Nomi Alle Cose

Sul Dar Nomi Alle Cose

NamingTanto tempo fa, nella mia vita precedente, ricevevo quasi quotidianamente i fax pubblicitari di una ditta di coperture mobili. Siccome producevano coperture, era parso loro bello chiamarsi Kopron. Perché paresse loro bello inondare di fax pubblicitari la gente incolpevole, proprio non lo so.

E parlo di fax quotidiani. Dapprima sperai che, se non avessi risposto, prima o poi avrebbero smesso – ma loro continuavano. In fondo al messaggio, scoprii dopo qualche tempo, s’indicava la possibilità di rispedire il fax al mittente barrando l’apposita casella per richiedere l’interruzione dei messaggi. Provai, e non servì anulla. Allora spedii al mittente, sempre via fax, un messaggio più articolato, in cui spiegavo di non essere interessata alle loro coperture mobili, grazie. Come non fatto. E fu in un momento di esasperazione che rispedii al mittente l’ennesimo fax con questa annotazione bene in vista: Siete consapevoli del fatto che il vostro nome, in Greco antico, significa “sterco”?

Di fax non ne arrivarono più .

Ora, marketing d’assalto a parte, il fatto è che il nome in questione poteva suonare come un’elegante variazione su “copertura”, ma non stavo scherzando sul significato in Greco antico. Forse alle volte varrebbe la pena di spendere qualche pensiero sul nome dal suono esotico che pare tanto bello per un’attività…

Come – e questo è un aneddoto che racconta spesso Severgnini – quel negozio genovese di cravatte che il titolare decise di chiamare Top One. Peccato che l’autore dell’insegna dipinta a mano non avesse considerato per bene gli spazi… “Tu dove le compri le cravatte?” si chiedevano l’un l’altro i Genovesi. E capitava che la risposta fosse “Dal Topone!”

Anche dalle mie parte c’è (o almeno c’era fino a qualche anno fa) uno di quei centri di abbronzatura, nomato Sun Saloon – il che magari al momento sarà parso una buona idea, ma considerate che la pronuncia della faccenda è sciaguratamente simile a “sansalùn” parola con cui il dialetto locale indica lo zanzarone – orrida bestia sin troppo comune in queste plaghe umide.*

Su quell’altro negozio di abbigliamento maschile chiamato MacBeth non mi pronuncio. Superstizioni teatrali a parte, è proprio una buona idea chiamare il proprio negozio come un usurpatore pluriomicida finito malissimo? Thinking

Epperò queste sono piccole realtà, negozi, ditte mediopiccole… Può capitare che qualcosa sfugga. Quando invece sono squadre di marketers e fior di creativi a partorire faccende sfortunate come inMondadori (provate a pronunciarlo come una parola sola a un minimo di velocità…) o brutturette come VeryBello, viene proprio da domandarselo: come, come, come è potuta sembrare loro una buona idea?

E quindi forse, prima di dar nomi alle cose, vale la pena di accertarsi che non vogliano dir nulla di impresentabile in altre lingue**, scriverli in tutte le maniere possibili e guardarli per bene, ripeterli ad alta voce non una ma molte volte, farseli ripetere ad alta voce da qualcun altro, dormirci su una notte o due, e conservare un sense of humour.

Come la gente che le sue gru da noleggio le ha meravigliosamente chiamate Issa… Semplice, efficace – e anche spiritoso. C’è speranza per l’arte di dar nomi.

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* E non da oggi: tra le lettere che l’architetto secentesco Gabriele Bertazzolo scrisse mentre lavorava alla sua notevole opera idraulica proprio qui nel mio villaggio, si trova più di una fulminazione all’indirizzo dei numerosissimi e fastidiosissimi sansaloni… Ci sono cose che non cambiano attraverso i secoli.

** Viene in mente la storia della Commissione degli Stati Utenti del Canale di Suez, che l’Assemblea Generale dell’ONU impiegò una giornata di lavori a battezzare, perché pareva non trovarsi un acronimo che non significasse qualcosa di sconveniente in qualche lingua…

 

 

Sul Dar Nomi Alle Coseultima modifica: 2015-04-22T08:02:05+02:00da laclarina
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