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Il Guardiamarina Inesistente

c. s. forester, hornblower, meridian, mr. midshipman hornblowerOddìo, forse proprio inesistente no, perché in Mr. Midshipman Hornblower, che riesce ad essere sia il nono che il primo dei romanzi navalnapoleonici di C.S. Forester, il Guardiamarina Kennedy compare per un paio di paragrafi, in cui lo vediamo scherzare con l’altrimenti riservatissimo e tetro protagonista eponimo. Poi viene nominato tre o forse quattro volte, presente a margine di situazioni in cui Hornblower scintilla ma non può far tutto da solo – e poi più. Non ha nemmeno un nome di battesimo, e mi par di ricordare che non compaia in nessuno degli altri romanzi. 

Fine – ma d’altra parte, nessuno è molto importante negli Hornblower Novels, a parte naturalmente Hornblower…

E invece, nella miniserie* che una quindicina di anni fa Meridian Television ha tratto da Forester, il Guardiamarina Kennedy si chiama Archie, è scozzese e di buona famiglia, cita Shakespeare a ogni pie’ sospinto e sarebbe di natura gaia e avventurosa, non fosse che il malvagissimo bullo della nave lo ha vittimizzato fino a fargli venire – letteralmente – le convulsioni**. Ed è anche uno dei due soli amici del diciassettenne nuovo arrivato Hornblower. L’altro è un guardiamarina più anziano, che non fa carriera per una propensione ad alzare il gomito, e Malaggiustati di questa nave, uniamoci! è l’inespresso motto di questi tre quando fanno inefficace comunella. Prima della fine, il Perfido Guardiamarina Simpson avrà trovato il modo di togliere di torno entrambi gli amici, ma Hornblower sarà maturato a sufficienza per mettere fine alle sue malefatte.c. s. forester, hornblower, meridian, mr. midshipman hornblower

Ora, tutto ciò è assai più truculento e dimostrativo di quanto non sia nel romanzo: l’Hornblower di carta è un rimuginatore solitario fino alla misantropia, che calcola le probabilità di morire e nuota nell’ingiustificato disgusto di sé, perennemente intento a denigrarsi in monologo interiore e a considerarsi incapace, sleale e codardo proprio mentre compie ogni genere di prodigio di valore e d’intelletto. Il che costituisce la sua originalità, ed è un’ottima cosa. Ma supponendo di voler portare il giovanotto sullo schermo, e tenendo a mente che lo spettatore medio non possiede capacità telepatiche, come rendere un personaggio che vive di conflitto interiore & autocontrollo – e non parla mai con nessuno?

Eliminando dubbi e rimuginamenti per fare del giovane Horatio un altro eroe navale standard? Uh… Affibbiandogli una Voce Fuori Campo? Oh poveri noi.

L’impressione è che lo sceneggiatore Russel Lewis abbia deciso di rendere il protagonista meno taciturno, dandogli due amici con cui parlare – e da perdere. Voglio dire, la Perdita dell’Amico è un classico, in fatto di motivazioni&maturazioni, giusto? All’apparire della paroletta di quattro lettere, il nostro Hornblower è solo come si deve, risoluto come si deve, taciturno come si deve – e se è diventato misantropo, why, come biasimarlo?

c. s. forester, hornblower, meridian, mr. midshipman hornblowerHornblower di celluloide ricondotto all’Hornblower di carta? Tutto sommato pensavo di sì, fino a quando il terzo film non ha restituito a Horatio e a noi tutti il Guardiamarina Kennedy. Perché vedete, non era proprio morto – solo disperso in mare, preso prigioniero e, dopo vari tentativi di fuga, finito proprio nella stessa prigione spagnola in cui si ritrova Hornblower. Ah, le coincidenze. Ma perché disperarsi a resuscitare un personaggio che in fondo era poco più di un device narrativo? Perché, dopo una certa quantità di melodramma, promuoverlo a sidekick

A quanto pare, per una combinazione di ragioni narrative e commerciali. Da un lato, il ragazzo era piaciuto al pubblico, e la sua eliminazione aveva scatenato una di quelle rivolte (e)postali che costellano la storia della televisione a puntate***. E sì, non sarò io a negare che Jamie Bamber, l’attore che interpreta Kennedy, sia piuttosto attraente – ma a quanto pare non era solo questione di ragazzine infatuate. Perché cercando qualche notizia in proposito, si scopre che il Guardiamarina Narrativo mancava anche agli autori. Adesso che avevano reso Hornblower stoico e taciturno, non sapevano bene cosa farne, e si ripresentava il problema iniziale: c’era bisogno di qualcuno al suo fianco.

E coc. s. forester, hornblower, meridian, mr. midshipman hornblowersì, riecco Archie Kennedy, promosso non solo ad Amico Difettato****, ma anche a Confidente e col tempo persino a Coscienza. Il che funziona, in effetti, perché per essere un device narrativo, Kennedy è un device efficace e ben riuscito. Il problema è, semmai, che le intenzioni degli autori finiscono un po’ fuoribordo, e questo Hornblower più ciarliero e fraterno è molto diverso dallo Hornblower di carta.

Entra in scena la C.S. Forester Estate, che detiene i diritti dei romanzi, e chiede la testa di Kennedy – tanto più che con il quinto film è in arrivo il blando, stolido e canonico Tenente Bush, l’unica vaga parvenza di amicizia che Hornblower coltivi nei romanzi. E con l’arrivo di Bush, insistono alla Forester Estate, Kennedy diventa ridondante ed eminentemente eliminabile. Off with his head. Seguono veri e propri negoziati di una notevole ferocia, alla fine dei quali emerge questa soluzione: il ragazzo si elimina, ma muore in scena. E sinceramente è possibile che alla Forester Estate avessero in mente qualcosa di meno protratto e meno tragico, ma Meridian ha impiegato tutto il quinto e il sesto film per disfarsi dell’ormai Tenente Kennedy, con tanto di sacrificio eroico e morte strappalacrime.

