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Mooligrubs

Mooligrubs è una favolosa parola che ho scoperto sfogliando un libro per fanciulli di Alison Uttley, una cosa chiamata A Traveler in Time, a proposito di una ragazzina degli anni Trenta del Novecento che, più o meno per sbaglio, si ritrova in età elisabettiana… er, sì.

Ma dicevo, mooligrubs.

Dev’essere dialettale, e significa broncio, paturnie, malinconie, malumori e, per estensione, mal di pancia. Non è deliziosamente espressivo? Ed è anche soddisfacente da masticare quando le paturnie in questione ci sono. Quando non si riesce a liberarsi dell’impressione che lo schema generale delle cose comprenda una deliberata intenzione di travolgerci e seppellirci… Ecco, sì – ma non badate a me.

Ho i mooligrubs.

SadSnoopy

O meglio, non badate all’attacco di mooligrubs, ma badatemi quando vi ricordo che:

I. Questa sera riparte Ad Alta Voce, con letture sul tema “L’Appetito Vien Mangiando”.  Alle 21 presso la biblioteca Zamboni di Roncoferraro.

II.  Domani sera bagolo di Shakespeare, Marlowe e cose elisabettiane in genere – a partire dall 20.45, alla Sala Civica di Levata di Curtatone. E se siete stati indotti a pensare che la chiacchierata sia questa sera, non fidatevi. È proprio domani.

Se siete da queste parti, nell’una o nell’altra occasione, perché non fate un salto?

Giuro che per allora mi sarò fatta passare tutte le paturnie.

Gen 3, 2014 - angurie    Commenti disabilitati su Buoni Propositi

Buoni Propositi

Anno nuovo, vita nuova? Mai creduto troppo, per essere sinceri.

I buoni propositi, però, sono tutt’altra cosa. Un anno fa, o giù di lì, mi ero proposta di 1) scrivere di più; 2) cogliere tutte le occasioni al volo; c) procrastinare di meno. E devo dire che per scrivere, ho scritto. Non quanto avrei voluto (si scrive mai quanto si vorrebbe?) ed è vero che ho piantato un romanzo a metà, ma in fatto di teatro ho combinato abbastanza. Occasioni… mah. Si direbbe che non sia bravissimissima in questo. Non so nemmeno io perché… a volte faccio cose stupide ai limiti dell’autosabotaggio – qualcuno di voi forse ricorderà le scadenze lasciate scivolare per vaghezza pura e semplice e le successive crisi. E potrei riformulare il proposito, ma davvero non so quanto conterebbe. E la procrastinazione? Credo di poter dire che qualche miglioramento c’è stato. Ho arginato un pochino Pinterest, se non altro, e di sicuro ho scritto quasi tutti i giorni. La settimana di scrittura marittima è stata la dimostrazione del fatto che scrivere dalla mattina alla sera è possibile – anche se forse non a casa – ma senza arrivare a questo, credo di poter proseguire sulla strada.

Per cui, fine del bilancio, inizio propositi per il Quattordici.

Anzi, no. Prima mettiamo in chiaro un po’ d’intenzioni – che propositi non sono, perché non c’è bisogno di proporseli: scrivere, ça va sans dire, teatro e narrativa, magari riprendendo in mano i fantasmi abbandonati. E l’anno shakespeariano/marloviano – di cui, preparatevi, vedrete parecchio. E farmi rappresentare ancora, a costo di mentire, rubare, truffare e uccidere. Er… well, non proprio – ma avete capito che cosa intendo.

E adesso i propositi.

1) Voglio navigare in modo più deliberato. Il mio problema è che non guardo abbastanza avanti, credo. Navigo a vista – e questo non va bene, o va bene soltanto per il piccolo cabotaggio. Attraversare oceani richiede una direzione precisa, ed è quello che intenderei fare quest’anno.

2) I blog, accidenti. I blog. Perché adesso sono due, e tutti e due bisognosi di lavoro. SEdS… be’, lo vedete ogni giorno: fa acqua da tutte le parti, e bisogna trovargli una casa definitiva. E Scribblings richiede tenere cure. Dovrò pensarci su, prendere decisioni, lavorarci parecchio.

