Ago 31, 2015 - angurie, Storia&storie    4 Comments

C’era un Elefante di Cremona…

ElephantFrederick

Ne avevamo parlato in occasione della Giornata Mondiale degli Elefanti: ricordate l’elefante di Federico II? Quello ricevuto in dono dal Sultano d’Egitto Malik al-Kamil? Quello che Federico usava per le sue parate trionfali – e che pareva non avere altro nome che “l’elefante di Cremona”? Al-Kamil_Muhammad_al-Malik_and_Frederick_II_Holy_Roman_Emperor

Ebbene, ho fatto una scoperta. Mi sarebbe piaciuto molto che l’elefante si chiamasse Provenzale – come era stato suggerito – ma in realtà Federico optò per un nome che era esotico e anche un filo bizzarro: Malik.

E sì, certo: in arabo Malik significa “Re”, e quindi è adatto a un animale così imponente e significativo – ma era anche l’attributo del donatore, and hence la bizzarria… Chissà che cosa ne pensò il Sultano, quando si vide appioppare una semiomonimia con l’elefante…

Ma in realtà inclino a credere che nessuno dovesse offendersi di alcunché: al-Kamil, sovrano ayyubide di sangue curdo e nipote del (feroce?) Saladino, era un uomo notevolissimo e un buon amico dell’Imperatore, con cui condivideva una mente aperta, un’insaziabile curiosità intellettuale, molti interessi e, sotto certi aspetti, una visione del mondo. E l’elefante era un simbolo di saggezza e maestà: non credo che l’omaggio potesse dispiacergli, tutto sommato… E di Malik, donato da un sovrano all’altro a cavallo dell’incontro tra due grandi menti che simboleggiavano due mondi, abbiamo persino un’immagine. La vedete qui sopra, ed è tratta dalla Cronica Majora di Matteo Paris.

Alla fin fine, per essere un elefante del XIII Secolo, Malik lo conosciamo piuttosto bene, vero?

C’era un Elefante di Cremona…ultima modifica: 2015-08-31T08:08:23+02:00da laclarina
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4 Commenti

  • Spulciando qua e lá tra le mie fonti medievali, ho ricordato che era abitudine dei re omaggiarsi con animali esotici come dimostrazione di forza e potere. Quello che ho notato, però, é che l’elefante era simbolo anche del battesimo. Ho sorriso nel pensare ad un re cristiano che dona il battesimo ad un arabo! XD
    Mattew da Paris riporta anche notizie sull’elefante regalato al re di Francia Luigi, il futuro santo che regnò dal 1226 al 1270, dal sultano d’Egitto nel 1256 e regalato a sua volta al re inglese Enrico III, suo cognato. Si riporta anche che l’elefante facesse ogni giorno il bagno nel Tamigi fra gli sguardi della gente. Mattew da Paris, consigliere di re Enrico, gli fece due ritratti, i primi di un elefante come soggetto principale e non come elemento di una scena.
    Il nome, tuttavia, non é pervenuto. Un vero peccato per noi!

  • Oh, povero elefante… è freddo, il Tamigi! Poor creature… sarà durato a lungo?

    E prima c’era stato Abul Abbas, l’elefante di Carlo Magno, e dopo Salomone, l’elefante dell’Imperatore Massimiliano… A volere, questa potrebbe essere una storia – ma mi vien da sospettare che non debba essere una storia straordinariamente felice.

  • Non tutte le storie sono felici. Ma tutte possono insegnare qualcosa. E forse potrebbe essere questo il punto focale di un racconto così.

  • Senza dubbio – e ti dirò, non ho nessuna particolare inclinazione per il lieto fine a tutti i costi. In questo si potrebbe vedere una storia dell’umana ostinazione a spese altrui – ma… poveri elefanti lavati nel Tamigi.

    (E qualcuno potrebbe domandarsi perché mai io abbia così poche remore nell’affibbiare tragedie multiple assortite – e spesso drastiche – ai miei protagonisti umani, salvo poi rifiutarmi di fare lo stesso agli elefanti, vero? )