Nuova rivolta popolare – leggenda vuole che il volume delle proteste facesse saltare il sito dell’emittente americana A&E, che trasmetteva la serie Oltretinozza – ma ormai era tardi: Kennedy era eliminato oltre ogni possibilità di risurrezione, Bush era installato, almeno in parte, al suo posto al fianco di un più taciturno e meno dimostrativo Hornblower, e la Forester Estate era tanto soddisfatta quanto si poteva esserlo nelle circostanze. Il settimo e l’ottavo film potevano ricondursi nell’ovile del canone foresteriano. Un po’ tardino, forse, e non del tutto, ma ci si era arrivati.

E perché vi ho raccontato tutto questo? Perché è istruttivo in tutta una varietà di maniere.

c. s. forester, hornblower, meridian, mr. midshipman hornblowerPer prima cosa, insisto nel dire che non tutti i libri si prestano ad essere adattati per il cinema o, in questo caso, per la televisione , perché si tratta, udite udite, di mezzi diversi. Un personaggio come Hornblower funziona solo sulla carta – e se proprio si insiste a volerlo sceneggiare, bisogna rassegnarsi all’idea che il film racconti una storia diversa, o quanto meno un personaggio diverso.

Per seconda e correlata cosa, il primo episodio della serie è un esempio da manuale della differenza. Per iscritto va benissimo che a diciassette anni Hornblower sia già cupo e taciturno e tendente alla misantropia. Sullo schermo no: lo spettatore si identifica molto meglio con lui se lo vede diventare cupo, taciturno e misantropo in conseguenza di una Terribile Esperienza – tipo perdere due amici per mano di un Malvagio e poi dare al Malvagio stesso il fatto suo. Prova Dolorosa, Vendetta/Giustizia, Disillusione… Ed è pur vero che poi le cose sono un tantino sfuggite di mano, but still.

Per terza cosa, a conti fatti la Forester Estate ha perso la partita. Immagino che sia stata presa alla sprovvista dalla risurrezione del Guardiamarina Narrativo nel terzo episodio, e a quel punto che poteva fare? Pretendere l’eliminazione del personaggio, come ha fatto – ma resta il fatto che nessuno può morire in scena in quel modo senza guadagnarsi una certa quantità di imperitura simpatia da parte del pubblico. Leggenda vuole che esista una corrente di mugugni per il fatto che il settimo e l’ottavo film sono scritti come se Kennedy non fosse mai esistito. Ma, ripeto, che si poteva fare a quel punto?

Per quarta e ultima cosa, qui si dimostra che un personaggio può essere un device narrativo senza per questo essere di cartone. Per ricoprire la funzione, gli autori di Meridian hanno preso un cognome e un’impressione, ci hanno aggiunto una manciatina di (semitragiche) circostanze altrui, poi ci hanno ricamato sopra una personalità – e alla fine del primo episodio avevano un personaggio abbastanza significativo e interessante perché a tutti spiacesse non rivederlo mai più. E così lo hanno ripreso, lo hanno sviluppato con una combinazione di melodramma e sottigliezza, gli hanno dato ombre, guai e imperfezioni, e il risultato conserva soltanto la più vaga delle parentele con il paragrafo da cui ha preso le mosse ma, nella narrazione del film, il Guardiamarina Inesistente è un personaggio a tutti gli effetti – e uno tutt’altro che cattivo. Al punto che, quando muore per davvero, tutti spargiamo una lacrimetta.

Missione compiuta, Mr. Kennedy.

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* Scoperta recente, su segnalazione di amici che conoscono la mia ossessione per le storie navali. Tutt’altro che male: belle navi, bei costumi, ricostruzione ragionevolmente accurata, bravi attori (con l’occasionale masticatore di scenario, ma non troppo), scrittura più che decente… Almeno all’inizio. Poi a un certo punto la produzione si fa un po’ più cheap, ma ehi, le navi costano. 

** E se vi state domandando perché mai la Marina dovesse tenersi un allievo ufficiale incline ad avere rumorosissime convulsioni, che so, durante un abbordaggio notturno a sorpresa, me lo sono chiesto anch’io. E tuttavia l’episodio viene pari pari dal libro, con l’eccezione che sulla carta a soffrire di fits non è Kennedy, ma un marinaio semplice. Durante l’abbordaggio, Hornblower reagisce allo stesso modo: zittisce il malcapitato con un colpo in testa. In entrambi i casi, non finisce bene.

*** E non solo della televisione. Dickens riceveva questo genere di posta: lettori e letrici lo sommersero di biasimo e indignazione quando finalmente si decise a liberarsi della Piccola Nell.

**** Oh, sapete come funziona. L’amico devoto ma provvisto di difetti fatali, quello a cui il protagonista deve badare, perché è bene intenzionato ma incline alle idiozie, il fratello minore de facto… La metà delle volte ha anche un certo complesso del martire.

Feb 10, 2013 - cinema    2 Comments

Il Prigioniero Di Zenda

E dopo venerdì, non potevamo non dare un’occhiata a qualche film, giusto?

Allora, per cominciare, la coloratissima versione 1952:

Ah, The Motion Picture That Defies Comparison… ve l’ho già detto che adoro i vecchi trailer? E bisogna che lo dica: Kerr è una Flavia perfetta, Granger… mah. Ma James Mason come Rupert non mi piace, non mi piace e non mi piace. E tuttavia, chi avrebbe potuto esserci al suo posto?

Ammetto che sarebbe stato difficile fare meglio della versione 1937, con Ronald Colman nei panni di Rudolf e il meraviglioso Rupert di Douglas Fairbanks Jr.

Badate a questa conversazione – che, se ben ricordo, è presa pari pari dal libro:

E già che ci siamo, anche il duello. Non badate ai sottotitoli olandesi e all’effetto mal di mare…

Ah… non è un peccato che non abbiano fatto anche il seguito?