3) Procrastinare meno. E questo è l’unico che riprendo dall’anno scorso, perché ci sono stati progressi, ma posso fare di meglio. Posto che un po’ di procrastinazione è congenita, e che poche cose stimolano l’ingegno come una scadenza incombente, devo pur tenere conto del fatto che quando arrivo a sera senza aver combinato quel che mi ripromettevo divento pessima compagnia per il prossimo e per me stessa. Per cui, non foss’altro che per la pace generale…

Ecco. Tre. Non dico che ci lavorerò proprio da domani, perché mi sto prendendo qualche giorno di vacanza e di lettura – ma quanto prima. Ne riparliamo tra un anno.

E voi? Che cosa vi aspettate da voi stessi per quest’anno nuovo?

 

 

 

Nov 28, 2013 - angurie    2 Comments

Piccolo Bollettino Medico

Che poi non è influenza propriamente detta, ma in qualche modo sono riuscita a raccattare un’eclettica e simpaticissima collezione di magagnette e malannucci – cento piccoli fastidi che tutti insieme non fanno un’influenza…

E mi piacerebbe dire che ne approfitto per scrivere, ma credo di avervi già detto, nel corso degli anni, che bastano due linee di febbre a rendermi singolarmente ottusa. E quindi nei momenti migliori mi dedico un po’ alla revisione, in quelli così così leggo, e alla peggio fisso stupidamente i ghirigori liberty sul soffitto.

Ecco. Per dire che in questi giorni non vale la pena di aspettarsi nulla di troppo brillante da parte mia…

Set 14, 2013 - angurie, scribblemania    3 Comments

Piccolo Non Bollettino

la Clarina – E se…?

Coscienza della Clarina (Tossisce significativamente) – !

la Clarina – Solo la lista–

Coscienza della Clarina – No.

la Clarina – La lista delle cose che servono per la seconda st–

Coscienza della Clarina – C’è un motivo se si chiama “settimana di decantazione”.

la Clarina – Ma–

Coscienza della Clarina – Vuoi che, quando lo riprendi in mano martedì, non abbia decantato a sufficienza?

la Clarina – N-no, ma…

Coscienza della Clarina – Appunto.

la Clarina – Ma solo la lista, eh? Sono sicura che se mi limitassi, ma proprio limitassi a scrivere la lista…

Coscienza della Clarina – E come fai a scrivere la lista senza rileggere tutto?

la Clarina – Er…

Coscienza della Clarina (rolls eyes e sospira) – !

la Clarina (abbassa le orecchie) – Sicut asellus…

Coscienza della Clarina – Brava. Rispondi a quel diluvio di posta, piuttosto. O lavora a quel che vuoi mandare per biblioteche. O finisci il romanzo che devi recensire per HNR. O vai a fare una camminata. O vai avanti con quella traduzione…

Mentre ancora la CdC enumera cose da farsi, le luci sfumano a buio e cala il…

SIPARIO

Ago 14, 2013 - angurie, guardando la storia    9 Comments

Di Viaggi Nel Tempo E Buone Alternative

gianconiglio_blog.jpgRicordate quando eravamo bambini e leggevamo il Corriere dei Piccoli? Ricordate il meraviglioso Gianconiglio, di Carlo Peroni?

Be’, c’era questo episodio in cui tutta la popolazione di Belpelo veniva invitata nel castello dello scienziato pazzo Professor Dindon. Nel castello c’era una biblioteca, che invece di libri aveva porte, e ogni porta era l’ingresso in una storia…

Dico tutto ciò perché qualche notte fa, in una di quelle conversazioni che si fanno aspettando di veder cadere le stelle cadenti, si è venuti a parlare di viaggi nel tempo, e dell’epoca che ciascuno di noi vorrebbe visitare se potesse. Confesso che, dopo avere lungamente esitato tra la Seconda Guerra Punica, l’età napoleonica, gli ultimi mesi di Costantinopoli, la prima Guerra di Vandea, la seconda sollevazione giacobita, il Siglo de Oro e una decina di altre possibilità, ho rinunciato al mio viaggio nella Macchina del Tempo in favore dell’accesso alla biblioteca del Professor Dindon.

