Set 12, 2016 - considerazioni sparse, Shakespeare Year, teatro    Commenti disabilitati su La Maschera di Rame (Atto III)

La Maschera di Rame (Atto III)

Ricordate? Il sipario si era chiuso sul ritorno di Alchemilla a una Clarina vaga e confusa, smarrita tra due direzioni di pensiero: mascheramascheramaschera e terrorpanico!

Quando le luci di scena si riaccendono, immaginate Alchemilla & Clarina sedute a un tavolo coperto di carte colorate, mascherette di plastica, nastri di raso, tubetti di colore e barattoli di colla, intente a strologare sulla dozzina di disparate idee di cui si diceva.

ea65fe86ec0a2c5e58c55b70ba08d7d6Color rame – e questo è assodato. La bacchetta… sì, la bacchetta serve assolutamente, perché la maschera deve essere gesticolabile. Ma allora la mezza maschera à la Phantom of the Opera confina l’uso a una mano soltanto. Right, niente Fantasma. Una maschera intera. Ma quanto intera? E sopra? E sotto? Deve arrivare al mento, altrimenti dove si attacca la bacchetta ambidestra? E alla fine, dopo molto rimuginar di filigrane, tagli, forme e massimi sistemi, si giunge alla conclusione di ispirarsi all’immagine che vedete qui di fianco – ma con il mento.

E si comincia. O meglio, Alchemilla comincia, mentre la Clarina guarda, porge forbici e taglierini, gira attorno e ritaglia foglie/fiamme di cartoncino.

E intanto il tempo scorre, e la prima si avvicina…

“E la maschera?” chiede G. ogni sera, vedendomi arrivare con la mascheretta provvisoria.

“Quasi pronta,” dico io – anche se, a dire il vero, qualche piccolo palpito d’ansia comincio ad averlo. 20160731_193410_resized

Ansia e anche un nonnulla di dubbio quando, al primo applicar di foglie/fiamme, la maschera assume un’aria un nonnulla lapina… “Sembrerò il Bianconiglio…” non posso fare a meno di mormorare. “Il Ramconiglio.”

Alchemilla ride e mi rassicura e procede – come se avesse maneggiato teatranti nervosi per tutta la vita. D’altra parte è stata una teatrante nervosa a sua volta, in tarda fanciullezza: un’idea di come funziona la specie, dopo tutto, ce l’ha. E se entrambe abbiamo l’impressione che la maschera, di per sé, abbia dei lineamenti un tantino alieni, le cose cambiano incredibilmente all’aprirsi di occhi e bocca, e poi man mano che la plastica sparisce sotto gli strati di carta di riso… Intanto A. il Consorte Paziente offre consiglio e aiuto, e io rivesto la bacchetta (oh, biadesivo – dove sei stato per tutta la mia vita?!) e faccio pensieri ad alta voce su due sfumature di color rame, e fingo di non agitarmi perché il tempo passa e passa.

“E la maschera?” chiede G., alla prova generale.

“Pronta domani,” rispondo allegramente. È bellissima.”

E forse G. crede che voglia farle una sorpresa – oppure metterla davanti a un fatto compiuto – ma non è affatto così. La maschera è ancora chez Alchemilla, in attesa del color rame. Quasi pronta, e nel corso del pomeriggio l’ho tenuta in mano con tanto di bacchetta, ma non era ancora pronta quando me ne sono andata per fuggire direttamente alle prove…

E la prova generale va fin troppo liscia, e la notte sogno facce color rame che mi guardano con disapprovazione, e poi è il giorno della prima.

“È pronta,” mi informa Alchemilla in tarda mattinata.

20160805_182428_resizedE nel pomeriggio, prima della prova tecnica, vado a ritirare la maschera.

E la maschera, nella sua custodia blu e rame, è meravigliosa e perfetta. La prendo in mano, ed è giusta: né troppo pesante, né troppo leggera, bilanciata che è una bellezza. La guardo in faccia – e lei mi guarda a sua volta: bellissima, enigmatica, un nonnulla inquietante. La provo, e mi sento antica, e onnisciente… mi sento il Coro. Sono il Coro. Qui dietro niente può andare meno che bene, penso. È perfetta.

E la rimetto nella custodia, e parto, e vado a Ostiglia, e non ho più molto tempo per pensarci, perché la prova tecnica va come vanno le prove tecniche, e finiamo tardissimo, e c’è a malapena il tempo di fuggire a indossare il costume – e allora, e solo allora, sfodero la mia maschera, nella luce rossiccia dietro le quinte che non sono quinte affatto. E G. è incantata – si vede benissimo – e tutti lo sono.Chorus

E mi sistemo dietro una colonna, pronta per il mio ingresso – e guardo la maschera, e la maschera guarda me. Sono il Coro. Sono il Coro. La giga riempie l’aria, le luci si accendono, e io entro in scena – dietro la mia maschera.

La maschera di rame.

“Oh, aver qui una musa di fuoco…”

Sipario. Il resto è un’altra storia.

 

La Maschera di Rame (Atto III)ultima modifica: 2016-09-12T11:01:08+02:00da laclarina
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