Buona domenica a tutti.

Gen 16, 2013 - cinema, Guest Post, libri, libri e libri    Commenti disabilitati su D’Inchiostro Bianco, Di Libri E Di Film: Storie Diverse

D’Inchiostro Bianco, Di Libri E Di Film: Storie Diverse

inchiostro bianco, daniela benedetti, progetto libri & film, film tratti dai libriIl post di oggi non è qui. È altrove.

Dovete sapere che qualche tempo fa Daniela Benedetti  – che, per chi bazzica Twitter, è @dalailaps – mi ha proposto di partecipare al Progetto Libri&Film sul suo consigliatissimo Inchiostro Bianco, più o meno una collezione di guest post su… be’, su quel che dice l’etichetta: film tratti dai libri, nel bene e nel male.

Daniela, dicevo, me l’ha proposto. Ho accettato? Figurarsi… Se bazzicate SEdS anche solo da un po’ sapete che l’argomento è uno di quelli che ritornano come la macchia di sangue del Fantasma di Canterville.

E così ho partecipato, e ieri è uscito il mio post in materia: Storie Diverse (e scommetto che già dal titolo vi fate un’idea…) su Inchiostro Bianco.

Se vi va di dare un’occhiata…


Dic 30, 2012 - cinema, musica    1 Comment

It’s A Wonderful Life

Anche voi riguardate questo film più o meno tutti gli anni di questa stagione – nonostante abbiate deciso da anni che siete troppo vecchi per commuovervici?

Anche voi rischiate di ricaderci tutte le volte?

Anche voi vi stupite tutte le volte di quanto è stonatello James Stewart?

Ad ogni modo, e visto che giorno è domani, ecco qui il finale, con Auld Lang Syne:

Ecco qui. E sì, lo so, lo so… Ma le feste natalizie, con annessi e connessi, non sono tanto il periodo in cui tutti siamo più buoni, quanto quello in cui siamo meno riluttanti a farci ricattare moralmente. E allora, ricatto sia.

Buona domenica a tutti.

The (Silent) Call Of Cthulhu – Parte III

Ed essendosi venerdì, rieccoci per l’ultima parte di Behind the Scenes of Cthulhu.

Avevamo lasciato Sean e i suoi in alto mare – in più di un senso, ma lontano lontano cominciava a intravvedersi la fine delle riprese…

Fin Che La Barca Va (18 dicembre)
Riciclando elementi dal set dell’Alert e da un paio di produzioni teatrali, abbiamo costruito la chiglia dell’Alert per la sequenza in cui i marinai in fuga si avvicinano con la barca a remi e si arrampicano a bordo.  Era la prima volta che giravamo una scena con una barca a remi e l’effetto acqua. Ci sono voluti ingegno, un enorme carrello da barca, un sacco di stoffa, un sacco di ventilatori, un sacco di gente e qualche manciata di porporina, ma alla fine l’illusione ha funzionato alla meraviglia – anche se i nostri attori hanno notato che la combinazione di porporina e grossi ventilatori tende a rendere la respirazione… scintillante.

Poi abbiamo levato di mezzo la chiglia e preparato rapidamente la barca per le scene di voga in mare aperto. È stata una giornata dura – una di quelle giornate in cui bisogna imparare a fare del proprio meglio senza le risorse che sarebbe tanto bello avere. Però quel che abbiamo girato ha un bell’aspetto, adatto a raccontare una parte cruciale dell’emozionante climax di questa storia.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyI Sogni Son Desideri (12 gennaio)
Abbiamo ufficialmente finito con le scene girate dal vivo, costruendo e dipingendo con cura i tre set per le sequenze oniriche. Ogni set è stato progettato per inserire i nostri attori nell’infernale geometria architettonica della R’lyeh-incubo usando tecniche ed effetti speciali degli Anni Venti. Abbiamo studiato luci, costumi e trucco per complementare esattamente le R’lyeh create dall’inconscio di Wilcox e dell’Uomo, le riprese sono state preparate con precisione e tutto è andato liscio. Adesso la produzione passa a concentrarsi su musica, miniature e modellini. Nel frattempo, con il 95% del film già girato, i nostri editor sono già al lavoro su un montaggio preliminare.

E Adesso Quanto Manca? (2 marzo)
Er… un po’. Febbraio è stato un mese complicato, e alcuni membri della squadra avevano seri impegni del tipo non-Cthulu, così abbiamo rallentato un po’ il ritmo.  Però la palude in miniatura è quasi pronta per girare, e il mini-Alert è stato messo insieme come si deve e presto sarà pronto a sua volta. Appena saremo pronti per annunciare una data d’uscita, ve lo faremo sapere.

Ritorno Alla Palude (23 marzo)the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society
Abbiamo festeggiato l’equinozio di primavera con una nuova campagna di riprese. Andrew ha completato una gloriosa palude in miniatura in scala 1/24, più qualche pezzo in scala 1/6 per i primi piani. Aiutandoci con un sacco di nebbia, abbiamo girato un’abbondanza di riprese della nostra palude, e adesso questo bellissimo set in miniatura, che abbiamo impiegato sei settimane a costruire, andrà distrutto per fare posto alle prossime riprese di navi in mare.