“Sei matta???” hanno reagito in coro i miei co-conversatori, e forse hanno ragione. Non sono sicurissima di avere fatto una scelta saggia, ma il fatto è che non posso fare a meno di domandarmi questo: preferirei incontrare l’Alan Breck storico o quello di Stevenson? Oh, d’accordo, esempio mal scelto: non c’è gara fra i due. Allora diciamo, piuttosto: il Belisario storico o il Count Belisarius di Graves? In realtà, la risposta è entrambi, perché ancora meglio che incontrare uno dei due sarebbe poter confrontare l’originale con l’immagine che ne ha creato lo scrittore.

“Allora,” mi si è detto, “l’ideale è davvero la biblioteca. Se vuoi l’originale devi solo entrare in una biografia…” Ma non so, perché nella biografia non incontrerei il Belisario originale, bensì l’immagine ricostruita dal biografo. E tutti sappiamo che cosa sono capaci di combinare gli storici. “Cronache del tempo, allora?” Anche qui c’è da vedere. Che Annibale incontrerei entrando in Polibio? Non certo quello che mi aspetto. Nemmeno se Polibio avesse incontrato Annibale di persona, invece di discuterne con gli Scipioni. Persino nella cronaca di Sosila, se fosse giunta fino a noi, non troveremmo l’Annibale “vero”, ma l’immagine che di lui aveva Sosila. Forse, però, potremmo trovarci un Sosila passabilmente aderente al vero, o quanto meno alla percezione che Sosila aveva di se stesso. Ciò che mi fa pensare che la cosa migliore sarebbe poter entrare in versioni diverse della stessa storia per vederla da vari punti di vista… Sono abbastanza certa che, se potessi entrare nella Vita di Charlotte Brontë della signora Gaskell, nelle lettere di Charlotte e in quelle di Emily, incontrerei tre Charlotte del tutto diverse. E ho il sospetto che mettere a confronto le tre sarebbe più interessante che limitarsi a incontrare la “vera” Charlotte.

Quindi sì, devo confessare che alla fin fine, tra la Macchina del Tempo e la Biblioteca del Professor Dindon, il mio voto va ancora alla biblioteca.

E voi, invece?

Consideratelo un giochino ferragostano: Macchina o Biblioteca? Quale epoca? Quale libro?

Lug 24, 2013 - angurie, Ossessioni    6 Comments

Telefoni Al Crepuscolo

Vi devo mettere a parte.

Ero in treno, e nel posto dietro di me era seduto questo ragazzo, provvisto di cellulare. A un certo punto si è messo a telefonare – e non è che abbia origliato, ma il soggetto parlava a un volume difficile da ignorare.

A posteriori, mi viene da pensare che il volume fosse deliberato, ma non anticipiamo.

E la prima telefonata era per qualcuno di nome Federica. Il telefonatore informava Federica di essere appena partito, lasciando Edward da solo nella casa al mare. Oh sì, grazie, si erano divertiti molto. No, niente di… Tutto tranquillo. Tutto nei limiti di… Sì, ok, niente di pericoloso. Però il punto era che Edward non poteva più comunicare, perché il suo cellulare era guasto. No, non il caricabatterie – o almeno il telefonatore non credeva che fosse il caricabatterie. Un guasto un po’ strano, a dire la verità. Ad ogni modo, una volta partito il telefonatore, Edward era là da solo e senza modo di comunicare, per cui Federica non doveva stupirsi se non avesse ricevuto sue notizie per qualche giorno.

Fine della prima telefonata.

Seconda telefonata: “Ciao, Bella!” E al fatto che gli ululati comunicativi del telefonatore non mi lasciassero leggere, si è aggiunta la lieve irritazione nei confronti della gente che chiama tutte le ragazze “Bella”. Anche a “Bella” è stata ammannita una versione abbreviata della faccenda del telefono di Edward, con annessa richiesta da parte di Edward: poteva per favore Bella incontrarlo sotto casa sua alle tre e mezza? “Ah, Bella, Bella – che cosa vuoi che ti dica?”

E se a questo punto pensate che sono lenta di reazioni, siete giustificati in pieno, perché è stata solo l’improbabilità estrema di questo “Bella, Bella” a farmi levare un sopracciglio.

“Bella”?

Edward?