L’Orrore del Mare (14 aprile)
Equipaggiati con un cielo artificiale, una riproduzione del Pacifico Meridionale e due modellini straordinariamente dettagliati della Emma e dell’Alert, abbiamo girato le nostre scene di navigazione in miniatura. Il tempo era buono, nessuno si è bagnato e in dieci ore di lavoro siamo riusciti a filmare tutte le riprese che ci servono per alcune cruciali sequenze marittime. Per ora il mini-oceano se ne starà a riposo mentre lavoriamo sulla mini-R’lyeh, ma in seguito combineremo città e oceano  per alcune sequenze – e tutti sapete perché…

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyE Sempre si Gira (24 aprile)
Avanti, sempre avanti – abbiamo girato due brevi scene di transizione:  un esterno dell’Università di St. Louis e l’immancabile scena di “Stivali nel Fango”. Per l’università abbiamo usato un liceo di Los Angeles che risale al 1911. Usando qualche miniatura ben fatta in prospettiva forzata, siamo riusciti a creare un’inquadratura d’ambientazione semplice ed elegante. E poi ci siamo trasferiti in una gola fangosa sopra Glendale, dove abbiamo filmato un primo piano di stivali che marciano nel fango, da montare tra una scena e l’altra di Legrasse e i suoi uomini che arrancano nella palude.

In Trasferta (30 aprile)
Non contenti della miriade di locations disponibili qui nella solatia Los Angeles, e senza badare a spese, i vostri amici della HPLHS hanno spedito per via aerea una troupe a Providence, Rhode Island, per filmare una scena – con tante grazie ad Anthony Penta, che ci ha ospitati. Non vi diremo davanti e dentro quale celebre edificio abbiamo girato, ma quelli tra voi che hanno letto attentamente il racconto di Lovercraft potrebbero riuscire a indovinarlo… Un indizio? È vicino alla Rhode Island School of Design.

In Primo Piano (7 maggio)
A ulteriore riprova del fatto che ci avviciniamo alla fine oggi abbiamo ripreso solo primi piani e transizioni. D’accordo, è roba piccola e non troppo eccitante, in confronto a quel che abbiamo fatto prima, ma sono particolari importanti per la narrazione. E quindi oggi i protagonisti sono stati labbra, dita, ritagli di giornale e un certo bassorilievo del Grande Cthulhu in persona.

Ultimo Atto (2 giugno)
Lo sappiamo, vi abbiamo tenuti sulla corda, ma ne varrà la pena. Ormai ci rimane solo da filmare Cthulhu in persona che galoppa per la nostra fantastica mini-R’lyeh non euclidea. Le riprese in stop-motion tendono ad essere una faccenda lunga, ma speriamo di poter sotterrare la cinepresa per dedicarci a editing e suono entro la fine di giugno.

Occhediamine! (9 luglio)the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society
“Ehi, com’è che non avete ancora finito?” Credetemi, ci stiamo lavorando. Costruire una mini-R’lyeh in scala non è mestiere da poco, ma crediamo che il risultato catturi la sconvolgente grandiosità del posto. Ad ogni modo, questa settimana facciamo le riprese delle miniature, e presto inizieremo a fotografare il Grande Cthulhu in stop-motion. Siamo grati della vostra pazienza.

Ci Siamo Quasi (2 agosto)
Ok, adesso resta da filmare solo il Grande Cthulhu in persona. Volevamo mostrarvi quanto è fico il pupazzo stop-motion, ma non siamo certi che possiate reggere la vista di un’immagine – però credeteci: è davvero fico. Ha un’armatura d’acciaio con 96 articolazioni, senza contare i tentacoli posizionabili, delle specie di branchie, gli occhi su antenne e gli organi del sogno. In più abbiamo dei grandiosi compositori nuovi, e stiamo editando come degli indemoniati. Speriamo di poter mettere in vendita il DVD all’inizio di ottobre. Davvero.

Conto Alla Rovescia (11 agosto)
I lavori si chiudono con il 20 di agosto – fine delle riprese, fine dell’editing. Il che significa, naturalmente, che per i prossimi nove giorni riprenderemo, comporremo, editeremo e monteremo fino a farci sanguinare le dita…

E Allora? (26 agosto)
Stiamo facendo il lavoro di fino sul sonoro. Stiamo anche preparando un paio d’inquadrature stop-motion per un ritocco. E nel frattempo i compositori scrivono come matti, e adattiamo la musica al film mano a mano. Ci siamo quasi. È questione di pochissimo. Le stelle stanno per raggiungere la giusta congiunzione.

E Le Stelle… (31 agosto)
Strani vapori emanano dalla nostra camera di montaggio… e gli angoli sono tutti di sghembo! La proiezione di prova per la troupe è imminente – non oso dire altro.

È Fatta (6 settembre)
Ebbene sì. Stiamo aggiungendo un paio di ritocchi per il DVD, ma il film è finito e questa settimana va in stampa. I nostri più vivi ringraziamenti vanno al cast, ai tecnici e a tutti i fantastici sostenitori che hanno seguito la produzione di questa folle impresa.

Ci sono voluti quattordici mesi di riprese, ed è stata una grande avventura. Non vediamo l’ora di mostrarvi il risultato – prestissimo.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyNo, Sul Serio… (14 settembre)
Ok, avevamo finito il film, ma il DVD è stata tutta un’altra faccenda. Abbiamo riempito il disco come un uovo, con The Call of Cthulhu, un divertente making-of, presentazioni, musica alternativa, varie lingue e altre sorprese, l’abbiamo impacchettato per bene – e poi l’abbiamo spedito in fabbrica per la stampa. Dovrebbe essere disponibile su Cthulhu Lives Store attorno al primo di ottobre. E per allora avremo anche un po’ di altra roba interessante…

La Fabbrica della Paura (29 settembre)
Da qualche parte nel New Jersey gli operai di una fabbrica di DVD sono tormentati dagli incubi – e non sanno perché…

Lo Schermo d’Argento (7-9 ottobre)the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society
Dopo tutto quello che avete letto qui sopra, finalmente siamo riusciti a vedere il film proiettato in un cinema, davanti a un pubblico vero, alla decima edizione dello Annual HP Lovercraft Film Festival di Portland. Meravigliosa esperienza. Il film è stato ricevuto con calore dalla folla, e si è guadagnato due premi Brown Jenkin: premio della giuria per il Miglior Corto e primo premio assoluto del pubblico. Abbiamo passato tre bellissime giornate con colleghi e fan. Non avremmo potuto avere un debutto migliore – nemmeno a scrivercelo. Be’, ecco, magari se Chtulhu si fosse fatto vivo…

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyCthulhu Lives (2006)
Abbiamo avuto una proiezione privata per cast, troupe e amici al Silent Movie Theatre di Hollywood, e dopo di quello il film ha girato per festival e cinema negli Stati Uniti, in Europa e nell’America del Sud. L’eccellente accoglienza da parte di stampa e fan è stata profondamente gratificante. Nel frattempo siamo riusciti a rimettere in ordine quasi tutto il casino che avevamo fatto durante le riprese, e… be’, sì: stiamo lavorando alla sceneggiatura della prossima produzione di HPLHS Motion Pictures.

***

Ed eccoci giunti alla fine… Tra l’altro, TCoC è stato proiettato anche in Italia, alle Giornate del Cinema Muto 2006. Fantastica avventura davvero, eh? Ve l’ho mai detto che mi piacerebbe tanto fare un film muto?

Ok, ricordatevi che il DVD è reperibile qui – e spero che l’incontro con Sean Branney e i suoi vi sia piaciuto. E sapete una cosa? Non è detto, non è detto e non è detto che questa faccenda non abbia qualche seguito…

Ott 26, 2012 - cinema, Vitarelle e Rotelle    6 Comments

The (Silent) Call Of Cthulhu – Parte II

Venerdì – e il venerdì torna Sean Branney con… Behind The Scenes of Cthulhu.

Ricordate? Avevamo lasciato la troupe bagnata fradicia per il primo acquazzone in sei mesi nella California del Sud – dove, secondo le canzoni, non piove mai…

Ma il bello doveva ancora cominciare…


R’lyeh in Cortile (4-6 novembre)

Il Piano
Sapevamo che, verso la fine dei lavori, avremmo dovuto filmare le scene di R’lyeh, però non volevamo farlo con un bel modellino o degli effetti digitali. Per dare il tocco finale a questo film ci serviva un set tridimensionale a grandezza naturale di R’lyeh. Andrew Leman sapeva che cercar di disegnare una pianta di R’lyeh era un’impresa da manicomio, così ha deciso di costruire invece un modello in scala. È venuto fuori una bellezza, tanto bizzarro quanto lo si poteva volere. Credevo di essere innamorato del modello – finché non ho chiesto ad Andrew in che scala fosse. È saltato fuori che dovevamo costruire un set di dieci metri per cinque, alto quasi otto metri. Un arnese delle dimensioni di una piccola casa, abbastanza solido perché otto attori più cameramen e tecnici potessero arrampicarcisi a piacere…  oh, e sto dimenticando il meglio: la geometria del tutto è così bizzarra che un angolo del set deve poter inghiottire un attore.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyCostruzione
I nostri amici Noah e Brad, nella loro incredibile disponibilità, ci hanno permesso di usare il loro cortile delle riprese. Sono sicuro che, se avessero saputo quanto doveva diventare grosso questo affare e cosa avremmo combinato nel loro cortile, non avrebbero mai accettato. Ma siccome non potevano averne idea, lo hanno fatto e noi ci siamo dedicati all’impresa di ridurre l’improponibile costo del materiale necessario a costruire il set. L’idea dei ponteggi è stato un colpo di genio. A buon mercato, metallici, solidi, facili da montare… la soluzione perfetta. In men che non si dica, Leman, Branney, Barry Lynch e Matt Fahey hanno montato sei ponteggi, ciascuno con un praticabile teatrale in cima. Poi abbiamo coperto tutto con dei fondali teatrali, e poi è stata la volta del cartone. Un sacco, ma proprio un sacco di cartone. Perché il cartone sarà anche un disastro con la pioggia e con il vento, ma è a buon mercato e perfetto per ricreare le superfici di pietra di R’lyeh.

Ma per R’lyeh serviva anche della stoffa – una quantità di stoffa. Per fortuna Branney (che dirige Theatre Banshee) aveva appena chiuso una produzione le cui scene erano fatte di abbondante stoffa, pannelli da tre metri per tre che abbiamo smontato, portato sul set e usato per rivestire le torri di ponteggio. Serviva dell’altra stoffa per ricreare l’oceano che circonda R’lyeh, e per quello abbiamo trovato una speciale stoffa azzurra, trasparente e luccicante, che crea un bell’effetto d’aacqua – specie se filmata in bianco e nero con illuminazione notturna. 

E poi abbiamo dipinto, dipinto e dipinto, e poi abbiamo aggiunto una scialuppa e, in meno di una settimana, abbiamo messo insieme una massiccia struttura cthulhoide che si poteva filmare da diverse direzioni e andava benissimo per le necessità della nostra storia.

Mercoledìthe call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society
Abbiamo riunito il cast, i tecnici, le squadre dei costumi e del trucco e abbiamo preparato i marinai per il loro primo sbarco a R’lyeh. Con soddisfazione generale (specialmente nostra), la struttura si è rivelata in grado di sostenere tutto il cast e di essere fotografata in diversi modi interessanti. Così i marinai terrorizzati si sono arrampicati su e giù per i ciclopici blocchi di cartone, mentre noi filmavamo la loro esplorazione della città.

Giovedì
Siamo tornati con qualche attore in meno per filmare alcune scene aggiuntive. La temperatura è calata parecchio – praticamente al gelo, per noi californiani dal sangue sottile… La sfida del giovedì consisteva nel filmare l’attore che interpreta Rodriguez mentre cade dalla cime della tomba di Cthulhu, giù nel vuoto pieno di miasmi. David Pavao non ha battuto ciglio quando gli abbiamo fatto fare un sacco di cose dolorose – e non una volta sola.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyCi rendiamo conto che le fotografie che vi mostriamo qui sembrano incredibilmente stupide, ma fidatevi: quando vedrete le immagini attraverso la lente della cinepresa e in bianco e nero, sarete piacevolmente sorpresi da quanto può sembrare bello questa mostruosità di cartone.