“Bella” & Edward?

Bella & Edward?

Bella & Edward?

Ma…?

twilight, bella, edward, stephenie meyer, make believe, anne brontë, emily brontëE allora sì che mi sono messa ad ascoltare sul serio – ma, alas, il telefonatore ha salutato Bella e ha riattaccato.

Natch.

Sono rimasta in ascolto per un po’, sperando che ricominciasse, che chiamasse magari Hermione per chiederle se aveva il numero di Harry, ma sono rimasta amaramente delusa.

E tuttavia sono affascinata oltre ogni dire.

Non ho idea di che età avesse il personaggio. Non ho avuto il coraggio di sbirciare e a giudicare dalla voce poteva essere in qualsiasi punto fra, diciamo, i diciassette e i venticinque. E scartando la possibilità di una coincidenza, e a meno di soprannomi dissennati, mi è capitato un compagno di viaggio in preda all’irresistibile necessità di sentirsi dentro un libro.*

O, a ben pensarci, un film. 

Va bene: l’irresistibile necessità di sentirsi dentro una storia.

E non solo di immaginarcisi dentro privatamente, ma di rendere il tutto un po’ più vero con un minimo di esposizione.

Make-believe (più o meno) adulto.

Anne ed Emily Brontë che per tutto il viaggio in treno da York a Keighley giocano ad essere i loro personaggi gondaliani – a parte il non trascurabile dettaglio che invece questo ragazzo giocava con personaggi altrui.

O forse non del tutto, perché non so chi si supponeva che fosse lui in tutto questo…

O che cosa credesse che l’ascoltatore casuale avrebbe pensato.

O se avesse valutato il rischio di fare cose del genere su un treno su cui tutti (compresa la sottoscritta) sembravano incontrare per caso amici, parenti, conoscenti e vicini di casa…

O se lo preoccupasse affatto la prospettiva di essere scoperto…

Perché in realtà, la faccenda era organizzata persino con qualche accortezza tecnica: la prima telefonata a Federica, per stabilire la situazione e chiarire che no, lui non era di quelli che chiamano tutte le ragazze “Bella”…

Lo ripeto: sono affascinata.

Mi fa venire in mente la descrizione dello zaffiro** di famiglia in Beau Geste: guardarlo non bastava, dice il narratore. Faceva venire voglia di farci qualcosa d’altro, afferrarlo, stringerlo in mano, assaggiarlo… 

Immaginarcisi dentro. Ricamarci sopra. Fingere di telefonare.

Col che non voglio dire che Twilight sia una pietra preziosa***. Ma non mi dispiace pensare che sia la natura delle storie: a volte guardarle non basta…

________________________________________

* No, in realtà c’è anche la possibilità che il telefonatore appartenesse a quel genere di persone cui piace far sobbalzare il prossimo. E devo ammettere che un sobbalzino l’ho fatto…

** O diamante azzurro che fosse – non mi ricordo.

*** A meno che non consideriate la natura dello zaffiro in questione… Oh, d’accordo: questa è per chi ha letto Beau Geste – ed è anche lievemente cattiva. 

 

 

 

Lug 6, 2013 - angurie    4 Comments

Down To The Sea

O Lettori, vado al mare.

Saranno vent’anni che non vado al mare, e ci sono poche cose al mondo che detesti come la vita di spiaggia, ma parecchi medici coalizzati sostengono che un po’ di mare mi farà bene, che migliorerà il rapporto dei miei bronchi con l’inverno – e altre amenità consimili.

E io non so se ci credo, ma mia madre sì e allora, per la pace famigliare, vado al mare.

Starò via fino al quindici, e mi porterò da scrivere e da leggere e i bastoncini da nordic walking. E niente internet.

Il che significa che, almeno in teoria, non dovrei esserci molto, nei prossimi giorni.

Ci saranno i post alla cadenza regolare, ma non sono affatto certa di rispondere ai commenti, e latiterò su Twitter e su Facebook…

A meno che non mi prenda una crisi d’astinenza e non mi cerchi un internet point. Ma fate conto che non ci sia fino al quindici.

E se tutto va bene, scriverò parecchio. Magari di fantasmi…

Ecco.

A presto, o Lettori.