Venerdì
Abbiamo riunito di nuovo tutto il cast e, con l’aiuto di una scala da quattro metri piazzata a tre metri e mezzo d’altezza sulla struttura, siamo riusciti a fare delle riprese grandiose. A tarda sera siamo arrivati a quella che forse è la scena più complicata tra quelle di R’lyeh, quella in cui l’architettura locale inghiotte Parker. Per ottenere l’effetto giusto, abbiamo costruito in una parte del set un angolo a novanta gradi verso l’interno che, con la giusta illuminazione, sembra uno spigolo rivolto verso l’esterno. In quel punto gli attori saltavano da una piattaforma all’altra, e poi Chris Lackey, che interpreta Parker, doveva cadere the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyall’indietro nello spazio che sembrava non esserci. E magari detto così sembra facile, ma in realtà la faccenda richiedeva una discreta dose di coraggio, perché Chris doveva lasciarsi cadere all’indietro in un buco, senza vedere quello che faceva e sperando di atterrare sui materassi di schiuma nascosti di sotto. Chris capiva benissimo che cosa ci si aspettava da lui, ma il suo corpo non ne voleva sapere. Alla fine, però, siamo riusciti a gettare Chris tra le fauci dell’angolo diverse volte, e R’lyeh che lo inghiottiva faceva un gran bel vedere.

Per le due del mattino avevamo finito con R’lyeh. In seguito il set è stato smantellato e portato alla discarica e in un altro posto per il riciclaggio del materiale.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyLa Camionetta (18 novembre)

Dopo vari tentativi di filmare la camionetta d’epoca – tutti sabotati dal clima, dai meccanici, da problemi logistici e quant’altro – ci abbiamo provato di nuovo. Stavolta abbiamo mandato un carro attrezzi a una certa stazione di polizia in una certa città californiana di cui non facciamo il nome, perché non vogliamo mettere nei guai nessuno. Abbiamo caricato il nostro veicolo e siamo partiti in direzione del cortile di casa Branney con la camionetta, una macchina di pattuglia e l’Agente Aaron – un’autentica scorta della polizia. Siccome nessuno sul set aveva la patente adatta a guidare una macchina d’epoca, l’abbiamo faticosamente spinta su per un vialetto molto ripido e piazzata al posto giusto. Andrew ha aggiunto dei fari elettrici (quelli originali erano a gas) e uno stemma della polizia di New Orleans, attaccato alla carrozzeria con un magnete, e poi con un giudizioso uso di luci e nebbia, abbiamo trasformato il cortile di casa Branney in un’autentica palude della Louisiana con dentro un’autentica camionetta della polizia d’epoca.

Per Mare (24 novembre)the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society

L’ultima sequenza principale da filmare è quella con i marinai della Emma che salgono a bordo dell’Alert, il peschereccio abbandonato, prima di approdare a R’lyeh. Dopo un po’ di conversazione con gli indigeni, i marinai tornano di gran carriera sull’Alert, speronano Cthulhu e, piuttosto malconci, si lasciano alle spalle la dannata isola. Il che è un’ottima storia, ma una seria sfida per una troupe cinematografica a budget minimo. Per ciascuna nave serviva un set che a) fosse realistico, b) fosse uguale al modello della rispettiva nave, e c) somigliasse a un set cinematografico degli Anni Venti.

Ma tetragoni alle difficoltà, Leman, Branney e ciurma si sono lanciati nella costruzione di due set navali.

Siccome la sceneggiatura prevede solo una breve scena a bordo dello schooner Emma, abbiamo messo insieme un ponte con una ringhiera, un po’ di cordami e qualche vela. Aggiungendo una macchina della nebbia, un ventilatore industriale e i truccatori che spruzzavano acqua, siamo riusciti a catturare rapidamente una bella scena a bordo della Emma. Peccato che l’Alert fosse tutta un’altra faccenda.

the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical societyIl set dell’Alert doveva comprendere una vista dall’interno e una dall’esterno della cabina di pilotaggio su un peschereccio malandato. Il nostro amico Nick Offerman ci ha fornito un magazzino accanto alla sua eccellente falegnameria, e per una settimana abbiamo trafficato come squilibrati con connettori, compensato, cartone, plexiglas, strumentazione d’epoca, carte nautiche, un dito mozzato e diverse centinaia di pezzi di legno, per creare la cabina di pilotaggio dell’Alert.

Abbiamo finito di dipingere il set mentre gli attori venivano truccati. Badate a come nessuno tocca la ringhiera: è perché la vernice era ancora fresca. Poi abbiamo filmato fino a tarda notte, e alla troupe si sono aggiunti Aaron Vanek (video e foto backstage) e Kirsten Hageleit (responsabile delle luci oscillanti). Abbiamo filmato delle magnifiche riprese di azione sul ponte per le sequenze prima di R’lyeh, rimandando alla settimana successiva le scene di panico disperato dopo l’incontro con Cthulhu.

Film d’Azione (6 dicembre)the call of cthulhu, sean branney, the h. p. lovercraft historical society

Dopo avere rivisto la scena della tempesta, abbiamo deciso che riprendere il ponte dall’oceano, anziché viceversa, avrebbe fornito un’inquadratura migliore. Così abbiamo rimesso in funzione pioggia, vento e nebbia e abbiamo ottenuto delle riprese molto migliori della scena in cui, in mezzo alla tempesta, l’equipaggio della Emma scopre l’Alert alla deriva.

Abbiamo riservato il resto della giornata alla sequenza in cui i marinai sopravvissuti, una volta tornati a bordo dell’Alert, si preparano per lo scontro finale con Cthulhu. Una volta montata, questa sequenza durerà meno di trenta secondi, ma le inquadrature erano complicate e andavano fatte nel modo giusto. Per tentativi siamo arrivati a degli eccellenti effetti di luce, alcuni esperimenti con il trucco hanno dato ottimi risultati, e Dan Harper e Matt Fahey hanno fatto faville nella parte dei naviganti in preda al terrore…

***

E dunque lo scontro finale si avvicina, ma la fine della storia non significa la fine del lavoro per la troupe…

Non perdete il prossimo emozionante episodio di Behind The Scenes of Cthulhu!

E nel frattempo, se vi è venuta voglia di vedere il film, potete procurarvelo qui.

 

The (Silent) Call Of Cthulhu – Parte I

Sapete tutti, perché ogni tanto me ne esco sospirando in proposito, che ho sviluppato una passioncella per i film muti, e periodicamente dò il tormento ad amici e famigliari perché mi assecondino nel mio uzzolo di fare un film muto per gioco.

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Ecco, di recente uno dei tormentati (che poi è il Dr. Dee, over at strategie evolutive) mi ha segnalato questo sito, nel quale la HP Lovercraft Historical Society annuncia con giustificato orgoglio il parto di The Call of Cthulhu in versione film muto.

Per capire quanto giustificato, potete guardare il trailer. E naturalmente è qualcosa di molto più complesso e sofisticato di quello che vorrei o potrei mai fare, but still.

E però, lo confesso, non sono proprio lovercraftiana nell’animo, e quello di cui mi sono innamorata è il diario delle riprese in cui il regista Sean Branney racconta quattordici mesi di “tormento ed estasi nel mondo della cinematografia lovercraftiana a basso budget.”

E allora ho fatto qualcosa che ho imparato da quando ho a che fare con gli Americani: ho scritto a Sean Branney, chiedendogli se potevo tradurre e pubblicare a puntate il suo diario sul mio blog. Sean mi ha risposto nel giro di un’ora, dicendosi deliziato del mio interesse, dandomi il permesso e facendomi gli auguri per il mio blog. E mi dispiacerebbe, semmai, aggiungere un link alla pagina su cui si può acquistare il film? E io posto il link molto volentieri, e procedo a presentarvi il primo episodio di…

BEHIND THE SCENES OF CTHULHU, di Sean Branney.

Al Principio (24-25 luglio 2005)

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Primo finesettimana di riprese in una deliziosa casa vittoriana a Pasadena – finesettimana complicato, grazie al caldo brutale. C’è di buono che siamo riusciti a usare la casa per quattro locations, e dopo tutto nessuno è svenuto per il caldo. Ah, l’estate californiana. Senza aria condizionata…

Il terzo giorno ci siamo spostati a girare negli Arkham Studios del nostro amico (e regista lovercraftiano a sua volta) Bryan Moore. E una volta lì, tra l’ospitalità di Bryan e l’aria condizionata degli studios, le riprese sono andate molto più piacevolmente.

Oltre lo Studio! (7-8 agosto)

Per il nostro secondo finesettimana di riprese siamo tornati agli Arkham Studios, e poi abbiamo girato in due spiagge pubbliche attorno a Los Angeles. La prima sera abbiamo trasformato due sezioni dello studio nell’ufficio di Legrasse e nel Museo di Sydney.  È fantastico come Dave Robertson, con la sua illuminazione innovativa, sia riuscito a rendere molto diverse le scene girate nella stessa location.

Chi ben comincia è a metà dell’opera – specie quando la nebbia decide di collaborare. Peccato che un attore abbia scordato di portarsi da casa un cappello cruciale – ma la nostra fantastica costumista Laura Brody è riuscita a tagliare un po’ di stoffa dall’orlo dei pantaloni di un altro attore, e cavarne un cappello perfetto per la bisogna – tutto standosene seduta sul sedile posteriore di un’auto parcheggiata sulla spiaggia. Fantastica Laura. Sulla scogliera vicino alla nostra prima spiaggia, abbiamo trovato dei graffiti che non c’erano all’epoca del sopralluogo, e abbiamo dovuto improvvisare. Per fortuna il nostro direttore della fotografia Dave Robertson è praticamente Spider-Man, e arrampicandosi è riuscito a mettere insieme delle inquadrature eccellenti.

Con un po’ di fortuna siamo riusciti a non farci arrestare né sulla scogliera né sulla spiaggia affollata dove ci siamo trasferiti per la seconda parte delle riprese. Polizia, buskers e pescatori ci hanno lasciati in pace per il tempo che serviva a riprendere e tagliare la corda. E poi abbiamo concluso la giornata girando una scena nella camera da letto di un appartamento a Hollywood, grazie alla disponibilità di un altro amico. Una volta di più, siano rese grazie per David, capace di girare mentre se ne sta appeso per aria. Nemmeno stavolta c’era l’aria condizionata, ma eravamo in pochi e la scena era breve – e tutto è andato nel più piacevole dei modi.call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,

I nostri amici del Celtic Arts Center a Studio City ci hanno gentilmente permesso di utilizzare The Snug, il loro pub clandestino, per le scene nella taverna in Nuova Zelanda. Un po’ di illuminazione creativa, e siamo riusciti a catturare l’atmosfera di una taverna di quart’ordine a Wellington.

Se volete produrre un film a basso costo è essenziale convincere gli amici a lasciarvi girare nelle loro locations – e a questo punto avrete notato che noi abbiamo molti amici gentili e call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,disponibili, pronti ad aiutarci con questo film. Per la location successiva dobbiamo ringraziare Joe e Laura di Eros Archives, leader nel campo dell’erotica d’annata. Ebbene sì: abbiamo girato in un magazzino stracolmo di vecchia roba sexy, nel bel mezzo della San Fernando Valley. Grazie a un miracolo della cinematografia e all’incoercibile passione di Andrew Leman per la cancelleria d’annata, la trasformazione da magazzino di erotica a ufficio governativo australiano è stata perfetta.

Quella grossa (14-15 agosto)

Le riprese delle settimane scorse erano in preparazione della grande campagna di metà agosto. Ci servivano riprese di Legrasse e dei suoi uomini nella palude, degli adoratori danzanti e dell’Uomo nella veranda* – e abbiamo deciso che la sequenza della palude andava girata su un set, invece che in esterni. Non è facile trovare una palude in quel di Los Angeles in piena estate, e comunque, in una palude vera sarebbe stato difficile disporre e illuminare le inquadrature di cui avevamo bisogno. Così, dopo qualche ricerca, abbiamo scelto un teatro da interni. Visualiner è questo enorme posto a Culver City, con un teatro, vasti spazi vuoti e un locale per spogliarelli – completo di pali per le spogliarelliste. L’idea era quella di costruire una palude, trasportarla a Visualiner, montarla, girare la sequenza della palude, poi fare la sequenza dei cultisti con il green-screen, filmare le scene della Veranda e, per finire, girare ancora un po’ di inquadrature con il green-screen.call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,

Non è facile costruire una palude da zero, ma con un po’ d’aiuto, un sacco di stoffa, corde e cartapesta, siamo riusciti a mettere in sieme non solo la palude, ma anche dieci grossi alberi. Vista così aveva un’aria mortalmente fasulla, ma con le luci, la nebbia e gli attori, il risultato finale era soddisfacente. Il bello è che è servita solo per un giorno di riprese con i poliziotti e i cultisti, e poi l’abbiamo distrutta e infilata nei cassonetti della spazzatura. 

Quando il green-screen che avremmo dovuto prendere in prestito non si è materializzato, ne abbiamo rapidamente costruito uno con dei fogli di masonite** e vernice chroma-key. E poi la nostra compagnia di cultisti folli,  tutti sporchi di fango e vestiti di pochi stracci (o in qualche caso nemmeno quelli) si è prodotta nell’orrido rituale davanti al green-screen. Era parecchio strambo a vedersi, persino per i nostri standard – ma i nostri attori hanno danzato, ciondolato, incespicato e ululato da professionisti per evocare la loro oscura divinità.

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,L’indomani abbiamo messo insieme la Veranda e, con l’aiuto di una perfetta luce naturale, abbiamo filmato Matt Foyer nel ruolo de L’Uomo. Abbiamo dedicato mezza giornata alla Veranda, e poi la nostra ciurma di otto marinai ha preso possesso del green-screen per filmare un po’ di inquadrature che poi verranno combinate con il set di R’lyeh in chroma key.

Norvegia (28 agosto)

Dopo aver cercato in lungo e in largo un posto che call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,potessimo trasformare in casa Johansen in Norvegia, ci siamo decisi per i cosiddetti Snow White Cottages a Silver Lake, un quartiere di Los Angeles. Questi appartamenti sembrano progettati per Disneyland, e offrivano quel genere di fascino vecchia maniera all’europea che non è facile trovare da queste parti. Gli attori erano ben contenti del posto, e girare le scene della visita dell’Uomo alla vedova di Johansen è stato rapido e piacevole.

Effetti Speciali (25 settembre)

Abbiamo rimesso in opera la cinepresa per filmare un po’ del materiale di cui abbiamo bisogno per il trailer, che sarà presentato allo HP Lovercraft Film Festival il primo finesettimana di ottobre. Sfruttando un teatro dove è in cartellone un lavoro diretto da Sean, abbiamo preparato quattro diverse inquadrature – tra l’altro quelle del logo dello studio, con il globo e lo zeppelin, e anche R’lyeh che affonda e Cthulhu in persona per il trailer.

Le Paludi Sono Umide (20 ottobre)

call of cthulhu, sean branney, hp lovercraft historical society,Ci siamo messi di buzzo buono per finire tutte le riprese con gli attori. Tra l’altro c’è una scena con Legrasse e i suoi uomini nella camionetta, e la Famiglia Nella Palude che racconta a Legrasse tutte le cose terribili che accadono lì attorno. Dopo parecchie ricerche, abbiamo ottenuto il permesso di prendere in prestito un autentica camionetta del 1919 da un certo dipartimento di polizia… Eravamo pronti per girare quando è arrivata la notizia che il meccanico che stava preparando la camionetta per noi aveva lasciato la marcia inserita – e la camionetta era andata a sbattere contro un albero. A quanto pare la stanno riparando…

Per la scena della Famiglia abbiamo trovato una baracca da palude e ci abbiamo piazzato davanti i nostri nove attori. Avete presente quella canzone che dice “non piove mai in California”? Ecco, erano più o meno sei mesi che non pioveva da queste parti – e indovinate che cosa è successo mentre giravamo davanti alla nostra baracca? Per fortuna solo i tecnici si sono infradiciati da non credere, e nella baracca sono saltati un paio di fusibili, ma le macchine non si sono bagnate, nessuno si è fatto male e nessuno è stato arrestato. Poi ci siamo spostati in un posto caldo e asciutto, e abbiamo concluso la serata girando alcune fantastiche inquadrature dell’Uomo che studia esemplari geologici al museo.

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Fine del primo episodio. Riusciranno Sean e i suoi a recuperare la camionetta del 1910? E R’lyeh? E la Emma? E Cthulhu?

Non perdete il prossimo appassionante episodio di…

BEHIND THE SCENES OF CTHULHU!
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* Sarà poi davvero la sunroom/Sunroom/Sun Room una veranda? Mah… Se invece è una Camera del Sole, o Lovercraftiani, battete un colpo.

** Dunque esiste ancora? In Italia era stata sostituita dalla faesite, e poi era sparita anche quella…

Ott 7, 2012 - cinema, musica    6 Comments

My Favourite Things

John Coltrane e la versione jazz di My Favourite things:

Biscotti virtuali a chi ricorda chi cantava l’originale – e in quale film.

Buona domenica!